di Massimo Viglione
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Il fatto di essere cattolico, e cattolico “tradizionalista” – oggi occorre specificare che tipo di cattolico si è, a meno di mentire a noi stessi e al prossimo, data la drammatica crisi che la Chiesa da cinquant’anni e oltre vive che comporta inevitabilmente la divisione interna al suo popolo, una divisione sempre più radicale e radicata in rapporto all’acuirsi della crisi stessa – e il fatto di vivere a Roma, e il fatto di conoscere la storia e presumere di capire qualcosa di politica, mi hanno sempre portato a provare dentro di me in maniera del tutto particolare un sentimento profondo quanto istantaneo di forza interiore ogni volta che la passeggiata serale mi conduceva in Piazza San Pietro e mi faceva vedere la luce accesa dell’ufficio papale, sebbene il medesimo sentimento era sempre macchiato dal dolore – questo nient’affatto istantaneo – misto a rabbia per i tanti errori di cui i precedenti pontefici sono stati responsabili negli ultimi decenni (solo per citarne uno a nome di tutti per rendere l’idea: la follia – sia teologica che liturgica, dottrinale che storico-politica – ecumenista, di cui in questi giorni iniziamo a raccogliere i frutti avvelenati del tradimento del clero dinanzi all’invasione della nostra terra).
Sebbene fortemente critico verso i due pontefici delle mie passeggiate serali negli anni Novanta e nei primi tredici anni di questo secolo, e specie verso il primo dei due, il fatto stesso comunque di arrivare nella piazza centro del mondo e della storia umana e trovare, anche a sera molto avanzata, la luce accesa aveva comunque un significato forte: la luce… è accesa. Comunque, nonostante tutto.
Come detto, si potevano trovare tante ragioni per criticare non pochi dei frutti di quel lavoro serale. Ma la luce… era accesa. Al di là delle questioni strettamente teologiche, dottrinali, liturgiche, ecc, era un sentimento che emanava dal cuore: nella notte profondissima e sempre più tragicamente tenebrosa dei nostri giorni, nonostante tutto, la luce dell’umanità, per quanto troppo spesso acquiescente a tali tenebre, era accesa. Quella finestra illuminata, nonostante tutto, rappresentava qualcosa. Nonostante tutto, riconduceva a Qualcuno.
Chiunque, cattolico o no, romano o no, arrivava nella Piazza, vedeva quella luce accesa in quella stanza, che a prescindere è e rimane centro di speranza, di fede e di Verità su questa terra.
Da due anni e mezzo, chi arriva in Piazza San Pietro non trova più, mai, in nessun caso, quella luce accesa. Trova il buio in quella finestra e in quella stanza, come in tutte le altre finestre e stanze del palazzo pontificio.
La luce si è spenta, perché il Vescovo di Roma ha scelto, come tutti sanno, di vivere in un convitto, chiamato Santa Marta, all’interno delle mura vaticane.
Il lettore non trovi esagerato quanto ora sto per dire. Abbia invece il coraggio morale, intellettuale e soprattutto spirituale di capire e ammettere a se stesso di capire. Capire cosa? Capire che, per un cattolico romano (anche non romano ma romano di fede apostolica) arrivare in Piazza San Pietro e trovare sempre, per settimane, per mesi, per anni, sempre, sempre, sempre, la luce spenta, è in qualche modo la versione secolare di quello che si prova nell’entrare in una chiesa odierna e trovare un’altra luce spenta.
Queste sono cose che solo i cattolici possono capire. E pertanto non spenderò parole a descrivere la sensazione: chi la può capire la capisce, e chi non la può o non la vuole capire, non la capirà certo per quello che io potrei scrivere, né la vorrà mai capire e tanto meno ammetterà di aver capito.
