di Piero Nicola
La presidentessa della Camera dei Deputati, recatasi a Lampedusa a dare un segno di cordoglio per la morte dei migranti periti in un naufragio e la solidarietà ai superstiti, ha deplorato in pubbliche dichiarazioni che l’Italia adoperi sistemi – legali – punitivi verso i disgraziati provenienti da oltremare e diretti alle nostre coste, considerandoli clandestini. Il trattamento, ella ha osservato, non otterrebbe nemmeno di arginare l’immigrazione.
Se mai una legge penale (la cosiddetta Bossi-Fini) non dissuada chi intende infrangerla dal violarla, ciò non ne inficia affatto il vigore. È evidente come il rilievo della signora sia stato inconsistente. Semmai, bisogna rimarcare che la scarsa efficacia del provvedimento legislativo si deve alla parziale o omessa applicazione dello stesso, che prevede la forzata riconduzione dei clandestini al luogo di partenza, secondo gli accordi internazionali stabiliti con i Paesi da cui partono i barconi. E questo procedimento, a suo tempo, venne messo in pratica con buoni risultati – come ha ricordato l’ex Ministro degli Interni Maroni. Né sappiamo se quei patti siano stati sciolti unilateralmente dalle Nazioni con le quali furono stipulati, o per consenso bilaterale. Che poi la Signora Presidentessa sia stata in passato, come incaricata dell’ONU, contraria a quella convenzione tra stati e al respingimento di stranieri che non avevano titoli per il diritto di asilo, ciò non deve ledere i doveri della Carica istituzionale che ella oggi ricopre.
Tutto questo è ovvio e palese. Invece, sull’onda delle emozioni, i mezzi di informazione e i commentatori televisivi fomentano il giudizio indignato dal popolo contro il fatto che i naufraghi, e coloro che ne seguono e ne seguiranno le orme, sono considerati violatori della nostra legge e dei nostri diritti.
Per giustificare la temerarietà dei profughi, che mettono a repentaglio la vita dopo il loro espatrio, i vari giornalisti li descrivono costretti a optare per il rischio di morire nella traversata, dovendo fuggire a un’altra morte in Eritrea o in Somalia. Il che è da dimostrare. Necessariamente, essi giungono al Mediterraneo dopo un viaggio lunghissimo, spesso sostando in accampamenti, e ogni Paese che attraversano è responsabile del loro ricevimento e della loro sopravvivenza, e dispongono del denaro con cui pagare i traghettatori. Ma è riferito e noto che tanti vengono dalla Siria, dalla Palestina, sono cittadini egiziani, sono curdi, sono afgani, magrebini, centroafricani come un nostro ministro, ecc.
Tutti perseguitati? Tutti affamati e poverissimi? Tutti in regola con la giustizia di casa loro o almeno con la giustizia in assoluto? Impossibile. Essi dovrebbero almeno venire qui con qualche prova di avere le carte in regola per essere ospitati, mentre spesso distruggono i documenti e si abradono le impronte digitali. Le loro condizioni non sono tali da renderli esenti da ogni responsabilità. Essi non sono soggetti a una tratta di schiavi, non sono incalzati da un nemico sterminatore, e certamente molti che si affidano a trasportatori terrestri e agli scafisti partecipano del loro commercio criminoso, essendone preventivamente a conoscenza.
Si è detto stupidamente che i bambini, i neonati, i nascituri nel grembo materno, non possono rispettare la legge, restano innocenti e non perseguibili. Come se nessuno dovesse rispondere per loro, come se i genitori non fossero maggiormente colpevoli di mettere a repentaglio anche le loro vite, dimostrando un inammissibile disprezzo della vita, che va oltre il fatalismo e qualsiasi motivo culturale, del resto opinabile.
Ma vediamo lo scopo di tanto cimento. Essi mirano a una sistemazione materiale, non dimostrano alcuna speranza di ritorno nella terra natia, alcuna volontà di adoprarsi per migliorarla, alcuna propria aggregazione a questo fine, né al momento dell’arrivo né dopo essersi insediati. Essi si comportano piuttosto da coloni, giacché intendono mantenere usi e costumi, sono restii ad assimilare quelli di chi mette a loro disposizione tutta una civiltà costruita nei secoli e vivente, e tuttavia intendono acquisire la nuova cittadinanza. Domani, certe etnie particolarmente distinte per fattori culturali e religiosi potranno diventare, in base ad essi, colonizzatrici e prevalenti sulla gente autoctona. Sono fatti, i fatti al di fuori di suggestioni e apparenze ingannevoli.
Si è detto che i campi del Sudan dove sostano i fuggiaschi sono terribili, mortiferi e che pertanto è disumano rimanervi. Ma della sussistenza e del trattamento non è responsabile l’ONU, questo organo di tutela internazionale? E i somali, confinanti col Kenia, se non ci vanno, o ne sono respinti, o pretendono di più. Nel primo caso, bisognerebbe prendersela col Kenia e con l’ONU che non provvede. Nel secondo caso… Perché il Kenia, pur avendo masse di poveri (ne abbiamo anche noi, ne hanno gli USA) è una nazione che possiede risorse e la sua economia cresce del 5-6% all’anno. Agli eritrei riuscirebbe più facile attraversare il Mar Rosso e approdare nella ricca Arabia Saudita.
