“L’inverno della Chiesa dopo il concilio Vaticano II”, di Cristina Siccardi – recensione di Marco Bongi

“Troppo semplicistico affermare che nel Concilio Vaticano II «qualcosa andò storto ». Più corretto affermare che « molte cose vennero cambiate » e non si tratta di ipotesi o di supposizioni, ma di fatti”.

recensione di Marco Bongi

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L'inverno_della_Chiesa“Troppo semplicistico affermare che nel Concilio Vaticano II «qualcosa andò storto ». Più corretto affermare che « molte cose vennero cambiate » e non si tratta di ipotesi o di supposizioni, ma di fatti”.

Con queste significative parole, dove si fa esplicito riferimento al titolo di un libro del noto scrittore americano Ralph McInerny, inizia il volume di Cristina Siccardi: “L’inverno della Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II”. Parole semplici, inequivocabili e molto chiare che possono, in un certo senso, riassumere tutto il contenuto di questo interessante lavoro.

Il linguaggio che lo contraddistingue appare infatti scevro da polemiche apodittiche ma i contenuti, se analizzati con attenzione, delineano un quadro drammatico della situazione ecclesiastica attuale e dimostrano, con evidenza cristallina, come i medesimi documenti conciliari, e non soltanto le derive successive, abbiano avuto un ruolo non secondario nel determinare gli effetti di oggi.

Diversi sono gli spunti nuovi offerti da questo saggio a cominciare dalle voci che denunciano la tragica situazione attuale, ovvero quelle degli stessi progressisti. Sul piano storico sono molto innovative le considerazioni circa i lavori ante preparatori e preparatori del Vaticano II che fino ad oggi sono poco emersi:

“Padre Sebastiano Tromp divenne segretario della Commissione dottrinale. Egli fu fedele servitore della Chiesa e diede un apporto notevole nella stesura delle encicliche Mystici Corporis Christi (1943), Mediator Dei (1947) e Humani Generis (1950)… Gli schemi della Commissione teologica ebbero tutti il suo sigillo e sarebbe stato normale che ricevessero, durante i lavori dell’Assise, la benedizione dei padri conciliari: al contrario, essi scomparvero e neppure uno venne discusso”.

Inoltre il lungo percorso di analisi ha portato l’autrice ad esaminare con cura ciò che è avvenuto nelle Università pontificie prima, durante e dopo il Concilio e a fotografare gli sconcertanti cambiamenti di tutte le figure ecclesiali, dal Vescovo al sacerdote al monaco, ma anche dal catechista al chierichetto, senza tralasciare il mutamento avvenuto all’interno delle congregazioni e degli ordini religiosi. Non stupisce per nulla il trovare, al termine del libro, una solida argomentazione fattuale di questa tesi e, come ci insegna la filosofia perenne, “contra facta non valet argumentum”:

“Come non accorgersi dei palesi mutamenti che hanno coinvolto tutti gli ambiti? Dall’abbigliamento del clero agli altari girati verso il popolo; dai tabernacoli dislocati nelle « riserve eucaristiche » ai canti con chitarra e bonghi; da chiese prive di arte sacra e che sembrano case di preghiera protestanti alla comunione presa con le mani; da parroci-assistenti sociali alle chierichette; da confessioni di gruppo a catechisti-ste che parlano di pacifismo e di ingiustizie sociali; da vescovi che pontificano sulla disoccupazione a suore che imitano le femministe…” (pag. 272).

A queste ineludibili constatazioni si giunge dopo una lunga e documentata analisi storica, dove emergono contraddizioni, ambiguità, omissioni. Ciò che contraddistingue principalmente quest’opera è comunque il pacato ma impietoso raffronto successivo che evidenzia, figura per figura, il profondo mutamento che ha caratterizzato i principali ruoli degli uomini di Chiesa. Ed ogni cambiamento si è purtroppo quasi sempre risolto in uno svuotamento, in un progressivo travisamento che potremmo definire, senza con ciò voler giudicare la buona fede di nessuno, un vero e proprio tradimento. Impietoso risulta essere allora il raffronto fra la spiritualità monacale di un san Benedetto o di un don Divo Barsotti con quella ecumenica del monaco Enzo Bianchi:

“La Comunità di Bose, dove trovano spazio, in una connivenza senza precedenti nella Chiesa, realtà protestanti, ortodosse e di altre religioni, applica alla lettera ciò che sta scritto nel decreto conciliare sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio al § 3, dove si loda l’errore ed esso non soltanto va rispettato, ma preso in considerazione “… tra gli elementi o beni dal complesso dei quali la stessa Chiesa è edificata e vivificata, alcuni, anzi parecchi ed eccellenti, possono trovarsi fuori dei confini visibili della Chiesa cattolica… Lo Spirito di Cristo infatti non ricusa di servirsi di esse〔Chiese e comunità separate ndr〕come di strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa». Ecco che l’approfondita disamina spiega che tutti i mutamenti hanno la loro radice negli stessi documenti conciliari e non in una loro errata interpretazione o sbagliata linea ermeneutica.

Si tratta, come appare evidente, di mutamenti “genetici” ed incontestabili ma sempre interni alla Chiesa. Tutti furono specificamente voluti da uomini di Chiesa e lasciati tranquillamente “fiorire” senza significative opposizioni da parte della stessa Suprema Autorità.

Se dunque, come proseguono a pontificare i cosiddetti commentatori “normalisti”, in realtà il Magistero continuava a predicare una declamata “continuità”, per quale motivo si sono potute così ampiamente sviluppare queste  distorsioni? Sono domande che certamente sorgono spontanee al termine di questa avvincente lettura.

