La Fratellanza musulmana si stanzia al Gratosoglio?

Redazione

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E’ notizia di pochi giorni fa l’apertura a Gratosoglio – estrema periferia sud di Milano, spesso finita sui giornali e in televisione per episodi e situazioni di degrado e criminalità causati anche (ma non solo) dall’immigrazione – di un nuovo centro islamico, denominato “associazione culturale della Fratellanza”. Il nome del centro, situato in via Costantino Baroni 190 e inaugurato sabato 1 luglio, rimanda inevitabilmente alla Fratellanza musulmana, movimento politico-religioso fondato nel 1928 in Egitto da Hasan al-Banna e oggi di grande peso all’interno della galassia dell’Islam sunnita in Medio Oriente, ma anche in Europa e Nord Africa.

A essere onesti, non c’è alcuna prova che colleghi il piccolo centro culturale del Gratosoglio al molto più esteso movimento della Muslim Brotherhood, che propugna un “ritorno al Corano” mediato da un approccio moderno e “gramsciano” nel linguaggio e nell’apparenza esteriore. In teoria, il nome si rifà semplicemente a quello di una sigla attiva a Pioltello, comune dell’hinterland milanese ad alta densità di immigrazione musulmana, e potrebbe non avere dei legami diretti con la Fratellanza e i suoi numerosi sostenitori italiani, tra i quali spicca la famiglia Piccardo, con il padre, Hamza Roberto, ex-presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche Italiane (UCOII), e il figlio Davide, coordinatore del Coordinamento delle Associazioni Islamiche Monza e Brianza (CAIM).

Non possono però non sorgere dei dubbi su questa versione estremamente semplificatrice, che, oltre a non tener conto dell’incredibile casualità nell’assonanza del nome, ignora pure le accuse mosse da Matteo Forte e Maryan Ismail, che hanno fatto allusioni dirette (contro cui il PD ha sporto querela) a presunte imbarazzanti frequentazioni tra il Partito Democratico milanese e la Fratellanza. Ad esempio, in un articolo del 2012 intitolato “Siamo tutti Fratelli musulmani” sul magazine Qdr (che oggi non risulta più leggibile), l’attuale capogruppo Esteri del PD, la milanese Lia Quartapelle, sosteneva che, in Egitto, “chi sta con la democrazia sta con i Fratelli musulmani”. Inoltre, alle ultime elezioni lo stesso PD ha candidato e fatto eleggere al Consiglio Comunale Sumaya Abdel Qader, accusata di essere un’integralista in area Fratelli musulmani dalla sopracitata Maryan Ismail, musulmana sufi e portavoce della Comunità somala di Milano.

In ogni caso, a prescindere dalla possibile esagerazione dei contatti tra Partito Democratico e Fratelli musulmani, l’apertura di questo nuovo centro islamico rappresenta un ulteriore passo verso la conclamata intenzione dell’Amministrazione comunale targata Sala di consentire l’apertura a Milano di più di una moschea (due-tre, secondo il deputato di Scelta Civica Stefano Dambruoso). L’aver disseminato la città di centri islamici e luoghi di preghiera è infatti un’operazione prodromica alla vera e propria moschea, che – è il caso di ricordarlo – non rappresenta solamente il luogo adibito al rito religioso e alla preghiera musulmana (come sono le chiese per la Cristianità), ma è il luogo dove la comunità islamica (la Umma) si organizza politicamente. La moschea ha una natura polivalente, che la rende una realtà, al contempo, politica, religiosa, culturale e sociale e che in molti casi, lungi dal costituire un veicolo di “integrazione” dei musulmani con la comunità ospitante, rappresenta al contrario un polo di aggregazione che contrappone tra loro musulmani, frequentatori della moschea, e non musulmani, non frequentatori.

Nella stessa direzione di una contrapposizione tra musulmani e non musulmani va, ovviamente, lo stesso progetto politico portato avanti dalla famiglia Piccardo di una Costituente islamica, inaugurata pochi giorni fa proprio a Milano quale primo passo per la costituzione di un Partito islamico italiano che possa, parola di Hamza Piccardo, “curare i mali della società occidentale” attraverso la conversione dell’Europa all’Islam. A rincarare la dose e a chiudere il cerchio è stato poi il figlio Davide, l’altro ieri, con un articolo sull’Huffington Post, all’interno del quale si sostiene che i valori dell’Islam vadano esattamente nella direzione di quella società tradizionale difesa dai partiti di destra, che dovrebbero quindi allearsi con esso (o forse convertirsi?) per contrastare la degenerazione morale e sociale dell’Occidente.

