L’INGANNO DELLA LEGGE SULLE DAT – LE PAROLE DI UN VESCOVO E IL GIUDIZIO DELL’ORDINE DEI MEDICI DI MILANO – da Comitato Verità e Vita

Siamo particolarmente grati al COMITATO VERITA’ E VITA, che continua a fornire materiale per capire la legge sulle DAT, la cui discussione riprenderà alla Camera il 19 maggio. Mentre un quotidiano come Avvenire (che asserisce di essere di ispirazione cattolica) appoggia con entusiasmo questa legge, bollando con disprezzo i dissenzienti come “supercattolici”, i documenti che seguono dimostrano che i giudizi, anche qualificati, sono tutt’altro che concordi.

Su questo argomento abbiamo già pubblicato (sempre da Comitato Verità e Vita) due articoli di Giacomo Rocchi: “Un altro caso Welby? Certamente sì” e “Un altro caso Englaro? Certamente sì”

 

PD

 

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UN VESCOVO CATTOLICO CONTRO

LA LEGGE SULLE DAT:

vescovo verucchi

“UN BUCO NELLA DIGA CONTRO

L’EUTANASIA”

A parlare è monsignor Giuseppe Verucchi,

Arcivescovo Metropolita di Ravenna-Cervia.

La legge sul fine vita? Un buco nella diga contro l’eutanasia. Questa volta a scriverlo non è Verità e Vita, e nemmeno una di quelle personalità pro-life bollate spregiativamente dal quotidiano Avvenire con l’appellativo di “supercattolici”. Questa volta a parlare è un vescovo cattolico italiano. Si tratta di monsignor Giuseppe Verucchi, Arcivescovo Metropolita di Ravenna-Cervia.

La futura legge di Dichiarazione anticipata di trattamento (DAT) resterà come una porta aperta all’eutanasia. Non possiamo dire che va bene.” Parole inequivocabili, delle quali per ora i mass media sembrano non essersi accorti. La sortita di Verucchi smentisce la tesi per cui i vescovi italiani sarebbero tutti a favore della legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, tesi ripetuta quasi ossessivamente da mesi sulle pagine della stampa cattolica ufficiale. La verità è, però, diversa. Il dissenso alla legalizzazione del testamento biologico serpeggiava da tempo anche fra i vescovi. Ora monsignor Giuseppe Verucchi ha rotto gli indugi, e ha messo nero su bianco il suo giudizio estremamente negativo sulle Dat. Lo ha fatto in un articolo apparso sul numero 16 di “Risveglio Duemila“, che reca la data dell’11 aprile. Dopo aver scritto che la legge di Dichiarazione anticipata di trattamento (DAT) “resterà come una porta aperta all’eutanasia”, Verucchi spiega che “non possiamo dire che va bene”. L’Arcivescovo di Ravenna-Cervia sembra essere

rassegnato all’idea che “la legge verrà approvata”. Tuttavia, il suo giudizio è netto: la legge “aprirà una strada verso l’eutanasia. Se apro un foro in una diga (anche piccolo) prima o poi la diga crolla. Ce ne accorgiamo che cresce l’idea che l’uomo sia “padrone “ della vita e ne possa fare ciò che vuole?!”

Monsignor Verucchi inserisce il suo discorso all’interno di un forte richiamo contro il relativismo e contro ogni forma di compromesso: “Amiamo e difendiamo sempre la vita. Dal concepimento alla morte naturale. Non si può accettare l’aborto! Non possiamo accettare l’eutanasia. (…) Affidiamoci sempre meno al relativismo e sempre di più al bene e ai valori naturali e oggettivi. Forse abbiamo paura ad andare contro corrente.

 

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L’ORDINE DEI MEDICI DI MILANO: NO ALLA LEGGE SULLE DAT, E’  INUTILE E DISUMANIZZANTE

Clamoroso documento votato all’unanimità dai camici bianchi ambrosiani.

malati

L’ordine dei medici di Milano scende in campo intorno alla proposta di Legge che vuole legalizzare il testamento biologico in Italia. E lo fa con un documento votato all’unanimità l’11 aprile, nel quale il giudizio è senza appello: quella legge non s’ha da fare, perché va contro la deontologia professionale e perché le leggi a tutela del paziente esistono già nell’ordinamento italiano.

Secondo i medici milanesi, il nodo sta nello strumento stesso delle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, le DAT, che permettono indebitamente al paziente di prendere una decisione in un momento diverso da quello in cui tale volontà produrrà i suoi effetti.  “Riteniamoscrive infatti l’ordine dei medicisia una criticità decisiva la possibilità di espressione “ora per allora” su un qualcosa che non si conosce” .

Secondo l’Ordine dei Medici di Milano, il giudizio sul testo di legge è positivo per “il riferimento alle cure palliative o alla necessità di intervenire sempre e comunque nelle situazioni di emergenza”.

Ma è invece negativo rispetto all’ambiguità di numerose parole-chiave contenute nel disegno di legge. Secondo i medici milanesi sarebbe quindi necessario “uno sforzo per chiarire il significato di alcuni termini che possono essere variamente intesi (da cui sentenze della magistratura, come è già successo, diametralmente opposte): ci riferiamo ad esempio al significato di vita a cui qualcuno dà un’accezione qualitativa riduttiva che incide sul concetto di bene del paziente e di salute, di dignità che non tutti sono d’accordo sia data dall’esercizio di coscienze che si riconoscono in precisi valori, di una responsabilità che qualcuno ritiene sia limitata a se stessi, di un’alleanza terapeutica che va oltre il rapporto di fiducia e presuppone anche la condivisione di valori che per il Medico sono quelli del Giuramento Professionale, di un’eutanasia che bisogna capire se sia veramente ogni azione o omissione tesa a provocare la morte anche pietosa di una persona, di un’autodeterminazione i cui limiti reali andrebbero definiti al di là delle DAT, di accanimento terapeutico.”

Sulla base di queste considerazioni, il Consiglio dell’Ordine, nella seduta dell’’11 aprile ha votato, all’unanimità, quanto segue:

1. La Legge proposta è ridondante dal punto di vista normativo posto che già esistono norme a tutela della Persona;

2. La Legge proposta è disumanizzante, interferendo nel rapporto medico-paziente, sostituendolo con le altre figure previste (commissioni, tutori giuridici ecc.);

3. Se non di segno opposto, non è comunque rispettosa del Codice Deontologico approvato nel 2006”

La bocciatura non potrebbe essere più netta e clamorosa. La legge viene respinta non per aspetti marginali e perfettibili, ma per tre motivi essenziali e irrimediabili: è inutile; interferisce nel rapporto medico-paziente mortificando il ruolo del primo a vantaggio di terzi soggetti; è in contrasto con le norme del codice deontologico professionale.

Insomma: secondo i medici di Milano, laici e cattolici insieme, la legge sulle DAT è un vero disastro.

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