La luce s’è spenta in Vaticano. È finita in un convitto al piano terra, dove si parla di interviste celebrative a noti giornalisti anticattolici e relativisti, di telefonate a mostri famelici di sangue umano, di condizionatori e di problemi con Gaia; di tanto in tanto ci dice che dobbiamo essere aperti alle novità dottrinali e morali che stanno per arrivare e di non importunare il macchinista con discorsi di stampo moralistico sul genere “principi non negoziabili” o magari avanzando pretese di difesa per i nostri fratelli massacrati nelle terre islamiche, che dobbiamo perdonare ogni cosa a prescindere dal vero pentimento e dalla relativa richiesta di perdono per poi ricordarci che Dio non è cattolico… E ci propone al contempo di tornare di 40-50 indietro nella storia, marciando con gli Inti-Illimani guidati da una croce e martello. Ma è meglio non cominciare neanche la ormai inesauribile litania della nuova chiesa al piano terra… Non serve a chi capisce e non servirebbe mai, per quanto lunga e inoppugnabile, a chi non vuole o fa finta di non capire.
Quando negli anni Novanta e nel primo decennio di questo secolo passeggiavo la sera per San Pietro, avevo tante ragioni per adirarmi e/o rattristarmi. Ma poi potevo pensare anche all’Evangelium Vitae, alla Veritatis Splendor, alla strenua difesa della vita sacra umana, alla difesa, almeno dottrinale, della centralità di Cristo in un’Europa ormai apostata e devastata, potevo pensare al baluardo dei principi non negoziabili, al ritorno della Messa di sempre nella Chiesa, a – in qualche modo – una sapienza di governo, basata sugli ultimi rimasugli della millenaria gestione della Chiesa stessa, che dava senso ancora a quella luce accesa, sebbene macchiata da troppi, troppi, cedimenti a un mondo che non si voleva ammettere essere fino in fondo nemico di Cristo e dell’uomo e che si corteggiava con i fraintendimenti pericolosi sui diritti umani e sul dialogo con quel nulla sistematico che sono l’eresia e le false religioni.
Ma oggi, quella luce, non c’è più, la finestra è chiusa. Oggi ci sono altri che ballano la loro danza macabra e infame, che si chiamino Maradiaga, Kasper, Marx, Galantino, Mogavero, Forte, Baldisseri, e tanti altri ancora: sono costoro i danzatori delle tenebre, gli odiatori di Piazza San Pietro, gli approfittatori del buio intervenuto, i traditori della finestra illuminata. Ma, occorre dire, tutti costoro non sono venuti dal nulla. Qualcuno li ha fatti salire in alto, anche quando la luce era accesa e qualcun altro ora sta dando loro il potere.
Questo qualcun altro è colui che ha spento la luce e se n’è andato al convitto, per far vedere di fare a meno del lusso dei palazzi rinascimentali, ma portandosi ben stretto il telefono che lo collega al lusso di questa società infernale e ai suoi riflettori da ribalta.
Ma noi, fedeli cattolici romani che nulla possiamo eccetto la nostra preghiera e la nostra testimonianza, andremo ancora in Piazza San Pietro la sera, e ancora, e ancora, nella incrollabile certezza che quella luce verrà di nuovo riaccesa e splenderà come mai in precedenza. E quel giorno, sia che saremo ancora su questa terra, sia che ce ne saremo già andati, quel giorno, potremo dire dinanzi a Dio: io ho continuato ad andare in Piazza San Pietro e ho continuato ad aspettare fino alla fine la Tua nuova luce, in una certezza intellettuale e morale che trovava il suo incrollabile fondamento nella Tua promessa: “Portae Inferi non praevalebunt”.
Solo i furbi e gli stolti, gli ipocriti e i bugiardi, possono non cogliere il significato simbolico delle luci che si spengono. E delle finestre che rimangono chiuse, con le loro stanze vuote.
