Le icone della destra perdente e di quella che può risorgere – di Piero Vassallo

Una grande giornata ieri, 22 novembre, a Firenze. La presentazione del libro di Piero Vassallo, “Icone della falsa destra”, edito da Solfanelli, si è tenuta davanti a un pubblico numeroso e attento. Pubblichiamo l’intervento dell’Autore, da anni impegnato a tracciare un cammino per la ricostruzione di una vera Destra politica che, recuperando i valori della Tradizione e ritrovando così la sua identità, possa portare finalmente in Italia una politica di crescita ordinata, morale e culturale, e quindi anche economica e sociale.

Intervento al Convegno di presentazione del libro “Icone della falsa destra”, Firenze 22 novembre 2013

di Piero Vassallo

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iconedellafalsadestraIl primo, insoluto problema che si fa avanti, agli innovatori  e ai riformatori della destra italiana, è la conoscenza delle cause lontane, che, inavvertite o sottovalutate, stanno a monte della catastrofe finiana.

Ora si può tentare la identificazione delle cause all’origine della sconfitta finiana e della frammentazione della destra, incrementando e perfezionando la conoscenza della storia missina, ossia esaminando gli errori, i paradossi e le illusioni che hanno ostacolato la piena legittimazione/espansione del Msi nel cruciale periodo 1953 / 1960.

L’esiguità del voto ottenuto nelle elezioni del 7 giugno 1953, infatti, dimostrò (lo ricordava lo storico Enzo Erra) che il Msi non era in grado di ottenere il consenso degli italiani, che aderirono al fascismo.

Di qui la necessità di adattare il Msi al ruolo di un partito minore, quantunque erede di una ingente tradizione.

S’imponeva la necessità di adeguare il partito missino a un progetto impegnato a riformare il sistema politico stabilito dalla costituzione del 1948.

Una strategia che il Msi era in grado di svolgere efficacemente, avendo l’aperto sostegno di alcuni eminenti studiosi del diritto, quali Giorgio Del Vecchio, padre Antonio Messineo s. j., Carlo Costamagna, Salvatore Riccobono, Augusto Sinagra e godendo del sostegni di mons. Ronca e di Luigi Gedda.

Purtroppo la linea del riformismo, quantunque imposta dai fatti, fu rifiutata da una minoranza di agguerriti utopisti, che proponevano una radicale alternativa di sistema.

Figlio dei sogni, dei sospetti e delle avversioni circolanti da un fazione all’altra del Msi, il cervellotico rifiuto della proposta, avanzata da Amintore Fanfani, il politico che aveva sconfitto il degasperismo per costituire un solido centro destra, è l’emblema dei malesseri incapacitanti che agitavano e affliggevano il Msi .

Di qui l’avvio di correnti irriducibili e l’inizio di un conflitto insanabile, tra i seguaci della maggioranza moderata, favorevole ad Arturo Michelini, a Nino Tripodi e ad Ernesto De Marzio, e la minoranza radicale, rappresentata da Giorgio Almirante e da Pino Rauti.

Conflitto che nel congresso missino celebrato, a Milano nell’autunno del 1956, sarà causa di un vero e proprio torneo pugilistico.

Conflitto che sarà risolto (e in modo non perfetto) quando Almirante, alla fine degli anni Sessanta, diventò erede di Michelini e fondò la Destra nazionale, radunata di moderati e di estremisti.

La scissione di Democrazia Nazionale e il riflusso del Msi in una ridotta assediata dal disprezzo e dai furori della sinistra dilagante è l’antefatto (eroico ma politicamente disastroso) della politica almirantiana.

Quando si tenta di andare al fondo del primo fallimento “a destra” s’incontra un difetto strutturale: il pluralismo ideologico in un solo partito, ovvero l’illusione di far convivere pacificamente cattolici e neopagani, riformisti e rivoluzionari, interpreti della tradizione italiana e ammiratori dei fascismi europei e dei misticismi asiatici.

Dalla schizofrenia che detta l’agenda delle radunate pugilistica si esce (ad avviso di Primo Siena e mio) riflettendo su un detto di Benito Mussolini: io non ho inventato il fascismo, l’ho tratto dalle viscere del popolo italiano.

Qualunque sia il giudizio sulla persona di Mussolini, si deve riconoscere che per “viscere” si intende le antiche e nobili tradizioni italiane. Ad esempio le filosofie di San Tommaso e di Vico, che furono oggetto di una profonda riflessione da parte di Niccolò Giani, Guido Pallotta e Nino Tripodi.

