Le Iene, l’Unar e l’inferno gaio – di Elisabetta Frezza

di Elisabetta Frezza

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Ci voleva una guerra intestina tra fazioni di sodomiti praticanti per scoperchiare la gigantesca cloaca, rimpinzata di finanziamenti statali (ovvero di soldi di noi contribuenti), davanti agli occhi del grande pubblico da prima serata. Quello che, ammaestrato a suon di fiction, Sanremi e speciali della Bignardi, era stato convinto a pensare che alle unioni contronatura fosse estensibile d’ufficio il cliché del mulinobianco, visto che love is love e non si discute. Il verbo obamiano, nonostante il vento in America abbia cambiato direzione, in Italia ha la fortuna di contare su testimonial di spessore, come Vendola, la Cirinnà, monsignor Mogavero e tanti altri personaggi e interpreti della laetitia dell’amore omosessuale.

Improvvisamente, e inaspettatamente, è apparsa in TV la vera faccia – e la vera ragione sociale – delle omo-associazioni militanti che – dietro il paravento della promozione della cultura del rispetto e della lotta alle discriminazioni – di fatto promuovono prostituzione, orge gay, chem-sex, serate naked, con l’edificante contorno di dark room, glory hole, cruising bar, labirinti e sling room, saune promiscue e sale massaggi, battuage e perversioni limitrofe, tutte regolarmente condite con cocaina, popper, MDMA, crack, cloruro di etile (ghiaccio spray) e droghe assortite. In un dionisismo sfrenato, alienante e necrofilo.

clicca sull’immagine per ascoltare l’intervista delle Iene

Necrofilo al punto che, nell’abisso della depravazione, si gioca letteralmente con la morte. Come riporta (vedi sotto) un pezzo del Corriere della Sera di sabato 25 febbraio – persino dalle parti della stampa libertaria si scandalizzano, e lo scandalo sommo per loro, guarda un po’, è il sesso non protetto – i frequentatori di questi ambienti cercano il bareback, in gergo bb, sesso praticato alla cieca con soggetti sieropositivi, detti poz, come dentro una roulette russa a effetto differito. Lo stordimento da stupefacenti fa da “facilitatore” delle pratiche più sordide e masochiste. Clicca sulle immagini per ingrandirle.

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Tra loro gli adepti si rintracciano attraverso Grind, Hornet e Scruff, applicazioni da installare sul telefonino per procacciarsi rapporti di gruppo e prestazioni collaterali tra soli maschi, e comunicano con un idioma in codice fatto di inglesismi, francesismi, acronimi, emoticon.

Che il rischio di infezione venga volutamente inseguito, nel vortice buio della bulimia sessuale, mostra tutta la patologia fisica, psichica, morale, di cui questo mondo è intriso. Al fondo, aleggia una voluttà di morte non soltanto simbolica.

Ne riparla lunedì 27 lo stesso Corriere (vedi sotto) e, nel goffo tentativo di smussare l’impatto dirompente dell’inchiesta di due giorni prima, affida allo psico-sessuologo Gaetano Gambino la spiegazione del perché i frequentatori di questi luoghi di omoerotismo promiscuo accettino di ammalarsi sfidando la sorte con incontri non protetti. Nella stessa pagina tale Stefano Taralli, cofondatore di PLUS, associazione omosessuale di sieropositivi, parla di come bloccare la “pandemia”. Proprio così, il Corriere se lo lascia scappare per interposta persona: c’è una pandemia, e questa pandemia viene alimentata dallo Stato, che la sovvenziona con le sue casse e la promuove tra la sua gioventù. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

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Il 19 febbraio 2017, come sappiamo, il servizio delle Iene a cura di Filippo Roma fa esplodere il caso UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, operante nell’ambito del Dipartimento Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri) e fa – letteralmente – scappare a gambette levate davanti alle telecamere il direttore dell’Ufficio Francesco Spano, di lì a poco costretto alle dimissioni dalla sua superiora Maria Elena Boschi.

Nel registro delle associazioni accreditate presso l’ente, e beneficiarie di cospicui finanziamenti pubblici, spuntano infatti sigle di circoli dediti alle suddette attività ricreative, di cui lo stesso Spano risulta essere cultore tesserato. Interessante il dettaglio che Spano abbia frequentato università cattoliche e facoltà teologiche, sia reduce da studi di diritto canonico e diritto ecclesiastico, con specializzazioni in liturgia e sacramenti. Insomma, il fuggitivo in redingote arancione si rivela un vero pozzo di scienza religiosa.

