Libri, film e tv in tempo di crisi

Continuiamo con la carrellata di consigli dei nostri autori per lettura, cinema e Tv in tempo di clausura forzata.

LINDA MANFREDINI In questi giorni sto finendo di leggere L’enigma di Shakespeare, un libro scritto da Elisabetta Sala. Per dare uno sguardo alle opere e la vita del grande poeta inglese, alla luce delle persecuzioni dei cattolici in Inghilterra, alla scoperta di tracce che dimostrino l’appartenenza di Shakespeare ai ricusanti (i cattolici inglesi rimasti fedeli alla Chiesa Cattolica). Mi ha particolarmente colpito un passaggio relativo a un documento scritto da San Robert Southwell, martire, in cui incoraggiava tutti i ricusanti reclusi a imitare “gli uccelli che, in gabbia, cantano più dolcemente e più spesso di quanto sono in libertà”. Per padre Southwell la “gabbia”, ossia il carcere, era, come “l’arena per i martiri dei primi secoli, il luogo in cui dimostrare l’incrollabilità della propria fede”. In piccolo anche noi, adesso, abbiamo l’opportunità di cantare più dolcemente e più spesso, pregando con fervore.

CHIARA GNOCCHI Io lo sto facendo per studio, ma consiglio anche per proprio piacere di cimentarsi nella rilettura di Leopardi. Non per rifugiarsi nel bello stile fine a se stesso, né per citare qualche passo dotto delle Operette Morali, ma perché anche il poeta di Recanati, mi permettano i cattotrad più ostinati che maldestramente eleggono a genio di famiglia suo padre Monaldo, fa bene all’anima. Trovo qualcosa di ascetico, profondamente commosso e più radicato di una sfocata forza d’animo, nell’incipit della “Ginestra”:

Qui su l’arida schiena
Del formidabil monte
Sterminator Vesevo,
La qual null’altro allegra arbor nè fiore,
Tuoi cespi solitari intorno spargi,
Odorata ginestra,
Contenta dei deserti

L’orecchio abituato ad assaporare il divino nella poesia sente evocare, invece del fiori gialli cantati dal Leopardi, un eremita seduto in cima a quel Vesuvio che ancora resiste allo sferzare dei colpi della natura. Scriveva Giuseppe Montani del nostro poeta: “Certo, il rider suo è più melanconico di qualunque pianto (…). Ma quando la disperazione è magnanima , il suo sorriso è una forza che solleva chi lo contempla”.
La poetica leopardiana non basterà certo a placare l’anima scossa dagli eventi di questo periodo, ma ci aiuterà a tenerla in allenamento, a fiutare l’Assoluto in una frase, a cercare Dio in un idillio, a scovarlo dentro alla ginestra e a sorprenderci se davanti alla Luna, magari, d’improvviso e per un istante, anche a noi sovvien l’eterno. E stupendoci di ritrovare il nostro spirito ancora vivo, ci scopriremo a ringraziare Leopardi perché, grazie a lui, avvertiamo in brevi, lucidissimi momenti di grazia, che il Padreterno ci rende inspiegabilmente “contenti nei deserti”, come la ginestra: un poeta o il più misero dei santi.

PAOLO GULISANO Cari lettori e care lettrici, facendo seguito alla richiesta del Direttore, ecco i miei consigli. Tralascio quelli librari, perché ve li ammanisco d’abitudine nella rubrica apposita. Vi darò pertanto alcuni suggerimenti relativi ad alcune serie televisive. Come saprete, sono un grande appassionato di Fantasy, ma attualmente, in attesa di qualche novità di tipo tolkieniano, non cè nulla di significativo da vedere. Il panorama delle serie fantassy è dominato dall’orribile e inguardabile Trono di spade.
Per cui passiamo immediatamente a un’altra mia grande passione: i gialli. Io guardo pochissima televisione e vedo le partite di Basket (ora purtroppo sospese) e a seguire i gialli, in programmazione soprattutto su Giallo TV e Paramount. Ovviamente potete trovare queste serie anche su altre piattaforme. Cosa vi consiglio dunque? In primo luogo I Misteri di Murdoch. Si tratta di una serie canadese ispirata ai romanzi di Maureen Jennings, scrittrice canadese con origini irlandesi. L’ambientazione è Toronto negli ultimi anni dell’800, alla fine dell’Era Vittoriana. Il Canada è ancora una colonia con forti legami con la Gran Bretagna. Il protagonista è il detective William Murdoch, un brillante poliziotto molto attento alle tecniche scientifiche d’avanguardia. Murdoch è un vero precursore della polizia scientifica. È un uomo inoltre dotato di una solidissima fibra morale, un uomo retto e scevro da vizi, un uomo dalla profonda fede cattolica. Murdoch discende da immigrati dalle Highlans scozzesi, perseguitati per la loro fede. Quando si trova di fronte ad un cadavere, non manca mai di esprimere la propria pietas attraverso un segno di croce.  Storie intriganti, attori bravissimi, ottime trame.

