LA TV PUBBLICA FILOGOVERNATIVA – di Piero Nicola

di Piero Nicola

 

 

Oggi la prima notizia trasmessa dal telegiornale meridiano di Rai 1 è stata l’intervento di corpi speciali della polizia a colpire i gruppi responsabili di gravi disordini e danneggiamenti dell’ottobre scorso (Presidente del Consiglio Berlusconi), sommosse e vandalismi che danneggiarono, si dice, una pacifica e legittima dimostrazione di piazza.

Duplice risultato: sono passati in secondo piano lo spread salito a 400 punti, l’ennesima uccisione di una donna anziana per rapina operata dai soliti stranieri, la presunta elargizione umanitaria, col denaro di pantalone, ai familiari dei pescatori indiani feriti a morte in alto mare (il che sottintende la colpa dei nostri marò, smentendosi le confuse dichiarazioni del ministro); mentre il governo Monti appare capace di fare giustizia perseguendo i facinorosi che, del resto, potrebbero dargli delle noie in occasione di prossime manifestazioni a lui indirizzate.

tvQuesto televisivo sostegno del giorno è assai diuturno. Il più pacifico e scrupoloso ammetterà che sviste e coincidenze, oltre un certo limite autorizzano l’indignazione. Gli informati oppongono che la TV è sempre stata filogovernativa. E avrebbero ragione. Sennonché, quando al tigi 1 presiedeva un certo Mizzolini, lo rimbeccavano ad ogni sua comparsa, lo accusavano di faziosità e di aver provocato la diminuzione degli ascolti, ergo di aver screditato quel primigenio notiziario. Alcuni giornalisti non lo sopportavano, altri dovette toglierseli dai piedi. Un mezzo putiferio, di cui invece adesso non c’è sentore, da quando Monti mise alla porta Mizzolini. Ci perderemmo, enumerando situazioni analoghe in ogni campo.

I moralisti cattolici avvertono che il potere civile va rispettato, essendo voluto o ammesso dal Padre Eterno, che i primi cristiani diedero soldati all’esercito imperiale, e che San Maurizio si limitò a rifiutarsi di adorare gli idoli, soltanto per questo patendo il martirio. Tutto ochei. Sennonché, pena l’apostasia, la testimonianza della Verità è uno dei nostri debiti sacrosanti, salvo che una giusta causa non ci scusi. Venendo poi alla politica in generale, c’è un inconveniente. In democrazia siamo tutti responsabili, più o meno direttamente, della cosa pubblica, e nessun governo è intoccabile o insostituibile. Pertanto ciascuno ha il dovere di criticare la potestà legittima o meno legittima, e di accusarla delle iniquità e delle empietà, che ci sono e gravi. Dice: il popolo italiano, in sostanza non è più cattolico, esso ha approvato sovranamente le empietà (divorzio, aborto, diritto di diffondere offese al vero pudore e, in qualche modo, alla Santissima Trinità). Per questo, il cattolico dovrebbe passarci sopra, lasciar perdere, non ritenersi più depositario del Vero nella Chiesa, tralasciare i giudizi e le condanne di Cristo e degli Apostoli, non fare proprie le loro parole?

La prudenza, comportarsi come in terra acattolica, come fossimo in America? Forse. Sarebbe interessante stabilire statisticamente quanti italiani si dichiarano cattolici, e capire quanti di essi possono essere recuperati all’osservanza. Bisognerebbe provvedervi. Bisognerebbe vedere se sia proprio fuori luogo accusare il governo d’empietà, prima ancora che di mala conduzione e di frodi eventuali. Il consenso di una maggioranza non può rendere giusto ciò che è reprobo, ben lo sappiamo. Se fosse il caso di ricordarlo, il plebiscito che mandò Cristo sulla Croce, non ebbe alcun valore.

Non cominciando dalla radice, a risanarla, la pianta crescerà sempre fradicia e bacata.

Dalle leggi che gridano vendetta al cospetto di Dio, da governi scesi nell’irreligione e nel conseguente caos morale, discende bensì questa politica sordamente perversa, di totale impoverimento. Essa procura una sorta di carestia, che sostiene essere indispensabile per non finire nel baratro. Lingua biforcuta. Essendo falso che una terza via sia preclusa.

Ancor oggi la stessa emittente fiancheggiatrice del gabinetto montiano ha riferito d’una favella della UE secondo cui le cadute dei titoli di stato (con salasso delle nostre tasche, per maggiori interessi da sborsare) si devono alla speculazione, mentre i bilanci statali vanno auguratamene verso il pareggio alimentando la fiducia degli investitori, dei mercati. Baggianate. I fatti dimostrano che gli interessi sul prestito pubblico sono nelle mani degli speculatori e delle banche. Se il governo non vuole spezzare il loro giogo, è un governo sciagurato. E pensiamo alle deprecazioni unanimi contro gli usurai, al fondo anti-usura! Come ce ne fossero di due specie…

Oggi, ancora, il sovrano Mercato ha puntualmente colpito anche la Francia, in occasione delle imminenti elezioni presidenziali. Credo che con Sarkozy o con un altro cambi poco. In ogni caso, il re Mercato la fa da padrone.

 

20 aprile 2012

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