… di buoni e pacifici mussulmani ce ne sono e possono anche essere la maggioranza, ma l’Islam non è affatto buono perché l’odio verso l’infedele, che è chiunque non accetti la legge di Maometto, è un precetto coranico che va osservato e il buon mussulmano non recriminerà mai contro i propri correligionari che perseguono l’obiettivo scritto a chiare lettere e ripetuto più volte nel contesto del Corano.
di Cesaremaria Glori
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Ha suscitato una vasta eco di proteste l’uscita del senatore grillino De Battista volta a giustificare i sacrifici della propria vita cui sarebbero costretti i ribelli islamici pur di causare perdite al nemico e rivendicare la loro indipendenza e la sete di libertà. Questo senatore (quale decadenza della carica!) ha dimostrato di essere un ignorante integrale che parla più per sentito dire e per simpatie ideologiche che per cognizione dei fatti e delle situazioni. E veniamo al dunque. De Battista ha, per primo, fatto confusione fra lo scontro armato in Terra Santa, latente come un vulcano che periodicamente sfoga la pressione causata dall’apartheid esistente in quella martoriata regione, e la guerra rivoluzionaria in atto scatenata dalle milizie islamiche per instaurare il califfato mondiale in Siria, in Iraq, in Libia e altre zone della fascia centroafricana. Queste milizie, composte in massima parte da volontari provenienti dalle più svariate parti del mondo (numerosi quelli europei, soprattutto britannici), tendono a fare una pulizia etnico/religiosa nei paesi a maggioranza islamica ove sono presenti non soltanto cristiani ma anche appartenenti ad altre fedi antiche quanto quella cristiana e, in alcuni casi, ancora più antiche come nel caso dei Yazidi. I Yazidi sono una piccola minoranza che vive in Iraq a contatto con i curdi, alla cui etnia appartengono essi stessi avendo in comune la lingua ma differenziandosene per la fede che è un misto di zoroastrismo, sufismo e altri influssi, anche cristiani. L’obiettivo degli islamisti dell’ISIS non è affatto quello di ribellarsi contro un potere dispotico che opprima la popolazione, bensì quello imperialistico di voler rifondare il Califfato mondiale riunendo tutta la galassia che si richiama a Maometto, purificandola dalle sue eresie e da ogni altra presenzia che non abbia come base il Corano. Altro che ribellismo di gente oppressa da un dominatore dispotico, ma aspiranti despoti essi stessi e per di più di un dispotismo che fa dell’intolleranza religiosa un imperativo religioso.
Diversa è la situazione della Palestina derivante dall’esito della guerra ebraico- palestinese del 1948 con la creazione dello Stato di Israele. In questo caso un popolo disperso nel mondo e perseguitato atrocemente dai nazisti nel periodo 1933/1945, ha voluto ricrearsi la patria nella terra degli avi a spese della popolazione stanziata in quei territori da ben duemila anni. Uno stato artificiale sognato dai sionisti e voluto con ostinata determinazione e perseguito tutt’oggi con altrettanta caparbietà e, occorre riconoscerlo, con indubbia capacità e con tangibili risultati partici. Uno Stato la cui gestazione fu portata avanti da Teodoro Herzl e dai suoi finanziatori, i ricchi banchieri che detenevano un enorme potere nella finanza mondiale. Herzl cercò anche l’appoggio di Pio X al suo progetto, ma questo pontefice lo rifiutò con decisione paventandone le pericolose conseguenze sugli equilibri di quella nevralgica regione del vicino oriente. Quanto avesse ragione lo constatiamo ai nostri giorni. Israele e la Palestina costituiscono un punto nevralgico della pace mondiale e la nascita dello Stato di Israele è stata la causa del risveglio e del revanscismo islamico su scala mondiale.
