LIBIA – BISOGNA “FINIRE IL LAVORO” – una lettera di Giovanni Lazzaretti

San Martino in Rio, 28 maggio 2011

 

Caro Direttore,

le racconto una storia bella e triste.

Fino al 2007 le telecomunicazioni di qualunque tipo in Africa costavano una follia: 500 milioni di dollari che l’Africa pagava ad operatori stranieri per l’uso dei satelliti. Dollari che l’Africa non aveva, e che andavano a incrementare il debito già impagabile dei vari stati.dinaro

La cosa paradossale è che un satellite costa 400 milioni di dollari: 400 milioni da pagare una sola volta, a fronte di 500 milioni da pagare ogni anno (1). Ma i 400 milioni nessuna banca li finanziava, o li finanziava a tassi da usuraio.

Un industriale italiano viene a conoscenza della vicenda e fa un gesto speciale: mette sul tavolo 300 milioni di dollari. 50 milioni li aggiunge la Banca africana di sviluppo, 27 milioni la Banca di sviluppo dell’Africa dell’Ovest. Il satellite RQ1 viene realizzato e lanciato il 26 dicembre 2007. Rivelerà dei problemi tecnici, ma ormai il via è stato dato: arriva nuova tecnologia cinese e russa, partono satelliti di Nigeria, Sud Africa, Angola e Algeria. E il 4 agosto 2010 parte il secondo satellite africano RQ1R (2)

L’Africa si è quindi affrancata da questa poco nota colonizzazione delle telecomunicazioni. E lo schivo industriale italiano, quando il suo nome sarà noto al grande pubblico, verrà certamente lodato e sarà citato come esempio dalla società civile e dalla Chiesa.

Storia bella. Ma perché anche storia triste? Perché l’industriale italiano non esiste. I 300 milioni di dollari li aveva messi Gheddafi. E anche nel secondo satellite il Libya Africa Investment Portfolio ci aveva messo il 63%. Lungi da essere citato come esempio, Gheddafi viene citato da pazzo e criminale. E bombardato.

Gli hanno anche congelato i beni, come se fosse il suo “tesoretto” di famiglia. 30 miliardi di dollari della Banca Centrale Libica (di proprietà dello Stato), che dovevano servire alla creazione di tre organismi africani: Banca africana d’investimento (a Sirte, Libia), Fondo monetario africano (Yaoundè, Camerun), Banca centrale africana (Abuja, Nigeria). Insomma, tutto ciò che serviva per rendere l’Africa finanziariamente autonoma.

I soldi “congelati” che fine faranno? Beh, nessuno li ruberà. Si aspetta solo che la benefica coalizione euro-americana vada a “finire il lavoro” (ormai non hanno più pudore neanche nel linguaggio), dopo di che la Banca Centrale Libica (di proprietà dello Stato) non esisterà più, e i beni congelati saranno “restituiti” alla nuova Banca Centrale di Benghazi (di proprietà della finanza internazionale), appositamente costituita dai “ribelli cirenaici”. Da qui i miliardi di dollari evaporeranno nella finanza globale.

L’inganno mediatico che ci ha paralizzato il cervello mi stupisce sempre di più. E mi stupisce anche il silenzio del mondo missionario. Sono abbonato a Nigrizia da 25 anni e ricordo bene alcune delle grandi battaglie: nel 2000 la remissione del debito, nel 2003 le bandiere della pace contro la guerra all’Iraq (3), l’insistenza continua sulla scarsità degli aiuti occidentali allo sviluppo dell’Africa, la campagna contro le “banche armate” (banche che finanziano il commercio di armi).

Ora qui abbiamo un leader che si è proposto come efficiente motore dell’Africa: ha dato lavoro e benessere al suo popolo, e si è dato da fare per il continente. Non “remissione del debito”, ma autonomia finanziaria e prestiti a tasso zero o irrisorio. Non “aiuti occidentali”, ma sviluppo autonomo africano. E questo progetto geniale e già ben concretizzato viene distrutto dall’occidente con una guerra di aggressione, senza “bandiere della pace”, nel silenzio di tutti, anche del mondo missionario.

Perché questo silenzio? Non so darmi una risposta.

Forse perché Gheddafi è mussulmano? Si pensava che l’aiuto all’Africa potesse venire solo da una spinta cristiana?

