La festa della Medaglia Miracolosa – di Don Giorgio Maffei

Domani, 27 novembre, è la prima domenica d’Avvento, ma è anche il giorno della festa della Medaglia Miracolosa.

di Don Giorgio Maffei  (*)

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zctlbmdnnLa Festa della Medaglia Miracolosa non è inferiore alle altre feste della Madonna solennemente celebrate con una giornata di precetto, o comunque con una particolare liturgia del giorno.

Questa festa non è neppure segnata nel calendario, non solo nei calendari destinati ad uso profano, ma neanche nell’ «Ordo», ossia nel calendario liturgico della Chiesa. Non parliamo del calendario riformato, nel quale è stato cancellato un gran numero di feste ormai entrate nella Tradizione, ma anche del calendario “vecchio”. Nel Messale, anzi solo in alcuni messali antichi, troviamo la Messa relegata in fondo, tra quelle “in aliquibus locis”, ossia celebrate in alcuni luoghi dove la devozione è particolarmente sentita. Insomma, come se si trattasse di una devozione secondaria e di poco conto. Figuriamoci oggi che a momenti non si usa più nemmeno l’acqua benedetta, quale valore può avere la celebrazione di una piccola medaglietta e della relativa festa.

Per chi non ha fede, non ha nessun valore, ma, per chi ha fede ha un valore grandissimo. Infatti, la Festa della Medaglia Miracolosa, insieme alla Festa della Madonna di Lourdes, è strettamente collegata alla Festa dell’Immacolata Concezione di Maria Santissima; l’una è intesa a prepararla e l’altra a confermarla. Vediamo come sono andate le cose.

L’8 dicembre 1854, il sommo pontefice Pio IX proclamò solennemente il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria Vergine Santissima. Non che si sia scoperto allora che la Santissima Vergine è la Piena di Grazia e la Tutta Bella: la venerazione popolare la riteneva tale fin dal tempo degli Apostoli, come la riteneva Assunta al Cielo in anima e corpo, benché anche questo dogma sia stato proclamato il 10 novembre 1950 da Pio XII, quindi molti secoli più tardi.

Tuttavia, quando i tempi erano maturi per proclamarla ufficialmente e solennemente Immacolata, la Madonna stessa volle dare qualche segno della sua volontà, naturalmente a vantaggio dei suoi figli. Non per sé, ma per noi.

Precisamente 24 anni prima di quella fatidica data, il 27 novembre 1830, la Madonna apparve a Santa Caterina Labouré, nel suo convento di Parigi: bella, maestosa, tenendo sotto i suoi piedi il serpente. La Santa Vergine indica che così voleva essere rappresentata sulla Medaglia, con la scritta molto significativa, anzi rivelatrice: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”, giaculatoria con la quale desiderava essere invocata. Era il preannuncio, la preparazione, l’evento precursore della proclamazione del dogma.

Quando la Chiesa, nel 1854, proclamò infallibilmente il dogma dell’Immacolata, i soliti materialisti, increduli e beffardi, ci risero sopra, dicendo: “Cos’importa a noi di queste cose? Quale bene, quale vantaggio ne viene all’umanità ? Ci sono altri problemi da risolvere: c’è la giustizia sociale da instaurare, c’è la promozione umana da sostenere, ci sono i diritti dell’uomo sulla terra, l’uguaglianza tra tutte le classi da difendere, la pace, il lavoro, il progresso… Questa è la vera religione! Questo il vero vangelo! Altro che dogmi!”. Stava spuntando la mala pianta dell’eresia modernista, seguita pure da molti cattolici che avevano perduta la fede, o l’avevano travisata; eresia combattuta energicamente dal santo Papa Pio X, ma oggi diffusissima nel mondo cattolico, a cui aderiscono purtroppo anche tanti pastori. Ma allora cominciava a diffondersi, venefico frutto della rivoluzione francese.

Ebbene, la risposta della Madonna alle critiche e alle derisioni degli increduli non tardò. Soltanto quattro anni dopo, apparendo a Lourdes, disse a santa Bernardetta, che insistentemente le aveva chiesto come si chiamasse: “Io sono l’Immacolata Concezione”, confermando la verità di ciò che era stato definito dalla Chiesa.

