La lingua di Renzi  –  di Giampaolo Rossi

di Giampaolo Rossi

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zzzzrnzlng“ORAIT E NOIO”
Sul web impazza un altro video di Matteo Renzi alle prese con le sue difficoltà linguistiche. Dopo quelli che fecero il giro del mondo, in cui parlavaun inglese maccheronico ed in cui scoprimmo di avere a Firenze il “Devid of Maichelangelo”ora questo in cui si avventura nel francese durante la sua visita in Senegal.
Secondo i soliti critici anti-renziani e puristi esterofili, se nei primi sembrava l’Alberto Sordi di “Un americano a Roma” (“orait orait…auanagana”), qui assomiglierebbe più al Totò di “noio, volevan savuar…”.
Ad onor del vero va detto che il suo francese è di gran lunga migliorato rispetto all’ultima volta in cui ha provato a cimentarcisi; un anno fa durante la visita ufficiale a Parigi, iniziò il suo discorso nella lingua di Voltaire ma dovette rinunciare dopo un minuto. Ora è stato in grado portare a termine un intero intervento, segno che la sua dedizione ad imparare le lingue è ammirevole e di gran lunga superiore a quella che mette per governare l’Italia.

Ma il punto è un altro: perché, nei contesti ufficiali, Renzi sente il bisogno di rinunciare alla lingua del popolo che rappresenta e adottarne una straniera? Qualcuno, perfido, risponderà: perché lui non rappresenta alcun popolo, visto che non è stato eletto. Obiezione giusta ma forse bisogna andare più in profondità alla questione, tanto più che un fiorentino come lui dovrebbe tenere all’italiano anche più di un siciliano o di un veneto: se non altro per un diritto di primogenitura.

Certo, ci sono occasioni più informali in cui parlare l’idioma del paese che ti ospita o comunque adottare un’altra lingua, è un gesto di cortesia (per esempio in un’intervista o durante un convegno all’estero); ma un politico (e soprattutto un capo di governo), quando va in visita ufficiale parla la lingua del proprio Paese, della nazione di cui dovrebbe difendere la sovranità e gli interessi.

UNA LINGUA, UNA NAZIONE
La lingua non è un accessorio decorativo, né un elemento neutrale di un’identità. Lo aveva compreso già 250 anni fa il grande filosofo tedesco Johann Gottfried Herder quando definì “la lingua ciò che individua una nazione”In altre parole la lingua è uno dei simboli della sovranità nazionale. Ogni volta che si rinuncia alla prima, si rinuncia anche alla seconda.
Siamo sicuri che qualcuno obietterà: “ma dai, è roba vecchia… addirittura scomodi un filosofo del ‘700… siamo nel mondo globalizzato… ecc. ecc.”.
Fatto sta che parlare lingue altrui non è da leader di un grande Paese: ce lo vedete voi Hollande venire in Italia e fare i discorsi ufficiali in italiano? O il Presidente americano o il Primo Ministro britannico andare a Parigi e parlare in francese? Ce la vedete voi la Cancelliera tedesca (la cui lingua è molto meno conosciuta dell’italiano) andare a Mosca e parlare in russo? O Il presidente russo o il premier spagnolo rinunciare ad esprimersi nella lingua del proprio paese? Ovviamente no.
Sono i leader colonizzati che rinunciano alla propria lingua, o i maggiordomi dei poteri apolidi; e Renzi forse è sia l’uno che l’altro.
Quando si reca all’estero e rinuncia a parlare nella nostra lingua, è come se volesse mandare un messaggio ai suoi veri padroni che non sono i cittadini italiani ma i banchieri, i tecnocrati, i costruttori di quel potere mondiale che vede ogni identità e ogni diversità come un ostacolo da abbattere; è come se dicesse loro: “vedete? Io non rappresento un popolo, una nazione, ma rappresento voi”.

Qualcuno spieghi al Presidente del Consiglio italiano, così ossessionato dalla sua immagine, che rinunciare alla propria lingua non è “da figo”; semmai è “da servo”.

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fonte: Il Giornale

13 commenti su “La lingua di Renzi  –  di Giampaolo Rossi”

  1. Guardate bene la foto: che sguardo intelligente, degno del miglior Mr. Bean! Renzi è un burattino: un manovrato che fa ridere (per non piangere!) …e Alfano è un servo della sua ambizione e quindi del servo Renzi. …e mi fermo qui, perché l’elenco sarebbe lungo. Alzi la mano chi ha stima della classe politica italiana che ci governa SENZA ESSERE STATA ELETTA! Remember il disgustoso Monti, “scelto” (si fa per dire) dal disgustoso Napolitano ora osannato dal disgustoso Bergoglio!!!

