Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Notizie e avvisi. Un sermone di San Bernardo di Chiaravalle per la Vigilia della Nascita del Signore

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Calendario tradizionale. Giovedì 22 dicembre 2016. Per il Martirologio clicca qui

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Gentili Amici, uniti nella preghiera per le festività natalizie, auguriamo a tutti un buon Santo Natale, sereno e ricco della gioia cristiana per la venuta del Redentore.

Durante le festività natalizie sarà sospesa la pubblicazione della pagina del giovedì della Lega cattolica per la Preghiera di Riparazione. Il nostro incontro settimanale riprenderà giovedì 12 gennaio 2017.

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Per la nostra formazione, leggiamo un sermone di San Bernardo di Chiaravalle per la Vigilia della Nascita del Signore. Il testo potrà anche essere scaricato in formato pdf cliccando qui; in tal modo potrete costituire e conservare la vostra biblioteca di letture di formazione.

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NOTIZIE E AVVISI

 I sacerdoti della Fraternità San Pio X celebrano la Santa Messa in rito antico in diverse città. Per l’elenco completo delle Cappelle in Italia e orari delle celebrazioni, clicca qui.

Tutti i sabati e nei giorni delle solennità a Brescia si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 18.00 nella chiesa di San Zeno al Foro (piazza Carducci). Alle 17.30, recita del S. Rosario, esposizione del Santissimo Sacramento e benedizione eucaristica.

Ogni domenica e festa di precetto a Pavia si celebra la S. Messa in rito antico, alle ore 9.30 nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, in via Luigi Porta (centro storico).

– Nella diocesi di Prato si celebra regolarmente la S. Messa in rito antico in latino, in seguito al Motu Proprio “Summorum Pontificum” del 2007 nelle seguenti chiese: la chiesa dello Spirito Santo a Prato (piazza del Collegio), ogni domenica e festa di precetto ore 17.00; la chiesa di Santa Cristina a Pimonteogni domenica ore 10.00; la chiesa di San Martino a Paperino a Prato la prima domenica del mese ore 16.00 e ogni giovedì ore 7.30; la chiesa del Sacro Cuore a Prato (Via Benincasa), tutti i primi venerdì del mese ore 21.00.

– Per il calendario delle celebrazioni nel tempo di Natale nella diocesi di Prato, clicca qui.

 Ogni domenica e festa di precetto a Firenze, alle ore 11.00 e alle ore 19.00, nella chiesa dei Santi Michele e Gaetano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al sabato le celebrazioni sono alle ore 7.30 e 11.00 e nei giorni feriali alle ore 7.30 e 18.30.

– Ogni domenica e festa di precetto a Belluno, alle ore 8.00, nella chiesa di Santo Stefano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.

– In Alto Adige/Sud Tirolo viene celebrata la Santa Messa in rito antico: ogni prima Domenica al mese a Silandro in via Ospedale alle ore 18, ogni terza Domenica al mese a Bolzano in via Weggenstein alle ore 18, ogni quarta Domenica al mese a Bressanone nella chiesa Mariahilf/Zinggen alle ore 18, ogni 8 del mese nella chiesa parrocchiale a Cengles alle ore 17.

 Ogni domenica e festa di precetto a Bergamo, alle ore 9.00 e ogni venerdì alle ore 20,30, nella chiesa della Madonna della Neve, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al termine della S. Messa del primo venerdì del mese, Adorazione Eucaristica e recita delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù. Per essere aggiornati sulle celebrazioni in rito antico, cliccare su https://www.facebook.com/madonnadellanevebergamo/

–  Ogni domenica e festa di precetto a San Lorenzo, frazione di Pizzoli (AQ), alle ore 18.00, presso l’Abbazia di Sant’Equizio, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.

– Ogni domenica e festa di precetto a Milano, nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, in largo Cairoli, viene celebrata alle 10.00 la Santa Messa in Rito ambrosiano antico. Per informazioni:http://messatradizionalemilano.blogspot.it/ .

– Ogni domenica e festa di precetto, a Monza, viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 18.45, nella chiesa delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, via Italia 37. Per informazioni, cliccare “La Messa di sempre – Monza” . 

– Ogni primo venerdì del mese, al Priorato Madonna di Loreto, a Rimini-Spadarolo, alle ore 21, Adorazione Eucaristica notturna per riparare le offese e gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù.

