LO SCISMA ANGLICANO, PREAMBOLO DELL’EVERSIONE LIBERTINA – di Piero Vassallo

di Piero Vassallo

 

 

lavDopo il voto del 24 febbraio 2013, che ha finalmente certificato la bocciatura/estinzione dei progetti confusionari delle destre a trazione liberale, patriottarda, neopagana e anacronistica, è possibile rivisitare e intendere seriamente i princìpi di una scienza politica aggiornata alle verità indeclinabili della storia cristiana/italiana.

Un rilevante contributo alla restaurazione della politologia tradizionale, intanto, è offerto da Gianfranco Amato, uno studioso formato alla scuola di don Luigi Giussani e di S. E. Luigi Negri e noto grazie all’impegnativa attività di editorialista del quotidiano Avvenire.

Amato ha pubblicato per i tipi instancabili dell’editore veronese Fede & Cultura, un saggio, “I nuovi Unni”, che offre la puntuale indicazione di una muova via di ricerca: l’esame del catalogo degli errori  e delle trasgressioni discendenti dallo scisma anglicano, l’autentica locomotiva del disordine moderno.

Tale interpretazione è proposta da Amato a quanti, lasciata da parte l’illusione ecumenica, intendono identificare le reali/lontane cause del relativismo/nichilismo scorrazzante nelle società post-cristiane.

S. E. Negri riconosce autorevolmente che Amato “riesce a dimostrare come e perché proprio la Gran Bretagna sia diventata il paradigma di una società in cui i frutti velenosi della Riforma hanno portato alla scomparsa di Dio dall’attuale orizzonte culturale”.

Il puntuale giudizio di S. E. Negri apre nuovi orizzonti agli studiosi che si oppongono alla rivolta anticattolica, in quanto distoglie l’attenzione dei critici dagli arretrati territori della Germania luterana e la indirizza al capovolto regno d’Inghilterra, giusta il dimenticato e sottovalutato suggerimento di Hilaire Belloc, uno scrittore che, non per caso, nutriva profonda stima nei confronti della civiltà italiana.

La monarchia inglese, infatti, “prestò e non cessò di prestare, l’energia di una grande tradizione civile alle forze [dell’eresia luterana] il cui impeto originario era diretto contro la civiltà europea e le sue tradizioni”.

Il rovesciamento sulla rivoluzione inglese delle accuse, che per pigra convenzione erano rivolte soltanto alla rozza/feroce rivolta germanica, rettifica, perfezione ed aggiorna l’antimoderno di maritainiana memoria. L’approfondita lettura della crisi, infatti, consente agli interpreti della tradizione di risalire alle cause vere dei disordini – la de-socializzazione e la de-umanizzazione – generati dall’individualismo e dal relativismo.

Sagacemente Amato passa in rassegna le fumose suggestioni propalate con dispendio di mezzi e di inganni, dai poteri occulti che reggono la scolastica anglicana e liberale. Imposture che da secoli confonde, appiattisce e corrompe i sudditi di Sua Maestà e i loro imitatori europei.

Si tratta della scolastica che ultimamente suggerisce e quasi costringe a imitare stili di vita intonati all’individualismo e al libertinismo.

In forza del nuovo criterio gli storici di scuola tradizionale possono comprendere l’indirizzo della rivoluzione attuata dall’aristocrazia inglese, al seguito della riforma imposta a fil di spada e di mannaia, da due sovrani eretici e disgraziati, Enrico VIII ed Elisabetta I: la trasformazione di un regno cattolico in oligarchia di stampo antiromano, ossia liberale, plutocratico, schiavista e pornografico.

Alla luce del rinnovato giudizio sulle origini anglicane della secolarizzazione, dell’imperialismo del denaro e del libertinaggio, decadono i motivi dell’ammirazione infondata, che alcune scuole controrivoluzionarie, in stridente armonia con gli apologeti del  risorgimento liberale, nutrono nei confronti della cultura anglosassone e/o della massoneria “buona”.