Veniamo alla seconda serie: visto che si parlava di Scozia, andiamo nelle Shetland. Questo è il titolo di una serie ambientata nel piccolo arcipelago a nord della Scozia. Il protagonista è l’ispettore Jimmy Perez accompagnato dalla sua validissima squadra. Come mai un cognome spagnolo? Bene, Jimmy è discendente di un marinaio della Invincible Armada che aveva fatto naufragio in queste isole un tempo vichinghe. Cosa potrà mai succedere in un’isola con circa trentamila abitanti all’estremità del Continente? Guardare per credere.

Infine l’ultimo giallo che consiglio è ambientato in Irlanda: Jack Taylor, dal nome del suo protagonista, un ex poliziotto di Galway cacciato dalla Garda (la polizia di Stato irlandese) per aver pestato i piedi ad un potente politico. Jack diventa così un investigatore privato, che ha il suo ufficio di rappresentanza in un Pub. Taylor sembra un rottame umano, dedito all’alcol, ma in realtà è ancora uno straordinario detective, con grandi qualità professionali e soprattutto umane; un solitario che piace alle donne e che ha un unico vero amico: il sacerdote padre Malachy. Un uomo in lotta con il delitto nella smarrita Irlanda di oggi.

ALESSANDRO GNOCCHI Finalmente Matteo Donadoni mi ha dato retta e ha letto, e poi visto il film che ne hanno fatto i fratelli Coen, Non è un paese per vecchi. Ritengo che questo romanzo di Cormac McCarthy sia uno dei capolavori della narrativa di questi ultimi decenni. È ambientato nel Texas del 1980 e potrebbe esser scambiato per un semplice poliziesco perché racconta la caccia che lo sceriffo Ed Tom Bell dà all’enigmatico Chigurh, un assassino che mostra fino a quale punto l’uomo possa privarsi del bene che pure deve esserci in lui. Potrebbe sembrare solo un poliziesco, dicevo, ma è molto di più, è epica e, dunque, è racconto religioso e metafisico. Dentro c’è tutto. C’è i bene e c’è il male, c’è la vita e c’è la morte, c’è lotta e c’è la pace, c’è la paura e c’è la consolazione. Non c’è la rassegnazione, neanche nei personaggi minori, che si fanno da parte senza che il lettore li possa scordare, fino all’ultima riga.
Una sola avvertenza per chi non conosce già lo scrittore nato a Providence, come Lovecraft: i dialoghi non sono racchiusi tra virgolette e portati a capo ogni volta che il lettore se lo aspetterebbe. Sono inseriti nel corpo del testo e bisogna ingegnarsi a trovarli. Ma bastano due pagine, perché, di fatto, è quello che avviene nella parlata reale, in cui nessuno virgoletta e va capo per dire quello che ha in testa.
Joel David ed Etan Coen, tra i miei registi contemporanei preferiti, ne hanno tratto un film bello quasi come il romanzo di cui ha lo stesso titolo. Come per il libro, non fermatevi alla prima volta. Solo alla seconda, e meglio ancora alla terza, comincerete a comprendere che quel Texas battuto dal sole e arido come l’anima di un salmo è anche dentro di noi: tutto, senza alcuno sconto. E allora riconoscerete ogni pietra, ogni granello di polvere del deserto, ogni colpo di fucile che dalla pagina sono stati impressi direttamente sulla pellicola.

Vado più in fretta e continuo con l’accoppiata romanzo-film. Ancora Cormac McCarthy. Leggete, e vedete, La strada, che in italiano ha avuto come titolo The Road, quando se ne è impossessato, magistralmente, il cinema: protagonista Viggo Mortensen, l’Aragorn del Signore degli Anelli. I due personaggi principali sono un padre e il suo bambino, che camminano lungo La strada in cerca di salvezza dopo una catastrofe di cui non si conoscono le cause. Appena letto il romanzo, uscito nel 2006 e vincitore del premio Pulitzer, l’ho dato da leggere ai miei tre figli, due maschi e una femmina. Ma vi avverto, mia moglie non è riuscita ad andare oltre la pagina 20 perché non è per palati delicati

Chiudo con La Talpa, forse il miglior romanzo di spionaggio, o comunque uno dei migliori cinque in assoluto, tre dei quali sono sempre suoi, di Le Carrè. Non ho trovato autore che come lui sappia raccontare i meandri dell’animo umano attraverso pensieri, opere e omissioni delle spie. Alla fine, tutte le sue storie sono il resoconto stenografico del rapporto tra gli uomini e la Verità, ma anche tra gli uomini e le verità da doppio, triplo, quadruplo fondo che loro stessi inventano fingendo di crederci, illudendosi di crederci o credendoci veramente. Nel film di Tomas Alfredson, Smiley, il protagonista ha la faccia e la corporatura di Gary Oldman: altro rispetto a quanto mi aspettavo. Ma che gran film.

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