La ragione addormentata e la fuga nella retorica di un Occidente in agonia  –  di Antonio G. Pesce

di Antonio G. Pesce

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zzprgDi Charlie Hebdo chi vuol sapere sa. Il giornale satirico – così viene definito – la cui redazione (e non solo) è stata sterminata da un commando islamista il sette gennaio di questo neonato 2015, aveva in passato pubblicato vignette contro il profeta Maometto. Il mondo occidentale, ormai senza più alcuna fede – ha perso perfino quella nel liberal-capitalismo, ben più prosaica di quella che deponeva nelle magnifiche sorti e progressive – con una paura matta di non poter più sopravvivere, ché sopravvivere pur si deve seppur da schiavi o da uomini senza più dignità, stimmatizzò da subito l’accaduto, sorvolando sulla blasfemia, peraltro ancora oggi punita per legge in alcuni stati europei, contro Cristo e la Vergine Maria.

È evidente che la pur subitanea e indubitabile sottomissione non ha sortito l’effetto che ci si aspettava, almeno nel lungo periodo. Trivellati dai colpi sono cadute dodici persone, tra le quali, oltre ai vignettisti, due poliziotti ed il portiere dello stabile in cui si trova la redazione del giornale. Non c’era da dubitare su quale sarebbe stata la reazione dell’Occidente: gli intellettuali diventano martiri, le matite le croci della salvezza del nostro mondo, la libertà di stampa e di espressione l’ultima dogma a cui votarsi. Solo dopo qualche giorno, nelle pur avanzate tenebre dello gnosticismo occidentale, hanno fatto comparsa quei cadaveri di cui la retorica non sa che farsi: i cadaveri dei due poliziotti e del portiere. Ma la morte di tre anonime persone, di cui non possiamo apprendere che poche cose, quelle mostrate da una vita vissuta al di là del palcoscenico, è troppo indigesta: è morte vera. E, come ogni morte autenticamente tale, troppo assurda se riguardata con gli occhi del mondo in cui si consuma. Così, le penne e le matite, che possono essere le bandiere della riscossa della dignità ma anche le bacchette dell’orchestra che addormenta la ragione, si sono immediatamente rialzate, e ci hanno indorato la pillola. Cosa serve oggi, al nostro mondo senza più barriere, dove ogni cultura entra nel tritacarne della globalizzazione? Servono eroi della tolleranza, e allora ecco che tra i poliziotti uccisi spunta un mussulmano, che serviva la libertà di espressione, anche quando questa offendeva il suo credo senza alcuna apparente ragione – l’Occidente, per essere laico, democratico, libero ha davvero bisogno di disegnare un Maometto sodomizzato? – e infine ucciso da altri mussulmani, ma non veri mussulmani però. Mussulmani che non hanno inteso, che non sono stati bene introdotti ai misteri del Corano, conosciuti invece in ogni redazione di giornale, in ogni studio televisivo, da ogni commentatore, da ogni politico.

Tutti, poi, a rilanciare sulle piattaforme sociali la parola d’ordine, lo slogan del giorno: #jesuischarlie. Secondo alcune indagini, tra i libri più letti del Novecento spicca 1984 di Orwell, e Animal Farm dello stesso non si situa tanto male. Più che una statistica, alla prova dei fatti sembra un sondaggio, e di questo sembra averne lo stesso valore. Il mondo laico, democratico, tollerante – ammesso che sia solo uno, e che la retorica di ogni giorno e di ogni fatto non permetta più una pur giusta differenziazione – può celebrare i suoi santi come meglio crede, e crearsi le feste che vuole. Non so se questo sia laico, ne dubito ma non ha alcuna importanza, almeno al momento. Quello su cui non nutro alcun dubbio è che il clero cattolico del mondo Occidentale – generalizzazione troppo ingenerosa per ora, grazie a Dio – sia il peggio formato e il meno pronto ad affrontare le sfide del saeculum dai tempi dell’imperatore Carlo Magno. Che qualche lettera al papa la scrisse per chiedere una più rigorosa indottrinazione. Il papa rispose facendo del suo meglio. Passarono circa settecento anni, prima che col Concilio di Trento si prestasse attenzione alla formazione del clero. Aveva ragione la Chiesa dell’epoca: i cristiani si moltiplicavano, soprattutto dopo la concessione del libero culto da parte del re Costantino. Forse ha ancora oggi ragione: vocazioni ce ne sono poche, e molte altre, diventate ministri del culto, finiscono per tramutarsi in sindacalisti, opinionisti, filantropi.