Gloria italiana è anche la fondazione di un’economia capitalistica dal volto umano, costituita nella Toscana del XIV secolo. Il capitalismo conforme alla legge morale fu un argomento elaborato da Amintore Fanfani per confutare le tesi di Max Weber e indicare una via d’uscita dal liberalismo e dalle mitologie intorno alla mano magica del mercato.

Delle viscere italiane fa parte anche il pensiero del Beato Giuseppe Toniolo, autore di una teoria corporativa, che ha rafforzato le ragioni della resistenza cattolica alla rivoluzione dei positivisti.

Il Beato Toniolo e Fanfani sono i teorici di un cattolicesimo politico riformista e propriamente “moderato”, (moderazione, infatti, è sinonimo di prudentia, una virtù che  non può essere dissociata dalla giustizia, dalla fortezza e dalla temperanza).

Il cattolicesimo politico, in definitiva, permette la rilettura sine ira della dottrina corporativa elaborata nella Normale di Pisa da Giuseppe Bottai, Carlo Costamagna e Ugo Spirito.

La rifondazione della destra politica esige, infine, la chiara conoscenza dei due estremismi che compongono, in armonia, lo scenario del politicamente corretta: il liberalismo a sfondo maltusiano e thanatofilo e il sessantottismo sventolato dal movimento culocratico.

La conoscenza di tale convergenza per un verso obbliga allo studio delle fonti illuministiche del liberalismo (il torbido Locke ecc.) e alla lettura dei testi sacri al c.d. sessantottismo, le opere di Walter Benjamin, Ernst Bloch, Herbert Marcuse, Jacob Taubes.

Nelle due facce della moneta che celebra il tramonto della civiltà moderna si deve infine leggere la figura di Julius Evola, il Marcuse italiano.

Evola, e qui concludo citando l’analisi di un autorevole Evoliano, Roberto Melchionda, ha iniziato il suo cammino filosofico associandosi al nichilismo dadaista, lo ha corretto accogliendo le suggestioni del massone René Guénon, e lo ha concluso ritornando sui passi dell’inizio, come dimostrano le aperte dichiarazione di ateismo che si leggono in “Cavalcare la tigre”

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6 commenti su “Le icone della destra perdente e di quella che può risorgere – di Piero Vassallo”

  1. la cortese pubblicazione del testo letto a Firenze mi offre l’occasione di ringraziare l’amico Paolo Deotto e di ricordare i meriti del prof.Pucci Cipriani e dei suoi collaboratori Ascanio Ruschi e di tanti giovani intelligenti e volenterosi. Grazie alla generosa e disinteressata attività di Pucci, a Firenze opera con efficacia una agguerrita comunità di giovani studiosi, che dando prova quotidiana di cristiana intelligenza e di rinuncia alle vane ambizioni sta riparando e riavviando quel motore della cultura politica tradizionale che è stato azzerata dall’idiozia dei politicanti nella destra imbelle e furente (prego cortesemente il lettore di non respingere all’associazione imbelle/furente, una verità di fatto, che è stampata a chiare lettere nel dna della destra schizoide e perdente) Di Pucci vorrei rammentare lo splendo volume “La memoria negata” , testimonianza di una religiosa passione narrata con lo stile scintillante dei Toscana della “classe Giuliotti”..

  2. Grazie carissimo Luciano, per fortuna dopo di noi ci sono i giovani della squadra di Pucci Cipriani, di De Mattei, di Alberto Rosselli, della prof.Frezza, del prof Giulio Alfano, del prof Antonio Livi, del prof Paolo Pasqualucci, del prof Vinicio Catturelli, di Paolo Deotto, del prof Giuseppe Parlato, del prof Pier Paolo Ottonello, del prof Tommaso Romano, del dr Pietro Goubilo, di Cristina Siccardi, di Paolo Caucci von Sauken, di Gnocchi e Palmaro e dei frati francescani dell’Immacolata.. Ci sono tanti giovani di valore, quali Ascanio Ruschi e Roberto Dal Bosco – abbiamo motivo di sperare nel futuro, buoni, ottimi motivi!!!!, l’eredità di San Tommaso e di Vico non sarà dispersa!!!

  3. Cesaremaria Glori

    sono rammaricato della mia assenza alla presentazione del libro, ma quando la macchina fornitami dall’Eterno Padre va in tilt, non c’è volontà che tenga. Mi rifarò comunque con il libro. Auguri, caro Piero Vassallo.

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