Si tratta di una stima suggerita dall’avversione (rumorosa ma obliqua) dell’oligarchia anglosassone al neopaganesimo nazista, un movimento ultra moderno, che fu sostenuto da finanzieri inglesi, come ha puntualmente dimostrato lo storico dell’economia Geminello Alvi.

La stima attribuita alla giusta guerra contro l’eversione tedesca, infatti, nasconde l’impudica magagna anglosassone e trascina inavvertitamente a sottovalutare il pensiero decadente, che ha generato una società infettata dal culto dell’io e del super-io e tormentata dal potere dei cravattari e dall’estenuazione edonistica.

Al proposito Amato cita un penetrante giudizio di Alasdair MacIntyre: “L’io specificamente moderno, nell’acquistare la sovranità nel suo proprio reame, ha perduto i confini tradizionali che gli erano stati forniti da un’identità sociale e da una visione della vita come processo orientato verso un fine prestabilito”.

Senza dimenticare l’orrore del passato germanico, d’ora in avanti la critica al disordine sociale e al nomadismo (si pensi al modello rappresentato da Chatwin),  deve indirizzarsi alla fiorente plutocrazia anglosassone e in ultima analisi alla filosofia che valuta le azioni degli uomini in ragione della loro capacità di produrre benessere materiale e piaceri squisiti. Di qui ha infatti origine l’appiattimento della morale sul relativismo, “che relativizzando se stesso scompare nel buco nero della sua stessa creazione“.

Il risultato finale del relativismo è “la riduzione dell’esistenza a mero sentimento”, infine l’apparizione dell’uomo de-socializzato e de-culturalizzato, il nomade smarrito nella foresta delle squallide emozioni offerte dalla fabbrica del surreale.

Quasi sviluppando la tesi di Ennio Innocenti sul ribaltamento nello stato d’animo libertario/anarchico della dottrina luterana sulla natura quale species contraria al Creatore, Amato rammenta che la magia nera praticata nelle tenebrose logge massoniche, non poteva trovare un terreno migliore di quello offerto dalla corona britannica e dai devastanti errori del protestantesimo.

Nella seconda, robusta parte del volume è opportunamente proposta una desolante/raccapricciante fenomenologia dei vizi estremi e ributtanti che accompagnano la festosa diffusione del relativismo, ultima, tombale stazione della riforma anglicana.

Amato sottolinea, ad esempio, l’alto, raggelante numero delle bambine undicenni/dodicenni che ogni anno sono consigliate cioè costrette ad abortire nelle cliniche inglesi.

Esemplare è l’esistenza di una industria farmaceutica, che produce preservativi a misura di bambino e ottiene l’autorizzazione a diffondere i suoi prodotti attraverso distributori automatici installati nei corridoi delle scuole elementari e medie inferiori.

Nel campionario degli orrori narrati dalla cronaca inglese e puntualmente ripresi e commentati da Amato è incastonata anche la grottesca vicenda dell’aureo trombato Gianfranco Fini, il necroforo affossatore della destra, il quale ha celebrato il proprio autodafé laicista e antifascista nella Chatam House “vero e proprio santuario massonico dei poteri fortissimi”.

Il futuro inglese non è lontano da noi, disgraziatamente. La pedofilia vertice teoretico e pratico dell’individualismo radicale, guadagna terreno ogni giorno. L’incesto ha fatto capolino in una legge umanitaria. Il vento della thanatofilia soffia sulla classe medica e sulla classe politica. L’abortismo galoppa. Il divorzio produce una costante fiume di mariti dediti all’accattonaggio. I segni della droga impestano le fogne delle città grandi e piccole.

Amato ha avvisato i benpensanti, frastornati/depistati dai messaggi musicali trasmessi dai pifferai dell’ideologia relativista, radunati intorno al consenso simultaneo alla verità e al suo opposto.

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