Il Presidente del Senato non è stato da meno. Secondo quanto riferito dalla stampa, egli ha detto che i prescritti accertamenti sui naufraghi, debitamente eseguiti, sono un procedimento inumano, sicché la legge deve essere cambiata. Egli, che presiede all’Organo statale destinato alla formazione e all’approvazione delle leggi, si permette di giudicare sulla loro presunta iniquità, e di giudicare come dovranno essere fatte quelle future.
Dobbiamo ridere o piangere? A voi la scelta. Chi può alzare la voce contro questo mal vezzo di fare ovunque i propri comodi per cavalcare le emozioni e la pietà popolare allo scopo di promuovere i propri disegni politici o anche soltanto opinioni più che discutibili, che andrebbero passate al vaglio della vera morale; chi può additare ancora il senso della verità e della giustizia, lo faccia, perché la piega degli abusi operati su di esse ha raggiunto un stadio per cui diventa sempre più difficile al povero cittadino distinguere quello che è bene da quello che è male, ed egli resta alla mercé dei demagoghi cittadini del mondo prima che italiani, e per i quali Dio, Famiglia, Patria sono realtà sorpassate, o altrimenti stantie, trascurabili, da subordinarsi alla società multietnica.
2 commenti su “LAMPEDUSA. LA PRESIDENTESSA, TERZO MAGISTRATO DELLO STATO, CRITICA LA LEGGE – di Piero Nicola”
Per la signora demagoga e i suoi degni pari, la legge non è intesa come strumento anzitutto di discernimento tra bene e male, che è condizione indispensabile per una sua reale efficacia nella tutela e la protezione da i prevaricatori, ma è solo frutto della ideologia dominante a cui ella (od essi) si ispira, che semplicemente divide il mondo in buoni (coloro che accettano l’ideologia) e cattivi (tutti gli altri). In questo caso, buoni tutti gli immigrati, egoisti e insensibili tutti gli altri.
L’onnipresente ideologia corrente è frutto del relativismo etico combinato (fin quando ancora non si sa) con le macerie delle gloriose vestigia dell’insegnamento cristiano cattolico che sono l’ossatura su cui si è costruita la nostra civiltà (occidentale) e che bene o male tutti abbiamo in qualche modo ereditato, ed è questo monstrum detto “buonismo”, una ideologia insipidamente e pateticamente “buona”, ma solo nella direzione in cui il vento dell’individualismo soffia più forte… e mi permetto di dire che il “volemose bene” senza ‘se e senza ma’ è frutto di un individualismo di comodo piuttosto che di una vera attenzione all’altro e alla reale volontà di soluzione dei problemi …
E moltissimi plaudono inebetiti a questo buonismo frainteso per bontà, dimenticandosi o non considerando affatto che queste fragili sembianze di “bene” terranno fintanto che il relativismo sarà ancora combinato con le anzidette “macerie cristiane”, perchè qualora così non fosse il buonismo sarebbe “cattivismo” bell’e buono. E non ci sarà molto da attendere, anzi per talune tematiche (quelle legate ai valori non negoziabili) già si vedono gli effetti disastrosi e drammatici. Tempo al tempo. Se non ci diamo una svegliata, tutto, proprio tutto, sarà così.
E quando ciò accadrà, spero davvero mai, i barconi dei poveri verranno allora presi a mitragliate.
Ma allora persino questo sarà avvolto da un alone di “bontà” da parte degli ideologi di turno.
E’ tutto condivisibile, in aggiunta che per gli extra-nazionali non avendo ranghi di appartenenza propria della Nazione (anche se tal termine è in primis scalzato dalle stesse classi che detengono il maggior potere,certo al di fuori del teatrino politico) sia un’ingiuria il lucroso mantenimento che ne viene fatto attraverso strutture e soldi in contanti: cellulare nuovo, scheda gratuita per chiamare l’estero, vitto e alloggio in strutture…non bastasse! 35 euro in contatnti al giorno, il che porta la cifra a circa 1000 al mese! un’insoluto e presa per il culo bella e buona per qualsiasi disoccupato o sottopagato cittadino. Tranne che ritengo il pericolo maggiore che infesta la massa di povertà, questa volta dell’Occidente, in mondo differente da Stato a Stato, tuttavia,un astioso problema che colpisce a causa del profondo razzismo classista che esiste tra gli abbienti e non-abbienti; un razzismo che si ripercote dalla classe aristocratica passando in second’ordine tra quella industriale e finanziaria, fino a toccare le forze dell’ordine che paghi del proprio operato si spingono spesso a determinare la giustizia in base al portafoglio. questi stranieri, in sostanza, non sono che gente utilizzata, quello che dev’essere meglio fatto è un rimpatrio sicuro ed economico prima o durante il momento dello sbarco. Riguardo invece la legge Bossi-Fini…prima di tutto i 2 signori in questione sono grotteschi ed attualizzare quell’ingombro è certo meglio di no, in quanto lede leggi sia cristiane che naturali: che poi sono la stessa cosa. Non è infatti ammissibili anteporre la prigionia in un campo di concentramento a clandestini piuttosto che oppositori politici.