    1. .. e “unto” dal card. Bagnasco, con la collaborazione di Andrea Riccardi (Sant’Egidio), a Todi nell’estate del 2011: un “consacrato dalla migliore classe politico/religioso/sociale” doveva andare a sostituire e a far dimenticare l’impresentabile Berlusconi, voluto dal popolo – cosa che avvenne in autunno.
      Lì, in occasione dei 150 anni dell’oscenità massonico/piemontese/antinapoletana del 1861, avvenne il tuffo suicida dell’ambiente “cattolico” italiano fra le braccia della Massoneria

  2. In qualità di laureata in scienze politiche, ove è obbligatorio lo studio di due lingue straniere, vorrei precisare:
    le lingue straniere si studiano per poter TRADURRE e COMPRENDERE testi economici e politici di rilevante importanza, che non vengono tradotti nella lingua di appartenenza.
    Non ci é stato mai insegnato che dovevamo fare i lacchè: comprendere un testo straniero non vuol dire assoggettarsi alla cultura altrui. Pertanto concordo pienamente: esprimersi in lingua forestiera implica l’implicita (scusate la figura etimologica) servitù alla egemonia di altri poteri.
    Vogliamo poi ricordare che questo paese, patria di latinisti e grecisti, si fa veramente compatire quando non solo rigetta il proprio idioma, ma ha abbassato lo stesso ad una cozzaglia ibrida di termini angloitaliani. Ora sì che parlano tutti come Nando Moriconi. Ci sembra di vivere la canzone di Carosone: tu vuo’ fa’ l’americano. Che scadimento della politica……Oh avessi studiato la filologia romanza… che tristezza…..

    1. Maria Teresa, dimmi una sola ragione per cui questi testi non possano esser tradotti in italiano!
      Dove sono finiti i professori universitari che per l’esame ti facevano far la traduzione di libri che poi servivano a loro?!
      Anche a scuola, alla primaria, non diciamo certo che l’inglese sia meglio dell’italiano, ma com’è che ce ne son sempre di più di bambini che mi arrivano a scuola con frasi del tipo:”La mamma ci tiene tanto che imparo bene l’inglese perché ormai senza l’inglese non vai da nessuna parte?!!!!”.
      E com’è che oltre alle 3 ore a scuola li mandano pure a corsi pomeridiani di inglese e in estate a settimane di campus-only-english?!

  3. … ma che lingua parla … ???
    Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
    Ma almeno poteva scriverlo, il discorso, e leggerlo. Ma poi è andato a parlare all’Università … che vergogna!
    Povera Italia. Povera Italia!
    Parla in uno pseudo francese per non dire niente … anche perché non ha niente da dire, ovvio, se non ripetere all’infinito tre o quattro ovvietà.
    Ma si sa, oggi si governa con le frasi ad effetto … di qua e di là dal Tevere.

  4. Marina Alberghini

    Non ho mai riso tanto…basti dire che a un certo punto dice:Sono fiero di essere umano!E che doveva essere, una scimmia?Tralascio gli sfondoni di un francese che dire maccheronico è un complimento!Sembra proprio Totò!Va bene credere forsennatamente in se stessi ma qui si esagera!

  5. i politici? TUTTI,ma proprio TUTTI servi delle Massoneria….
    burattini attaccati alla poltrona…incapaci e allevati per NON prendere alcuna decisione( basti vedere come stiamo andando a rotoli!!!!!!).
    Andate a guardare il video di giovanotti ( un altro servo dei massoni) dove un lapsus gli fà dire ciò che non avrebbe dovuto dire…
    basta digitare sul web :giovanotti e i massoni…
    ci sono tante informazioni, su coe msiamo messi…male.

    1. Però i pochi che non lo sono, o lo sono troppo poco, si riconoscono al volo: vengono bombardati come esseri subumani, “nani e ballerine”, un giorno sì e l’altro pure, per anni e per decenni.
      Così Berlusconi (massone della P2, ma “di seconda scelta”); così la Meloni; così Gasparri ecc. ecc.

  6. “La lingua ciò che individua una nazione. In altre parole la lingua è uno dei simboli della sovranità nazionale. Ogni volta che si rinuncia alla prima, si rinuncia anche alla seconda”.
    Assolutamente. Un paio di esempi.
    Il primo: Putin, presidente della Federazione russa. Conosce e parla perfettamente l’inglese. Ma si esprime esclusivamente in russo al di fuori dei suoi confini nazionali. Non è un caso. Dopo decenni di comunismo che ha cercato con tutti i mezzi di distruggere l’identità nazionale e e cristiana russa, Putin ha inaugurato una politica all’insegna di un ritrovato e rinnovato patriottismo, che passa attraverso la riscoperta degli eroi nazionali, della cultura, della letteratura, della musica, dell’arte, della fede, dei valori tradizionali. E naturalmente della lingua.
    Il secondo: Netanyahu, premier israeliano. All’estero parla soltanto inglese. Non è un caso. Israele è uno Stato creato a tavolino da altri e con una lingua ufficiale artificiale, creata ex novo con influssi di altre…

  7. Ci sono centinaia di testimonianza di italiani che han fatto fortuna con le loro industrie all’estero senza saper una acca di inglese!

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