Il mondo nuovo è già stato allestito. Si è parlato molto del transumanesimo, che atterrisce tanti di noi come una grande minaccia sempre più vicina. Sentiamo di essere attaccati dagli stessi strumenti diabolici che abbiamo creati. Le armi che dovevano alleviare ogni difficoltà e assicurare ogni beneficio sono ormai fonte di pericolo e presentiamo di essere saliti su una macchina senza controllo perché guidata da forze sconosciute. Eppure c’è un male ancora più grande, che ricomprende tutti gli altri e tutti li alimenta. 

Non siamo più in grado di percepire la realtà, che è stata sostituita dalla sua rappresentazione. Il mondo nuovo è già tutto contenuto in quello virtuale, che ci viene raccontato come vero anche se non combacia per nulla con quanto accade, magari persino sotto i nostri occhi, o vediamo sfilare dentro uno schermo.

I fatti americani, avvenuti per ironia della sorte nel giorno della Epifania, hanno squadernato il libro della menzogna planetaria in cui sembriamo condannati a vivere, come nell’incubo di una follia che non smette di sorprendere.

La gente era arrivata da tanto lontano per dire che non credeva più all’inganno di cui si nutre il potere. Che ha scoperto finalmente la truffa mediatica al servizio dei prestigiatori.

Ma la trappola era pronta ed è scattata puntualmente. L’11 settembre i cieli più protetti del mondo erano risultati per incanto i più sguarniti, ma le folle non riuscirono a meravigliarsi di nulla, e pare che quasi nessuno se ne meravigli ancora oggi. Così è apparso del tutto normale a quanti hanno elargito al popolo il proprio grave pensiero sull’accaduto che l’accesso al luogo più protetto di Washington fosse stato lasciato libero in diretta televisiva a qualche comparsa di mestiere e allo sparuto gruppo di ingenui e disarmati trasgressori. Poi, siccome né le comparse né gli sprovveduti invasori avevano intenzioni omicide, i pistoleri di professione al soldo del potere non si sono lasciati sfuggire l’occasione di fare un po’ di tiro al bersaglio e ammazzare qualcuno così come capita. Con naturalezza professionale. 

Di solito i morti fanno molto rumore. Ma poiché la direzione delle trenodie spetta di diritto a chi conduce la musica, e ai maestri cantori, quei morti sono stati considerati virtuali come la mano che a freddo emerge dall’ombra, punta la pistola e stende una poveretta presa a caso. Insomma, nonostante la disarmante eloquenza delle immagini, anzi, a dispetto di esse, il film in cartellone era un altro ed è stato proiettato puntualmente con i sottotitoli già programmati. La pagina del New York Times era pronta fin dal mattino, cioè da una decina d’ore, con il compianto per il tentato omicidio della democrazia.

Un compianto riecheggiato ovunque, uguale su tutte le bocche autorevoli o presunte tali, senza distinzione di fede politica o di pregio culturale, senza disformità, Ogni persona intelligente ha partecipato a distanza alla Messa da morto per l’anima della democrazia in decesso temporaneo e tutti hanno assunto il tono mesto adatto alla luttuosa circostanza. E poiché la globalizzazione si è realizzata al meglio in quella della stupidità, non vale la pena di commentare le singole performance in patria o altrove. Intanto però molti altri, tra registi e impresari, se la ridevano perché la trappola che ha funzionato a dovere anche grazie ai compunti commentatori e alla loro mancanza di senso del ridicolo. Essi hanno risposto puntualmente e comme il faut alle aspettative del potere al potere, mentre i morti avevano assolto la necessaria funzione pedagogica.

Ma occorre essere comprensivi. Se i fatti non esistono più, ma esistono soltanto le rappresentazioni, non c’è più neppure l’obbligo morale di parlare con cognizione di causa. Meglio non perdere tempo e prendere al volo il piatto precotto e omologato passato dal convento e non apparire stravaganti. Chi mai si metterebbe a berciare durante un funerale? Figurarsi a quello provvisorio della Democrazia. 

Solo Sgarbi, uno abituato per mestiere ad osservare tutti i particolari della immagine che ha davanti agli occhi, pare essersi accorto di quello che era stato documentato, e che doveva apparire evidente, a cominciare dai morti ammazzati e da quelli che li hanno ammazzati.

Dunque i fatti dell’Epifania, quelli che a dispetto di tutto sono veramente accaduti, hanno riassunto come in una metafora il vero dramma di questi tempi, che sarebbero parodistici se non fossero anche tanto minacciosi da non consentire né l’ottimismo né la distrazione. 