– a Firenze, nell’Oratorio di S. Francesco Poverino, Santa Messa domenicale in rito antico alle ore 10 e tutti i venerdì, alle ore 18.30, Preghiera di Riparazione (S. Rosario, Litanie del Sacro Cuore, Atto di riparazione ed altre preci anche per impetrare l’aiuto divino alla Chiesa martire della ferocia islamica). Per informazioni: Dante Pastorelli, dante.pastorelli@virgilio.it, tel. 055.600804.

– Ogni venerdì un gruppo di fedeli si ritrova per la preghiera a Cremona. Per informazioni: Mauro Faverzani  – mauro.faverzani@gmail.com

– Ogni primo venerdì del mese viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 19.30 a Modena nella parrocchia dello Spirito Santo in via Fratelli Rosselli. Vi partecipano alcuni aderenti alla Lega di riparazione  secondo le intenzioni proposte dalla nostra iniziativa. Ricordiamo che nella medesima chiesa viene celebrata ogni domenica alle 17 la S. Messa (dal 2007) e, a richiesta, anche gli altri sacramenti.

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– Se altri sacerdoti fossero disposti a fare lo stesso nella zona in cui operano, ce lo facciano sapere e provvederemo a darne comunicazione.

– Ricordiamo che è possibile anche il semplice incontro tra laici che preghino secondo le intenzioni della Lega come già indicato. Anche in questo caso, sarebbe utile segnalarcelo in modo da poterne dare comunicazione. Rimane il fatto che lo strumento più efficace per la diffusione è il passaparola, che sarebbe meglio chiamare apostolato.

– Nei limiti delle nostre forze, siamo a disposizione per incontrare gli amici che intendono impegnarsi in questa impresa. Per questo, si faccia riferimento all’indirizzo di posta elettronica della Lega di riparazione, legariparazione@email.it , e troveremo il modo e il tempo per farlo.

Paolo Deotto – Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

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LETTURA DI FORMAZIONE

San Bernardo di Chiaravalle

Sesto sermone nella Vigilia del Natale del Signore.

Sull’ annuncio del Natale

per scaricare il testo in formato pdf, clicca qui

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L’annuncio del Salvatore

.1 -Abbiamo udito un annuncio pieno di grazia, degno di essere accolto; Gesù Cristo, Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda. La mia anima si è sciolta a queste parole, il mio spirito arde nelle mie viscere, perché con il solito desiderio mi preme riversare (eructare) su di voi questa gioia e questa esultanza. Gesù Salvatore: che cosa c’è di così necessario a chi è perduto, di cosi desiderabile per i miseri, di così utile per i disperati?Altrimenti da dove verrebbe la salvezza, da dove verrebbe anche la più lieve speranza di salvezza nella legge del peccato, in questo corpo di morte, in questa giorno di malizia e in questo luogo di dolore, se non nascesse per noi nuova e insperata? Ma tu forse desideri la salvezza, ma temi l’asprezza della cura, consapevole della tua malattia, ma anche della tua delicatezza. Non temere: Cristo è dolce e mite, e di grande misericordia, unto con olio di letizia più di coloro che partecipano di lui, cioè di coloro che ricevono anche se non la stessa pienezza dell’unzione, ma dalla pienezza di questa unzione. Ma perché tu, sentendo che è dolce non pensi che il Salvatore sia un debole, ei aggiunge anche: Figlio di Dio. E quale è il Padre tale è il Figlio, a cui è sottomesso il potere di fare, quando vuole, ciò che vuole. O forse, avendo ascoltato dell’utilità della salvezza, e della piacevolezza dell’unzione, nonso cosa stai mormorando dentro di te, preoccupato, a quanto posso sospettare, dell’onestà della Chiesa. Ti rallegri che ti si sia avvicinato il Salvatore, come se giacessi paralitico sulla barella, o piuttosto mezzo morto sulla via tra Gerusalemme e Gerico. Ma ti rallegri di più che il medico non sia severo, e che non si serva di medicine forti, in modo che non ti sembri più insopportabile la stessa breve cura che la lunga malattia. E non è strano che così, proprio così anche oggi molti muoiono, perché fuggono il medico; hanno conosciuto Gesù, ma non conoscono il Cristo, deducendo, con un sentimento (tutto)umano, dallaquantità e dalla gravita dei mali(che soffrono)il fastidio delle medicine preparate per loro.

