Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Indicazioni per la S. Messa in rito tradizionale e due letture di formazione

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La prima ondata di adesioni si è andata attenuando, ma non cessano i contatti con gli amici che hanno fatto proprie le intenzioni della Lega cattolica per la preghiera riparazione. Molti di loro le stanno diffondendo, ed è proprio questo, più che l’adesione formale, ciò che conta: serve, certo, il maggior numero possibile di aderenti, ma serve ancora di più un grande numero di persone che pregano.

I tempi sono sempre difficili e cupi ed è proprio alla preghiera più assidua che vogliamo invitare i fratelli che si seguono in questa iniziativa. A tale proposito, come strumento di formazione,  questa settimana, segnaliamo un brano tratto dal “Caino e Abele” di Sant’Ambrogio, e una selezione dai  “Detti dei padri del deserto”.

Molti amici ci hanno scritto per avere indicazioni sulla scelta della Messa in rito tradizionale segnalando che spesso è difficile trovarla nella zona in cui abitano. Consapevoli che questo è un problema purtroppo molto diffuso possiamo solo fornire un criterio di massima. Nel caso si trovasse una Messa in rito tradizionale ragionevolmente vicina a casa (per l’elenco in Italia vedi qui http://www.unavox.it/messa.htm) è consigliabile impegnarsi a frequentarla con una cadenza regolare (per esempio mensilmente): la buona volontà e la Grazia faranno il resto.

Per mantenere una preghiera che sia costantemente unita a quella della Chiesa consigliamo anche, per chi ne abbia la possibilità, di recitare almeno una delle ore del Breviario tradizionale, iniziando da “Compieta”. Per questo si trova un ottimo sussidio sul sito divinumofficium.com, che fornisce la composizione quotidiana di tutto il breviario in lingua latina e traduzione italiana.

Sempre più uniti nella preghiera

Paolo Deotto e Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

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Sant’Ambrogio, “Caino e Abele”

“Offri a Dio un sacrificio di lode e sciogli all’Altissimo i tuoi voti” (Salmo 49, 14). Chi promette a Dio e mantiene quello che gli ha promesso, lo loda. Perciò viene privilegiato sugli altri quel samaritano il quale, mondato dalla lebbra per comando del Signore insieme agli altri nove, ritorna a Cristo da solo, magnifica Dio e lo ringrazia. Di esso Gesù affermò: “Non si è trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio all’infuori di questo straniero? E gli disse: Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato!” (Lc 17, 18-19). Il Signore Gesù ti ha fatto conoscere in modo divino la bontà del Padre che sa concedere cose buone, perché anche tu chieda a lui, che è buono, ciò che è buono. Ha raccomandato di pregare intensamente e frequentemente, non perché la nostra preghiera si prolunghi fino al tedio, ma piuttosto ritorni a scadenze brevi e regolari. Infatti la preghiera troppo prolissa spesso diventa meccanica e d’altra parte l’eccessivo distanziamento porta alla negligenza.

Quando domandi perdono per te, allora è proprio quello il momento di ricordarti che devi concederlo agli altri. Così l’opera sarà una commendatizia alla tua preghiera. Anche l’Apostolo insegna che si deve pregare senza ira e senza contese perché la preghiera non venga turbata e falsata. Insegna anche che si deve pregare in ogni luogo (cfr. 1 Tm 2, 8), laddove il Salvatore dice: “Entra nella tua camera” (Mt 6, 6). Intendi non una camera delimitata da pareti dove venga chiusa la tua persona, ma la cella che è dentro di te dove sono racchiusi i tuoi pensieri, dove risiedono i tuoi sentimenti. Questa camera della tua preghiera è con te dappertutto, è segreta dovunque ti rechi, e in essa non c’è altro giudice se non Dio solo.

Ti si insegna ancora che si deve pregare in maniera tutta speciale per il popolo, cioè per tutto il corpo, per tutte le membra della tua madre: sta in questo il segno della carità vicendevole. Se, infatti, preghi per te, pregherai soltanto per il tuo interesse. E se i singoli pregano soltanto per se stessi, la grazia è solo in proporzione della preghiera di ognuno, secondo la sua maggiore o minore dignità. Se invece i singoli pregano per tutti, tutti pregano per i singoli e il vantaggio è maggiore. Dunque, per concludere, se preghi soltanto per te, pregherai per te, ma da solo, come abbiamo detto. Se invece preghi per tutti, tutti pregheranno per te. Perché nella totalità ci sei anche tu. La ricompensa è maggiore perché le preghiere dei singoli messe insieme ottengono a ognuno quanto chiede tutto intero il popolo. In questo non vi è alcuna presunzione, ma maggiore umiltà e frutto più abbondante.

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Dai “Detti dei Padri del deserto” (“Dell’orazione”)

Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi poichè la prima preoccupazione alla quale lo spirito si apprende fin dall’aurora, esso continua a macinarla come una mola per tutto il giorno, sia grano, sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il tuo nemico getti zizzania.