Purtroppo, mi spiace per gli amici “normalisti”, le risposte, come emerge dalle pagine di Cristina Siccardi, non possono che essere solo due: o tale “continuità” non c’è stata oppure, e la cosa non mi sembra assolutamente meno grave, tutti i Pontefici di questi ultimi cinquant’anni, ad onta dell’incredibile esplosione di proclamata Santità che pare contraddistinguerli, non sono stati capaci di governare bene la barca di Pietro. E il “munus regendi et gubernandi” non è assolutamente di secondo piano nei compiti affidati da Nostro Signore Gesù Cristo al Suo Vicario.

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CRISTINA SICCARDI:  “L’inverno della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. I mutamenti e le cause” – Edizioni SUGARCO  2013, pagg. 304, euro 23,00 

4 commenti su ““L’inverno della Chiesa dopo il concilio Vaticano II”, di Cristina Siccardi – recensione di Marco Bongi”

  1. Chi crede che nel Vaticano ll ci sia continuità con il passato o è in malafede o è totalmente disinformato. Dire che “tutti i Pontefici di questi ultimi cinquant’anni…. non sono stati capaci di governare bene la barca di Pietro” è una gentilezza. Meriterebbero bene altri aggettivi. Faccio riferimento solo ai pontefici fino a Pio Xll. Ma tornando al CVll, qui cito un solo esempio: Dignitatis Humanae (libertà religiosa) è l’esatto opposto del magistero dei papi preconciliari e ha avuto come effetto l’abolizione su precisa richiesta del Vaicano dei concordati con gli stati cattolici splancando le porte a qualsiasi setta e al proliferare dei nemici occulti e giurati della Chiesa – Satanismo e Massoneria. Chi può negare che il Sud America è oramai ex cattolica grazie ai finanziamenti elargiti alle sette dalla Massoneria USA. E non va meglio negi altri continenti. Nostro Signore Gesù Cristo è stato detronizzato e messo sullo stesso piano di Mohametto, Buddha, Shriva e altri capi di false religioni. Se Dignitatis Humanae è stata tragica, non meno tragiche furono le conseguenze di Lumen Gentium, Gaudium et Spes, e Nostra Aetate. Leggerò certamente l’ultimo libro della Siccardi. Per Grazia di Dio sono tornata alla Fede preconciliare e deve ringraziare molto autori che con i loro scritti hanno facilitato le mie ricerche. I meravigliosi scritti di Mons. Lefebvre, e poi Romano Amerio (in particolare Iota Unum), Roberto de Mattei (in particolare, Concilio Vaticano ll Una Storai mai scritta),e poi Mons. Brunero Gherardini, Henri Delassus (il problema dell’ora presente), Cardinale Ottaviani e Bacci (breve esame critco sul Novus Ordo Missae), e altri meravigliosi autori cattolici, qui non menzionati, che terrò sempre nelle mie preghiere.
    Viva Cristo Re

  2. Così come la riscoperta della fede di sempre solo può aiutare a crescere nella fede e a capire i mutamenti che viviamo, compresa l’accondiscendenza generale verso la barbarie in cui stiamo scivolando con guerre ingiuste, leggi ingiuste, crisi provocate, tassazione opprimente, tagli al sistema sanitario, rieducazione infantile di Stato ad ideologie sconvolgenti (gender, omosessualismo), disoccupazione, corruzione, stravolgimento delle realtà, soltanto un’ostinata e potente “normalizzazione” può continuare a distogliere le persone dall’esame dei frutti, dalla capacità di osservare la realtà, alimentando di fatto quell’ignavia, quell’apatia, quell’illusione che tutto sommato tutto vada bene. La penetrazione del male (quel noto fumo di Satana) nelle sfere sociali, abituali e religiose, pare davvero sostenuta ed alimentata da tanti vip, politici e cattivi maestri. Ma i giusti che pregano, soffrono e si offrono al Signore, abbracciando ingiurie e rifiutando prebende, non saranno da Lui ignorati e saranno l’aiuto per molti anche per le prossime generazioni, anche per quei bambini che già oggi vengono trasformati in oggetto del desiderio di coppie omosessuali come baratro di una voragine ancora molto profonda.
    Viva Cristo Re.

  3. Sarebbe davvero bello poter far toccare con mano la gioia e la serenità di una fede pulita, ragionevole, che non debba scindersi dalla ragione, per essere proposta. Chi vi arriva trova una serenità insperata, trova un conforto impensabile e ritrova quella speranza cristiana che necessita di fugare la confusione, proprio come nell’Atto di Speranza. La conoscenza della dottrina, la gioia della fede, la certezza della possibilità della salvezza eterna, il timor di Dio, la consapevolezza della misericordia paterna del Padre, unita alla certezza della soddisfazione della giustizia in una dimensione completa, sicura, vera, profonda, per cui ognuno riceverà il suo, per cui buoni e cattivi non saranno trattati ugualmente come nei sistemi giudiziari umani, sono le armi per una serena buona battaglia, per vedere quanto di bello c’è ancora oggi nel mondo, in persone pie, in dedizione e bontà di molti.
    Carissimi fate una settimana di esercizi spirituali di Sant’Ignazio, fateli bene, in abbandono sereno dai legacci del mondo e vi ritroverete in grazia di Dio. Pieni di forza, di energia, capaci di discernimento, sicuri della santa fede cattolica, pronti ad essere soldati di Cristo anche nel mondo d’oggi.
    Viva Cristo re.

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