L’agnello pasquale e l’inganno animalista. La buga abbocca!  –  di Roberto Pecchioli

Il principale obiettivo dei finti difensori degli agnelli è la distruzione attraverso il senso di colpa unito all’assurda equiparazione dell’uomo agli altri viventi, delle tradizioni, usi, costumi ed abitudini alimentari dei popoli. L’umanità a taglia unica deve avere gusti gastronomici in linea con i disegni e le volontà delle cupole di potere, i cui obiettivi antiumani e malthusiani sono chiari almeno a chi osservi la realtà senza le lenti deformanti della propaganda e delle ideologie mondialiste.

di Roberto Pecchioli

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Silvio Berlusconi si fa fotografare mentre dà il biberon ad un agnellino, sotto lo sguardo estasiato della signorina Francesca Pascale, la sua convivente-nipotina di mezzo secolo più giovane. A lato, sorride felice Michela Vittoria Brambilla, deputata, ex ministro della Repubblica (o tempora, o mores!), imprenditrice ed animalista. Per non essere da meno dell’odiato Cavaliere, Laura Boldrini la presidenta ha adottato alcuni agnelli, portandoli a Montecitorio, una stalla modello assai rinomata. Nelle città italiane campeggiano manifesti di sei metri per tre che intimano di non cibarsi, nelle festività pasquali, del povero ovino. Toni ed immagini scelte sono il consueto repertorio di luoghi comuni del moralismo buonista/progressista, con in più un sottinteso razzismo etico nei confronti degli odiati “carnivori”.

Persino il povero ragazzo di Alatri ucciso in discoteca ha fatto le spese della violenza verbale vicina all’odio di qualche vegetariano. Una sua foto su Facebook lo ritraeva fiero con un pesce appena pescato. Il commento di qualche gentiluomo o gentildonna social, pacato ed equilibrato come si confà a paladini della vita è stato: morte chiama morte. In una trasmissione televisiva, un’altra squinternata in confusione mentale ha affermato che, in fondo, non c’è gran differenza tra chi uccide una mosca e gli assassini di “umani”. Umano, per chi non lo sapesse, è il termine dispregiativo alternativo ad uomo oppure essere umano con cui questi nuovi Buoni e Giusti chiamano i conspecifici. Il loro pensiero, mutuato da autori come Desmond Morris (La scimmia nuda) o James Lovelock, il teorizzatore di Gaia, il pianeta Terra visto come un unico superorganismo di cui l’uomo sarebbe una fastidiosa escrescenza, è ormai apertamente antiumano: una sorte di egalitarismo tanto estremo da porre sullo stesso piano le zanzare, gli stessi vegetali e la specie umana.

Naturalmente, la maggior parte di loro ignora assolutamente le correnti di pensiero che ne ispirano azioni e pensiero. Pervasi da un vago quanto irascibile irenismo, solo i più problematici conoscono almeno le principali correnti dell’ecologia profonda alla Arne Naess.  Sono soltanto gli inconsapevoli destinatari di un messaggio che proviene dall’alto e che chiameremmo volentieri “la buga abbocca”, se non temessimo di ferire i loro delicati sentimenti di nemici, tra le altre attività umane, della pesca. La buga, più correttamente boga, è un pesce piuttosto spinoso che vive nei mari scogliosi e si pesca molto facilmente. Ai tempi del programma televisivo Drive In il comico genovese Enzo Braschi (in realtà un fine e colto intellettuale) lanciava la battuta “la buga abbocca” con il pollice sotto i denti per deridere le infinite forme dell’ingenuità umana.

Possibile, diciamo noi, che non desti qualche sospetto il dispiegamento di mezzi, cioè denaro sonante, a difesa degli agnellini? Riempire le città di grandi cartelloni costa molto, ben difficilmente frutto di benemerite collette tra pie donne. Viene da pensare a quante persone (umane!) in difficoltà avrebbero potuto aiutare gli animalisti vegetariani o vegani unicamente diffondendo i manifesti in bianco e nero! No, non interessa, tutto il contrario, e comunque non sono i mezzi economici a mancare agli organizzatori per svolgere la loro attività di pesca delle bughe.