D’altra parte, ricordiamolo, chi ha dato decisivo impulso alle attività dell’UNAR con la Strategia Nazionale LGBT è stata Elsa Fornero sotto la guida del cattolicissimo Mario Monti, intorno al quale gravitavano le sigle dell’associazionismo paracattolico, da CL a Sant’Egidio, col sostegno dei vescovi suggellato a Todi. Non per nulla, sorpresa sorpresa, la prima nella lista delle beneficiarie di fondi pubblici a mezzo UNAR (vedi sotto) è proprio la Comunità di Andrea Riccardi, fu ministro della cooperazione internazionale del governo Monti. E tutto si tiene.

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Le Iene dunque mettono sotto i riflettori il bando datato 4 novembre 2016, che assegna complessivi 999.274 euro (sotto il tetto del milione per non far scattare oneri fiscali) a soggetti come Anddos, Arcigay, Arcigay Roma, Lista Lesbica italiana e via dicendo.

L’Anddos, in particolare – che sta per Associazione Nazionale contro le Discriminazioni Da Orientamento Sessuale – riceve oltre 55mila euro di denaro pubblico per la “promozione di azioni positive”. La positività è, beninteso, in re ipsa. Come si legge infatti nel sito della associazione: «I circoli Anddos sono luoghi sicuri, pensati per il tuo benessere, dove potrai condividere esperienze, trovare accoglienza, manifestare appieno la tua sessualità». Nei modi sopra illustrati.

Bastano pochi minuti di video per scalfire, nell’immaginario collettivo, la calotta coriacea che era stata eretta attorno a un mondo disperato, fatto di abbrutimento e perversione, ma accuratamente blindato dalle belle parole delle belle persone, e reso intoccabile dalla propaganda a senso unico. Lo schifo organolettico riesce finalmente ad aprire gli occhi a qualcuno e a re-innescare, in questo qualcuno, la facoltà di ragionamento.

Infatti l’Anddos – l’associazione scissionista dell’Arcigay oggetto diretto dell’inchiesta delle Iene – oltre a organizzare serate fisting nei suoi locali, prepara anche, al contempo, corsi di educazione sessuale per le scuole sotto l’ombrello del MIUR. E altri edificanti progetti.

Come si legge al riguardo su “Il Giornale” (clicca qui): «basta guardare ad una delle ultime iniziative lanciate sul sito dell’Anddos, dal titolo accattivante “Parlami d’Amore”. Il 16 dicembre scorso si è svolto un incontro “nell’ambito del progetto Sessualità e Differenze” con l’obiettivo di produrre una “nuova proposta sull’educazione sessuale e di genere nelle scuole”. Cosa significa? Basta andare sul sito: “Sessualità e differenze” promuove il “monitoraggio delle infezioni sessualmente trasmesse”, vorrebbe la distribuzione di preservativi nelle classi scolastiche, chiede “nuovi incentivi per le cattedre universitarie sugli studi di genere” e sponsorizza libri scolastici con “una lingua sessuata che riconosca le professioni al femminile”. Per la gioia della Boldrini». E delle sue compagne.

Tra queste, l’inossidabile Boschi, sempre più a galla nel suo vuoto a perdere marchiato Etruria, non manca mai di sponsorizzare il mondo arcobaleno, che è perennemente in cima ai suoi pensieri, parole, opere e omissioni. Nell’estate del 2016, da ministra, snobbando ogni altro impegno istituzionale, la futura sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio (da cui l’UNAR dipende) si materializzava a Padova come baldanzosa madrina del Pride Village (clicca qui). Indossava per l’occasione una maglietta dal pregnante aforisma (copyright Alda Merini) «chi ama è genio dell’amore» e si faceva fotografare con gli organizzatori della manifestazione, che ricambiavano vestendo la stampa «stesso amore stessi diritti» (che, tradotto, significa: dateci uteri da affittare, ne abbiamo il diritto), frequentatori di locali esclusivi della zona come il “Brief Encounter”, il “Tropicana Club”, il “Block”, il “Flexo videobar”.