Maestà del Figlio di Dio

.2 – Ma se ormai sei certo che è il Salvatore e tuttavia lo riconosci come Cristo che non usa del ferro rovente, ma dell’unguento, che non cura con la bruciatura, ma con l’unzione, penso che una cosa sola possa, far esitare una creatura così nobile, e cioè che non le sembri(e speriamo non sia così)che la persona di questo Salvatore non sia abbastanza degna. Penso tuttavia che tu non sia ambizioso e desideroso di gloria, o che aspiri all’onore a tal punto da rifiutarti di accogliere questa grazia da uno qualsiasi di quelli che sono servi come te, se è in grado di offrirtela. Se fosse un angelo o un arcangelo, o un appartenente a un qualsiasi ordine superiore degli spiriti beati, la tua animosità avrebbe molto meno pretesti. Questo Salvatore invece deve essere accolto da te con tanta maggior devozione quanto più è diverso da tutti gli altri il nome che ha avuto in eredità: Gesù Cristo, Figlio di Dio. E guarda se l’angelo che parlava ai pastori non abbia raccomandato molto chiaramente queste tre cose, mentre presentava loro la grande gioia che annunciava. Perché, dice, oggi è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Esultiamo dunque, fratelli, in questa nascita, e in molti modi rallegriamoci in essa, che è illuminata con tanta precisione dall’utilità della salvezza, dalla dolcezza dell’unzione e dalla maestà del Figlio di Dio, così che non manca nessuna delle cose che desideriamo, né l’utile, né il piacevole, né l’onesto. Esultiamo dunque, ruminandoli in noi, e diffondendo e donandoci a vicenda (eructuo) la parola soave, il dolce annuncio: Gesù Cristo figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda.

Nato prima del tempo e nel tempo

.3 – E non ci sia chi a queste cose mi risponda senza rispetto, senza gratitudine, senza religiosità: “Questa non è una novità: e stata udita tanto tempo fa, è avvenuta tempo fa, Cristo è già nato da tempo” .E io dico: “Da tempo e prima del tempo.”E non c’è da meravigliarsi: da tempo e prima del tempo è nato colui al quale si applica quella parola profetica: In eterno e sempre (Es 15, l8). Cristo, infatti, è nato non solo prima, dei nostri tempi, ma prima di tutti i tempi. E davvero quella nascita si è nascosta nelle tenebre, anzi, abita piuttosto la luce inaccessi bile: è nascosta nel cuore del Padre, in un monte pieno di ombre e di fitta vegetazione. E’ nato dunque per farsi conoscere, in una certa misura, e nato nel tempo dalla carne il Verbo è diventato carne. E cosa c’è di strano se fino ad oggi nella chiesa si dice nasce Cristo, figlio di Dio, quando tanto tempo fa si diceva, e senz’altro proprio di lui: E’nato per noi un bambino (Bis 9,6). Questa parola ha cominciato a diffondersi tempo fa, e a nessuno dei santi ha mai procurato fastidio. Gesù Cristo Figlio di Dio è ieri, oggi e in eterno. Per questo non è strano che il primo uomo, padre di tutti i viventi, facendo scaturire quel grande mistero che poi più chiaramente l’Apostolo applica a Cristo e alla Chiesa, disse: l’uomo lascerà suo padre e sua madre, e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola (107).