La verità è infatti che si è posta in azione una delle tante macchine del consenso per far passare alcuni messaggi. Il principale obiettivo dei finti difensori degli agnelli è la distruzione attraverso il senso di colpa unito all’assurda equiparazione dell’uomo agli altri viventi, delle tradizioni, usi, costumi ed abitudini alimentari dei popoli. L’umanità a taglia unica deve avere gusti gastronomici in linea con i disegni e le volontà delle cupole di potere, i cui obiettivi antiumani e malthusiani sono chiari almeno a chi osservi la realtà senza le lenti deformanti della propaganda e delle ideologie mondialiste. Dopo decenni di sistematica decostruzione, l’umano occidentale si vergogna così tanto del proprio passato da odiare i cacciatori, dipinti come un branco di assassini, e disprezza il mondo contadino di cui è figlio.

Detto, ad uso di chi non si fosse mai occupato del problema, che vegetariani sono coloro che non consumano carni, mentre i vegani rifiutano qualunque alimento di origine animale (latte, uova, formaggio), va affermato che sono tutti militanti inconsapevoli quanto inconsulti di un fronte dei ricchi del pianeta interessati ad azzerare le opzioni di consumo per uniformare il mercato, in barba alle belle storie sulla biodiversità, la filiera corta ed il mitizzato consumo alimentare a chilometri zero.

Hanno buone ragioni, al di là dell’ovvia legittimità delle scelte individuali, a ricordare l’impronta ecologica eccessiva delle carni rosse, poiché l’allevamento bovino consuma risorse idriche immense e rilascia quantità impressionanti di anidride carbonica; allo stesso modo, le abitudini alimentari di imitazione americana che hanno generato l’aumento enorme del consumo sono oggi criticate per molti e serissimi motivi medici, così come la pessima abitudine di rimpinzare gli animali di estrogeni o addirittura di nutrire razze erbivore con mangimi di origine animale.

Le condizioni degli allevamenti intensivi di animali destinati all’alimentazione umana sono molto spesso un’efficace propaganda del vegetarianesimo, ma la specie umana è onnivora. Strano dover ribadire ovvietà, ma dinanzi ai fatti non c’è argomento che tenga. Non si può, non si deve andare contro natura. Il futuro alle porte è quello di un universo in cui i ricchi mangeranno e gran parte degli altri saranno costretti a brucare, oppure dovranno cibarsi di insetti, che, dicono i soliti, quelli che mandano avanti i talebani della nutrizione equa e solidale, saranno la proteina del futuro.

Ahi, ahi, ahi, primo problema: anche blatte e coleotteri sono dei viventi, urge una mobilitazione a sostegno dei loro diritti. Sì, perché il simpatico agnellino allattato premurosamente dal Cavaliere, a ben altre carni interessato, è morbido, carino, docile e simpatico, desta tenerezza, compassione, protezione. Ma come la mettiamo con i ratti? Aboliamo le derattizzazioni e le imprese che le eseguono, in nome della non violenza e del rispetto del creato, anzi di Gaia. I serpenti, poi, cui la Bibbia assegna il ruolo di nemico della donna (più correttamente, della femmina umana), non godono certo della simpatia popolare, neanche quella dei cuccioli di pecora.

Iene e sciacalli hanno pochi difensori; il lupo è più controverso. Nemico storico dell’uomo agricoltore e cacciatore, protagonista di storie mitiche e di fiabe sempre nel ruolo del cattivo, gode di una riabilitazione moderna. In fondo, è carnivoro per natura, non ha colpa, lui, se sgozza gli agnelli e li lascia sul posto. Infine, ci sono i poveri pesci. A parte qualche estremista come chi ha offeso la memoria del povero Emanuele Morganti, raramente si ascoltano intemerate contro i pescatori. Eppure, i pesci muoiono soffocati tra lenze e reti a strascico. Si vede che, muti come sono, non si lamentano abbastanza.