De Battista non si è mai chiesto chi fossero gli attentatori delle Torri Gemelle di New York e quanto sia costata quella sciagurata impresa. Se lo avesse fatto non si sarebbe espresso con quelle parole che hanno suscitato, sì sorpresa e indignazione ma pure condivisione e plauso. Lo sprovveduto senatore non sa che i 19 attentatori delle Torri Gemelle erano benestanti ed istruiti esponenti del mondo arabo che nulla avevano a che vedere con i poveri contadini e artigiani palestinesi costretti a vivere come intrusi nell’attuale Stato di Israele o come i mujaheddin afgani. L’attentato dell’11 settembre ( o del Nine/eleven come si usa dire nei paesi di lingua inglese) è costato, per la sola organizzazione, circa 500 mila dollari, senza contare il costo dell’addestramento dei diciannove dirottatori. Un costo non da poco e certamente non alla portata dei poveri palestinesi. Un costo che ha però risarcito abbondantemente, per le conseguenze che ne sono seguite, sia gli ideatori ( Al Qaeda) che il movimento islamico mondiale. Il Nine/eleven ha aperto una vera e propria voragine nei conti dell’Occidente,in primis gli Stati Uniti. Si calcola che i costi diretti subiti per rifondere il danno siano stati di circa 27 miliardi di dollari, senza contare quelli degli interventi successivi e quelli sostenuti in Iraq e in Afganistan, che hanno coinvolto anche noi italiani. Il costo giornaliero delle truppe stanziate in questi territori, le perdite umane subite, il costo di impiego dei caccia-bombardieri che sovvengono in appoggio delle truppe a terra impegnate nelle difficili situazioni a contatto con un nemico sfuggente e in grado di disperdere i propri interventi su superfici estese di già vasti e impervi territori, non sono facilmente quantificabili. Un risultato l’Islam lo ha sicuramente raggiunto. Non c’è alcun dubbio, infatti, che una decisiva concausa della crisi economica mondiale in atto dipende proprio dagli elevati costi per fronteggiare il terrorismo mondiale, un terrorismo che non è affatto quella ultima risorsa del povero mussulmano che non ha altra scelta per ribellarsi all’oppressore che farsi saltare in aria seminando morte e distruzione quasi sempre fra la popolazione civile. Questo terrorismo persegue fini che sono propri della guerra totale, una guerra, cioè, portata contro la popolazione e la economia degli Stati aggrediti. Un conto erano le azioni dei Ceceni per opporsi alla restaurazione dello Stato imperialista sovietico, azioni che potevano avere una loro legittimazione sotto l’aspetto del diritto internazionale di un popolo che cerca di difendere la propria libertà ed autonomia. Un altro conto sono le lotte interne, vere e proprie rivoluzioni intese a rovesciare i regimi attuali per imporre un regime che, a ben vedere, è molto più oppressivo e totalitario di quanto lo potevano essere quelli dei vari dittatori che si erano imposti nei paesi a maggioranza islamica. L’Occidente non ha ancora compreso, ovvero si ostina a non volerlo ammettere, che è in corso una guerra totale che l’Islam ha dichiarato unilateralmente all’intero Occidente già prima del Nine/Eleven con i vari attentati terroristici in varie zone del pianeta, quasi sempre su obiettivi statunitensi. Gli USA costituiscono, infatti, l’espressione più appariscente e rappresentativa del mondo occidentale. Un mondo che risponde a questo attacco con grande dispiego di mezzi ad alta tecnologia; mezzi che comportano un dirottamento di ingenti risorse verso bisogni di natura strettamente militare e assolutamente non suscettibili di germinare un ritorno economico se non quello di arricchire i fabbricanti di quei mezzi. Oggigiorno le guerre sono soprattutto economiche e non c’è dubbio che questa guerra che l’Islam ha dichiarato e sta conducendo contro l’occidente la sta vincendo alla grande. Si pensi soltanto ai costi derivanti dall’impiego di uomini e mezzi in territori sempre più numerosi ove continui episodi di terrorismo e di latente guerra sotto forma di guerriglia richiamano interventi cui si pone mano con risposte inadeguate che finiscono per galvanizzare e convincere, chi le fomenta e le sostiene, che esse sono pienamente fruttuose per il raggiungimento dei fini che si pongono. Fini che sono l’impoverimento dell’ odiato, anzi esecrato, infedele Occidente e il suo avvilimento e scoramento di fronte agli insuccessi e al proliferare di questi focolai di rivolta rivoluzionaria. I segnali ci sono stati ma nelle varie cancellerie d’Europa e dell’Occidente ci si continua ad illudere sul Buono e pacifico Islam. Certo di buoni e pacifici mussulmani ce ne sono e possono anche essere la maggioranza, ma l’Islam non è affatto buono perché l’odio verso l’infedele, che è chiunque non accetti la legge di Maometto, è un precetto coranico