LA “MANO MAGICA” DEL MERCATO E LA BANCA MANGIA UOMINI – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

 

 

L’opposizione cattolica al “funesto ed esecrabile internazionalismo bancario o imperialismo internazionale del danaro” [1], esce dalla gabbia silenziatrice, in cui la avevano segregata i poteri al servizio della disgraziata ideologia liberale, e riacquista piena legittimità poiché le banche strozzine e i loro pali culturali e giornalistici confessano, senza alcun ritegno, la finalità demenziale delle disoneste e sciagurate imprese filantropiche.

uqIl fine apertamente dichiarato dagli usurai più ricchi e potenti al mondo è, infatti, la contraccezione universale, ovvero la riduzione forzosa dell’umanità a un eletto numero di privilegiati, a cosmopoli abitata dai destinatari dei beni prodotti dai fantastici automatismi dell’industria sognata da Herbert Marcuse.

Secondo il pensiero bancario il futuro appartiene unicamente ai superiori, che vivranno nella beatitudine diffusa dallo spettacolo post-umano messo in scena da sterminate riserve naturali.

Il mondo nuovo, disegnato da antropologi pensanti in conformità con le fantasticherie dei poteri forti, è un’allucinata e incubosa parodia del Regno celeste, una catena di villaggi oziosi, abitati dagli eletti sopravvissuti ai meccanismi della selezione spietata compiuta dal potere malthusiano.

All’orizzonte appare un Eden abitato dai figli della magica banca, uomini superiori, squisitamente oziosi: sono gli eletti, in corsa dalla malinconica Lubecca di Thomas Mann verso l’eutanasia. Un popolo superiore, che aspira a trascorrere l’esistenza,  tra effimeri piaceri, inutili chiacchiere, umilianti svaghi e chimici stordimenti.

Il sogno anticristiano, la liberazione dal disturbo recato ai superiori dalle plebi allegre, refrattarie e prolifiche, sarebbe finalmente realizzato.

Gli strumenti usati dagli illuminati per la drastica diminuzione e per la scientifica selezione dei viventi – un genocidio innocente perché finalizzato dagli eletti alla conquista della felicità fittiziamente globale – sono contraccezione, aborto, castrazione, sodomia democratica, voyerismo, onanismo, droghe, eutanasia, guerre locali, insurrezioni pilotate, povertà artificiali e programmate carestie, ovvero impiccagione delle attività produttive mediante l’usura. Infine vigorose strette alle spese sanitarie dei paesi colpevolmente prolifici.

L’unica difesa che è possibile alzare contro l’onda infetta sollevata dall’utopia ultramoderna è la denuncia della strutturale debolezza delle notizie allarmistiche e delle idee truffaldine, che giustificano il pio olocausto.

Ora la prima mitologia funzionale al terrorismo malthusiano contempla la bomba demografica, incubosa figura della minaccia costituita dalla vita contro sè stessa.

La storia ha già smentito i catastrofisti di scuola malthusiana dimostrando che la terra può alimentare un numero di persone da loro inimmaginabile.

Inoltre il delirante e devastante cammino dell’errore moderno consente di affermare che il motore del malthusianesimo insistente è la folle eresia marcionita, ultimamente rilanciata dagli avanguardisti francofortesi; superstizione che contempla una divinità malvagia e ostile, contro cui l’uomo deve insorgere sovvertendo la legge che impone il rispetto della vita.

L’uscita dal tritacarne allestito dalla banca mangia uomini dipende altresì dal rifiuto incondizionato della erronea e fallimentare ideologia liberale.

E’ indispensabile che i cattolici assumano di nuovo il ruolo dell’avanguardia riscattando e divulgando l’insegnamento del Magistero sull’inaffidabilità della mitologia intorno alla mano magica del mercato.

La pesantezza della crisi in atto consiglia di rilanciare la magistrale lezione di Pio XI sulle cause ideologiche delle depressioni. E’ dunque nuovamente attuale la severa critica del liberalismo, che fu infirmata da Jacques Maritain e disconosciuta dai democristiani.

Nella Quadragesimo anno, il grande pontefice dimostrò che “il retto ordine dell’economia non può essere abbandonato alla libera concorrenza delle forze”.

Stabilito che le massime del liberalismo vacillano per effetto dell’implosione della borsa [2], Pio XI affermò risolutamente che dalla superstiziosa sopravvalutazione del mercato “come da fonte avvelenata, sono derivati tutti gli errori della scienza economica individualistica, la quale, dimenticando o ignorando che l’economia ha un suo carattere sociale non meno che morale, ritiene che l’autorità pubblica la dovesse stimare e lasciare assolutamente libera a sé, come quella che nel mercato o libera concorrenza doveva trovare il suo principio direttivo o timone proprio secondo cui si sarebbe diretta molto più perfettamente che per qualsiasi intelligenza creata”.

Pio XI concludeva affermando la necessità inderogabile che la giustizia sociale diventi realmente efficace e che “più ancora è necessario che questa giustizia sia davvero efficace, ossia costituisca un ordine giuridico e sociale a cui l’economia tutta si conformi”.

Di qui la rinnovata legittimità dell’intervento dello stato negli affari oggi gestiti disgraziatamente dalle banche strozzine e dai loro laquais politicanti.

Inseparabile dal progetto inteso alla liberazione dal giogo bancario è la chiara distinzione dell’ecumenismo cristiano dall’astratto cosmopolitismo di stampo massonico.

Il mito della cosmopoli è un’arma usata per soffocare l’identità delle nazioni e trasformare i popoli in docili strumenti dell’oppressione.

Ora la nascita delle nazioni fu incoraggiata e benedetta dalla Chiesa che riconobbe in essa l’antimurale alla barbarie. Non è certo per un caso che la prima nazione riconosciuta dal papato fu l’Ungheria, oggi come allora baluardo elevato contro la vessazione degli alieni.

 

 

 


[1] Pio XI, Quadragesimo anno, 15 maggio 1931.

[2] Nel 1929 la mano magica del mercato gettò sul lastrico milioni di americani. Per risollevare la loro sorte il presidente Roosevelt fu costretto ad adottare provvedimenti ispirati da princìpi irriducibili alla venerata mitologia liberale.

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