Tutte queste considerazioni per smascherare contraddizioni ed assurdità di un movimento, quello contrario all’alimentazione carnivora umana, che nega la natura biologica della nostra specie ed insieme tende a privarci di una libertà, sottraendoci un pezzo della nostra identità, legata alle abitudini, ai costumi e persino ai rituali del cibo e dell’alimentazione. Ma, ripetiamolo ancora, è solo la buga che abbocca all’amo di pescatori potentissimi ed assai malintenzionati.

Con tutti i suoi difetti, l’allevamento animale intensivo ha comunque sfamato miliardi di esseri umani. Va ripensato, alla luce dei costi ambientali e di un rapporto con la natura che non sia esclusivamente di dominazione, ma innanzitutto di custodia. Nel Genesi, Dio assegna agli uomini il dominio sugli animali, ma subito dopo affida loro la cura, la tutela, la protezione del creato. Sono state le rivoluzioni industriali, e le ideologie che le hanno sorrette ed alimentate a ribaltare il rapporto, costruendo un’economia basata sullo sfruttamento generalizzato: risorse, cose, uomini, animali.

Forse sarebbe opportuno che molti si accorgessero di essere manipolati, di essere diventati gli utili idioti di una globalizzazione che riduce in schiavitù centinaia di milioni di uomini, esclusi dal banchetto globale, inchiodati alla miseria. Non è abbassando l’uomo al livello del pollame che si risolvono problemi, o facendolo vergognare del ruolo privilegiato assegnato dalla creazione. L’uomo è stato cacciatore ed è ancora pastore ed allevatore. Dagli animali ha tratto nutrimento e tanto altro, ha il dovere del rispetto verso di loro, quel rispetto che millenni di civiltà contadina hanno mantenuto non sfruttando oltre misura il bestiame, non forzandone la natura. Dietro le campagne animaliste, insieme alla sincerità mal riposta di molti, si nasconde l’immenso affare del controllo del nutrimento di miliardi di uomini, un progetto di dominio che parte dai bisogni primari.

Nei grattacieli donde si comanda il mondo orientando il futuro qualcuno possiede le tecnologie relative ai semi ed alle ricerche nel mondo vegetale. C’è chi (la Bayer) spende 75 miliardi di dollari per comprare la Monsanto, dominatrice del sistema, quello sì criminale, degli organismi geneticamente modificati, che brevetta i semi usati da millenni dalle popolazioni del mondo per rivenderli a caro prezzo ed imporre le sementi da rinnovare ogni anno, insieme con i diserbanti chimici che inquinano le falde acquifere. Nella guerra commerciale in atto, la crescente superpotenza cinese non sta con le mani in mano ed acquista la concorrente di Monsanto, Syngenta, ed intanto compra a prezzi di saldo ampi pezzi dell’Africa fertile, con buona pace dei nemici dello schiavismo e colonialismo occidentale, poiché deve pur nutrire la sterminata massa dei suoi cittadini deportati dalle campagne per industrializzare ed inquinare oltre ogni limite enormi porzioni del suo territorio.

Intanto, ci impongono di scordare le nostre abitudini alimentari millenarie, frutto di un rapporto con il territorio di amicizia e comprensione. Nel caso degli ovini, nessun pastore si è mai sognato di buttare via la lana delle pecore, come fa oggi l’uomo civilizzato, o di macellare animali troppo giovani. L’uso cristiano di uccidere gli agnelli in certe occasioni come la Pasqua rimanda alla dimensione del sacro, al sacrificio di privarsi di una ricchezza per rendere omaggio a quella dimensione ulteriore, “altra” che l’uomo ha avvertito entro e sopra di sé come un privilegio del quale ringraziare un Dio. L’agnello di Dio non toglie, come recita la pessima traduzione maccheronica del verbo tollere, ma prende, assume su di sé, i mali del mondo.  Il Corano fu inizialmente rivolto a popolazioni nomadi di terre desertiche. Ovvio che condannasse l’uso dell’alcool e l’allevamento di suini: condotte insalubri sgradite ad Allah.