Forse perché Gheddafi è un dittatore? Si pensava che l’aiuto all’Africa potesse venire solo dalle democrazie?

Forse perché Gheddafi è pazzo? Si pensava che una sana costruzione economico – finanziaria potesse venire solo da gente in giacca e cravatta?

No, una sana costruzione economico – finanziaria può venire solo da qualcuno che sia un po’ pazzo, ossia in grado di buttare a mare tutti i luoghi comuni e ripensare le cose da zero.

–          L’emissione di denaro deve essere sotto il controllo statale e non bancario.

–          E’ il lavoro che genera ricchezza, non la finanza. La finanza deve essere a servizio del lavoro.

–          Se hai dei disoccupati, inizia a costruire delle opere pubbliche (4), fino a realizzare la piena occupazione; pagherai il tutto con un po’ di inflazione, ma estremamente più bassa di ciò che prevederebbero le teorie economiche in voga.

–          Lo Stato non può licenziare i suoi cittadini. O li farà lavorare, o se li troverà come indigenti da mantenere. O da far emigrare in Europa.

–          Eccetera.

Gheddafi e il suo contorno di teste pensanti avevano realizzato tutto questo. Forse quando arriverà questa lettera gli amici in giacca e cravatta (quelli che giocano così bene a ping-pong a Londra) avranno già “finito il lavoro”.

Nella nostra chiesa si recita spesso la preghiera “per i paesi tormentati dalla guerra”. Preghiera giusta, ma sembra quasi passata l’idea che la guerra sia una specie di virus endemico, presente in certe zone e non in altre. In questo periodo sarebbe giusto pregare “perché l’Italia cessi immediatamente ogni partecipazione ai bombardamenti sulla Libia”.

Da parte mia dirò un’Ave Maria quotidiana per Gheddafi e per la Libia: che altro posso fare per dissociarmi dalle azioni belliche del mio paese?

Ieri c’era la TV accesa e mi è capitato di vedere Napolitano che parlava sapientemente a una platea di delegati africani a Roma in occasione della Giornata dell’Africa. “[…] Siamo a fianco dell’Africa […] per combattere le malattie, per diffondere l’istruzione, [per] ridurre la povertà”. Nobili parole. Si è dimenticato di aggiungere il passaggio finale: “…e quando finalmente ce l’avrete fatta, verremo a bombardarvi”. Eh già. Si è dimenticato Napolitano che in Libia le malattie erano vinte, l’istruzione era gratuita e diffusa, e la povertà era diventata benessere?

Mi piacerebbe poter chiudere dicendo che questa vicenda libica è la Caporetto dell’intera informazione occidentale. Purtroppo non è così. E’ stata la Caporetto della verità, ma il sistema dell’informazione, uniformato a un pensiero unico come mai si era visto in passato, rimarrà lì, intatto e soddisfatto. Anche i giornali infatti hanno ben collaborato a “finire il lavoro”.

“Ma se non si può fare nulla, perché continui a perdere il sonno e ad arrabattarti con queste questioni?”.

Perché per un cattolico dire la verità è un obbligo, non è facoltativo. Parafrasando don Milani, “se non salveremo la Libia, ci salveremo almeno l’anima”. (5)

Un caro saluto

Giovanni Lazzaretti


 

NOTE

1)      Luca Rolandi, La Stampa, 20/12/2007

2)      Stavolta hanno preteso che il costruttore Thales-Alenia Space partecipasse al finanziamento con il 12%, così si spera che abbia curato al massimo la tecnologia.

3)      Di questa campagna condividevo solo l’obiettivo finale, fermare la guerra all’Iraq. Non condividevo per niente la motivazione di fondo, ossia lo slogan “Pace senza se e senza ma”. Che questo slogan fosse privo di ogni consistenza lo si è costatato in occasione dell’attuale guerra alla Libia.

4)      “E i soldi per le opere pubbliche dove si prendono?”. Emettendo denaro di Stato. Il problema non esiste quando la banca centrale è statale, lo Stato ha un po’ di risorse naturali e la gente ha voglia di lavorare. “Dire che uno Stato non può conseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire una strada per mancanza di chilometri”.

5)      Compito per casa. Perché Strauss-Kahn è stato incastrato proprio in questo periodo? Che relazione c’è tra la sua vicenda e l’attacco alla Libia? Troverete facilmente la soluzione su Internet.

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