39 commenti su “La luce che manca – di Massimo Viglione”
Mirabile riflessione, caro Viglione, lei oltre ad aver scritto memorabili libri sulla rivisitazione del Risorgimento (meglio definito rivoluzione italiana) e ben analizzato anche dalla bravissima Angela Pellicciari), lei, dicevo, sa vergare ammirevoli riflessioni di stampo squisitamente cattolico, che provocano uno struggimento sottile, una incontenibile nostalgia dei tempi in cui la Chiesa era veramente Una, Santa, Cattolica ed Apostolica, cioè fino a a quel funesto 26 ottobre 1958. La fumata era bianca, quel pomeriggio, lei lo sa bene, vero? Io la vidi con i miei occhi alla TV (mio fratello le vendeva e molti paesani venivano da noi a vedere eventi importanti come questo, o anche semplicemente Lascia e Raddoppia). Come rivelò il card. Siri poco prima di morire “in quel Conclave sono successe cose terribili, ma non posso parlare, perché sono vincolato dal segreto”. Ecco, caro Viglione, la luce ha iniziato a spegnersi quella sera, soffocata da un’utopistica ideologia buonista. Complimenti !
Caro Catholicus, concordo al 100%!
Aggiungo soltanto che, il card. Siri avrebbe dovuto parlare: nessun vincolo e nessun segreto può giustificare il lasciare che la Chiesa cada in mani sbagliate!
Ricordiamocelo come ulteriore esempio di quanto possa essere nociva la falsa obbedienza!
Grazie, caro Massimo, per questo tuo stupendo articolo…anch’io ricordo, da ragazzo, quella luce accesa…e ora viviamo il nostro Calvario che giornalmente si rinnova mentre soffia davvero il vento gelido dell’apostasia in questo carnevale ecclesiale con tango argentino!
Caro dott. Viglione, anch’io vivo la sua stessa tristezza. Ed è ancora viva oggi come due anni e mezzo fa: non ci si abitua, no. Davvero manca la luce, in tutti i sensi.
Io non sono romana, nel senso di abitare a Roma; sono stata a Roma l’ultima volta 7 o 8 anni fa, ma in questi anni non mi sento di ritornarvi (solo alla marcia per la vita il prossimo anno se Dio me lo concederà), con questa situazione proprio no.
Lei giustamente dice che chi adesso balla la danza macabra non è venuto dal nulla, qualcuno li ha fatti salire quando la luce era accesa. Anch’io ho pensato tante volte: ma come hanno fatto a diventare vescovi o cardinali? Non ho una risposta sicura. Ho l’impressione che nella maggioranza dei casi qualcuno ha tramato, qualcun altro barato, altri si sono mimetizzati molto bene, carpendo la buona fede degli allora pontefici, tanti hanno approfittato della debolezza degli ultimi anni di malattia di GPII. Qualcuno forse può aver cambiato strada una volta ricevuta la nomina. Altro non so.
E come ha fatto Giuda a diventare discepolo?
“27 E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». 28 Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; 29 alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. 30 Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte.” (Gv 13, 27-30)
Grazie Viglione per l’articolo ispirato. Ma bando, fratelli, alla tentazione dello scoraggiamento.
La risposta, le contromisure, in questa formidabile “lettera” di Jean Ousset (nel 1966):
http://www.conciliovaticanosecondo.it/documenti/quel-pasticciaccio-nella-chiesa-ovvero-il-mistero-della-croce/
Che malinconia…
Ottimo articolo, che dà molto a pensare. Molto suggestiva l’immagine di “una luce che si è spenta”! Fa venire un groppo in gola!
È un dato di fatto, caro Senior.
Prima si passava la sera, e il Papa era lì. Ricordiamo l’amore di papa Benedetto per il Suo Predecessore, e il fatto che Egli citò, all’apertura del Pontificato, la “finestra del Cielo” da cui Giovanni Paolo guardava e benediceva Piazza San Pietro.