Promesso ai Padri, visto dagli Apostoli, creduto da noi

.4 – Per questo anche Abramo, padre di tutti i credenti, esultò nella speranza di vedere questo giorno, lo vide e se ne rallegrò. Del resto non avrebbe comandato al servo che faceva un giuramento per il Dio del cielo di porre la mano sotto la sua coscia se non avesse previsto che lo stesso Dio del cielo sarebbe nato da quella coscia. Anche questo disegno del suo cuore Dio lo ha rivelato all’uomo secondo il suo cuore, a cui ha giurato fedeltà e che non deluderà, dicendo: Porrò sul mio trono uno del frutto del tuo ventre (108). Anche per questo nasce in Betlemme di Giuda, come dice l’angelo, nella città di Davide, a causa della fedeltà di Dio, per confermare le promesse dei padri. Questo fu rivelato molte volte e in molti modi agli altri padri e profeti. Coloro che amavano Dio poi, erano molto lontani dall’udire con noncuranza, a meno che non sembrasse farci poco caso colui che diceva: Ti prego, Signore, manda colui che devi mandare (109) o esserne disturbato colui che gridava: Oh, se tu squarciassi i cieli, e scendessi, e altre cose simili (110). Fu quel medesimo avvenimento che i santi apostoli videro e ascoltarono, e toccarono con le loro mani il Verbo della vita che a ciascuno di loro diceva: Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete (111). E infine questo stesso avvenimento è stato conservato anche per noi fedeli, è stato cioè affidato ai tesori della fede, poiché lo stesso Signore ugualmente diceva: Beati coloro che non hanno visto e crederanno (112). Questa è la nostra parte nella parola di vita. E non è da disprezzare, visto che senz’altro viviamo di lei, e che per mezzo suo vinciamo il mondo, poiché il giusto vivrà per la sua fede (113) è questa è la vittoria che vince il mondo, la nostra fede (114). E’ questa fede che, come una certa immagine dell’eternità contiene nel suo vastissimo seno insieme le cose passate, quelle presenti e quelle future, in modo che nulla sussista oltre a lei, nulla vada perduto, nulla la preceda.

L’adorazione sincera della fede

.5 – Giustamente dunque, in testimonianza della vostra fede, quando alle vostre orecchie e risuonata la voce di questo annuncio, avete esultato nella gioia, avete reso grafie, avete adorato, prostrati a terra, correndo insieme come sotto l’ombra delle sue ali, e ponendo la vostra speranza sotto le sue penne(piume) Non è forse vero che ciascuno di voi, udendo (l’annuncio) della nascita del salvatore ha acclamato nel suo cuore: E’ bene per me aderire a Dio? (115) o piuttosto quello che dice lo stesso Profeta: l’anima mia è sottomessa a Dio (116)? Infelice chiunque si sia prostrato da ipocrita, umiliando il capo, e mantenendo rigido il cuore è, infatti, chi si umilia con malizia, ma il suo intimo è pieno di inganno. Chi riflette meno sulla necessità, sente meno le contrarietà, teme meno i pericoli, si rivolge con meno devozione ai rimedi della salvezza che è nata per noi, con meno affezione si sottomette a Dio, e con meno fedeltà canta: Signore, tu sei diventato per noi un rifugio (117). L’adorazione di costui è meno gradita a Dio, la sua prostrazione meno verace, la sua umiliazione ha meno valore, la sua fede è anche meno vittoriosa, anzi anche meno portatrice di vita. Ma perché dice: Beati coloro che non hanno visto e crederanno? Quasi che lo stesso credere non sembri in qualche modo già vedere. Ma fa’ caso con attenzione a chi, e quando sia detto. E’ detto a colui che veniva rimproverato per aver creduto dopo aver visto. Non è (infatti) la stessa cosa aver visto, e perciò credere, che, credendo, aver visto. Altrimenti in che modo dobbiamo credere che Abramo, nostro Padre abbia visto questo giorno del Signore, se non credendo? Ma anche come dobbiamo accogliere quello che abbiamo cantato questa notte: Santificatevi oggi, e state pronti, domani, infatti, vedrete la maestà di Dio in voi? Non è forse vedere in spirito, rappresentarsi con amorosa devozione, e ricordare con fede sin cera quel grande sacramento della grande bontà di Dio, che cioè (Cristo)fu manifestato nella carne, fu giustificato nello spirito, apparve agli angeli, fu annunciato ai pagani, fu creduto nel mondo, fu assunto nella gloria? (118).

L’uomo nuovo nasce in noi

.6 – E’ sempre nuovo dunque, ciò che sempre rinnova gli spiriti, e non è mai vecchio ciò che non smette mai di portare frutto, che non marcisce per 1’eternità. Questo è il santo a cui non è dato di vedere la corruzione. Questi è l’uomo nuovo che, mai capace di alcuna vecchiezza restituisce alla vera novità della vita anche coloro le cui ossa avevano tutte perso vigore. E’ questo il motivo per cui anche nell’annuncio pieno di gioia che abbiamo ora ascoltatole ve ne siete accorti, si dice in modo appropriato non tanto che Cristo è nato, quanto che nasce: Gesù Cristo, Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda. Come (infatti)egli è ancora in un certo modo immolato ogni giorno, quando annunciamo la sua morte, così sembra nascere di nuovo, quando ci rappresentiamo con fede la sua nascita. Domani dunque vedremo la maestà di Dio, ma in noi, non in se stesso: la maestà nell’umiltà, la forza nella debolezza, nell’uomo Dio. Egli è, infatti, Emmanuele, che significa: Dio con noi. E ascolta più chiaramente: il Verbo si è fatto carne, ed abitò tra noi. Da allora in poi abbiamo visto la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, lo abbiamo vi sto certamente pieno di grazia e di verità (119) .Non abbiamo visto la gloria del potere o dello splendore, ma la gloria della bontà paterna, la gloria della graziai di cui l’Apostolo dice: a lode della gloria della sua grazia (120).

