LETTERA APERTA AL CAVALIER SILVIO BERLUSCONI – di Redazione

di Redazione


 

fsIllustre Cavaliere Silvio Berlusconi, sono quasi vent’anni che votiamo per il suo partito, inteso quale antagonista di soggetti politici dell’inquietante livello di Achille Occhetto, Rosy Bindi, Massimo D’Alema, Azeglio Ciampi, Romano Prodi, Walter Veltroni e Luigi Bersani.

Nel lungo periodo della coatta fedeltà al suo partito abbiamo sopportato pazientemente la perpetua esaltazione dell’ideologia liberale e della globalizzazione, oltre la continua apologia dei liberatori americani. Istigati da un suo dotto consigliere abbiamo perfino scritto alcune righe in cui affermavamo che l’America è un baluardo eretto contro la sgradita insorgenza dell’islam.

Le confessiamo che, dopo l’affare Madoff e il bombardamento di Tripoli e i loro catastrofici prolungamenti, l’islam continua a non piacerci, mentre sono diventate insopportabili le lodi all’indirizzo dei liberali e dei banchieri americani.

Ridotti al patetico pettinatore di bambole Luigi Bersani i comunisti fanno meno paura del liberalismo urologico del furente Mario Monti, in atto alle nostre fragili spalle.

Degli americani la nostra infanzia ricorda gli ostinati bombardamenti e gli inutili mitragliamenti. Del liberalismo italiano non possiamo dimenticare le odiose persecuzioni anticattoliche nell’Ottocento e nel Novecento e, durante la c. d. prima repubblica, il contributo di Valerio Zanone, Alfredo Biondi, Antonio Baslini e compari, alle infami, odiose e devastanti leggi sul divorzio e sull’aborto.

Speravamo che le sue frequenti allusioni all’economia solidale di mercato contemplassero una seria e drastica alternativa alla nefasta ideologia liberale. Confidavamo che ella avesse intravisto la possibilità di percorre, rinnovandola, quella italianissima terza via, che nel 1933, fu felicemente imitata proprio dal presidente americano, Franklin Delano Roosevelt. Ci auguravamo che ella avesse compreso la magnifica lezione di Pio XI, autore dell’enciclica Quadragesimo anno. Ci illudevamo che ella conoscesse il saggio scritto da Amintore Fanfani negli anni Trenta per rivendicare l’origine cattolica e italiana del capitalismo dal volto umano. Pertanto seguivamo con vivo interesse le sue aperture alla Russia di Putin, nazione guida dei paesi in via di sviluppo non liberale.

Poi i bombardieri spediti da Ignazio La Russa a Tripoli ci hanno fatto capire che la via all’alternativa era stata chiusa e che l’Italia stava riscoprendo la cultura liberal-badogliana e con essa rientrava nei ranghi servili e regressivi dell’occidente massonico.

Infine il voto a favore del valletto di Wall Street, il gabelliere Mario Monti, ci ha disgustato. Il governo bancario, surreale e strutturalmente eleusino del nipote dell’infausto Raffaele Mattioli è il peggiore nella storia dell’Italia unita.

E’ il governo delle lugubri sanguisughe e dei comici involontari. Un ministro sguinzaglia migliaia di delinquenti affermando che non sono pericolosi. [Se non sono pericolosi perché erano in carcere? E se sono detenuti in quanto pericolosi perché scarcerarli?] Un altro/a ministro/a propone l’insegnamento della pederastia nelle scuole elementari. Visto che la stabilità è noiosa, Monti dice che gli italiani devono abituarsi a continui trasferimenti (a imitazione degli esodi narrati nel romanzo “Furore” di Steinbeck).

Il pensiero liberale professato dall’amerikano Monti, insegna che solo lo sradicamento e il vagabondaggio divertono. Il rappresentante ridarellaro della comunella di Sant’Egidio sostiene la necessità di incrementare il numero degli immigrati e di provvedere alla loro fulminea integrazione. Con piena ragione l’uomo della strada sostiene che quello di Monti è il governo di Scherzi a parte. Il governo dell’America di Alberto Sordi.

Al confronto di Monti, Pietro Badoglio, Ferruccio Parri e l’arrendevole firmatario di leggi balorde Mariano Rumor sono fulgidi pilastri della dignità nazionale.

Il felice esito delle rivolte in Argentina e in Islanda dimostrano che esiste un’alternativa al disgraziato destino che è preparato dai banchieri liberali. In fondo perché dobbiamo pagare gli errori degli speculatori americani e tedeschi? Perché dobbiamo pagare l’Imu per salvare la banca dei comunisti senesi?

Sappia pertanto, caro cavaliere, che la fede liberale di americani e tedeschi ha rotto. Gli italiani che abbozzano e sopportano hanno capito che la via del liberalismo è segnata da un feroce vampirismo. Coltivano il memorabile desiderio di Pierre Poujade: non sottomettersi alla verga dei banchieri. I sacrifici sopportati per salvare gli amici crepuscolari del soldato Madoff irritano e preparano la rivolta. Il patibolo al quale i banchieri hanno appeso la Grecia è dietro l’angolo.

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