L’angolo di Gilbert K. Chesterton – grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

Inizia oggi una nuova rubrica: “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”. Il 1° e il 15 di ogni mese Fabio Trevisan, uno dei più qualificati cultori del grande scrittore inglese, ci intratterrà con recensioni e approfondimenti sulla vita e sulle opere di Chesterton, la cui genialità e profondità, a distanza di un secolo, si rivelano sempre più attuali nella nostra società smarrita e alla deriva.

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chesterton

 

15 dicembre 2014

Il Mondo o la Croce?  Può il mondo rimanere senza Dio o fare come se Dio non esistesse?

di Fabio Trevisan

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zzzscA distanza di più di cent’anni, il romanzo La sfera e la croce di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) sintetizza due qualità che raramente si trovano combinate: la capacità visionaria dell’artista e la concezione teologica e metafisica del sano filosofo, ovvero di colui che vede e pensa “dentro la realtà”, anche quella invisibile e ce la propone in un quadro d’insieme coinvolgente.

L’esito dell’opera è stupefacente e pone degli interrogativi inquietanti ed ineludibili, seppur in una forma paradossale. Infatti, il capitolo inaugurale (Una discussione campata in aria) trae linfa vitale e leggerezza dall’espressione popolare “discorsi campati in aria” per sottolineare, al contrario, la gravità e la serietà dei temi, resi icasticamente dalla contrapposizione tra il professor Lucifero e il monaco Michele. Una battaglia in cielo di assoluta rilevanza teologica (il peccato degli angeli capeggiati da Lucifero) che proseguirà sulla terra tra l’ateo (James Turnbull) ed il cattolico (Evan McJan) con conseguenze devastanti. La pazzia della disubbidienza degli angeli ribelli insuperbiti in cielo si riverbera nella pazzia collettiva degli uomini sulla terra, facendoci vedere le conseguenze folli e disumane dell’eresia, i disastri antropologici provocati da quel primo peccato.

La sfera (il mondo) e la croce  hanno i loro avvocati difensori nello spazio celeste: rispettivamente il professore (facile l’allusione) Lucifero ed il monaco Michele. Nel rinnovare quella che per Chesterton sarà sempre chiamata la Filosofia della Caduta (il Peccato Originale), il monaco porterà alle estreme conseguenze, con un attualissimo apologo, l’odio contro la croce: “Un uomo aveva adottato l’opinione che il segno del cristianesimo fosse un simbolo di barbarie e di irragionevolezza. E’ una storia assai interessante ed una perfetta allegoria di ciò che accade ai razionalisti come te. Egli cominciò, naturalmente, col bandire il crocifisso da casa sua, dal collo della sua donna, perfino dai quadri. Diceva, come tu dici, che era una forma arbitraria e fantastica, una mostruosità … avrebbe voluto abbattere le croci che si innalzavano lungo le strade del suo paese … Una sera d’estate, mentre ritornava lungo un viale, a casa sua, il demone della sua follia lo ghermì di botto gettandolo in quel delirio che trasfigura il mondo agli occhi dell’insensato … di fronte a una lunghissima palizzata egli credette di vedere la lunga palizzata tramutata in un esercito di croci … egli odiava la croce ed ogni palo era per lui una croce. Quando arrivò a casa, era pazzo da legare”. La descrizione della parabola discendente distruttiva in coloro che rifiutano la croce svela l’ordito maligno del professor Lucifero, il quale, non riuscendo più a sostenere le suggestioni del mondo contro la croce, inveisce e scaraventa il monaco fuori dalla navicella spaziale nella quale si confrontavano aspramente: “A ciascuno la sua pazzia! Tu sei pazzo della croce. Ch’essa ti salvi!”.

La contrapposizione tra l’alterigia del professor Lucifero e l’ordine tranquillo del monaco è segnata dall’umiltà e dalla gioia cristiana espressa nella vittoria della croce: “Egli –il monaco Michele- sentì tutta l’intensità di quella gioia che gli orgogliosi non conoscono, poiché nasce dall’umiltà. Coloro che per un miracolo sono sfuggiti alla morte; coloro che inaspettatamente si vedono riamati dalla creatura amata; coloro che si vedono perdonati i loro peccati: questi soli conoscono e sentono una simile gioia”. Il peccato degli angeli, combattuto in cielo, ha prodotto la follia insana che dal cielo è discesa sulla terra, ha contaminato gli uomini rendendoli folli a loro volta. L’epilogo del prologo in cielo tra il professor Lucifero ed il monaco Michele, tra la sfera e la croce, sarà il propagarsi del peccato e della pazzia tra gli uomini. Ci sarà ancora spazio e tempo per la croce di Cristo oppure la sfera (il mondo) avrà il sopravvento ? Ci sarà ancora posto per Dio nella vita degli uomini ?