Adesso la piazza è uno spazio abbandonato la sera – e occupato da stormi di venditori di cianfrusaglie di giorno (casa MAI accaduta prima del 2013)
Considerato che la gerarchia oggi è sorda al Vangelo (spesso utilizzato per fare utopia, ovvero la nave ammiraglia del modernismo), al Magistero secolare, alla Tradizione, quella vera, quella ricevuta da Dio e non il becero, farlocco tradizionalismo spiritualista e pagano, veniamo sopraffatti dalla desolazione, dalla tristezza, dall’abbattimento, dallo sconforto profondo. Il caro a Professor Viglione riesce sempre a toccare le corde più profonde. Cosa fare? Ci sembra tutto difficile, impossibile. Noi così piccoli e insignificanti è la situazione attuale, il problema dell’ora presente così gigantesco. Cosa fare? Ha ragione il Prof: pregare e sacrificarsi. Preghiera, digiuno, testimonianza e sacrifici. Queste sono le nostre armi, questo è il nostro compito. La luce sarà riaccesa e le stanze pulluleranno. Ma quello che conta davvero è presentarsi a Dio e non venir redarguiti su quello che potevamo fare e non abbiamo fatto. Perché sacrificarsi per la Chiesa è alleviare le sofferenze di Cristo Gesù.
Ho la stessa percezione del professor Viglione: c’è il “funerale” ininterrotto, dal marzo 2013.
Chi ha la pazienza di leggere i miei commenti sa che ho messo in risalto la discontinuità atroce di quel preciso momento: prima “IL Papa” c’era, sia pure non perfetto (come è ovvio, anche nel caso di persone sante); dopo “IL Papa” non c’è, sostituito da un funzionario occupatissimo nel “rovesciare la Chiesa come un calzino”.
Non intendo esprimere un giudizio sedevacantista (non ho gli elementi per farlo) – Dico che chi è vestito di bianco oggi (in pubblico) lavora insieme agli affossatori della Chiesa, che è l’unica fonte di Civiltà e l’unica speranza di Vita per gli uomini.
La luce non c’è: ci sono gli Illuminati
Gentile Prof. Viglione, non ho la possibilità la sera di passare per piazza San Pietro, ma su quella luce spenta ho già riflettuto anch’io. Ed è triste, ben triste pensare che quella stanza disabitata in quella dimora disabitata lo sia proprio per volere del suo naturale inquilino, l’ultimo di un serie che in un modo o nell’altro, ha fatto sì che i fedeli guardassero a quella luce come proveniente da ben altra Luce:che non si spegne quando per un fulmine salta una valvola, o perché la lampadina a basso consumo e appositamente a bassa durata smette di funzionare. E mi viene questo da pensare: come mai questi pastori che riducono tutto a simbolo,demolendo di fatto una fede radicata (piccoli esempi:non sono realtà storica Adamo ed Eva, non è vero che la Madonna abbia pronunciato il Magnificat, è leggenda la venuta di San Michele Arcangelo sul Gargano e tanto tanto altro), proprio in quella luce non vedono il simbolo e non permettono che i fedeli lo vedano? Forse perché essi stessi sono ciechi? E dunque, cosa fanno lì dove sono? “Può un cieco condurre un altro cieco?”
Concordo con lei Cara Tonietta: sono ciechi che vogliono guidare altri ciechi verso l’abisso infernale. Hanno totalmente perduto la fede, sostituita da un immanentismo antropocentrico, ideologizzato e intollerante. Un esempio dei ritorno delle ideologie totalitarie del XX secolo, adesso trasmigrate nella Chiesa, a seguito della presa di possesso di tutti i posti d potere da parte di chi era stato punito dai papi preconciliari ed è poi stato chiamato a ribaltare la dottrina (nel funesto CV II) dai papi conciliari.
Bellissimo e profondo articolo! Ricordo che all’annuncio del cambio di residenza del Papa ho provato smarrimento
e dispiacere, poi è stato tutto un crescendo…. Il dolore non passa ma devo dire che tutto ciò mi avvicina sempre
più al Capo di questa Chiesa così in rovina e rispecchiarmi in altri cattolici mi dà conforto e forza.
Avanti con Cristo per mezzo di Maria e dei Santi!
Fulvia
Caro Viglione, ha scritto un articolo di una sensibilità così profonda che mi ha commosso!!!
Veramente!!!
“…e ancora, e ancora, nella incrollabile certezza che quella luce verrà di nuovo riaccesa e
splenderà come mai in precedenza…”
Che bellezza di scritto, colmo di tristezza e alla fine di speranza!!!!
Condivido come sempre tutti i commenti, e particolarmente quello della cara Claudia, che
fa un’analisi e delle ipotesi molto realistiche!!