Nasce in Betlemme, sceglie la povertà: fossimo anche noi Betlemme!

.7 – Così dunque nasce?Ma dove(credi che nasca)? In Betlemme di Giuda. E non ci conviene passare così sotto silenzio Betlemme. Andiamo fino a Betlemme (121) dicono i pastori, non dicono: oltrepassiamo Betlemme. Che importa se è un povero villaggetto? Che importa se sembra la più piccola cittadina della Giudea? Non è poco adatta a colui che, essendo ricco, si è fatto povero per noi, ed essendo un grande signore, e molto degno di lode si è fatto piccolo per noi, e diceva: Beati i poveri di spirito, perché di loro è il regno dei cieli (122) e ancora: Se non vi convertite e non diventate come questo bambino, non entrerete nel regno dei cieli (123). Per questo scelse una stalla ed una mangiatoia, una abitazione comunque di nessun valore, ed un alloggio delle bestie, perché tu sappia che egli è colui che rialza il povero dal letame, e salva uomini e bestie.

.8 – Oh, se fossimo anche noi Betlemme di Giuda, perché si degni di nascere anche in noi, e possiamo meritare di udire: per voi che temete il Signore sorge il sole di giustizia! Forse questo è quello che abbiamo detto prima, che per vedere la maestà di Dio è necessaria la santificazione e la preparazione. lnfatti anche secondo il profeta la Giudea fu santificata (124) perché tutte le cose si lavano nella confessione, che è la Giudea, e la casa del pane, significata da Betlemme, sembra che si applichi meglio alla preparazione. Come si prepara (infatti) a ricevere un ospite tanto grande colui che dice: Non c’è pane in casa mia? (125) (ls 3,7) Infine uno che non era preparato ebbe la necessità di bussare a mezzanotte alla porta chiusa dell’amico, dicendo che: E’ venuto un mio amico da un viaggio, e non ho nulla da mettergli davanti (126).Il Profeta dice: Il suo cuore è pronto a sperare nel Signore (127) e non c’è dubbio che parli del giusto. Saldo è il suo cuore, non vacillerà (128) . Non è pronto il cuore che non è fortificato. Sappiamo poi, per la testimonianza del medesimo Profeta, che il pane fortifica il cuore dell’uomo (129). Non è dunque pronto, ma arido, e senza forza il cuore di colui che ha dimenticato di mangiare il suo pane. Mentre è pronto, e non è turbato, è in grado di custodire i comandamenti della vita colui che, dimentico del passato si protende verso il futuro. Vedi quanto sia da fuggire un certo tipo di dimenticanza, e quanto invece un altro tipo sia da desiderare. Infatti non tutta la tribù di Manasse passò il Giordano, ma neppure tutta scelse di rimanere al di qua. C’è chi è dimentico del Signore, suo creatore, e chi lo tiene sempre davanti agli occhi, dimentico del suo popolo e della casa di suo padre. E quello dimentica le cose che sono del cielo, questi dimentica quelle della terra, questi le cose presenti, quello le cose future; questi le cose che si vedono, quello le cose che non si vedono, e per finire questi dimentica i suoi interessi, quello gli interessi di Gesù Cristo. L’uno e l’altro sono Manasse, l’uno e l’altro si dimenticano, ma uno si dimentica di Gerusalemme, l’altro di Babilonia; uno si dimentica degli ostacoli, e questi è pronto; l’altro si dimentica piuttosto dei vantaggi che non c’è motivo di dimenticare, e questi e del tutto impreparato a vedere in sé la maestà del Signore. E la casa del pane in cui sorga il Salvatore non è neppure quel Manasse a cui si manifesta colui che guida Israele, e siede sui Cherubini. Rivelati a Efraim, Beniamino e Manasse, dice (130). Io penso che questi siano i tre che si salvano, a cui un altro profeta ha dato il nome di Noè, Daniele e Giobbe, e che sono gli stessi indicati in quei tre pastori, ai quali l’angelo portò l’annuncio della grande gioia della nascita dell’Angelo del gran consiglio.