In questo progetto di un Partito islamico e nelle abili e suadenti parole di Davide Piccardo – che prefigurano, in tutta chiarezza, un “ritorno” dell’Europa a una presunta “Tradizione” attraverso il tramite dell’Islam – c’è tutta la logica, paziente e graduale, dell’azione politico-religiosa della Fratellanza, associazione integralista sunnita a tutti gli effetti, ma dai toni morbidi e dall’approccio agile e moderno, nell’intima convinzione che non sia con le milizie dello Stato islamico o con le bombe di al-Qaeda, ma con l’armamentario retorico della politica democratica che sarà conquistata Roma.

Un centro islamico al Gratosoglio è, allora, un piccolo passo nel progetto di islamizzazione della società europea, più volte denunciato su queste colonne e nei due libri editi dal Centro Studi Jeanne d’Arc su tale argomento (Islam e Massoneria: l’alleanza contro i popoli d’Europa e La primavera araba made in USA), ma è proprio a piccoli passi, in un costante radicamento progressivo,  che la Fratellanza musulmana si propone di sottomettere l’Europa. Ed è a piccoli passi che, in Sottomissione di Michel Houellebecq, avviene la fine dell’Europa come noi la conosciamo e ha inizio la nuova Europa islamica, dominata dalla sharia: non con le bombe, non con l’odio, non con la violenza, ma con le rassicuranti e tranquille parole di Mohammed Ben Abbes, musulmano di seconda generazione e neo-Presidente della Francia in un ipotetico – ma chissà poi fino a che punto? – 2022.

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fonte: Ordine Futuro

8 commenti su “La Fratellanza musulmana si stanzia al Gratosoglio?”

  1. Una nota: le chiese cattoliche non sono “sale di preghiera”, ma Domus Dei et Portae Caeli: case di Dio (realmente presente) e porte del Cielo… punti di appoggio in terra dei Ponti verso il Paradiso che Cristo ha inaugurato e tiene aperti e funzionanti.
    I Massoni, invece, costruiscono “ponti” fra un uomo peccatore e l’altro, per formare quaggiù dei Cerchi Magici

    1. Ieri a Messa il sacerdote, brav’uomo ma evidentemente confuso dal nuovo corso bergogliano (ha citato più volte “il nostro caro Papa Francesco”, of course), ha definito la chiesa dove eravamo “luogo dove ci si ritrova a pregare”, la liturgia eucaristica “memoria della Cena” e il sacerdote “membro della comunità delegato a guidare la preghiera”. Infine, prima della comunione, ha liberamente cambiato le parole liturgiche in un improbabile “fortunati noi che partecipiamo alla mensa del Signore” (al che mi veniva da rispondere: “o Signore, non E’ degno di partecipare alla tua mensa…”.
      Mah. Manco in una sala del regno si sentono ‘ste cose.

  2. normanno Malaguti

    GLI EUROPEI E GLI ITALIANI IN PARTICOLARE, SONO ASSOPITI. LA CHIESA, UN TEMPO UNA E SANTA, E’ IMBAMBOLATA DAL VERBO PIROTECNICO BERGOGLIANO, NEL QUALE PURE LUI, ALMENO NELLE PIU’ RECENTI BATTUTE, E NEPPURE IL ‘CONDUCATOR’ ARGENTINO SEMBRA ORIENTARSI; SALVE IMPROVVIDE, PER LA CRISTIANITA’, SOSTITUZIONI RECENTI AL VERTICE DI DICASTERI IMPORTANTISSIMI, CHE ERANO COPERTI DA PERSONAGGI DI TUTTO SPESSORE.

  3. e che ci vada il ‘fratelo’ argentino biancovestito a gestirla e liberi il vaticano dalla sua presenza nauseabonda….Rivogliamo un papa a Roma, non la linga manus dei poteri massonici. Che Dio ci soccorra: ” Non inducas nos in tentationem, sed LIBERA NOS A MALO”!

  4. e poi guardate le belle facce rassicuranti spiranti pace che il libro sacro loro produce: c’ è da stare allegri! E poi noi ci crediamo ben più avanti del Medioevo! E siccome non siamo più nel Medioevo, noi ci dilettiamo di queste facce: chi si contenta gode…Ma fino a quando godrà la tronfia e stupida modernità? O fossimo ancora nel Medioevo!

  5. Beh ma ora non preoccupiamoci. Il nuovo arcivescovo ci rassicura. Non dobbiamo considerare le altre religioni come nemici, bensì continuare sulla strada del dialogo.

  6. Una volta c’era il Soglio Pontificio (a Roma ), ora abbiamo il Grato Soglio ( a Milano), e come gradimento, vuoi mettere? Infatti ce la mettiamo tutta, a cominciare da quello che dovrebbe avere caro il Soglio romano, a innalzare sempre più in alto il Soglio milanesel E’ o non è Milano, da sempre, un ‘gran Milan’, la capitale morale dell’Italia, ora più che mai capitale di questi bei ceffi che vediamo qui sopra? certo che ‘de gustibus non est disputandum’! Ma come siamo messi, noi superstiti o zombi di un mondo trapassato???

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