GRAZIE A TUTTI VOI: IL SIGNORE VI RICOMPENSI!!!!
C’è tanta tristezza in ciò che ha scritto, dottor Viglione, e – ahimè – tanta verità. Pur non essendo romano, se non per il fatto che ogni cattolico lo è, deve esserlo, pure nei miei soggiorni a Roma, la visita notturna alla grande piazza era sentita come obbligata e l’ho vista anch’io, quella finestra illuminata, la prima volta a quattordici anni! C’era Paolo VI. Non so se davvero il Santo Padre fosse lì, al lavoro in quella stanza, la sera: mi dicono di sì. Comunque faceva bene crederlo.
Chi è, suor Pascalina Lenhert, mi pare, in una biografia di Pio XII, che chiama quella finestra ‘occhio del padre della Cristianità su Roma e sul mondo’?
Già: il Santo Padre! Un tempo si chiamava così, nelle famiglie cattoliche. Mai per nome, col suo nome pontificale intendo dire. Tantomeno per cognome!
Mai, mai, mai avrei potuto immaginare che sarebbe arrivato il tempo in cui non sarei riuscito a riconoscere in un corpulento signore argentino vestito di bianco, il Santo Padre.
Preghiamo.
Stiamo vedebdo l’impossibile, caro Lotario: un corpulento signore argentino -ma piemontese, ripeto (come “Carlo Maria Martini”, il “priore” Enzo Bianchi, le Edizioni Paoline ecc.) – che non si riferisce a se stesso come Papa. E che si impegna nel recitare il ruolo pensato dalla Massoneria: sorridere, cacciare i Cattolici dalla Chiesa, dire che finalmentte il “vecchio” va in soffitta (o meglio in discarica), far prevalere la “Profezia” sulla ragione – come i telepredicatori USA
Quando la luce si riaccenderà – chissà quando, ma si riaccenderà, lo ha detto la Vergine a Fatima, “il mio Cuore Immacolato trionferà”- risplenderà anche il nome di quei pochi, come il prof. Viglione, che nei tempi bui dell’apostasia hanno avuto il coraggio di parlare, di testimoniare la fedeltà alla Verità che nessuno può cambiare, nemmeno di uno iota. La Chiesa di sempre, la Chiesa della saggezza bimillenaria, si è oscurata con la morte di Pio XII. Mi ha fatto impressione leggere che Roncalli, già nel 1926, più di trent’anni prima del concilio, manifestava il veleno modernista scrivendo ad un ortodosso, che chiedeva di passare al Cattolicesimo, di non farlo, negando che la Chiesa Cattolica è l’unica vera Chiesa di Cristo (come poi confermato dal concilio). Questi “papi del concilio” dovrebbero sì chiedere perdono, non agli eretici e ai non credenti però, ma a tutti i Papi che li hanno preceduti, perché qualcuno può aver peccato come uomo, ma nessuno di loro ha tradito Nostro Signore. Grazie…
Caro Dott. Viglione,
concordo in toto sulle sue riflessioni… tutto ciò è fonte di una indicibile tristezza, una vera e propria “notte dell’anima”, notte di prova per i futuri santi, che sembra avvolgere il mondo intero…
Perseveriamo nell’Unica Vera Fede, sostenuta da Maria Santissima, vero baluardo in questi tragici tempi.
Potremo anche sbagliare e attraversare momenti di grande scoramento, ma avremo la luce sempre accesa (anche quando quella dell’appartamento papale è spenta) e la direzione inequivocabilmente tracciata.
Dio la conservi e la benedica.
Sono desolato/devastato di fronte alla riflessione del Dr. Veglione, che ringrazio tanto per aver messo per iscritto la sofferenza che ormai domina nella mia vita di cristiano. Chiedo a chi può farlo, di insistere anche su riflessioni che possano aiutare a superare lo scoramento e a tener viva la fede … nonostante tutto!
Grazie a tutti, perché non mi fate sentire solo, in questa chiesa desolata e desolante.