Il mondo nuovo sta tutto nel tragico deragliamento della ragione. Un convoglio che sembra ormai rovesciato in campo aperto, mentre i suoi ignari e ormai disarmati passeggeri vagano in balia di ogni predatore. Con la ragione pare andata perduta anzitutto proprio la capacità di vedere l’evidenza, e così anche i fatti possono scomparire ed essere sostituiti a piacere secondo le esigenze dello spettacolo. 

Del resto, se anche il denaro può essere creato dal nulla e, come nei giochi di società, certificare una ricchezza virtuale, perché stupirsi se la realtà può essere sostituita dalla sua falsa rappresentazione.

Forse il mondo nuovo è cominciato proprio allora, quando le riserve auree non hanno più garantito il valore della moneta senza che ci si allarmasse più di tanto. Anzi, l’inaugurazione di quella truffa planetaria è avvenuta con la naturalezza con cui era stata annunciata.

Se l’uomo si abitua a qualunque mostruosità “purché gli venga somministrata a piccole dosi”, ora è venuta in auge una tecnica ancora più semplice, quella di dare per scontata la normalità di qualunque anomalia. 

Una tecnica per cui diventa naturale che la polizia si faccia da parte per far entrare i manifestanti a violare la sancta sanctorum della democrazia occidentale, come è naturale che una vittoria elettorale venga annunciata dalla Pelosi (prodotto italiano di nicchia come la Ciccone) prima dell’inizio delle e elezioni.  È normale che la lettura delle schede venga affidato a un discusso sistema informatico cinese, come sono normali i nuovi “diritti civili”, la cancellazione della maternità, la cancellazione dell’uomo in quanto offensore della natura, l’aborto al nono mese di gravidanza, e tanto altro. Ora è soprattutto normale che, in nome della libertà, si rinneghi la libertà con cui si è liberato il mondo dai tiranni, o che in nome della democrazia si vada in casa altrui a sloggiare il legittimo proprietario dopo avere corrotto la servitù. 

Dunque noi beneficati dalle tecnologie avveniristiche siamo riusciti nella impresa ardita di sostituire alla evidenza dei fatti quella che oggi va di moda chiamare la loro narrazione. 

Ma l’annientamento della ragione comprende anche la cancellazione dell’ignoto. Se può essere sconveniente scoprire quello che non conosciamo, questo finisce anche per non esistere. Anche la chiesa ha abolito il sacro per abolire il mistero, senza forse accorgersi che stava perdendo anche la propria ragione d’essere. 

Così, quando ci si è trovati d’improvviso in balia della malattia sconosciuta, è sembrato subito impertinente la domanda sul come, sul chi e sul perché, e non si è trovato di meglio che la consegna a tempo indeterminato all’oracolo televisivo, che nulla sa o vuol sapere. Eppure, se questo nemico ignoto che incombe sulle nostre vite si rivelasse manovrato dalle mani invisibili di un burattinaio, scoprire la fonte del problema potrebbe anche fornirne la soluzione.

I Greci, che tutto hanno visto e presentito, avevano una sola parola per indicare sia la vita umana sia l’arco di un dio capriccioso e crudele che può colpirla a tradimento. Ma ancora una volta pare sconveniente pensare a mani umane che armeggiano nell’ombra con l’arco della vita altrui. Così quasi nessuno dà troppo peso al fatto che un certo Bill Gates, il figlio d’arte in pulloverino rosa e con la frangetta grigia di adolescente attempato, avesse già da tempo affermato in diretta televisiva che bisogna ridurre l’umanità, e lo avesse fatto con la stessa disinvoltura con cui il Monti riconosceva a sé il merito di avere ridotto la domanda interna. Né ha destato soverchio interesse che lo stesso adolescente attempato, munito di eccezionali capacità divinatorie, abbia preannunciato già nel duemila quindici una epidemia capace di sfoltire del superfluo la ingombrante massa umana, per poi organizzare proprio poco prima che la profezia si avverasse una bella simulazione di pandemia da covid, con milioni di morti. Per poi predirne molte altre molto più letali entro venti anni.

E infine, di dimenticanza in dimenticanza, oggi passa quasi inosservato che sia lo stesso filantropo ad avere approntato in quattro e quattr’otto un piano vaccinale capace di sconfiggere il famoso virus, in controtendenza con il proprio sogno di bonifica umana a scopo umanitario. Delle due l’una: o il ragazzo si è ravveduto e sta correndo con tutte le proprie forze in soccorso dell’umanità perché non la ritiene più sovrabbondante, oppure il piano vaccinale è in grado di potenziare l’effetto riduttivo proprio delle pandemie profeticamente annunciate e scientificamente calcolate. 

