L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

 

chesterton

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15 gennaio 2016

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Chesterton e San Tommaso d’Aquino   = = = = = = = = =     

di Fabio Trevisan

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“Furono proprio il credo e il dogma a salvare l’integrità del mondo”.

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Cop San Tommaso NE.inddSecondo Etienne Gilson (1884-1978), grande studioso francese di filosofia e storia medievale, il saggio di Chesterton su San Tommaso d’Aquino era senza possibilità di paragone il miglior libro mai scritto su San Tommaso. Nulla di meno del genio può rendere ragione di tale risultato. Quest’opera chestertoniana matura del 1933 è infatti, soprattutto nella seconda parte, stupefacente e filosoficamente molto profonda, come si evince anche da questo breve stralcio: “San Tommaso sostiene che in qualsiasi momento una comune cosa è qualcosa; ma non tutto ciò che potrebbe essere. C’è una pienezza dell’essere, in cui essa potrebbe essere tutto ciò che può essere”. Il sano realismo tomistico coincideva, per Chesterton, nell’esaltazione dell’essere e nell’affermazione risoluta di una prodigiosa filosofia permanente solida e oggettiva.

Era la filosofia del senso comune, come brillantemente il pensatore di Beaconsfield sottolineava: “Da quando nel sedicesimo secolo ha avuto inizio il mondo moderno, nessun sistema filosofico è venuto a coincidere con il senso di realtà dell’uomo qualsiasi; con ciò che gli uomini comuni lasciati a se stessi, chiamerebbero realtà”. Cosa rimproverava lo scrittore inglese, sulle orme dell’Aquinate, al mondo moderno? L’aver abbandonato il credo e il dogma, proponendo una religione alternativa dell’intuizione e del sentimento: “Fu il rigido credo a resistere all’assalto del sentimento suicida…A tenere il pensiero in contatto con un pensiero più sano e più  umanistico fu semplicemente e unicamente il dogma”.

Con l’eresia di Martin Lutero il pensiero aveva lasciato posto definitivamente, secondo le testuali parole di Chesterton, alla suggestione. Alle derive, appunto, suggestive ed esilaranti (nel senso peggiore del termine)  delle filosofie moderne, lo scrittore londinese contrapponeva con vigore ed umoristicamente la filosofia perenne tomistica: “La filosofia si San Tommaso è fondata sull’universale comune convinzione che le uova sono uova. L’hegeliano potrà dire che l’uovo è in realtà una gallina, poiché è parte dell’incessante processo del divenire; il berkeleiano potrà sostenere che un uovo in camicia esiste solo come esiste un sogno; il pragmatista potrà credere che otterremo il massimo dalle uova strapazzate dimenticando il fatto che sono state uova, e ricordando soltanto lo strapazzamento. Ma nessun discepolo di San Tommaso avrà bisogno di rimescolarsi il cervello allo scopo di ben rimescolare le uova o di andarsi a mettere in una particolare angolatura per guardare le uova; di guardare le uova di traverso o di strizzare l’occhio così da vedere una nuova semplificazione delle uova. Il tomista sta alla luce del sole della confraternita umana, nella comune consapevolezza che le uova non sono galline né sogni né meri assunti pratici, ma cose attestate dall’autorità dei sensi, che viene da Dio”.

Credo che l’esempio di Chesterton possa aiutarci a capire, anche ai nostri giorni, quale tipo di battaglia si debba intraprendere. Egli coniugava ortodossia e umorismo cristiano, miscelando intelligentemente provocazione e sorpresa in quella sintesi mirabolante chiamata “paradosso”. Con un gioco di parole molto serio egli definiva in questo modo l’importanza del dogma e dell’ortodossia: “Insegui il dosso (nel significato di doxa=opinione), persegui il dosso affinché il dosso sia ortodosso”. Egli non tralasciava nulla di intentato per favorire la conversione dell’uomo e credeva che la filosofia di San Tommaso sarebbe stata la garanzia permanente della sanità mentale. Chesterton era consapevole che il crollo, prima ancora che essere di carattere morale, aveva a che fare con il pensiero, con l’ortodossia.

7 commenti su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – Grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Grazie signor Trevisan! Un altro articolo che ci fa capire la bellezza, l’intelligenza della vera fede, così ben espressa da Chesterton. E grazie anche per la bellissima lettura recitata della Favola di Natale del nostro grandissimo Giovannino. Ero a Linarolo domenica 3. Mi raccomando continui a scrivere, siamo in tanti a volerle bene

  2. Sono da sessant’anni un lettore e un appassionato di Chesterton, incontrato al ginnasio grazie ad una intelligente professoressa. Tuttavia non sono mai riuscito a spiegarmi l’ ammirazione che mi sembra Chesterton (e con lui Belloc ) nutra per la rivoluzione francese. Qualcuno può aiutarmi a capire ?
    Marco Zanini

  3. E’ proprio il senso di realtà dell’uomo qualsiasi ciò che il mondo ha perso quasi del tutto. E ciò è tanto più grave in quanto, specialmente nelle giovani generazioni, non esiste più la percezione del vero connesso con la realtà, ma la concezione di una realtà inesistente e totalmente illusoria che ha l’ardire di presentarsi come vera. Persa questa certezza fondamentale e costruendo la vita su basamenti falsi, ecco che viene tutto a cadere, persino la comprensione del significato dell’esistenza; e tutto diventa possibile, poiché, se non si riesce a distinguere il bene, neppure del male si è in grado di afferrare la gravità. Bisogna invece guardare la realtà ed ogni cosa che proviene da Dio con la consapevolezza che proprio perché nasce da Lui porta in sé la semplicità e lo splendore della bellezza pura: una operazione perfettamente sana e ortodossa.

    1. Carissima Tonietta, bisogna proprio che faccia una cartella per i suoi
      commenti, perché sono molto spesso da meditare.
      Come questo, eccellente, che lei fa all’ottimo articolo di Fabio Trevisan.
      Di nuovo GRAZIE!!!!!

      1. Grazie a Lei, carissima Paola per questi immeritatissimi complimenti. Cerco sempre di esprimere al meglio ciò che mi suscitano le riflessioni del nostro veramente ottimo Fabio Trevisan, conoscitore profondo di Chesterton (e non solo), persona, padre di famiglia e cristiano esemplare.
        E grazie anche per la freschezza e la spontanea immediatezza dei suoi frequenti commenti, cara Paola.

  4. Apprezzo incondizionatamente l’opportuna valorizzazione che Trevisan fa del pensiero cattolico di Chesterton in relazione con le sfide apostoliche che noi dobbiamo affrontare oggi. In particolare, fa molto bene Trevisan a denominare il realismo metafisico di Tommaso d’Aquino, così bene evidenziato da Chesterton, un “realismo del senso comune”, come del resto è quello di Etienne Gilson, grande estimatore di Chesterton. Infine, va preso molto sul serio e messo in pratica alla lettera l’invito a difendere la verità cattolica con una logica e una metafisica come quelle di Tommaso, che si oppongono frontalmente all’irrazonalismo della cultura secolastistica, penetrata anche nella teologia. Qeuste stesse idee l’ho espresse nel mio libro “Tommaso d’Aquino: il futuro del pensiero cristiano” (Mondadori).

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