Tuttavia, prima che al clero venisse impartita una più che degna preparazione teologica – almeno per chi non si sentisse di supplire alla propria ignoranza sull’esempio di san Francesco d’Assisi: digiuni, preghiera, sacrifici, e poi digiuni, preghiera, sacrifici, e poi…. – ci furono scismi, eresie, guerre intestine, culminate con una Riforma protestante che mise sul tavolo non poche divergenze, fino ad allora occultate. Settecento anni non sono tanti, per chi vive l’eternità del momento come fa la Chiesa. Ma settecento anni sono tantissimi per una civiltà. E siccome la nostra si è alimentata di cristianesimo, se qualcuno vuole che si ritorni al cristianesimo delle origini, stia tranquillo che sarà presto servito. Se sia un guadagno per la Chiesa, sposa di Cristo, non lo so, e non serve neppure saperlo: serve affidarsi a Cristo, e il discorso è bell’e concluso. Ricordare però che san Paolo non era sempre molto contento di questi primi cristiani, e che la fede di molti fu provata dalle fiere nei circhi, o dalle crocifissioni, o dalle decapitazioni, o dalle abiure – ecco, ricordare questo serve a non farsi molte illusioni: i papi, i vescovi e i presbiteri di allora non venivano invitati ad inaugurare panifici rionali, tagliare nastri rossi di mostre artistiche, tenere discorsi sulla pace del mondo.

Il clero più à la page ha strombazzato la propria partecipazione al lutto nazionale francese. Su Avvenire, il quotidiano della Cei, un bell’articolo di Giuseppe Anzani ha proposto una lettura cattolica – quella che sembrava mancare. Il titolo del pezzo dice tutto: Cordoglio sui simboli più che sui morti. Ma le vacche erano già scappate per le praterie dell’etere.

La litania è quella. L’esordio è quello: condannare l’uccisione senza se e senza ma. Che è come ripetere che la terra gira attorno al sole e non il contrario. Come classe scolastica, il mondo è davvero noioso: immaginate di aver appreso qualcosa, che poi però il professore ripete continuamente per farla capire a chi è tardo di comprendonio. Finisce che ti stanca. A certi preti viene facile, abituati a lamentare la mancanza di fedeli alla messa domenicale con gli alti guai che si sorbisce chi invece frequenta.

 Sì, lo sappiamo: uccidere non si deve. Ma pare che alcuni non lo abbiano capito. Dai tempi di Caino la storia si ripete, nonostante ci si sgoli per ripetere sempre la stessa cosa: non uccidere. Che facciamo? Andiamo avanti e proviamo a capire che succede, o ci fermiamo al predicozzo?

L’intero pontificato di Benedetto XVI è stato improntato dall’accettazione della sfida che oggi lancia alla fede una modernità in avanzato stato di decomposizione. A Ratisbona il Papa aveva chiesto al mondo mussulmano di fare i conti con il logos. Dopo il tentativo di linciaggio ad opera di esaltati mussulmani, e il vergognoso silenzio di tanti prelati e sacerdoti, generati dalla stessa modernità che, morendo, li sta comunque inghiottendo, a rispondergli furono proprio centosettanta teologi e iman islamici. Ne nacque una discussione di cui l’intellettuale nichilistico-occidentale  si disinteressò: poteva nascere qualcosa di buono da un reprobo come Ratzinger, reo di aver tradito la rivoluzione illuminista che si voleva importare nella Chiesa degli anni ’70, e a cui molti suoi contemporanei sono rimasti fedelissimi?

Da allora, parole infarcite di retorica, presepi non fatti e festività soppresse nella speranza che la paura non pretendesse di più – Vae victis! Perché  – non giriamoci attorno – non è tolleranza, convinto cosmopolitismo, bensì paura. Stanchezza ad andar bene. Convinzione che non c’è alcun motivo per combattere a favore di anticaglie del passato. Gesù Cristo non è più l’unico salvatore per molti che, col predicarlo, ci campano. Nel 2000 san Giovanni Paolo II, allora papa, firmò la Dominus Jesus, un documento in cui si ribadiva una cosa scontata per una confessione cristiana: Gesù di Nazareth è il vero ed unico salvatore del mondo. I mugugni furono più numerosi intra muros che fuori. L’Occidente laico fa mangiar pane ai suoi sacerdoti dalla debole ragione, ma anche questi, come i primi, non credono più alla loro missione.

I morti però turbano il ritmico ronfare di questa degenerazione. E con i ragazzini sfaccendati dei social, i politici confusi delle nazioni, i tronfi intellettuali delle accademie, ecco protestare anche i saccenti ministri della desacralizzazione perenne. E per cosa? Per la libertà di espressione. Bene, ma per esprimere cosa? Pruriti sessuali, becera arroganza e la nostra interiore brama di nulla.