I Magi e la loro offerta

.9 – Pensa poi se questi stessi non siano anche i tre Magi, che vengono non solo dall’Oriente, ma anche dall’Occidente, per sedersi a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe. Forse non sembrerà inopportuno che ad Efraim, che significa portare frutto, si addica l’offerta dell’incenso, perché offrire incenso degno di salire al cielo in soave odore è proprio di coloro che Dio ha costituito perché vadano e portino frutto, cioè i superiori della chiesa. Mentre Beniamino, figlio della destra, è necessario che offra l’oro, cioè le ricchezze di questo mondo, perché il popolo fedele, a cui viene assegnato di stare dalla parte destra, meriti di sentirsi dire dal giudice che: Ho avuto fame, e mi avete dato da. mangiare. e le altre cose (131). Manasse poi, se vorrà essere qual Manasse a cui Dio si manifesta, offra la mirra della mortificazione, che penso sia richiesta in modo speciale dalla nostra professione. E queste cose siano dette perché non apparteniamo a quella parte della tribù di Manasse che si fermò al di qua del Giordano, ma piuttosto dimentichi del passato, siamo protesi e attenti al futuro.

Betlemme, casa del pane

.10 – Ma torniamo ora a Betlemme, e vediamo questa Parola che il re ha realizzato e che ci ha mostrato. E’ la casa del pane, come già abbiamo detto, è bene per noi stare lì. Dove c’è la Parola del Signore non manca davvero il pane che fortifica il cuore, come dice il Profeta: fortificami nelle tue Parole (132). Proprio nella parola che procede dalla bocca di Dio vive l’uomo vive in Cristo, vive Cristo in lui. Là sorge, là si rivela; e non ama affatto il cuore esitante o vacillante, ma saldo e forte. Se qualcuno mormora, se qualcuno esita, se qualcuno è irresoluto, se qualcuno pensa di ritornare nel fango, di ritornare al vomito, di abbandonare il voto fatto, di cambiare ciò che si era proposto di vivere, non è Betlemme, non è la casa del pane. Solo la fame, e una fame potente, lo costringe a scendere in Egitto, a pascolare i porci, ad aver fame di carrube, come colui che se ne va lontano dalla casa del pane, dalla casa del padre, in cui si sa che anche i mercenari hanno pane in abbondanza. Non nasce dunque Cristo in un cuore di questo genere, a cui manca la fortezza della fede, cioè il pane di vita, poiché la Scrittura testimonia che il giusto vive di fede (133) poiché la vera vita dell’anima, che è Dio stesso, non abita in questo tempo nei nostri cuori se non per mezzo della fede. Come potrebbe nascere Gesù in lui, come potrebbe sorgere la salvezza per lui, dal momento che è assolutamente vera e certa quell’affermazione per cui soltanto chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato? Cristo non si trova affatto in lui, ed egli non è del numero di coloro a cui è detto: avete l’unzione del santo (134); e questo lo si sa soprattutto dal fatto che il suo cuore è senza dubbio riarso, dal fatto che ha dimenticato di mangiare il suo pane. Molto meno appartiene poi al Figlio di Dio un uomo simile, poiché lo spirito di Cristo non riposa se non sopra colui che è tranquillo, umile e teme le sue parole, e non c’è alcun rapporto tra l’eternità e una così grande mutevolezza, tra colui che è e colui che non rimane mai nella medesima condizione. Del resto per quanto siamo saldi, per quanto siamo forti nella fede, per quanto siamo pronti, per quanto abbiamo pani in abbondanza (e tutto questo perché ce lo concede colui a cui rivolgendoci ogni giorno nella preghiera diciamo: dacci oggi il nostro pane quotidiano (135), abbiamo comunque la necessità di aggiungere in seguito: e rimetti a noi i nostri debiti (136). Altrimenti, se dicessimo che non abbiamo peccato inganneremmo noi stessi, e la verità non sarebbe in noi (137) . Egli, infatti, è la verità, colui che non nasce semplicemente in Betlemme, ma in Betlemme di Giuda, Gesù Cristo, Figlio di Dio.

