Pietro Barcellona racconta il suo ritorno a Cristo
di Antonio Gaspari
(ZENIT.org).- Una vita sempre alla ricerca del senso. Affascinato dalle idee di liberazione dell’ideologia comunista ne ha seguito le strade fino a diventare deputato e dirigente. Deluso ha praticato il nichilismo, l’evoluzionismo ed il relativismo finchè non ha ritrovato Gesù in un incontro passionale e commovente.
Si tratta in sintesi della vicenda umana di Pietro Barcellona, docente di Filosofia del Diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Catania. Già membro del Consiglio Superiore della Magistratura e in seguito deputato e membro della Commissione giustizia della Camera, autore di innumerevoli pubblicazioni.
Per raccontare la sua storia e soprattutto per comunicare le ragioni di questo innamoramento, il prof. Pietro Barcellona ha pubblicato il libro “Incontro con Gesù” (edizioni Marietti).
“Ripercorrendo gli strati della mia vita in questo Incontro con Gesù – ha scritto – ho vissuto un’esperienza che non può trovare risposte né sul terreno della filosofia speculativa, né su quello della teologia e della mistica, poiché la domanda su chi sia Gesù non è mai pienamente colmabile”.
Barcellona si ritiene ancora un “materialista” nel senso di aver bisogno del contatto umano e carnale con la conoscenza, e spiega: “Quello che mi interessa, mi inquieta e mi ha condotto a queste riflessioni attuali è la figura concreta di Gesù: un Uomo che è Figlio di Dio. Mi sembra la assoluta novità del Cristianesimo, anche perché Gesù Cristo non si può pensare come dottrina e quindi come una teoria. Cristo non è una teoria. E’ un’incarnazione. E se è un’incarnazione non può non essere una presenza. La teoria può essere stampata e trasmessa. La presenza deve essere percepita”.
Secondo il docente di Filosofia del Diritto, “a differenza dell’idea di Dio, che può essere in qualche modo il risultato dell’attività della ragione, io penso che con Gesù non si può avere un rapporto filosofico”.
“E’ come se volessi trasformare l’amicizia in un insieme di regole per conquistarmi la simpatia di una persona – ha aggiunto –. Le regole faranno un trattatello sull’amicizia, ma non faranno l’amicizia. Essa nasce quando accade quello che accade. Un po’ come l’amore”.
Il prof. Barcellona sostiene che “il terreno su cui avviene l’incontro con Gesù non è un terreno filosofico, è un terreno che ha a che vedere con la contemporaneità, con la presenza attuale”.
E questa “non è cosa né semplice, né garantita per sempre”, per questo bisogna “cercare questa presenza”.
“Perché questo incontro si produca e si ripeta – afferma Barcellona – tu ti devi mettere in mezzo alla strada perché se ti chiudi nelle tue certezze fai un’operazione di staticità incompatibile con questo movimento di Gesù. Gesù è un movimento continuo di incarnazione. Il Verbo che si fa carne nella realtà quotidiana, se lo fossilizzi ti vengono di nuovo i dubbi, perdi il contatto”.
In diversi articoli e interviste l’autore ha raccontato di come rimase affascinato dall’ideologia comunista.
“Il comunismo – ricorda Barcellona – mi appariva non solo come la riscoperta di un mondo reale, visto che io avevo fatto studi di diritto ed ero stato molto chiuso nel mio mondo, ma mi sembrava anche una risposta alla mia domanda iniziale: cioè che il proprio dell’uomo è stare insieme agli altri per costruire un futuro di salvezza. Salvezza umana, ma sempre salvezza. Alla domanda chi sono io? Rispondevo: io sono un comunista che sta lottando per una società migliore”.
Ma dopo la caduta del muro di Berlino, Barcellona racconta che “crollato il Muro sono crollato pure io. Con la fine del Pci mi è venuta una depressione grave e sono andato in analisi per questa ragione. Ma in realtà il motivo per cui io mi sono ammalato è stata la disgregazione umana dei gruppi con cui io ero abituato a vivere”.
“Avevo lavorato per molti anni a Roma con Ingrao al Centro per la Riforma dello Stato, dirigevo una rivista e avevo una relazione di amicizia con molti degli intellettuali italiani che oggi sono sulle pagine dei giornali e che parlano ai festival. Con questi avevo ritenuto di avere un rapporto di grande amicizia. Purtroppo questa specie di rottura determinò una aggressività e un attacco reciproco inaudito che mi lasciò improvvisamente nudo. Mi sono visto scomparire e rispuntare su altri fronti amici con cui condividevo idee. Questa cosa mi produsse un grande dolore personale”.
Dopo la rottura con il Pci, il prof. Barcellona si è confrontato con quelli che ha indicato come mostri: “Nichilismo, evoluzionismo e relativismo – ha scritto l’autore del libro – conducono tutti allo stesso risultato: la vita non vale niente, è un puro funzionale equivalente a qualsiasi altro fattore che si inserisca nella catena evolutiva ai fini della riproduzione della vita materiale”.
“Ho avuto il terrore – ha confessato Barcellona – che si diffondesse nel senso comune l’idea che tutto vale nulla, l’impossibilità di dare valore alle cose” ed ancora “del nichilismo temo questo risvolto pratico che si traduce in indifferenza e apatia. E condanna i giovani a una passività senza speranza”.
Il prof. Barcellona conclude affermando che “la storia umana non può essere ‘salvata’ senza che il divino innervi intimamente le vicende terrene degli uomini e delle donne in carne ed ossa. Ecco perchè sono stato affettivamente colpito dal Vangelo di Gesù Cristo. La nascita di Cristo è, infatti, una rottura epocale rispetto al tradizionale modo di vedere il rapporto tra divino e umano: il Verbo incarnato, figlio dell’uomo e figlio di Dio, nato da donna, con una maternità affettiva, rappresenta una novità assoluta nel grande dramma della storia umana”.
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