Non piangiamo i morti, le persone in carne ed ossa che, pur con tutte le loro pecche, potevano ancora redimersi e fare  meglio. No, esse non sono vittime di un assurdo destino, ma sono trasformati dalla retorica di questo mondo in eroi, olocausti immolati sull’altare di una eslege libertà. Credenti in clergyman (la talare non s’usa più) o atei in doppiopetto, tutti a difendere i sacri simboli del divino Occidente e le insegne del Libero Occidentale Impero. Questa la nostra risposta: una urtata reazione ad un manipolo di folli che osa infastidire il morente. Sto crepando – dice la vecchia zitella ai parenti convenuti al suo capezzale come avvoltoi – lasciatemi crepare in pace: vi spartirete dopo il bottino. Ma serve ancora perdere gente, per farne salire altra sul palcoscenico a recitare una nenia non richiesta?

Vignettisti di tutto l’Occidente unitivi e andate al bar. È meglio chiudere bottega. Neppure noi stessi, che ci abbiamo per lungo tempo bivaccato, ci stiamo più bene.

5 commenti su “La ragione addormentata e la fuga nella retorica di un Occidente in agonia  –  di Antonio G. Pesce”

  1. Ormai sorpassato il “Je ne suis pas Charlie“, sottolineo che je ne suis presque rien di tutto ciò che in questi giorni viene detto e fatto, tanto meno mi associo alla ridicola marcia di ieri a Parigi con i vari Merkel, Renzi & Co procedenti ad occhi in su ad esaminare eventuali finestre assassine. Ben più in alto doveva spingersi il loro sguardo, ben più in là delle misere contingenze del momento. Ma incapaci come sono di librarsi là dove veramente sta la vera pace e l’eterna sicurezza, non sono altro che tristi marionette penosamente danzanti su un palcoscenico di cui solo a chi sa ben guardare è dato di vedere l’orribile scenario.
    Domina ancora il silenzio e tace chi dovrebbe urlare; o perlomeno balbetta. Persiste un ennesimo rovesciamento di fronti (il male presentato come bene, il falso come vero) che i più non avvertono e anzi spesso inconsapevolmente e ingenuamente si trovano a condividere. Che Dio apra la bocca ai muti, gli occhi ai ciechi e le orecchie ai sordi e abbia pietà di tutti noi.

  2. Cesaremaria Glori

    Doverosa una precisazione. A sollevare le critiche e il conseguente linciaggio nei confronti di Benedetto XVI dopo la Lectio magistralis di Regensburg non furono esaltati mussulmani ma i Media occidentali, i soliti N.Y. Times, Washington Post, Times, Corriere della Sera, Repubblica etc. I fanatici mussulmani non se n’erano nemmeno accorti, anche perché non si erano mai sognati di ascoltarlo. A dar loro la carica furono i Media occidentali. Vero, invece, è che i Media cattolici, per la massima parte tacquero e alcuni si schierarono a fianco dei Media laici scandalizzati da tanto ardire del Pontefice che andava a rompere le uova nel paniere dei finanzieri ammanicati con i petrodollari.

  3. La cosa tragicomica è che questi sedicenti paladini della libertà d’espressione vogliono mandare in galera chi sostiene un’ovvietà disarmante cioè che la famiglia naturale è quella costituita da un uomo e una donna. Come scrisse saggiamente Gilbert Keith Chesterton: “La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo. È un atteggiamento ragionevole negare l’esistenza delle pietre sulla strada; sarà un dogma religioso affermarla. È una tesi razionale pensare di vivere tutti in un sogno; sarà un esempio di saggezza mistica affermare che siamo tutti svegli. Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili”…

  4. Rue De Bac ha colto l’essenza della situazione odierna. Personalmente consiglio, non per far pubblicità al personaggio, non ne ha bisogno, i libri del professor Vassallo, fari nella notte colma di incubi! Un Treno Nella Notte Filosofante è la pietra nella fionda per tutti coloro che devono affrontare i vari Golia. La ragionevolezza e il reale crollano al cospetto dei tecnici del reintegro, coloro che si sono prefissati l’unione dei contrari, coloro che vogliono esaurire l’illusione di scavare nel profondo negando la realtà. Realtà decisa da loro. L’eco dell’omicida sin dal principio. Tutto oggi si perfeziona nell’atto satanico di scendere nelle profondità perchè, come ci hanno detto, solo così potremmo guarirci e guarire il mondo. In realtà, soprattutto chi ha sperimentato esperienze ‘profonde’ può affermare che tale processo non è altro che legittimare il peccato originale. Esiste la ‘pace’ dell’illusione e la pace, quella vera, della realtà.

  5. Nel 2012 qel giornaletto blasfemo aveva pubblicato una vignetta oscena contro la Santissima Trinità per sostenere l’omosessualità.Quanti cristiani protestarono e si mobilitarono per condannare quella bestemmia gravissima? Soltanto “Lepanto” mandò una richiesta al Vaticano di formulare un protesta ufficiale che ebbe scarso seguito. Forse a quei “giornalisti” anarcoidi e bestemmiatori è arrivato un castigo meritato?
    Solo Dio lo sa…ma chi semina vento raccoglie tempesta.

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