Accadde un giorno che gli anziani si recassero dall’abate Abraham il profeta della regione. Lo interrogarono sull’abate Banè, dicendo: “Ci siamo intrattenuti con abba Banè sulla clausura nella quale egli si trova adesso; ci ha detto queste gravi parole: Egli stima tutta l’ascesi e tutte le elemosine che ha fatto nel suo passato come una profanazione”. E il santo vegliardo Abraham rispose loro e disse: “Ha parlato rettamente”. Gli anziani si rattristarono per via della loro vita che era anch’essa a quel modo. Ma l’abate Abraham disse loro: “Perché affliggervi? Durante il tempo, in effetti, nel quale abba Banè distribuiva le elemosine, sarà arrivato a nutrire forse un villaggio, una città, una contrada. Ma ora è possibile a Banè levare le sue due mani affinché l’orzo cresca in abbondanza nel mondo intero. Gli è anche possibile, ora, chiedere a Dio di rimettere i peccati di tutta questa generazione”. E gli anziani, dopo averlo udito, si rallegrarono che vi fosse un supplice che intercedeva per loro.

Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: “Padre, dimmi come si deve pregare, perchè ho molto irritato Iddio”. L’anziano gli disse: “Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato”.

Se sei lento ad alzarti la notte per la liturgia, non dare nutrimento al tuo corpo, perché la Scrittura dice: “Il pigro non mangi neppure”. E io ti dico: come nel mondo colui che ruba incorre in una severa condanna, uguale condanna è riservata da Dio a chiunque non si alzi per la sua liturgia, salvo nel caso di malattia o di grande lavoro, benché dal malato come dal lavoratore Dio esiga una liturgia spirituale, perché essa può essere offerta a Dio facendo a meno del corpo.

L’abate Evagrio diceva: “Se ti vien meno il coraggio, prega. Prega con timore e tremore, con ardore, sobrietà e vigilanza. Così bisogna pregare, soprattutto a motivo dei nostri nemici invisibili che sono malvagi e accurati nel male, perché principalmente su questo punto essi ci porranno ostacoli”.

L’abate Macario, interrogato su come si debba pregare, rispose: “Non è necessario parlare molto nella preghiera, ma stendiamo sovente le mani e diciamo: ‘Signore abbi pietà di noi, come tu vuoi e come tu sai’. Quando la tua anima è in angustiata, di’: “’Aiutami’. E Dio ci farà misericordia, perché sa quello che a noi conviene”.

Un fratello andò a visitare uno dei padri della laura di Suca sopra Gerico e gli disse: “Allora, Abba, come stai?”. L’anziano rispose: “Male”. Il fratello disse: “Perché,  Abba?”. L’anziano rispose: “Perché sono trent’anni che mi tengo ritto davanti a Dio durante la mia preghiera, e ora maledico me stesso dicendo a Dio: ‘Non aver pietà di tutti quelli che commettono iniquità’, e ‘Maledetti quelli che si allontanano dai tuoi comandamenti’. E io che sono un bugiardo dico ogni giorno a Dio: ‘Danna tutti quelli che mentono. E io che ho del rancore contro mio fratello, dico a Dio: ‘Perdonami come anche noi perdoniamo’. Ed io che metto ogni mia preoccupazione nel mangiare, dico: ‘Ho dimenticato di mangiare il mio pane’. E dormendo sino al mattino, vado salmodiando: ‘Nel mezzo della notte mi sono svegliato per confessarti’. Non possiedo assolutamente alcuna compunzione e dico: ‘Ho penato nel mio pianto e le lacrime hanno preso il posto del pane giorno e notte’. E mentre ho nel cuore pensieri perversi, dico a Dio: ‘La meditazione del mio cuore è davanti a te sempre’. Ed io che non digiuno assolutamente, dico: ‘I miei ginocchi si sono indeboliti causa il digiuno’. E pieno d’orgoglio e di godimento della carne mi rendo ridicolo salmodiando: ‘Guarda la mia umiltà e la mia pena e rimettimi tutti i miei peccati’. E io che non sono ancora pronto dico: ‘Il mio cuore è pronto, o Dio’. E, in una parola, tutto il mio Uffizio e la mia preghiera tornano a me in rimprovero e in vergogna”. Il fratello disse all’anziano: “Penso, Abba, che Davide disse tutto ciò per se stesso”. Allora l’anziano disse piangendo: “Che dici, fratello? Di certo, se noi non osserviamo ciò che salmodiamo di fronte a Dio, andiamo in perdizione”.

Se fai il tuo lavoro manuale nella cella e viene l’ora della preghiera, non dire: “Finirò i miei ramoscelli e il piccolo cesto e dopo mi alzerò”, ma alzati subito e rendi a Dio il debito della preghiera; diversamente prenderai a poco a poco l’abitudine di trascurare la tua preghiera e il tuo Uffizio e la tua anima diventerà deserta di ogni opera spirituale e corporale. Poiché è dall’alba che si mostra la tua volontà.

Un anziano diceva: “Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti”.

L’abate Epifane diceva: “Conosci te stesso, e non cadrai mai. Procura lavoro alla tua anima, cioè la preghiera continua e l’amore di Dio, prima che un altro non le procuri cattivi pensieri; e prega affinché lo spirito d’errore si allontani da te”.

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