Il giro, o girone, è sempre lo stesso, quello apparso d’improvviso alle Iene.

Il reclutamento della clientela avviene nel vivaio delle scuole di ogni ordine e grado.

Oltre ai corsi di educazione alla sessualità ed affettività organizzati per le scuole inferiori, per le scuole superiori il MIUR e l’UNAR promuovono la visione di film di amore omosessuale, associati a dibattiti con cultori della materia e a lezioni sul tema guidate da kit didattici, sempre sotto l’etichetta del contrasto alle discriminazioni, dell’educazione alla cittadinanza, all’inclusione sociale, al rispetto.

Così è per la tournée della pellicola di Ivan Cotroneo “Un bacio”, che ha battuto in lungo e in largo l’intera penisola, oppure per “Nè Giulietta nè Romeo” di Veronica Pivetti (clicca qui), che – come si legge nella scheda di Cinemagay – si presenta apertis verbis come «un manifesto LGBT, cioè una storia che affronta praticamente tutte le tematiche gay d’attualità nel nostro Paese», e infatti contiene tutti i tòpoi della propaganda omosessualista. Nella stessa scheda si legge ad esempio: «Molto eloquente la scena di quando Rocco viene aggredito dal tipo sotto la doccia, che diventa quasi un amplesso (a ricordarci che spesso gli omofobi sono solo dei gay repressi)»; o ancora: «Esilarante la scenetta di quando la madre lo trova che sta facendo sesso con uno sconosciuto e lui avrà la determinatezza di spiegarle che nel mondo gay funziona così, cioè prima si scopa poi ci si conosce». Appunto: prima si scopa poi ci si conosce. A conferma del principio che regge la filosofia invertita.

Ma non è finita.

Sempre nelle scuole superiori, viene presentato un allettante pacchetto valido per l’alternanza scuola-lavoro (ovvero la pratica resa obbligatoria dalla c.d. buona scuola anche per i licei: 200 ore di lavoro coatto, non retribuito, oltre a decine di ore di tirocinio “formativo” sottratte alle materie curricolari): si tratta di istruttivi stage di volontariato da praticare presso i circoli di cultura omosessuale, dove i volenterosi alunni possono occuparsi della gestione degli spazi del Pride Village e della promozione delle attività e servizi ivi erogati oppure, a scelta, possono lavorare alla creazione di gruppi LGBTI tra i propri coetanei, nelle rispettive scuole di appartenenza. Clicca sulle immagini per ingrandirle.

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Sono solo alcuni spunti, si potrebbe continuare.

Ma basta questo per dire che l’abisso di depravazione finalmente emerso dalle recenti inchieste giornalistiche non è “affar loro” e facciano quello che vogliono in nome del “diritto” all’autodeterminazione. È un buco nero che vuole attirare e inghiottire i nostri figli, per disintegrarli nel corpo e nell’anima. E ha invaso tutti gli spazi lasciati liberi dal vuoto culturale, morale, religioso scavato negli ultimi decenni dal tarlo vorace della libertà fine a se stessa.

Lo strapotere accumulato nel tempo dai rapaci organismi tossici che proliferano nel corpo molle di uno Stato putrescente, votato all’autodistruzione, si maschera dietro gli abiti di scena e le battute di un copione ormai noto, e dietro la folle tracotanza dei suoi tristissimi attori: i becchini della politica, della burocrazia e dell’accademia, forti del concorso esterno delle gerarchie ecclesiali.

Che l’orrido squarcio aperto da una cinepresa monella, sfuggita di mano al gran manovratore, non si richiuda anch’esso sul tran tran annoiato e rassegnato di un popolo rimasto senza più onore nè virilità. Almeno lo schifo allo stato puro deve provocare uno scatto di orgoglio.

Siamo corresponsabili di quello schifo finché stiamo a guardarlo con le mani in mano.

Dobbiamo armarci fino ai denti in difesa di quei ragazzi cui abbiamo dato la vita senza saper insegnare loro il senso di quel dono.

