Libia: le manipolazioni della Clinton (e di Luttwak) – di Giampaolo Rossi

di Giampaolo Rossi

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zzhllclntnIL SIMPATICO LUTTWAK

Il prof. Edward Luttwak, politologo e analista americano più conosciuto a Roma che a Washington, da tempo presenzia tutti gli spazi mediatici del nostro Paese; da Vespa a Formigli, da Lilli Gruber alla Zanzara, Luttwak è intervistato da tutti su tutto e dispensa consigli agli italiani sull’intero scibile umano; alcuni geniali (come quando propose di dare in gestione il sito di Pompei alla Disney), altri un po’ meno, soprattutto quando parla di politica estera e si abbandona alla strenua e difesa a prescindere della Casa Bianca. Qualche tempo fa, a Piazza Pulita, l’ha detta grossa; parlando della Libia ha spiegato che con la disastrosa guerra del 2011, gli Usa non c’entravano nulla: “L’intervento è stato fatto dai francesi e gli inglesi” ha esclamato; e ancora “Responsabili sono Cameron e Sarkozy, erano loro gli entusiasti”. Un’enormità di questo tipo non si perdona neanche al simpatico Luttwak.

4 LIVELLI DI IRRESPONSABILITÀ

Recentemente il Washington Times ha ricostruito, attraverso documenti segreti ritrovati a Tripoli dopo la caduta di Gheddafi, l’operazione di manipolazione orchestrata da Hillary Clinton (allora Segretario di Stato americano), per legittimare l’intervento militare Usa in Libia. I documenti sono una serie di telefonate registrate (e confermate dai diretti interessati), intercorse tra alti ufficiali del Pentagono, un membro democratico del Congresso americano e Saif Gheddafi, figlio del Colonnello, nei giorni cruciali della guerra. Dai documenti appaiono con chiarezza 4 livelli d’irresponsabilità e approssimazione con cui Washington si è rapportata alla crisi libica:

1) il Pentagono agiva indipendentemente dal Dipartimento di Stato, per evitare una guerra che (incredibilmente) erano i militari a non volere e i politici ad imporre.

2) la Cia non aveva la minima idea di cosa stesse realmente accadendo sul terreno, all’interno della guerra civile.

3) il Dipartimento di Stato (cioè la Clinton) non aveva istituito alcun canale diretto di gestione crisi con il regime libico (che, al contrario, aveva il Pentagono), né aveva conoscenza di chi fossero realmente i “ribelli anti-Gheddafi” e di quanti jihadisti e islamisti vi erano al loro interno.

4) La Clinton manipolò le informazioni su un presunto genocidio in atto da parte del governo libico; genocidio smentito dal Pentagono e dalle organizzazioni umanitarie operanti in Libia.

Sarah Leah Whitson, direttore esecutivo del Medio Oriente per Human Rights Watch ha confermato al Washington Times che vi erano state atrocità ma “nulla che potesse far pensare ad un genocidio imminente”. Amnesty International, in un report del settembre 2011, svelò che i crimini erano compiuti anche dai ribelli  (torture, esecuzioni sommarie di civili e rapimenti di lavoratori stranieri).

GENERALI “PACIFISTI” E POLITICI GUERRAFONDAI

Come scrivemmo già nel 2011, Hillary Clinton forzò le informazioni, inaugurando la teoria della guerra umanitaria preventiva: colpire Gheddafi non per i crimini commessi ma per quelli che avrebbe potuto commettere. Una vera follia. L’intelligence militare spiegava, al contrario, che Gheddafi aveva dato precisi ordini di non colpire i civili per evitare reazioni internazionali. Dalle registrazioni si evidenzia come il Pentagono (nella figura dell’Ammiraglio Mullen allora Capo di Stato Maggiore congiunto) non si fidasse delle relazioni che il Dipartimento di Stato e la Cia impacchettavano ad Obama, “ma non c’era nulla che potesse fare per contrastarle”. La signora Clinton fu inamovibile nel trascinare la Casa Bianca nell’avventura libica (e Obama nel farsi trascinare), ignorando gli avvertimenti del Pentagono secondo cui “gli interessi degli Stati Uniti non erano in gioco, mentre e la stabilità regionale poteva essere minacciata” nel caso di caduta del regime.

Charles Kubic, uno dei mediatori del Pentagono in Libia ha rivelato che dopo la prima settimana di missili americani sulle basi libiche, Gheddafi era disposto a cedere il suo governo per una transizione pacifica a due condizioni: l’eliminazione delle sanzioni contro di lui e l’insediamento di una forza militare in Libia che impedisse la consegna del paese ai jihadisti; “Tutti pensavano che fosse una cosa ragionevole. Ma non il Dipartimento di Stato“.