che va osservato e il buon mussulmano non recriminerà mai contro i propri correligionari che perseguono l’obiettivo scritto a chiare lettere e ripetute più volte nel contesto del Corano. Un simbolo della arrendevolezza dell’Occidente è stata la fallimentare dottrina Petraeus, il generale americano penosamente uscito fuori dalla scena politico – militare per un infortunio di natura sentimentale, probabilmente fatto emergere quando ci si era resi conto del fallimento della dottrina propugnata. Petraeus si era imposto con la dottrina dell’Armed Social Work, una prassi che intendeva conquistare i cuori e le menti della popolazione nell’illusoria convinzione che si potessero attrarre le simpatie delle genti mussulmane educandole verso forme di vita in un certo modo compatibili con le mode occidentali. Pia illusione. Ciò che separa il mondo occidentale da quello islamico, pur nelle sue diverse manifestazioni, sono abitudini e modo di vita che affondano le loro radici in civiltà ultra millenarie. Un abisso come hanno dimostrato le guerre aspre contrassegnate da episodi di estrema crudeltà che da oltre un millennio contraddistinguono la lotta fra Cristianesimo e Islam. L’occidente s’era illuso che negando le radici cristiane della civiltà occidentale, richiamandosi unicamente all’eredità delle grandi rivoluzioni (inglese, francese e russa) che hanno portato l’Uomo ad essere l’unico arbitro della propria vita, si potesse instaurare un proficuo dialogo con l’Islam e con le altre religioni. Si era accusato di imprudenza Benedetto XVI per avere richiamato un antico dialogo fra due intellettuali delle due fedi, in cui da parte cristiana si poneva l’accento sulla carenza della razionalità in chi segue il testo coranico senza l’apporto della ragione. Accusa che fu sollevata soltanto dai Media occidentali e che non aveva suscitato alcuna protesta da parte islamica sino a quella denuncia mediatica. All’Islam non parve vero di accodarsi con clamori e proteste di piazza tanto più violente e rumorose quanto tardive e prive di connotati di ragionevolezza, quasi a confermare che il monito del pontefice fosse tutt’altro che infondato.
Al giorno d’oggi dobbiamo assistere, qui in Italia, a due episodi penosi: quello dello sprovveduto senatore grillino e quello ancora più sconcertante del Ministro dell’Interno Alfano di riconoscere il fallimento dell’operazione Mare Nostrum, posta in atto sull’onda emotiva del Vergogna, Vergogna, Vergogna di Papa Francesco lanciato sul molo di Lampedusa. Quel monito non poteva certamente essere rivolto all’Italia, la cui colpa sarebbe stata quella di non far perire quei poveri disperati che abbandonano i loro paesi in preda a convulsioni rivoluzionarie ove la componente islamica è quasi sempre prevalente. Soltanto dopo che oltre centomila rifugiati, mantenuti a suon di costose risorse italiane, sono approdati in Italia, ci si è resi conto che non è nostro compito dare rifugio ai disperati che fuggono da guerre e stermini di massa. Dovrebbero pensarci l’ONU e gli altri organismi sovrannazionali che poco o nulla hanno fatto e fanno per impedire queste tragedie che hanno ormai assunto una diffusione da esodo biblico a livello planetario. Soltanto ora si comincia a capire che questa invasione non è soltanto di disperati ma anche di avanguardie venute a stanziarsi in Occidente, anzi soprattutto in Europa, sfruttando le nostre leggi. Avanguardie che portano avanti quel progetto che risale agli anni Settanta dello scorso secolo e fatto conoscere dal proclama del leader algerino Boumedienne all’assemblea dell’ONU: Verrà l’ora in cui il mondo dei poveri invaderà il grasso e ateo Occidente grazie alle sue stesse leggi e lo conquisterà grazie al ventre delle proprie donne.
Ai nostri giorni il ventre di quelle donne ha già dato i suoi frutti e i figli nati in Occidente da madri islamiche costituiscono la parte più arrabbiata e crudele delle milizie islamiche volontarie presenti in Siria, in Libia, in Iraq, in Afganistan e presto anche in altre zone nevralgiche se l’Occidente continuerà a baloccarsi con l’Omofobia e con il sostegno arrogante e intollerante verso le malsane teorie Gender e l’Omosessualità assurta a diritto soggettivo perfetto. Mala tempora currunt! A guardare con occhio disincantato e attento ciò che avviene oggi in Occidente si comprende bene la validità dell’antico detto: deus dementat quos perdere vult.
3 commenti su “L’abissale ignoranza dei Grillini e la resa dell’Occidente – di Cesaremaria Glori”
Quando qualcuno che “conta” veramente comprenderà a fondo questi problemi e si darà da fare concretamente per arginare la catastrofe?
Comunque ottimo articolo! Grazie!
Preghiamo incessantemente, e che Dio abbia pietà di noi
Lucida analisi, efficace esposizione. Grazie!