L’uomo contemporaneo ha smarrito ogni riferimento al sacro, precipitando in un imbuto con due opposti: da un lato la condizione umana vissuta come dominio, sfruttamento, ambizione smodata sganciata da qualunque senso morale. Dall’altra, la riduzione ad essere tra gli esseri, diverso soltanto per le più complesse prestazioni cerebrali. Una bestia tra tante, con più sinapsi ed un’ideologia di uguaglianza tanto estrema da non distinguere tra l’omicidio e la sussistenza che ci ha fatto cacciare prima, allevare poi molte razze animali senza farle estinguere. Sapevamo già tutto della biodiversità, senza piangere sugli agnellini e senza strillare assassini ai cacciatori, tacendo magari su chi nega la cure a milioni di malati che non possono permettersele o su chi banalizza la soppressione degli “umani” non ancora nati.

E’ un terribile mondo carico di contraddizioni insanabili, quello che festeggia, o semplicemente prende atto, di una ricorrenza che è così umana da essere divina, la resurrezione di un predicatore palestinese, un ribelle messo a morte dal potere costituito. La tradizione, dalle nostre parti, prescrive di sacrificare degli agnelli, simboli di quel Cristo.

Berlusconi, la Boldrini ed una strana alleanza di iperpadroni, pacifisti, animalisti e “umani civilizzati” non vogliono. Pretendono che sotto tutti i cieli ciascuno sia identico ad ogni altro, mangi la medesima sbobba, soia, tofu, organismi geneticamente modificati, forse insetti. E’ il mondo nuovo, indigesto e tutt’altro che biodegradabile, ma i suoi cantori passano per oppositori, trasgressivi, progressisti, emancipati! Forse era meno peggio il tempo in cui si pretendeva di liberare l’umanità con Falce e Martello. Oggi con Felce e Mirtillo, dell’uomo, anzi dell’umano, ci vogliamo liberare. Con il pretesto di salvare l’agnello dalla Pasqua, corriamo verso il gregge globale: i pastori ringraziano, e si fregano le mani.

24 commenti su “L’agnello pasquale e l’inganno animalista. La buga abbocca!  –  di Roberto Pecchioli”

    1. Cara Teresa, in effetti il veganesimo (non dettato da mere scelte di igiene alimentare), l’idea stessa di Gaia-il-pianeta-che-vive, e l’animalismo sono tutte forme di ilozoismo. Parola complicata che deriva dall’unione di due sostantivi greci, ossia la materia anche quella inorganica (hyle) ha una propria anima (zoe). Cioè un sasso, una pianta, un gatto, un bambino hanno tutti un’anima vivente. Se non è neo paganesimo questo…

        1. L’animismo e’ l’evoluzione dell’ilozoismo; questo afferma che tutta la materia abbia un’anima vivente, il primo ne deduce che allora tutto è Vita, e come tale e’ divinità. Nei fatti si tratta di una palese negazione dell’unicità dell’uomo, quale unica creatura capace di anima ed intelletto; negato questo, Dio e la Sua Incarnazione sono completamente negletti.

          1. “Anima Mundi” di Giordano Bruno e affini. Ci si prostra alla Natura considerata “Dio”.(Spinoza).
            Dalla perversione del filone ebraico (Spinoza) e di quello cattolico qualificato (Giordano Bruno), l’esplosione del satanismo pseudo-scientifico.
            Saluto tutti, non avrò collegamento internet per qualche giorno

  1. Ottimo articolo. Peccato che i vegani e vegetariani abbiano lo stesso tasso di cancro e infarti di chi mangia salumi e carne rossa…ma tutti abboccano alle favole dell OMS. ..

