L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

chesterton.

1° novembre 2016

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L’ULTIMATUM FINALE       = = = = = = = = =     

di Fabio Trevisan

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“Da quel momento le fiamme si erano propagate, convertendosi infine in un colossale incendio in cui si era consumata gran parte della civiltà moderna”

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zl-uomo-che-si-mise-un-cavolo-come-cappelloTra gli oltre cento titoli tra saggi, romanzi, poemi scritti da Gilbert Keith Chesterton è stata da poco pubblicata una serie di racconti intitolata curiosamente: L’uomo che si mise un cavolo come cappello”. Come accade spesso nelle traduzioni italiane, il titolo scelto molto si discosta dall’originale: “Tales of the Long Bow” (“I racconti dell’Arco Lungo”) del 1925. Gli aggettivi degli otto racconti relativi agli originali membri della Lega, di ispirazione medievale, rivelano la premura di Chesterton a non liquidare come annoiata e sterile la vita di questi confratelli: dall’impresentabile cavolo come cappello del colonnello Crane all’improbabile successo di Owen Hood, dall’inconcepibile teoria del professor Green all’inaudita architettura del comandante Blair fino all’ultimatum finale della Lega, i racconti vogliono stupire, farci pensare e meditare.

Dietro il velo dell’apparente assurdità delle storie, Chesterton illustra con il suo stile tipicamente paradossale le reali assurdità delle mode assunte acriticamente: “Conosco un mucchio di persone che pretendono di essere originali. Le scuole d’arte ne sono piene…Si comportano così perché lo fanno tutti, sono conformisti nel loro anticonformismo”. Riguardo il senso delle parole usate, il grande scrittore inglese, la cui propensione originale era la pittura, propone una riflessione sul valore della conoscenza umana, che si rifà alla scuola realista e tomista contrapposta al nominalismo: “I cultori di letteratura lasciano che le parole s’intromettano tra loro e il mondo. Noi perlomeno guardiamo alle cose e non al loro nome”.

Gli strani personaggi che si alleeranno nella Lega dell’Arco Lungo, pur venendo da professioni e interessi diversi, converranno sulla reazione all’opacità mondana che trascura le tradizioni e il senso comune del popolo inglese: “Non chineremo il capo di fronte ai vandali e ai volgari tiranni che aspirano a distruggere i nostri templi e i nostri santuari”. Contro il giovanilismo e lo spirito rivoluzionario che vorrebbero sovvertire le tradizioni popolari i confratelli si scagliano a più riprese e con intenso vigore: “Voi giovani ribelli pensate di essere molto aperti e cosmopoliti: ma la verità è che non vi accorgete neppure di quanto siete limitati e provinciali”. Il riferimento all’arco architettonico e all’arciere della Corporazione ne attesta la solidità e la combattività, oltre che al necessario richiamo con il glorioso passato: “Se faccio uso dell’arco è perché si tratta di un’arma che rievoca le eroiche gesta del piccolo possidente inglese”.

In sintesi la morale dei racconti è edificante e intende denunciare la prassi del mondo moderno, che ha rigettato i valori spirituali ed estetici per il perseguimento di un benessere materiale volgare: “Il mondo moderno è materialista, ma inconsistente. Il materialismo non è come una roccia: è come fango, e per giunta liquido”. Come accade spesso nei romanzi di Chesterton, avviene che la difesa della libertà, della famiglia, di Dio e della proprietà porti ad uno scontro frontale, ad un ultimatum finale, come recita il racconto conclusivo: “La minuscola organizzazione della Lega dell’Arco Lungo si erse solida, leale e fidata contro quell’anarchia di promesse mai mantenute”.

Chesterton ci fa ancora una volta vedere come le piccole comunità (pensiamo ad esempio al quartiere londinese di Notting Hill che insorge contro l’industrialismo), le persone ritenute irrilevanti (un marinaio ed un oste nell’Osteria volante contro i politici e intellettuali inglesi favorevoli all’ingresso del musulmanesimo), così come i membri dell’improbabile Lega dell’Arco Lungo, possano davvero mutare il corso drammatico della modernità.

Esattamente da quelle voci che si collegano al passato, che amano la ricchezza del simbolismo cristiano medievale e che ostinatamente cercano di preservare la propria identità verrà, secondo l’auspicio di Chesterton, lo squillo di tromba che annuncerà l’ultimatum finale e l’irrompere della battaglia per la verità e la giustizia.

6 commenti su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Grazie, ho letto il commento di V. Perna pubblicato sul sito Lindau e l’ho ordinato in questo momento.
    Per fortuna esistono rubriche come questa, che ci consigliano buoni libri.
    Ho letto che tutti i racconti ruotano attorno al distribuzionismo (o distributismo) a cui lei accennò tempo fa, parlando di un’altra opera di Chesterton. Ha voglia, caro Trevisan, di approfondire questo argomento?

  2. Continua la pubblicazione delle opere di GKC. È sempre una lieta notizia. Nel frattempo, nel mio piccolo, sto facendo scoprire questo gigante a tantissima gente, credente, atea, agnostica, tiepida, ed è sempre una gioia constatare che tutti, chiunque essi siano e indipendentemente dalle proprie convinzioni, mi dicono più o meno così: caspita, molto interessante. Quello che mi interessa è aprire un varco in ognuno di loro perché se Chesterton riuscì a far crollare tutti i freni e tiranti al sottoscritto, allora in balia di una crisi profonda ma comunque lontano dalla Verità, credo possa farlo con chiunque e siccome, proprio perché l’esperienza del sottoscritto ha permesso di capire le trappole mentali, spirituali e culturali che mi ero imposto, sono consapevole che GKC, i suoi libri, possano far nascere il seme in ognuno di loro. Se GKC ha fatto crollare la mia impalcatura, può farlo, a maggior ragione, con chiunque. GKC, a me personalmente, ha insegnato a puntare la spada al mondo non dando per scontato nulla, con fede oltre la speranza.

  3. Credo che uno dei grandi meriti di Chesterton sia quello di suscitare stupore per certe sue “originali” espressioni che invitano a fermarsi un po’ per capire e riflettere; insomma, per leggere dentro le parole e trovarvi il senso che riguarda la vita, la realtà e la profondità della vita e della serietà con cui deve essere vissuta. Non si può leggere Chesterton velocemente, così come non si può vivere alla leggera senza sapere che vita si vive. Questo fatto che ci “obbliga” alla riflessione è davvero uno degli effetti speciali di questo autore speciale.

  4. A Maria Teresa: il distributismo, ovvero la proposta nata agli inizi del ‘900 da Chesterton, Belloc, McNabb e altri cattolici, nacque attorno alla riflessione sulla “Rerum novarum” di Leone XIII e coinvolse talmente Chesterton che dedicò gran parte della sua vita. Giustamente, come ha sottolineato, è presente anche in questi racconti. Con l’assenso del direttore si potrebbe trattare più diffusamente dell’argomento

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