La legge di stabilità destabilizzante – di Piero Nicola

di Piero Nicola

lttscmnA dire il vero, la legge di stabilità che il governo Letta propone con l’avallo dei ministri del Pdl, risponde in pieno alla sua promessa di rendere stabile l’esistente. La somma delle tasse non dovrebbe cambiare, anzi potrebbe solo aumentare. Per il resto, gli andamenti resterebbero invariati. Lo stato si riserva di vendere decisive quote azionarie di industrie strategiche nazionali, mettendole in mano a società che operano nel campo della finanza mondialista, libera di mettersi sotto i piedi Italia e italiani. Il governo può seguitare a darla ad intendere servendosi d’una propaganda deplorevole, che ogni tanto prevede di ottenere il rientro di capitali all’estero, con enormi introiti per l’erario, o di rifornire l’orrida gola del debito pubblico facendo pagare gli evasori fiscali, e altre balle del genere.

  Ora, la Corte dei Conti, persino la Banca d’Italia, le Associazioni della proprietà immobiliare, quelle dei consumatori, i Sindacati dei lavoratori, la Confindustria, gli stessi esponenti dei partiti della maggioranza che ha concepito la fatidica legge, insomma, tutti quelli che hanno voce in capitolo denunciano e dimostrano che essa non vale una cicca, va rifatta sostanzialmente, è iniqua e truffaldina: il cuneo fiscale lascia come si trovano circa 25 milioni di dipendenti e pensionati; la tassa sulla casa cambia soltanto nome e c’è da pregare che resti invariata.

   Persino l’istinto animale sollecita il soggetto che subisce un danno a rimuoverne la causa e a evitarlo in avvenire. Lo stesso fa la ragione umana: individua la causa, la valuta e provvede secondo le sue possibilità. Allora, la ragione come deve regolarsi con questo governo, che ha cercato di spacciare una legge come medicina buona ed efficace, quando è acquetta nemmeno potabile, e che, altrimenti, sarebbe un esecutivo inetto, maldestro, non per una volta soltanto, giacché anche i provvedimenti presi finora (aumento del’IVA) o non presi, danno il medesimo risultato fallimentare? Per di più, quasi ogni giorno il ministero Letta ci schiaffeggia proclamando, in coro con politici svariati e capo dello stato, che sarebbe una sciagura se dovesse levare il disturbo e lasciare il posto ad altri; i quali difficilmente potrebbero combinare un guaio peggiore.

  Ma il peggio è che il popolo non sa tirare le somme, essendo assuefatto a vivere nelle contraddizioni, a prendere in considerazione i discorsi allettanti e falsamente assennati, che provengono da gente screditata. Siamo d’accordo che, trascorso un mese di vita politica e civile, passano in cavalleria le vane promesse, gli errori, le malefatte di quanti restano o tornano sulla scena. Tutto sembra prodigiosamente rinnovarsi nell’attualità, che rende labile la memoria. E tuttavia anche l’attualità resta provvisoria… Persino un Bersani, persino un Fini, se si riproponessero con qualche colpo di scena, con un discorso strepitoso, farebbero dimenticare il loro passato. Berlusconi, quante volte ha cancellato i suoi trascorsi di colui che si disdice.

  Proprio così: il virus politico fa di questi scherzi. Però c’è un limite alla passione politica, alle illusioni, all’attrazione del nuovo, del pasto quotidiano servito dai notiziari, al gusto del sensazionale, venga da un Renzi o da un Grillo brillante. Il limite è dato dalla disoccupazione, dalla povertà, che sono rappresentate in modo inqualificabile dal vanto implicito di non nascondere nulla, di libertà giornalistica. Viceversa, tale rappresentazione sta sotto il segno di un sciagurato accordo per cui disoccupazione e miseria sono divenute ineluttabili, come ineluttabile sarebbe questa crisi economica. Per non dire delle numerose falsificazioni giornalistiche.

  I milioni che soffrono sotto questo governo finto e furbo, sotto questa propaganda televisiva, sapranno svegliarsi e agire di conseguenza? Se leggiamo fra le righe dei sondaggi (vedi quelli di Rai 3), per quanto essi possano essere addomesticati, si trova un 30% di elettori senza opinione, che hanno perso interesse e fiducia: compagni di quelli che desistono dal cercare un lavoro. Anche le ultime elezioni nel Trentino ne danno conferma. E gli elettori di Grillo (oggi ancora all’incirca il 22%) non vanno aggiunti agli sfiduciati?

  Vista questa sorta di inerzia o di fatalismo dei tanti, per i quali si direbbe che il presente sia diventato effimero e senza futuro, privo di sostanza al pari del recente passato, scaduto, meritevole di oblio, vista questa abulia affidata alla macchina in moto, inarrestabile, e rassegnata al suo deterioramento come si è rassegnati a diventar vecchi, sembra che la sola speranza ce la diano i disperati. E Dio voglia che quando essi si muoveranno e dovranno scegliere, abbiano anche saputo distinguere il buono dal cattivo.

   Certo, qualche cambio di prospettiva, qualche diverso aspetto, qualche spunto offerto dalle cronache, ma sono i soliti discorsi, cose risapute! Se diciamo la verità necessaria, forse che possiamo cambiare discorso, forse che dobbiamo inventare diverse soluzioni? Sospendendo di battere il chiodo, domani il chiodo farà meno effetto e forse mancherà di pungere quel tale o quei tali che ne avrebbero bisogno, che potrebbero, per coscienza destata, operare qualcosa di ben fatto.

2 commenti su “La legge di stabilità destabilizzante – di Piero Nicola”

  1. Luigi Maria Ventola

    Oramai le persone sono lobotomizzate e non sono più in grado di seguire un filo logico, ammesso e non concesso che ne siano mai state capaci e quindi non c’è più speranza di redenzione. Fino a quando continueremo a scannarci su “destra” e “sinistra”, non capendo che è tutta un’enorme melassa maleodorante da putrefazione non faremo un passo avanti. Intanto, i soliti noti parassiti della politca, continueranno a intrallazzare ed eseguire gli ordini dei banchieri criminali loro padroni.

  2. Non mi sento in accordo con la tematica dell’articolo: la critica all’insieme politico è troppo generica e porta piuttosto a convalidare le azioni e le intenzioni dei “noti parassiti della politica”. Inoltre mi sembra che sia latitante qualche impulso a contrastare la generale tendenza al peggio. E’ giusto dichiararsi esacerbati dall’andazzo politico ma sarebbe necessario cercare qualche sentiero per uscire dalla “selva selvaggia ed aspra e forte”.

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