Sotto l’ombrellone si può leggere un saggio? È una scommessa scostarsi dalla narrativa e un saggio, oltretutto, che si occupa di astronomia: perché no? Ne è prova L’altra faccia dell’Universo, I segreti della materia e dell’energia oscura, di Luca Amendola, edito dal Mulino nel 2018 (pag. 161). L’autore, classe 1963, è professore di fisica a Heidelberg in Germania. La sua area di ricerca è la cosmologia e l’astrofisica.

Alcuni anni fa uno scrittore italiano suggeriva ai giovani freschi di esame di maturità con l’ambizione di diventare scrittori di iscriversi a Geologia, lo studio delle pietre avrebbe dato loro stimoli e aperto le menti per diventare letterati. Credo che un consiglio analogo valga per il cristiano che voglia quaerere Deum.  Cosa meglio della fisica (ma anche della matematica e della chimica) per poter vivere la propria fede attraverso le coordinate dell’uomo contemporaneo (cioè quelle di ciascuno di noi che usa la luce elettrica, l’automobile, lo smartphone ecc.) che non può riprodurre più né il tempo di san Gregorio Magno, né in quello di sant’Alfonso de Liguori. Dice il nostro autore a pag. 9 dell’Introduzione: “Le leggi della natura, per quanto ne sappiamo, sono le stesse dentro il computer, nel nostro cervello, negli acceleratori di cellule, nel cuore delle stelle, neri buchi neri in fondo all’universo”.

Anche per la persona più a digiuno, prendere in mano un libro di fisica rappresenta un’emozionante avventura non tanto nel cuore del materialismo, preoccupazione costante di coloro per i quali la gradazione degli occhiali è posizionata sulla paura, ma nel cuore della Creazione.

Se è vero che qualche pagina centrale del saggio di Amendola comporta una digestione complessa (ma l’autore  suggerisce premunendosi in precedenza di liofilizzarla per coloro che non si sentono di affrontare qualche incognita) ci sono pagine godibilissime che… (rischiamo?) potrebbero essere un aiuto per aprire la porta alla contemplazione. Un esempio?

Pag. 28: “Tutte le leggi di conservazione che determinano la natura dei fermioni e dei bosoni, vale a dire di tutti i fenomeni naturali, originano in ultima analisi da simmetrie”. E a pag. 29: “L’aspetto interessante è che la teoria simmetrica, sotto sotto, esiste ancora e può rivelarsi intatta alle altissime energie, per esempio, nell’universo primordiale.  É nell’universo freddo in cui viviamo oggi che le masse si congelano a un valore diverso da zero, per fortuna, perché altrimenti vivremmo in un mondo angelico, armonioso, simmetrico, pieno di radiazioni, ma completamente privo di materia. Un paradiso dei matematici, forse, ma non per noialtri.  La rottura spontanea della simmetria è il peccato originale che ci libera da un paradiso invivibile.”

Dopo aver guardato con meraviglia la volta celeste, sostenuti dalla mano di Dio, forse potremmo compiere qualche passo per conoscerla più profondamente la mano di Colui il cui nome non si vuole (o non si riesce?) più pronunciare.

Il pensiero corre a sant’Agostino, qualche sua pagina acquista un sapore più ardente e saremo in grado di compiere con lui il percorso tormentato per far luce sul Mistero! 

Torniamo al libro.  È estremamente interessante il capitolo dedicato alla storia del cosmo, l’incipt è tonante (pag. 35): “Tutti sanno che l’universo è nato quattordici miliardi di anni fa con un gran botto, non è vero? No, sorry, fake news.  Non sappiamo se o come sia -nato-, non sappiamo se sia successo quattordici miliardi di anni fa e sicuramente non è stato un botto.  Quello che sappiamo è che poiché l’universo si sta attualmente espandendo, nel passato le galassie dovevano essere più vicine. Tenendo conto che la velocità di espansione era maggiore nel passato e che dipende da quanta e quale materia compone il cosmo, con qualche approssimazione possiamo dire che quattordici miliardi di anni fa le galassie, tutte le galassie, erano a distanza zero l’una dall’altra. Zero?  In un certo senso sì. Nel loro moto a ritroso nel tempo, stelle polveri, gas, pressati ad alta temperatura, si decompongono fino a raggiungere uno stato di densità cosi alta che…uno stato di materia denso è opaca e non lascia filtrare nessun raggio di luce”.

Non viene voglia di riprendere in mano il Genesi e rompersi la testa direttamente su quelle antiche parole e lasciando da parte il materiale predigerito  dai biblisti guardare invece ai grandi mistici dell’essenza, Meister Eckhart o san Giovanni della Croce per esempio. E che dire di quella geniale intuizione del cardinal Newman: camminiamo a ritroso verso il regno dei cieli!

A pag. 45 c’è un breve paragrafo dal titolo intrigante: pesare l’invisibile.  Da non perdere come tutto il capitolo (richiede un po’ d’impegno nella lettura, ma la fatica è ampiamente ripagata). Sembra una perfetta esegesi del versetto 13b del salmo 18: ab occutis meis munda me. Il peso della materia che diventa peccato.

Il libro parla di materia oscura; accelerazione cosmica: “Corpi celesti che hanno vissuto stabilmente per milioni o miliardi di anni, passando attraverso varie fasi, ma ritrovando sempre un punto di equilibrio tra gravità e pressione, improvvisamente, imprevedibilmente esplodono nel giro di poche ore espellendo tutta la massa nello spazio” (pag. 65); energia del vuoto,  peso del vuoto: “Le particelle di materia oscura… possono attraversare impunemente la Terra senza interagire con nulla, proprio in virtù del fatto che, per essere oscure, non sentono la forza elettromagnetica, ma solo quella nucleare debole” (pag. 140), in altre parole, per poterle catturare occorre cercare il silenzio cosmico.  Interessante vero?

E si arriva alla conclusione del saggio.  Afferma pensoso l’autore: “Non ho idea se ci sia speranza di un mondo in pace e libertà.  Ma non saprei dover cercarla se non nella scienza” (pag.161).

Quando ormai siamo alle soglie del sinodo di… Wannsee questa conclusione può apparire una tentazione ragionevole e seducente con la quale vale comunque la pena confrontarsi se non altro per non caderci dentro indotti dal senso di vuoto fiore all’occhiello dei signori della soluzione finale del cattolicesimo. 

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