Formare Cristo in noi

.11 – Accostiamoci dunque al volto del Signore nella confessione, per essere anche noi pronti e santificati come Betlemme di Giuda, e così meritiamo di veder nascere in noi il Signore. Del resto se qualcuno ha progredito fino al punto, ed è già molto per noi, di essere vergine feconda, essere stella del mare, essere piena di grazia, e di avere lo Spirito Santo che scende su di lei, credo che non disdegnerà di nascere non solo in lei, ma anche da lei. Nessuno presuma di arrogarsi questo onore, se non quelli che per speciale condiscendenza Cristo abbia come indicato a dito, dicendo: Ecco mia madre e i miei fratelli (138). Ascolta uno di questi: Figlioli miei, che di nuovo partorisco, finché non sia formato Cristo in voi (139). Se sembrava che nascesse Cristo in loro, quando veniva formato in loro, come non ci sarebbe chi presuma di dire che nasce allo stesso modo da Cristo, colui che in qualche modo genera Cristo in loro? Anche tu, empia Sinagoga, ci hai generato questo figlio, secondo una qualche funzione di madre, ma non con l’affetto di una madre, lo hai scacciato dal tuo seno, gettandolo fuori dalla città, e innalzandolo sopra la terra, come dicendo sia alla chiesa delle genti, sia alla primizia della chiesa che è nei cieli: Non sia né mio, né vostro, ma sia diviso. Sia diviso, ripeto, non tra l’una e l’altra, ma da ambedue. L’hai scacciato e l’hai innalzato, ma appena un poco, in modo che non fosse né all’interno delle tue mura né in terra, e l’hai costretto col ferro da ogni parte, in modo che non uscisse ne dall’una né dall’altra parte, e separato da te, non giungesse a nessuna delle altre due. Madre troppo crudele, hai voluto fare di lui come di un aborto, in modo che non ci fosse chi accogliesse colui che era stato scacciato. Guarda dunque cos’hai fatto, anzi, come facendo così non ha con eluso nulla. Da ogni parte infatti escono le figlie di Sion per vedere il re Salomone cinto del diadema con cui lo hai incoronato. E lui lasciando sua madre si unisce a sua moglie, per che di due siano una sola carne, e, scacciato dalla città e innalzato da terra, attira tutto a sé, lui che è sopra tutte le cose Dio benedetto nei secoli.

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107 Gen 5,31

108 Al 131,11

109 Es4, 13; Resp l Dom.Avv.

110 Is 64,1

111 Lc 10,23

112 Gv 20,29

113 Gal 3

114 1 Gv 5,4

115 Sl 72,28

116 Sl 61,6

117 Sl 89, l

118 l Ti 3,16

119 Gv l, 14

120 Ef 1,6

121 Lc 2,15

122 Mt 5,3.

123 Mt 18,3

124 Sl 113,2;CEI:Giuda divenne il suo santuario

125 ls 3,7

126 Lc 11,6

127 Sl 111,7

128 Sl 111,8

129 Sl 103, 15

130 Sl 79,3

131 Mt 25,35.

132 Sl 103,15

133 Gal 3, 11

134 Gv 2,20

135 Lc 11,3

136 Mt 6,12

137 l Gv 1,8

138 Mc 12,49

139 Gal 4,19

1 commento su “Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Notizie e avvisi. Un sermone di San Bernardo di Chiaravalle per la Vigilia della Nascita del Signore”

  1. Carissimi redattori, siete tutti giornalisti grandissimi e vi leggo con piacere e -dati i tempi- grande consolazione. Ma non vi rendete conto che siamo qui tutti a protestare contro Bergoglio autoconfinati nelle catacombe che ci siamo costruiti intorno mentre il Grande Eretico, demagogo perfetto, macina consensi nel popolo bue? Pensate invece al dottor Gandolfini, nemmeno giornalista, che è riuscito, nell’ostilità vaticana, ad organizzare dal nulla lo storico “Family day” radunando intorno a sé una folla di cattolici veri ! E allora, cari amici, perché non tentare di unirci tutti, interpellando anche Socci, Magister e adesso anche Valli (escludendo solo l’ambiguo Messori), per organizzare un “Tradition day” che vada a manifestare sotto le finestre di Santa Marta scuotendo la generale indifferenza per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’immane pericolo rappresentato dallo scaltro Gesuita Bianco che inconsapevolmente (o volutamente?) sta dando una mano a Satana per fare a pezzi Santa Romana Chiesa?

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