  2. Mi consenta (direbbe un Berlusconi ancora in forma)… La “predicazione” contro il pranzo pasquale con l’agnello è specificamente, squisitamente, anticristica. Ciò che interessa non è che “noi ci priviamo di un agnello”, ma che Dio ha immolato il Suo Agnello per noi.
    Ciò significa:
    1- che Dio è Giusto e Misericordioso insieme
    2- che la condizione dell’uomo non redento è spaventosa. Talmente grave da muovere il Creatore a fare l’ “impensabile” per noi
    3- che i molti sacrifici, compresi quelli del Vecchio Testamento, da quel Giorno sono aboliti e sostituiti dall’ Unico e Perfetto Sacrificio di Cristo
    4- che il Sacerdozio cattolico è immensamente grande, e non ha nulla a che vedere con i “sacerdozi” puramente umani

    Quattro punti combattuti ogni giorno, ogni minuto, dal Biancovestito e dalla pubblicistica massonico/protestantica/russoviana

  3. Cosa faranno Berlusconi e la Boldrini degli agnelli quando saranno cresciuti?
    Se non sbaglio gli allevatori macellano da piccoli i maschi, allo scopo si evitare di avere troppi montoni nel gregge. Sarebbe interessante sapere come li controlleranno dopo che saranno cresciuti.

  4. Complimenti per questo utile articolo che non mancherò di diffondere fra amici e conoscenti (su molti dei quali, ahimè, sta sempre più attecchendo questa ideologia pestifera).

  5. Luciano Pranzetti

    Sono onnivoro: carne, pesce, verdure, formaggi, e niente “abbacchio” a Pasqua e negli altri giorni. Tanto per chiara premessa. Nell’articolo si affferma e si disegna una natura umana “onnivora” quasi a dire che sia tale uscita dalle mani di Dio il quale, invece, così si precisò: “Ecco, io vi do ogni pianta che fa seme, su tutta la superficie della terra e ogni albero fruttifero che fa seme: questi vi serviranno per cibo. E a tutti gli animali della terra e a tutti gli uccelli del cielo e a tutto ciò che sulla terra si muove, e che ha in sé anima vivente, io do l’eba verde per cibo”. E così fu. (Gen. 2, 29/30). Dopo il peccato, tutti sono contro tutti, ogni ordine si capovolge, compreso quello alimentare che viene sancito allorché, dopo il diluvio Dio, permetterà di mangiare “tutto ciò che si muove” a certe condizioni.(Gen. 9, 1/7). L’uomo è creato vegetariano (S. Th.I, 97, 3, ad unum – SCG IV, 83), diventa onnivoro solo dopo il peccato. Affermare apoditticamente che la natura umana “è” onnivora, cioè tale è per creazione, non è corretto nei confronti della parola di Dio.

  6. Carla D'Agostino Ungaretti

    Da buona romana attaccata alle nostre millenarie tradizioni, non rinuncerei mai a Pasqua al classico abbacchio al forno. Mangiare carne, come bere vino, fa parte della festa e lo stesso Padre Misericordioso fece uccidere il vitello grasso per festeggiare il ritorno del figliolo prodigo e Gesù, alle Nozze di Cana, pose rimediò all’esaurimento del vino perché anche Lui, che era Dio, banchettava volentieri con i Suoi amici. Tutto il resto è chiacchiera, perché l’apparato digerente dell’essere umano è stato programmato da Dio (o dalla natura, per chi non crede in Dio) per essere onnivoro e chi nega questa verità o è stupido o è in malafede, come scrive Roberto Pecchioli. Detto questo, lungi da me l’idea di criticare le abitudini alimentari di quei VIP che tirano solo acqua al loro mulino politico, ma la piantassero di abbindolare in ogni modo il c. d. “popolo cojone” (mi si perdoni l’espressione, che non è mia ma di un grande poeta romano che aveva capito tutto: Trilussa)

  7. Io,seguo il Vangelo di Cristo, nel quale non è scritto affatto che non bisogna mangiare carne o pesce, e di cui Cristo si è cibato in tutta la Sua vita…
    quindi, per quanto mi riguarda,tutto il resto sono …chiacchiere!
    Buon cosciotto di agnello a tutti!|:-)

  8. Articolo splendido e illuminante ma con una svista laterale di non poco conto: il “predicatore palestinese” in realtà era giudeo. Per giunta “re dei giudei”. Che le autorità del suo popolo l’abbiano rifiutato non cambia il dato storico. La Giudea fu chiamata Palestina dai romani solo dopo il fallimento delle rivolte giudaiche, cioè un secolo dopo Gesù. Che mai fu palestinese. In un articolo onestamente teso a preservare la nostra identità religiosa, nazionale e perfino alimentare, mi pare corretto precisare l’identità nazionale, religiosa e alimentare (anche quella.Nella sua vita terrena Gesù mangiava Kasher) del Figlio di Dio.