Il predominio della sofferenza è frequente in chi ama la “Vigna del Signore” (spesso citata da papa Benedetto), e La vede devastata dal cighiale del bosco e pascolo delle bestie della campagna (Sal 80, 14).
Ripeto il mio consiglio tratto dalla “Divina Commedia”: “Non ti curar di lor, ma guarda e passa”. Se stiamo a pensare “Chissà, magari oggi i prelati citati dal prof. Viglione diranno qualcosa di buono…”, cadiamo di sconforto in sconforto.
Bisogna guardare e ascoltare altri e altro. L”uomo vive di Bene, non di dolore
Grazie per questo meraviglioso articolo Prof. Viglione, sono con Lei. Penso che possiamo e dobbiamo pregare ed avere la certezza che le porte dell’inferno non prevarranno, nonostante tutto esse non prevarranno. Stiamo nelle mani del Signore.
Sono d’accordo che il card. Siri doveva parlare. Avrebbe dovuto pensare alla strage di anime prodotti dai papi modernisti e sostenuto i veri cardinali e vescovi cattolici come Ottaviani, Bacci, Ruffini nonché Lefebvre, De Castro Mayer ecc. Da anni frequento solo la Santa Messa officiata da sacerdoti cattolici non una cum perché proprio NON POSSO essere in comunione con chi sta demolendo la Chiesa. Questo è “sedevacantismo”? Ebbene, lo sia. Prego ogni giorno per un papa cattolico, nel frattempo non ho paura di quello che potrebbero pensare di me quei cattolici o intellettuali che pur ammettendo che Bergoglio non è cattolico affermano che comunque è sempre papa. Ma dove siamo? Abbiamo dimenticano Sant’Antanasio con gli Ariani, o altri santi e martiri? Tengo sulla mia scrivania queste parole che mi confortano in questo periodo di “luce che manca”: “Se ho contro di me tutti i vescovi, ho con me, però, tutti i Santi ed i Dottori della Chiesa”. (San Tommaso Moro)
Sia lodato Gesù Cristo!
Quasi mi dimenticavo a ringraziare di cuore Massimo Viglione per questo spendido articolo!
Febbraio di due anni fa! La rinuncia che ci rese sgomenti e, poche settimane dopo, quel desolante “Buonasera” che ci sorprese come un pugno nello stomaco al pari del breve ma troppo lungo silenzio che lo precedette. E poi la libera uscita per coloro che attendevano quel segnale. Quousque tandem, Domine? Fac ut non pereamus!
Grazie al Professor Viglione e grazie a tutti quanti hanno lasciato il loro commento. Sono tutti scritti molto belli e profondi e che fanno bene alla fede. Ecco, di fronte a quanto accade nella chiesa, di fronte a questo papa provo una stranissima sensazione, quasi sconfinante nell’eccitazione; l’eccitazione di trovarmi di fronte ad una svolta della storia, la consapevolezza che tutto ciò accada per un volere superiore. La mia povera fede, che tanto spesso ho maltrattato, trascurato, ma che in fondo mi ha sempre ripescato da qualche parte, mi dice che lo sconforto di questi giorni, di quella luce spenta, della pena di vivere in questo mondo sono parte di un disegno.
Si direbbe che siamo tutti chiamati a combattere con il dovuto vigore contro questa manifestazione dell’anticristo. Combattere come fa il Professor Viglione e come voi tutti, cari amici, state facendo.
Forse non assisteremo alla vittoria perché la guerra sarà lunga, ma questo combattimento ci renderà più’ leggera la nostra croce.
Grazie dott. Viglione concordo e condivido le stesse emozioni da lei egregiamente narrate. Confido nel Signore che susciterà nuovi santi giudici per riaccendere il fuoco della fede sull’umanità spenta.
Stiamo vivendo un incubo, questa è la verità. Non esistono termini di paragone con la Storia recente. La luce della Fede ci sostenga ogni giorno aiutandoci a compiere sempre la volontà di Dio attraverso l’intercessione della Beata Vergine. Restiamo tutti uniti nella Preghiera e nelle opere buone.
