La pittura metafisica di Pierangelo Tieri – di Lino Di Stefano

La prima impressione che si avverte al cospetto delle molteplici opere – xilografie e oli su tela- di Pierangelo Tieri è sicuramente positiva perché l’artista è portatore di un universo di attraente attualità, visti i soggetti che si alternano nella sua produzione costituita da melanconiche periferie urbane, da indeterminati paesaggi, da nebulose stazioni ferroviarie e da tristi palazzoni e grattacieli isolati nei sobborghi.

L’opera è sorretta da una tonalità cromatica di grande efficacia in quanto le sfumature e le gradazioni di colore  conferiscono, con la loro delicatezza, non solo dignità, ma anche originalità a tali creazioni frutto d’ingegno e di fantasia; talento e inventiva di cui il pittore è largamente dotato solo se si esamini con serenità il corpus dei suoi quadri, tutti di pregevole fattura.

In una recente collezione, fanno bella mostra di sé due opere affini, “L’uomo solo” e “L’uomo col cappello”. Anche lo sfondo – un graffiato grigio-rosato in cui si intravedono grossi sfumati palazzi a più piani – è simile dato che la seconda ritrae sempre una persona, ripresa nella sua interezza, col cappotto rosso sempre chiuso, che cammina meditabondo.

Tieri con “l’uomo solo”

 

La rassegna esibita da Pierangelo Tieri presenta un leitmotiv dominante, quello, cioè, relativo agli scenari grigio-scuri sui quali si stagliano nella loro tenuità gli ambienti – quasi sempre massicci edifici – e i personaggi immersi in queste periferie suburbane. Un esempio, il quadro “Parigi 2013” nel quale si scorgono, su uno sfondo dai toni tendenti al marrone striato, palazzi in un attenuato  viale con al centro due lampioni stilizzati.

Il medesimo risultato si verifica in quasi tutti gli esemplari di questa produzione considerato il comune denominatore – plumbeo-cinereo – che la sorregge e, altresì, la frequente presenza in essa dei fanali che conferiscono efficacia all’insieme della visuale così come dànno lo stesso esito le due opere “Lampioni 2016” e “Roma 2017” tali da giustificare la pretesa di definire “metafisico” l’impegno dell’artista laziale.

Dopo gli argomenti menzionati, altri temi si affacciano nella produzione del nostro pittore e precisamente quelli inerenti alle ferrovie e ai treni còlti, questi ultimi, sia nella loro dinamicità, sia nella loro staticità; non a caso, un’opera s’intitola “Vagoni 2013-2017” e altre due si chiamano “Stazione 2013” e “Stazione 2017” proprio a voler evidenziare l’importanza della strada ferrata e dei posti di sosta e di partenza.

Vagoni

Anche nel dipinto “Manhattan 2015”, vengono messi in evidenza i binari mentre sullo sfondo si scorgono di sfuggita i poderosi grattacieli che quasi li proteggono; analogamente, le due stazioni ritratte dall’artista – 2013 e 2017 – stanno lì ad attestare la rilevanza di questi luoghi sebbene, nella fattispecie, nel grigiore di un campo visivo  deserto sì, ma, a suo modo, animato.

Manhattan

 

Tornando al motivo “ferrovia”, nei menzionati “Vagoni”, s’intravedono sulle rotaie diverse vetture – con i finestrini aperti e la sagoma di qualche passeggero – dai caratteristici colori rosso-bianco-azzurro, degli odierni convogli fermi in stazione o in procinto di partire per le varie destinazioni. Chiudono la raccolta di Pierangelo Tieri alcuni volti di personaggi, maschili e femminili a colori – in acrilico e olio su tela – ripresi in vari atteggiamenti riflessivi così descritti.

“Donna fatale”, “La Domestica”, “Donna che non lava i piatti”, “Ultimo soffio di vita”, “L’Incattivito”, “Travet”, “Il Religioso”, “Il Litigioso”, “Uomo in affari”, “Il Saccente”, “L’Emigrato”, “Vecchio e cattivo”, “Lo scrittore”. Una bella e interessante eraccolta questa dell’Autore il quale è felicemente riuscito ad estrinsecare i moti del suo animo dando vita a figure e ad ambienti ai quali manca soltanto un soffio per essere più vivi di quanto già, ad abundantiam, lo siano.

Il religioso

 

 

 

 

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