Eppure, anche a volersi voltare dall’altra parte a tutti i costi, una cosa almeno dovrebbe attirare l’attenzione. Gli ideatori di ogni piano provvidenziale scelgono ormai di parlare chiaro e tondo, come si conviene a chi è tanto sicuro del fatto suo da non temere obiezioni. Anche perché, se le cose più sconvenienti vengono dette con naturalezza, esse potranno sempre apparire come facezie. Come quando uno racconta alla propria fidanzata di averne anche un’altra, e la sventurata che aspiri ad apparire donna di spirito si guarderà bene dal mostrarsi sospettosa. 

L’enfant prodige che sperimentava in garage le scoperte di altri può dunque parlare chiaro, sicuro di non suscitare allarmi sconsiderati. Ha respirato in famiglia l’alto ideale abortista di suo padre finanziatore di una grandiosa macchina di morte planetaria, alla luce de sole, per il bene delle donne e della intera società. 

Con gli stessi metodi e le stesse finalità filantropiche è stata diffusa la santificazione dell’omosessualismo, il gender, la sessualizzazione precoce dei bambini a futuro uso pederastico, le pratiche eutanasiche e tutto l’altro marcio sparso a piene mani non solo in “Danimarca” ma sul mondo intero. Il tutto grazie anche alla impunità garantita dalla disattenzione dei popoli il cui depauperamento culturale è funzionale alla sudditanza e alla perdita di ogni consapevolezza critica. 

Così i Gates e i loro ben noti omologhi regnano indisturbati e gratificati dall’ossequio di ogni benpensante devoto al progresso garantito dalla magnanimità del filantropo. I nomi sono solo paradigmatici. Stanno ad indicare un insieme, un potere che ha altri corpi non necessariamente identificabili in base a dati fisiognomici. Come le famose “famiglie” tentacolari ovunque dominanti. Famiglie, corpi, filantropi. Tutti i poteri fra i più oscuri e inafferrabili che abbiano segnato la storia umana.

Accanto ai fabbricanti di morte morale e materiale, a braccetto con loro, ci sono i grandi sacerdoti della finanza speculativa che inoculano una morte fredda, senza bisturi e senza morfina. Tanto dotati da fiutare anche l’affare ricavabile dalle scommesse sulle pandemie. E anche di questa efficienza e di queste attitudini ci siamo dimenticati in fretta. In fondo non ci è sembrato abbastanza immorale, neanche paradossale, non ci è sembrato neppure sospetto. Il nastro che scorre davanti agli schiavi televisivi fissa immagini e suoni, ma quello che deve rimanere impresso è solo il messaggio diramato secondo il piano di bonifica mentale egualitaria. Un piano che ha funzionato alla perfezione anche nel giorno della Epifania, quando la proiezione politica dei poteri al potere ha organizzato la trappola in cui sono caduti anche tanti topi intelligenti.

Contro queste forze è impossibile difendersi ad armi pari. Ma se ne possono smascherarne i piani se ne vengono finalmente scoperte le intenzioni. Anche la medusa può essere disarmata, forse proprio cominciando a guardarla in faccia con la forza e il coraggio della ragione.

Giorgio Colli dedicò anni fa un saggio illuminante alle origini della filosofia. Queste andrebbero fatte risalire ad una sapienza ancora più arcaica, cui fu riconosciuta la forza di affrontare il mistero della vita. Una sapienza che si manifestava nella capacità di risolvere gli enigmi con la forza liberatoria della ragione. Essa è la sola arma concessa all’uomo per difendersi dall’ignoto che lo minaccia. È quella vera sapienza per cui Edipo, sciogliendo l’enigma, libera la città dalla Sfinge che la tiene in scacco. Secondo una tradizione altrettanto antica, Omero si sarebbe gettato in mare per la disperazione di non essere riuscito, nonostante la propria sapienza, a risolvere l’enigma propostogli da alcuni giovani pescatori. 

Noi sapienti e saccenti figli della modernità dovremmo tentare di rimettere in piedi il carro rovesciato della ragione, magari cominciando col chiederci quando e perché una torre di acciaio alta quattrocento metri può polverizzarsi al suolo in nove secondi esatti.

3 commenti su “La realtà come rappresentazione”

  1. L’unica certezza è che non vi sono forze umane che possano contrastare una mostruosità infernale di questo tipo.
    Al contrario, tutto può Dio il quale manifesta la Sua gloria infinita traendo il bene anche dal male.
    Ma che non vengano a mancare suppliche e preghiere.

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