LA GIORNATA MONDIALE DELLA FELICITA’. UNA FESTA FANTASTICA! – di Piero Nicola

di Piero Nicola


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Lo sapevate? Ieri, 20 marzo, si è celebrata la Giornata Mondiale della Felicità! Stiano allegri gli ignari! Evviva per tutti!

Non è uno scherzo. Non è un anticipo del 1° aprile. Ho appreso la nuova da un notiziario di Mediaset. Altri telegiornali hanno finto di dimenticarsene, non hanno avuto il coraggio di presentare questa ricorrenza festosa per eccellenza, che adesso sarebbe suonata come un balletto a un trasporto funebre; hanno temuto il sussulto degli italiani: brava gente sino a un certo punto, non abbastanza portata al disperato ottimismo degli yankee, che hanno la parola felicità inserita fra i diritti della Costituzione, e neppure abbiamo noi la fanatica presunzione dello scalcagnato soldato francese rivoluzionario, nel cui zaino poteva trovarsi un bastone di maresciallo, secondo il detto di Bonaparte, detto in accordo con la democratica credenza statunitense per la quale il farsi da sé miliardario è alla portata del lustrascarpe e del netturbino, negli USA.

Quanto assomiglia la felicità alla libertà! Entrambe senza specificazioni, senza qualificazione in bene o in male, non significano un accidente. Però servono egregiamente per infinocchiare gli speranzosi.

Come dicevo, la fausta novella è apparsa sullo schermo televisivo in cui si sono inquadrate, con il solito commento conformista, certe facce giulive ma non pulite – davvero difficile trovarne di decenti! – e si è incorniciata una gioventù saltellante più per povero desiderio di novità e di esibizione mitomane, che per esultanza genuina e spensieratezza. Sarebbe stato una vera pretesa aspettarsi la manifestazione della felicità, cioè della gioia incontaminata o almeno purgata.

Se qualcuno non l’avesse ancora sospettato, sappia che della festa felice siamo debitori all’ONU. Nell’arricchimento del suo servizio per l’umanità, scenografico e seducente, deve averci messo mano un cervello senile, scambiando l’Inno alla gioia per una cosa seria e volendo imitarlo con la celebrazione universale del Paradiso in terra, a sfidare il barlume di intelligenza tremolante nel pazzo mondo. Così si è esposta l’ONU a un’immagine gaudiosa che le assomiglia e le compete: un fantasma allucinogeno, privo di  sostanza aurea e regale.

A proposito di ricorrenze, stanno cercando di occupare l’intero calendario con celebrazioni assurde come la Giornata della pace (Quale pace? Pace a quale prezzo? Visto che la pace infame, subìta è all’ordine del giorno), con celebrazioni ambigue come la Giornata della donna, Giornata della mamma o del papà (ma papà e mamma non hanno compleanni e onomastici?), Giornata degli innamorati (ne abbiamo fatto a meno dalla notte dei tempi). Una pletora di ricorrenze affettate, consumistiche, coatte. E vanno a scalzare le commemorazioni religiose, i santi più grandi. Tanto che si può prevedere la ventura stampa di lunari con filze di giorni dedicati a festeggiamenti inferiori alle civili commemorazioni (anche queste sovente tendenziose).

I preti aggiornati non faranno una piega davanti a un calendario laicizzato, tranquilli come sono che i santi da ricordare, i crocifissi da appendere, i simboli cristiani da conservare siano superflui per i credenti, e siano un disturbo arrecato agli uomini di buona volontà intenti a cercare da soli il vero e il bene, passando attraverso le loro idee e opinioni intorno a Dio. Guai a disturbarli! Ogni segno sacro, ogni gesto sacramentale, potrebbe scuotere la loro suscettibilità, la loro delicata sensibilità!

Non la pensavano affatto allo stesso modo gli Apostoli e i Padri della Chiesa. Ma essi non vanno gran che di moda. E dalle Scritture si desume il senso aggiornato, si scelgono i brani appropriati!

Quanto a riprendere il significato di certe Giornate da celebrare, di certe parole da definire col Vocabolario dei vocabolari, dov’è il sacro Raddrizzamento delle aberrazioni? Dov’è la messa all’Indice delle favole perverse?

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