  9. Ringrazio per il lucidissimo intervento.
    Da parte mia, ho inviato a “Sua Boldrinità” l’immagine di un feto (umano…) di 12 settimane e il messaggio: “Buona Pasqua con centomila agnellini umani da salvare”. Ho dovuto dare nome, indirizzo e quant’altro. Ma l’ho fatto con gioia e orgoglio. Non ho paura di chi macella la carne umana ma non può fare nulla alle nostre anime.
    Buona Pasqua anche a tutti voi

  10. Lunga vita al Dr. Crevani!
    Che Dio le renda merito per questo suo atto coraggiosissimo, lei, con quel gesto, ha gridato la Verità che ( forse) cadrà nel nulla! ma questo a noi seguaci di Cristo, non importa…
    sappiamo molto bene,cosa Egli…”guai quando parleranno bene di voi e per causa mia diranno ogni male”….

  11. In questa santa Pasqua non ho mangiato agnello ma non mi sarei fatto alcuno “scrupolo” a farlo!
    Neppure mi faccio problemi ad uccidere gli animali molesti (topi, insetti, ragni).
    Dal punto di vista morale mangiare agnello, tacchino o fagioli è equivalente.
    Il rispetto per il creato e per le creature non deve farci dimenticare l’ordine di importanza di ciò che esiste e non può farci mettere gli animali alla pari (o addirittura al di sopra) dell’uomo.
    Apprezzo la precisazione dell’ottimo Prof. Pranzetti, so che ama molto gli animali ma nel modo giusto e senza invertire l’ordine di importanza delle creature: gli animalisti che non sopporto sono quelli alla Veronesi o alla Peter Singer: quest’ultimo è abortista, eutanasista, favorevole all’infanticidio (anche di bambini non malati), favorevole al “matrimonio” fra uomini e animali, alla sodomia…e schifosamente animalista, al punto che ha detto che è meglio uccidere un bambino malato che un vitello sano e che, dal punto di vista morale, non c’è differenza fra l’uccidere un neonato e l’uccidere un pesce…

  12. …purtroppo gli animalisti alla Peter Singer, portatori di un ideologia disumana, antiumana e anticattolica (che vorrebbe addirittura limitare le nascite umane per il bene degli animali o di “Gaia”), stanno aumentando!
    Anche la Bonino è simile a Singer: abortista ma animalista (e ovviamente anticattolica, pro-sodomia e pro-eutanasia).
    E che dire di Veronesi, l’animalista, vegetariano, ateo, abortista, eutanasista, a favore delle pillole-killer e che diceva che la condizione naturale dell’uomo è quella di essere bisex?
    Gente come Singer, la Bonino e Veronesi sono accomunati dalla seguente pentade (ateismo (o almeno anti-cattolicesimo), animalismo, abortismo, eutansismo e omosessualismo)…e gli utili idioti da loro influenzati stanno rovinando il mondo: vorrebbero eliminare Dio e mettere l’essere umano alla pari, anzi al di sotto (stessi diritti ma più doveri) delle bestie…addirittura si indignano MOLTO di più se un uomo PER LEGITTIMA DIFESA uccide una grossa belva, rispetto a quanto si indignano se una belva non ben custodita riesce a fare una strage di persone!

  13. In una trasmissione televisiva, un’altra squinternata in confusione mentale ha affermato che, in fondo, non c’è gran differenza tra chi uccide una mosca e gli assassini di “umani”: e magari una tale mentecatta è pure a favore dell’aborto.

  14. L’animalismo contemporaneo è solo apparentemente (e strumentalmente) fondato sull’etica. In realtà, non è altro che una delle cento teste della Rivoluzione.

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