RICORDIAMOCI QUESTA STORIA

Con buona pace del prof. Luttwak, la Casa Bianca non può esimersi dalle responsabilità di quella guerra disastrosa.

Fra un anno la signora Clinton potrebbe essere uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti; ricordiamoci di tutto questo quando inizieremo a leggere i peana dei servizievoli giornalisti italiani sulla “prima donna presidente degli Stati Uniti”; la cui irresponsabilità e incapacità è una delle causa del dilagare dell’Isis nel Mediterraneo.

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fonte: Il Giornale

7 commenti su “Libia: le manipolazioni della Clinton (e di Luttwak) – di Giampaolo Rossi”

  1. giorgio rapanelli

    Che degli imbecilli, inconsapevole del millenario contrasto tribale tra i due grandi schieramenti tribali di Tripoli e di Bengasi (mia zia, che era direttrice didattica a Bengasi quando la Libia era nostra colonia, raccontava dei periodici scontri che finivano con una serie di impiccagioni da parte dei colonialisti italiani), abbiano, per sconsiderate strategie politiche nello scacchiere mediterraneo, creato un grosso problema a noi Italiani è ormai assodato. Stanno continuando a fantasticare sua di una unione delle varie tribù per contrastare l’Isis. Pura perdita di tempo. Forse dovrebbero fare come fecero gli Israeliani nel Sud Sudan. Tutte le grandi tribù (Denka, Schilluk, Nuer, Lotuko, Acholi, eccetera) pretendevano di essere loro i referenti della lotta di liberazione e quindi di ricevere aiuti, gli Israeliani scelsero come referente il colonnello Joseph Lagu della piccola tribù dei Madi, e a lui dettero ogni aiuto militare, di sostentamento e di addestramento (per quanto i guerriglieri non ne

  2. giorgio rapanelli

    … avessero bisogno, addestrati dagli ex-sergenti e caporali del coloniale Equatoria Corps). Al che tutti si unirono dietro al Colonnello Lagu. Formando addirittura delle compagnie miste con elementi delle diverse tribù. Forse l’Europa dovrebbe scegliere un gruppo di sua fiducia e sostenere solo questo gruppo con ogni mezzo e poi lavorare per riunire politicamente tutti contro l’Isis. I cui combattenti fanno sceneggiate e sono leggermente migliori dei Simba. Il problema per noi è quello dei clandestini che arrivano. La gente comincia a non sopportare più la politica di accoglienza. Magari, potrebbero essere addestrati per farli combattere contro l’Isis. E’ pura fantasia. Ma la pazienza qui da noi non durerà a lungo. Si parla di ONU. L’ONU è una pagliacciata e le sue truppe sono formate da mercenari vigliacchi. In Congo non difesero i nostri 13 aviatori, che furono ammazzati e mangiati. Così in altre parti del globo. In Libia non si possono inviare mercenari come in Congo, per le divisioni tribali.

  3. Ma questi allucinanti retroscena quando sono stati scoperti e quando sono stati resi pubblici?
    Perché Luttwak mi piaceva quasi sempre nei suoi interventi, cioè mi è sempre sembrato di
    destra, e invece è pro-Clinton?
    Perché ora tutti considerano riprovevole quanto è stato fatto a Gheddafi e a Mubarak!
    Intanto preghiamo il Signore che ci liberi dalla Sig.ra Clinton!!!

    1. Sottoscrivo. Avevo fatto il tifo per Obama proprio per evitare la Signora Clinton. Speriamo di evitarla ancora, altrimenti a suo tempo ci ritroveremo anche la figlia in corsa per la Casa Bianca. A proposito di figli di politici..

  4. Sarà ancor più grottesco leggere del premio Nobel che gli conferiranno prima di intraprendere qualche nuova guerra…praticamente un film già visto…

  5. Edward Luttwak è uno che va ascoltato bene, o meglio, bisogna riuscire a leggere tra le righe, quando scrive, il vero senso delle sue parole e riuscire a captare il senso del discorso quando parla, anche e soprattutto quando si abbandona a discorsi apparentemente banali. Cosa non facile. Eppure vi assicuro che Luttwak dice molto più di quello che sembra. E’ un uomo che le cose le capisce e ha una straordinaria capacità di analisi e di previsione. Se riuscite a comprendere il significato ‘nascosto’ dei suoi difficili ragionamenti scoprirete molte cose interessanti. Per esempio Luttwak è ben conscio che gli USA hanno imboccato la strada del tramonto. Non lo dice palesemente, ma lo fa capire. Basta ascoltarlo bene. Invito anche alla lettura dei suoi libri, soprattutto quelli sull’Impero Romano.

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