E, se anche questo lasciò indifferenti gli ostinati nemici della Chiesa, seguirono gli strepitosi miracoli, numerosi ed innegabili, di fronte ai quali anche molti increduli, più sensibili e più onesti, si convertirono.

zmdglmrclTre eventi strettissimamente collegati tra loro: il preannuncio con l’ apparizione del 1830 a Santa Caterina Labouré ed il suggerimento della Medaglia Miracolosa, la proclamazione del dogma nel 1854 da parte di Pio IX e la conferma, con l’apparizione di Lourdes nel 1858, a Santa Bernardetta.

A noi, oggi, interessa particolarmente il primo evento: l’apparizione a santa Caterina Labouré. Già la stessa apparizione è piena di simboli, ciascuno con un suo preciso significato.

Il serpente che la Santa Vergine tiene sotto i piedi vuole mostrare l’assoluto dominio di Maria su Satana, come era stato predetto da Dio fin dall’inizio: “Porrò inimicizia tra te e la donna ed Ella ti schiaccerà il capo” (Gen. 3,15), ossia ti vincerà e libererà i figli che confidano in Lei e ricorrono a Lei.

In che modo ricorrono a Lei? Con la preghiera fiduciosa, devota, assidua, in modo particolare con la recita, ogni giorno, del Santo Rosario, possibilmente intero. Questo è ben rappresentato dagli anelli che porta nelle dita delle mani, da ciascuno dei quali partono raggi di luce. Gli anelli sono quindici, come quindici sono i misteri contemplati nel Rosario. I raggi sono le grazie che Ella sparge su coloro che la invocano.

Ad un certo momento dell’apparizione, però, santa Caterina vide che alcuni anelli non emettevano luce. La Madonna spiega: “Sono le grazie che non posso concedere, perché non sono pregata abbastanza”.

Noi abbiamo bisogno della Madonna, ma anche la Madonna ha bisogno di noi: occorre sempre la nostra volenterosa ed attiva collaborazione. La Madonna è una fonte inesauribile di grazie, ma non ne gode se non chi a questa fonte va ad attingere. Chi prega, ottiene. Chi prega poco e male, ottiene poco. Chi prega molto e bene (“bene” non solo nella recita materiale delle preghiere, ma anche con le disposizioni interiori di fede, di umiltà, di desiderio sincero e vivo della perfezione spirituale), ottiene molto. Chi non prega per niente, non ottiene niente e il demonio è ancora potente su di lui. Molti si chiedono: “Ma, come può essere che il demonio sia tanto potente? Gesù, morendo sulla croce, non lo ha vinto e incatenato? E Maria, Immacolata e Regina potentissima, non gli ha schiacciato la testa? E, allora?”.

Ecco: il demonio è potente con quelli che sono disposti a servirlo, non con quelli che gli resistono nella fede, seguono con tutte le forze il Signore, ne fanno la volontà e, inoltre, si mettono sotto la protezione di Maria. Quando Dio cacciò Lucifero dal Paradiso, non gli tolse i doni di intelligenza e di potenza che gli aveva dato, limitandosi ad impedirgli di fare tutto il male che egli avrebbe voluto fare. Quando Gesù mori sulla croce, senza ancora togliergli i doni che gli aveva dato, lo ha messo nell’impossibilita di nuocere alle anime dei veri credenti, ma non alle anime di coloro che non vogliono credere, che non ascoltano la parola di Dio, o l’ascoltano, ma non la mettono in pratica e non onorano Colei che Egli ha costituito regina e madre di tutti gli uomini, per salvarli dalle astuzie e dagli sforzi del maligno, come fu rappresentato dal sangue dell’agnello con cui gli ebrei avevano segnato gli architravi delle porte delle loro case, salvandosi in quella notte, mentre gli egiziani non furono altrettanto protetti. (Es.12,21-23).

Altrettanto è detto nell’Apocalisse, per indicare coloro che credono in Gesù Cristo, Agnello di Dio, lo seguono obbedendo alla sua dottrina e coloro che lo rifiutano, facendo il male: “Beati coloro che lavano le loro vesti nel sangue dell’Agnello, per aver diritto all’albero della vita e per entrare per le porte della città (eterna). Fuori i cani, i venefici, gl’impudichi, gli omicidi, gl’idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna”. (Apoc.22,14-15).

Se oggi, dunque, il demonio e tanto potente, è perché ha trovato un numero sterminato di imprudenti e di fuorviati che gli danno retta.