Quella luce che si e’ spenta e’ la rinuncia all’adesione piena del ruolo svolto dal romano pontefice. Alla rinuncia di Benedetto, e’ seguita la rinuncia di Bergoglio, il cui obiettivo e’ la demolizione del papato tradizionalmente inteso. Quello che per molti e’ un’apertura, per altri e’ un tradimento. Anche la vita di Cristo si conclude con un tradimento, e vien da pensare che siano maturi i tempi per il dissolvimento della Chiesa stessa che si spenge lentamente come un fuoco non piu’ ravvivato.
Grazie prof Viglione per questo articolo bellissimo. Quella luce spenta non rappresenta un nostalgico sentimentalismo. Siamo, credo, tutti concordi nell’affermare che da quando si è spenta quella luce tutto sta precipitando. Non solo cardinali e vescovi che delirano e cattolaici che esultano, ma l’Isis alle porte, le teorie gender, la dittatura Ue, etc….. Siamo tutti addolorati ed adirati.
sto pensando ai grandi poster affissi sulla facciata della chiesa di d.Bosco a Roma che inneggiano al boss dei rom. Ma chi è il parroco che ha permesso questo sfregio alla religione ?
A quale degrado siamo arrivati ?
Li hanno messi i “rom” stessi, senza chiedere nulla.
La stampa fa grancassa sul fatto per descrivere Roma come covo di marciume senza speranza (come nel 1800: “Arriviamo noi razionalisti, ma voi preferite i preti..”), ma soprattutto perché una “velina” ha fatto presente che in quella chiesa NON furono celebrati i funerali del “suicida assistito” Welby.
Un’occasione per ottenere quanto prima l’Eutanasia in Italia
Risulta difficile postare un commento dopo tutti i precedenti che sottolineano la profondità e bellezza di questo articolo. Questa luce che si è spenta ha un forte significato profetico. Grazie al prof. Viglione d’avercelo ricordato.
Egregio Dr. Viglione, mi permetto una piccola critica, è sbagliato definirsi “cattolici tradizionalisti” perché il cattolico è tradizionalista per antonomasia, sono gli altri che devono essere definiti “cattolici modernisti”, ma anche questo è troppo per degli eretici, essendo il modernismo la massima delle eresie. S.Pio X docet. Purtroppo oltre alla Sede vacante (come già detto dalla Signora Adriana), abbiamo il 99% del “clero” modernista quindi eretico. Non dimentichiamo la visione di Papa Leone XIII, satana chiese a Dio di poter tentare la chiesa per 100 anni. Questa richiesta fu concessa. Il Papa sconvolto scrisse la preghiera e S. Michele Arcangelo, che veniva recitata alla fine della S. Messa. Montini, alias Paolo VI la aboli’.
cito da Socci:
PAROLE PROFETICHE (LEGGETE E STUPITEVI) di papa San Pio X (nel giorno della sua memoria liturgica):Lettera Apostolica di San Pio X agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi, Notre charge apostolique, Roma, 25 agosto 1910
“”Ma sono ancora più strane, nello stesso tempo spaventose e rattristanti, l’audacia e la leggerezza di spirito di uomini che si dicono cattolici, che sognano di rifare la società in simili condizioni e di stabilire sulla terra, al di sopra della Chiesa cattolica, “il regno della giustizia e dell’amore”, con operai venuti da ogni parte, di tutte le religioni oppure senza religione, con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un ‘generoso idealismo’ e forze morali prese “dove possono”.
Consiglio di leggere tutto il brano, per filo e per segno ciò che sta avvenendo oggi!
Grazie per aver citato questo carissimo Santo Padre.
Ma dove andremo a finire?
La Luce c’ e’ ed e’ in mezzo a noi. Cercatela con cuore sincero e si fara’ trovare, mai abbandona i Suoi figli.
Certo che c’è. Non c’è in Piazza San Pietro, e non è una questione secondaria
siamo andati a finire nell’ignoranza completa della grammatica e della sintassi. Il periodo ipotetico e’ completamente spento e non si riaccendera’ mai piu’