L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

SULLA VITA ROMANZESCA

“Niente è stato così irragionevolmente sottovalutato come l’umorismo, anche quando sembra un semplice gioco divertito di parole”

 

 

Come scrisse nel saggio: “Ortodossia”, per Chesterton la parola “romanzo” conteneva in sé tutto il significato pregnante di Roma, ossia un ritorno a casa da un certo punto di vista drammatico e da un altro affascinante della conversione che lui ebbe. Sulla vita romanzesca, legata quindi ineluttabilmente alle sorti della “città eterna”, il grande scrittore inglese ne parlò facendo un breve profilo di Edmond Rostand (1868-1918), poeta e drammaturgo francese, noto soprattutto per quel Cyrano de Bergerac tuttora rappresentato in tante parti del mondo.

Da ottimo critico letterario qual era (ricordiamo qui solo alcuni saggi di Chesterton su Shakespeare, Dickens, Watts, Browning, Blake e molti altri) egli prese le difese di Rostand, il romantico drammaturgo francese: “La fine del XIX secolo fu un periodo caratterizzato dal pessimismo per l’Europa e in particolare per la Francia; infatti si stavano addensando le ombre del prussianesimo. Rostand fu davvero un gallo che cantò prima dell’alba. Quando essa giunse, era rossa come il sangue; eppure il sole si levò”. Chesterton alludeva alla prima guerra mondiale, al pericolo prussiano (che spinse anche suo fratello Cecil al fronte ed a morire in uno degli ultimi combattimenti), al fatto che un altro scrittore francese, Charles Peguy (1873-1914), dinanzi alla minaccia prussiana, da pacifista divenne patriota, riscoprendo l’autentico sentimento religioso.

Chesterton, sulla scorta di questa passione letteraria che lo spinse a divorare migliaia e migliaia di libri, aveva scorto in Rostand e nel suo nome medievale di “Chantecler” (letteralmente “canta chiaro”, derivava dal nome di un gallo in una raccolta di racconti nel Roman de Renart del XII secolo) un gallo francese che parlava in modo diretto e preciso: “La parola “chiaro” è sempre un’indicazione del paese di Rostand e della sua opera. In tempi di decadenza egli risentì di un errore grossolano: la convinzione che ciò che è chiaro è necessariamente banale”. Questa convinzione superficiale era condannata da Chesterton, che affiancava alla metafora del gallo che canta chiaro quella della pozzanghera, utilizzata quest’ultima nel condannare la filosofia pessimistica del rettore del Brakespeare College nel romanzo Uomovivo. I pensieri irrilevanti ristagnavano, secondo Chesterton, in pozzanghere pur sempre poco profonde: “Erano di questo genere le filosofie della Germania settentrionale molto in voga alla fine del XIX secolo; gli uomini erano convinti che la pozzanghera fosse profonda perché non riuscivano a vederne il fondo a causa dell’acqua torbida”.

La difesa di Rostand costituiva soprattutto, nella mente di Chesterton, la salvaguardia della lucidità di pensiero contro il decadentismo e il pessimismo: “Quando i critici decadenti derisero la popolarità di Rostand, si presero semplicemente gioco della sua lucidità. Protestarono contro questa sua capacità di comunicare i pensieri nel modo più diretto ed eloquente. Lo biasimarono duramente perché nelle sue affermazioni non risuonava un accento tedesco…”. Anche l’umorismo, in quell’epoca belligerante e in quella cornice decadente ricca di proclami altezzosi, era sottovalutato e disprezzato: “L’umorismo viene scartato perché puramente verbale; invece, in realtà, è lo stile solenne a essere soltanto verbale o anzi soltanto verboso. Una battuta ha dietro di sé sempre un pensiero; sono gli scritti seri e formali a non esprimere talvolta nessun concetto”. Chesterton si scagliava così contro tutto ciò che il prussianesimo rappresentava: il decadentismo, la superbia, la pretesa scientificità di alcune ricerche o di alcuni assunti filosofici, l’assenza di un sano umorismo.

Rostand rappresentava per lui l’anti prussianesimo nell’arte, nella commedia, nella poesia: “L’opera teatrale di Rostand è piena di soluzioni che ai superficiali sembrano semplicemente spiritosi scambi di battute…Ogni pagina, ogni paragrafo, quasi ogni riga delle opere di Rostand è ricca di giochi di parole, che sono sia verbali sia vitali”. Nel celebrato Cyrano de Bergerac il senso dell’umorismo assurgeva, per Chesterton ad eroismo: “Il suo valore aumenterà in un’epoca più positiva, quando l’aria sarà purificata da una grande crociata. Sicuramente la poesia di Rostand rimarrà”. Citando un verso del Cyrano, Chesterton concludeva con un’osservazione molto profonda relativa al significato della salvezza dell’anima ed all’uso corretto del tempo che a ciascuno è concesso: “Io ho paura…che l’anima si annienti in passatempi vani e che tutta questa finezza si tramuti in una fine!”.

1 commento su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Ci sarebbe tanto bisogno in questi nostri tempi di un sano umorismo che faccia tornare le persone con i piedi per terra e le aiuti a comprendere la realtà delle cose e della vita così come è. Per intenderci, non un modo di prendere tutto alla leggera, anzi, il contrario: guardare la realtà e comprenderne la profondità; in fondo ciò che chi ha ancora un po’ di sale in zucca percepisce come giusto e naturale e perciò corrispondente alle esigenze più semplici e naturali dell’uomo comune. È assolutamente necessario tenersi lontani dai terribili pensieri irrilevanti che ristagnano nelle torbide pozzanghere, anzi, bisogna combatterli. Una nazione che esulta di gioia perché la propria squadra è arrivata seconda ai mondiali pratica sì un sano umorismo; l’altra, invece, vittoriosa e portatrice di idee e pensieri di modernità che vanno per la maggiore, per festeggiare sfascia
    mezzo mondo. Perché? Perché ha colpevolmente perso di vista la chiarezza della realtà.

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