Dopo l’esperienza del combattimento contro il Male, il monaco Michele sarà destinato all’allontanamento e alla segregazione in una casa di cura per pazzi. Questa importante premessa in cielo costituisce tutto il significato del combattimento sulla terra tra il bene e il male, tra il mondo e la croce.

L’aspro conflitto tra l’ateo Turnbull ed il cattolico scozzese McJan sulla terra va necessariamente inquadrato sul piano verticale celeste ed è consequenziale alla caduta salvifica del monaco Michele ora confinato in un manicomio, lontano dalla pazzia del professor Lucifero, lontano dalla follia del mondo e dall’apparente vittoria della sfera sulla croce. L’ infrangersi della vetrina del giornale L’Ateo da parte del cattolico Evan McJan sarà la prosecuzione narrativa ideale della controversia tra la sfera e la croce, che condurrà i due aspiranti duellanti dinanzi al giudizio del tribunale. Ancora una volta Chesterton, con grande maestria, ci farà conoscere il laicismo e la posizione relativista  del giudice Cumberland Vane.

Alla richiesta di chiarimenti da parte del giudice, così risponde McJan: “E’ un mio nemico (Turnbull) e un nemico di Dio”. Ecco la reazione seccata del giudice: “Voi non dovete tenere un simile linguaggio qui dentro. Queste cose non ci riguardano. … La religione è un affare troppo personale per farne menzione in un luogo come questo”. La reazione del cattolico McJan è perentoria e coraggiosa: “Se egli (Turnbull, l’ateo) avesse detto di mia madre quello che ha scritto della madre di Dio, nessun uomo al mondo, degno di questo nome, mi avrebbe negato il diritto di sfidarlo a duello”. Il riferimento al trascendente è preciso ed è una risposta cattolica decisa e convincente alla “religione relativistica del giudice”: “ Se un uomo non deve battersi per questo, per che cosa si batterà?”.

Ci si potrà ancora battere (ci interpella ancora Chesterton) per la regalità anche sociale di Nostro Signore Gesù Cristo? Evan McJan, cattolico integerrimo scozzese e l’ateo James Turnbull si sfidano a duello senza mezzi termini, il primo per difendere il Regno di Cristo, il secondo per negarne addirittura l’esistenza. L’errore e l’eresia vengono fermamente denunciati e perseguiti fino allo spargimento di sangue: questa è l’anima del conflitto che Chesterton ci presenta in questa presunta follia dei due contendenti, acerrimi rivali fino alla morte. Dinanzi alla “folle” battaglia dei due duellanti, il mondo non potrà rimanere inerte ed impassibile e cercherà di ostacolare il fermo proposito di Turnbull e McJan. Quest’ultimo così proruppe: «Non mi sorprende affatto che il mondo sia contro di noi. Ciò mi prova che ero nel giusto quando ruppi il vostro vetro (la vetrina dell’Ateo). Ho risvegliato il mondo». La ripresa della battaglia in cielo tra il professor Lucifero, difensore della sfera-mondo, ed il monaco Michele, assertore della verità della croce, prosegue sulla terra tra i due contendenti, suscitando l’indignazione di un mondo inerme, espresso dalla figura di un remissivo paciere: “Voi vi volete battere in duello ma non dovete essere troppo al corrente, mi pare, delle idee moderne. Il duello è ormai lontanissimo da noi … non litighiamo per una parola… Noi non abbiamo dogmi! Mi auguro che voi sappiate che non vi sono principi morali connaturati a noi”. Ecco la fresca attualità della proposta chestertoniana, l’essenza dell’apologetica del buon cattolico, ribadita in queste incredibili e sconvolgenti parole di Evan McJan: “Abbandona il duello e diventerai come questo (il paciere).Rinnega il giuramento e i dogmi e tutti i principi eterni e tu sarai simile a questo”. Evan McJan e James Turnbull vorrebbero scuotere il mondo attorno alle questioni importanti, come l’esistenza di Dio e la verità: “Cercate di capire la nostra condizione. Siamo soli, in tutto il mondo moderno, a pensare che Dio è di un’importanza essenziale”. 