9 commenti su “Le Iene, l’Unar e l’inferno gaio – di Elisabetta Frezza”

  1. Conoscendo di che pasta sono le Iene, mi sono fatta molte domande su quella che la Dott.ssa Frezza chiama “cinepresa monella” e cosa ci sia dietro non riesco a immaginarlo; ma neanche riesco a capire come ci possano essere persone talmente malate in tutto il loro essere da non temere minimamente di contrarre malattie che portano alla morte, pur di soddisfare gli istinti più bassi e le peggiori perversioni. Dire che sono rabbrividita leggendo gli allegati a questo articolo è dire nulla. Sono senza parole e nell’angoscia più profonda per il timore che a qualcuno della mia famiglia (dai più piccoli a quelli in età da liceo) possano essere imposte lezioni del tipo qui sopra descritto. E’ vero che ogni giorno ha la sua pena, come diceva il Vangelo di qualche giorno fa, ma questa è una pena che si accresce di ora in ora e di minuto in minuto perché gli attacchi alla nostra normalità vengono da ogni dove e non si erge nessuno fra coloro che dovrebbero formare un baluardo a proclamare da che parte stanno la verità e il bene. Come si può resistere a questo sfacelo? Come riuscire a combatterlo senza le armi adatte, se non quelle della nostra povera preghiera?

  2. Sono uno dallo stomaco forte, ma mi viene letteralmente da vomitare.
    Cosa aspetta a saltare all’aria, non solo la Boschi, ma tutto il Governo? Evidentemente sono tutti moralmente complici: Destra, Sinistra e Centro, altrimenti in Parlamento ci sarebbero i fuochi d’artificio. Salvini, Meloni e compagnia, che pretendono di essere gl’interpreti degli umori del popolo oppresso, di queste cose si dovrebbero interessare, che sono le più urgenti.
    Naturalmente non è neanche il caso d’invocare l’intervento degli ex pastori di una Chiesa ormai impegnata in cose più importanti come il processo di “santificazione” del guru radicale (la componente umana della Chiesa, s’intende, perché quella divina soffre ed attende).

    1. Salvini purtroppo è figlio del suo tempo, ma sicuramente non è un ideologizzato, gli basterebbe un solo incontro importante… e più di una volta gliel’ho letto nelle sue parole che la “sua porta” non è chiusa a chiave e che lui stesso sta cercando una Via, ma i pastori non abbondano e lui come tanti di noi sono lasciati a loro stessi

  3. Gentile Dottssa Frezza da dove possiamo cominciare ad armarci?italico popolo di assoluti smidollati, incapace del minimo sussulto di orgoglio. Se lei organizzasse una manifestazione pubblica a Milano di protesta contro questo schifo ci troveremmo in piazza in qualche centinaio se va bene. Forse possiamo organizzare di conoscerci territorialmente per sostenerci reciprocamente e resistere in questi durissimi tempi prossimi venturi. E già questo sarebbe un successo. Grazie del suo articolo.

  4. Grazie di cuore alla dott.ssa Frezza per questa indagine circostanziata ed approfondita, che lascia anche a me, cari amici, un senso di vuoto e di nausea. Leggere com’è finita in basso l’Italia storica, cattolica, santa perché nel cuore porta(va) la Chiesa di Roma; e leggerlo proprio il mercoledì delle Sante Ceneri… Tutto questo ha un senso. Il Signore ha permesso che toccassimo il fondo perché in pochi, da un’umanità corrotta dal peccato, cominciassimo a risalire. I tempi sono maturi, l’anno corrente è denso di ricorrenze e significati. Dal fondo del pozzo nero dove la Chiesa e il mondo sono finiti, proprio quando il Nemico sembra trionfare, volgiamo lo sguardo verso l’alto e vediamo la luce di Cristo. Tendiamo la mano, fiduciosi nel fatto che Lui l’afferrerà.

  5. Paolo Martino Allegri

    Grazie di cuore ad Elisabetta Frezza anche da parte mia. Grazie perché dai voce al nostro sdegno e al nostro dolore. Ormai è evidente che sono le istituzioni che favoriscono la dissoluzione morale e civile della nostra società. Per non parlare del silenzio-assenso (o addirittura esplicita approvazione) delle perversioni contro natura da parte dei nostri pastori. Questo è il vero dolore! Oggi è iniziata la quaresima: offriamo preghiere, digiuni e sacrifici per implorare da Dio una profonda conversione.

  6. Ma come, in un’intervista su YouTube la Pivetti dice che l’omosessualità è un tema tabù e che ha trovato molti ostacoli quando ha proposto il film (di cui c’era un gran bisogno, data l’omofobia dilagante).

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