Maria Santissima libera i suoi figli dalle insidie del demonio, soprattutto dalle quelle di ordine spirituale che il Nemico tende loro per farli cadere in peccato. È questo aiuto che noi dobbiamo principalmente cercare dalla Madonna, pregandola e invocandola con l’uso di quei mezzi che Ella stessa ci ha dato, tra i quali la Corona del Santo Rosario e, appunto, la devozione alla Medaglia Miracolosa. Ma la nostra Mamma Celeste non ha cura soltanto delle anime. Ella ha cura anche dei corpi e delle necessità materiali e, se il Signore, per sua misteriosa e sempre giusta provvidenza, non ha disposto diversamente, ci protegge da tanti mali e pericoli temporali che incontriamo in questa vita.

Santa Caterina Labouré si sentiva tanto tranquilla e contenta, perché sapeva, ossia credeva fermamente, che la Madonna vegliava su di lei e sulla sua comunità. Ogni volta che si trovavano in qualche difficoltà, ella rincuorava le consorelle, ripetendo sempre: “Non temete: c’è la Madonna!”. E tutto andava bene.

Quando, nel 1863, un incendio minacciò la casa di Reuilly, mentre tutti erano spaventati, suor Labouré diceva tranquillamente il suo Rosario in mezzo al giardino, assicurando che la Madonna avrebbe risparmiato la casa. Come avvenne, infatti, contro ogni previsione. Ciò non significa che si debba spegnere ogni incendio con la sola recita del Rosario, o che non occorra mai chiamare i pompieri.

Quando noi possiamo materialmente fare qualcosa per evitare un disastro, dobbiamo farlo e non pretendere un miracolo. Se Dio dà i mezzi e le possibilità materiali per fuggire un pericolo, vuol dire che ce ne vuol liberare attraverso l’uso prudente e diligente di quei mezzi. Dio non fa miracoli inutili.

È nei casi in cui, almeno noi personalmente, non possiamo fare niente come allora suor Caterina, che dobbiamo avere fiducia nell’intervento miracoloso di Dio attraverso la Madonna, o i suoi Santi. E naturalmente, rendercene anche in qualche modo degni.

Noi molto spesso facciamo il contrario: pretendiamo miracoli dove non ce n’è bisogno, dove il Signore ci dà i mezzi per provvedere da noi, magari senza neanche meritarlo, e dubitiamo dell’aiuto di Dio nei casi in cui Lui solo può liberarci, o difenderci, o salvarci. Se ci fosse questa fede nella società, accompagnata dalle opere di una vita santa, ci accorgeremmo che tanti problemi del mondo sarebbero facilmente risolti anche senza sindacati, anche senza conferenze e vertici di pace, anche senza partiti politici e tanti sforzi umani che gli increduli preferiscono ai dogmi della Chiesa e all’uso di quei sacramentali, come la Medaglia Miracolosa, per ottenere in breve, senza fatica e in maniera molto migliore, ciò che legittimamente si desidera.

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(*)  Don Giorgio Maffei – Ferrara, 1° maggio 1921 – Rimini, 13 novembre 2015

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fonte: Fraternità San Pio X

2 commenti su “La festa della Medaglia Miracolosa – di Don Giorgio Maffei”

  1. Vorrei aggiungere che tale apparizione non solo ha anticipato di 24 anni il dogma dell’immacolato concepimento di Maria ma anche di 120 anni quello della sua assunzione in Cielo in anima e corpo. Santa Caterina Laboure’ ha raccontato di essere stata a colloquio con la Santissima Vergine per molte ore e che ha tenuto spesso le mani e la testa posate sulle sue ginocchia. Dal racconto si ha la netta sensazione che fossero ginocchia in carne e ossa. Tutto il racconto e gli affreshi/quadri che si vedono in alto nella cappella, nonché il racconto portano a credere che la santa abbia avuto l’incontro con la Vergine in carne e ossa. Questa è la sensazione/certezza che ne ho avuto io visitando due volte la santa cappella.

  2. “Dal racconto si ha la netta sensazione che fossero ginocchia in carne e ossa. ” . proprio così vede, Lia, infatti ne abbiamo una duplice conferma : la prima dalla ricognizione del corpo di Caterina, anni dopo la sua morte; le mani che avevano toccato le ginocchia della Madonna furono trovate incorrotte (della testa non ho letto). La seconda dal racconto fatto del piccolo Gianfranco, il figlio minore di Bruno Cornacchiola, dopo l’apparizione della Madonna alle Tre Fontane, a Roma, il 12 aprile 1947. Al prelato che gli chiese se si trattava di una persona in carne ed ossa o di un semplice immagine (una specie di ologramma), il piccolo Gianfranco rispose con sicurezza “era de ciccia!”.

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