Il dramma della denuncia dei due sfidanti è il dramma della difesa della fede e il desiderio di combattere per essa, come Chesterton tratteggerà persino nell’ateo Turnbull: “Egli vedeva finalmente su quali basi poggiasse la massa del mondo moderno per combattere la sua fede”. La condanna del cosiddetto “libero pensiero” e del mondo è, in Chesterton, esplicita ed appassionante: “Il libero pensiero può essere suggestivo, eccitante, avere tutte le virtù che gli derivano dalla vivacità e dall’eclettismo. Ma c’è una cosa che il libero pensiero non potrà mai rivendicare a se stesso: essere un elemento del progresso. Non lo può essere, perché non accetta nulla del passato”. Nell’affannoso tentativo di battersi e di sfuggire ai tentacoli del mondo che lo vorrebbe acciuffare come un esagitato criminale, così McJan manifesta la sua fede ed il suo attaccamento alla Chiesa Cattolica: “Il cristianesimo è sempre fuori moda perché è sano e tutte le mode sono insanità… La Chiesa pare sempre alla retroguardia del tempo, mentre è all’avanguardia: essa aspetta che l’ultima follia abbia visto il suo ultimo tramonto. Essa tiene le chiavi di una virtù permanente”. Dove sta quindi la pazzia? Sono folli i due duellanti oppure il mondo che forsennatamente li sta inseguendo ? A svelarci l’angoscioso dilemma saranno due sogni rivelatori: il sogno di McJan e quello di Turnbull che si riveleranno due incubi infernali. In entrambi i sogni premonitori, l’inferno dell’eresia e della pazzia sulla terra causeranno il ritorno degli angeli ribelli: il professor Lucifero, Principe del mondo, troverà quel luogo folle (la sfera-mondo) pronta per il suo dominio, ma verrà ancora una volta smascherato dalla croce, prima additata dal monaco Michele, poi da Evan McJan. Che cos’è diventato più folle: la Chiesa o il mondo? La sfera o la croce? Risponde McJan a questi angoscianti interrogativi: “Quando ho visto quello spettacolo, ho visto tutto: ho visto la Chiesa e il mondo… Il mondo lasciato a se stesso diventa più feroce di tutte le religioni. Questa è l’unica vera questione: la Chiesa è veramente più pazza del mondo? Se il mondo ha qualche altro equilibrio normale all’infuori di Dio, che se lo trovi”. La sfera può reggersi senza la croce?

Può il mondo rimanere senza Dio o fare come se Dio non esistesse? Evan McJan risponde perentoriamente ancora una volta: “Il mondo non può reggersi da solo: voi (Turnbull) sapete che esso non può. E’ stato il dolore di tutta la vostra vita. Turnbull, questo giardino non è un sogno, ma un’apocalisse che si realizza. Questo giardino è il mondo che è diventato pazzo … è necessaria una terra rotonda per piantarci la croce. Ma ecco la terribile differenza: il mondo sferico non vorrà nemmeno restare una sfera». Fanno riflettere e rabbrividire questi concetti espressi da Chesterton! La pazzia non sta forse nella non accettazione della natura, della realtà, di un ordine stabilito da Dio? Quanto abbiamo eroso questo ordine? Quanto abbiamo distrutto follemente la ragione e la persona secondo il disegno divino? Di chi la colpa? McJan conclude: “Gli astronomi vanno ripetendo che la sfera ha la forma di un’arancia, di un uovo o di una salsiccia tedesca. Essi tormentano questo vecchio mondo come una vescica e gli danno migliaia di forme imprecise … infine l’immenso globo terrestre perderà la sua figura e solo la croce resterà dritta”. 

L’ultimo capitolo della “La sfera e la croce” si intitola significativamente Dies irae: il mondo è diventato talmente pazzo che negherà l’esistenza di Turnbull e McJan ed imprigionerà tutti coloro che avranno avuto rapporti con loro. La sfera-mondo è diventata un inferno incandescente ed in essa sopraggiungerà il professor Lucifero per raccogliere i più feroci persecutori: è l’apocalisse, la fine del mondo.

Ma tutto non è finito: ritornerà il vecchio monaco Michele che in mezzo a quell’inferno incandescente cantava come un uccello. Chi salverà la propria anima? Chi riconoscerà la follia del mondo? Chesterton fa intravvedere uno spiraglio di salvezza: «Mentre il vecchierello (il monaco Michele) si andava avvicinando, Evan cadde in ginocchio… anche Turnbull si inginocchiò… Fra le ceneri, due oggetti luccicanti erano sfuggiti al fuoco: la sua spada e quella di Turnbull, cadute per caso in forma di croce».

4 commenti su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Chesterton è stato davvero profetico, e credo che siamo giunti al Dies irae, perché il mondo è
    diventato ormai un inferno incandescente, ma credo anche che i feroci persecutori (giorni fa hanno
    decapitato 4 ragazzi anglicani perché hanno rifiutato Allah e hanno scelto Cristo!!!) saranno presto
    sconfitti dalla croce che risplenderà sulle ceneri.
    Grazie Chesterton e grazie Trevisan.

  2. Ciò che colpisce di più, caro Fabio, è questo cadere in ginocchio non tanto di McJan, ma di Turnbull. E’ la resa di fronte alla Croce, il riconoscimento che Essa sola è vittoriosa, non le spade in mano agli uomini che per quanto grandi, sono pur sempre piccoli. Le due spade cadute per caso in forma di croce, mi pare di capire che questo ci indichino: l’unica salvezza in questo mondo impazzito in cui pare che alla fine il “professore” possa avere la meglio è la Croce di Cristo. Ancora una volta Chesterton è di una attualità impressionante.

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