L’OBIEZIONE DI COSCIENZA SOTTO ATTACCO. DAVVERO L’ABORTO NON E’ UN DIRITTO IN ITALIA? RISPOSTA AD ASSUNTINA MORRESI – di Giacomo Rocchi

di Giacomo Rocchi

fonte: Notizie PRO-LIFE

 

uccrIl meritorio sito web dell’UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razionali) http://www.uccronline.it/ ha avviato una campagna a difesa dell’obiezione di coscienza dei medici per contrapporsi all’attacco sempre più violento orchestrato dalla famigerata Consulta di Bioetica. La campagna si intitola: “L’obiettore è un buon medico” (mi permetterei di aggiungere: l’obiettore è un buon infermiere, un buon operatore socio-sanitario, un buon farmacista).

 

Consiglio vivamente di accedere a questo sito, davvero pieno di contenuti e fedele all’impegnativo nome che si è dato.


L’UCCR ha intervistato, tra gli altri, Assuntina Morresi, che non ha mancato di riproporre la sua visione della legge 194. Riportiamo il passo (l’intervista completa è al seguente link: http://www.uccronline.it/2012/06/28/lobiettore-e-un-buon-medico-parla-assuntina-morresi/):

“Cosa ne pensa di questi tentativi di limitare la libertà del medico?” «L’attacco all’obiezione di coscienza serve per far passare l’idea che abortire è un diritto. Nella legge 194, invece, l’aborto non è considerato un diritto, ma l’ultima opzione possibile nel caso di una maternità rifiutata. Stiamo parlando del testo di legge, e non della percezione che invece si ha, dell’aborto. Attaccare l’obiezione di coscienza nei termini in cui si sta facendo in questi ultimi mesi significa affermare che chi obietta lede un diritto, quello di abortire.»

Il giudizio di Assuntina Morresi sulla legge 194 di legalizzazione dell’aborto è noto: “Una buona legge, una delle migliori leggi sull’aborto nel mondo” (Tempi, 29/11/2007).

Scopriamo, allora, che la giusta battaglia per la difesa di questo diritto fondamentale degli operatori sanitari, una battaglia da cui non ci si può astenere, rischia di nascondere i dissensi che all’interno del mondo cattolico italiano, e anche del mondo prolife, esistono. Farli venire alla luce in maniera razionale non dovrebbe certo  intimorire un sito che – giustamente – si richiama alla razionalità del cristianesimo.

Inizio da una domanda provocatoria: la battaglia per la difesa dell’obiezione di coscienza è un’azione a difesa della legge 194? A leggere Assuntina Morresi sembra proprio di si: questa legge, oltre ad essere “una delle migliori del mondo” e a permettere l’uccisione del bambino solo come “ultima opzione possibile”, ha anche previsto il diritto all’obiezione di coscienza dei sanitari, mostrandosi, così illuminata, democratica, rispettosa delle opinioni di tutti e della libertà religiosa e di coscienza.
Quindi: Viva la 194?

Non è che la Morresi vede questa azione come una delle battaglie di retroguardia che hanno caratterizzato la parte prevalente della politica cattolica nell’ultimo decennio? Consentiamo la produzione in vitro dell’uomo pur di evitare il “far west della provetta” e la fecondazione eterologa; sosteniamo l’astensione al referendum sulla legge 40 per sommare ai nostri pochi voti la massa degli astensionisti; lottiamo contro l’aborto chimico (RU486) perché l’aborto chirurgico (cioè la macellazione del bambino, invece del suo avvelenamento) è più sicuro per la salute della donna; facciamo la legge sul testamento biologico che permetterà (anche se non si può dire) l’eutanasia, perché altrimenti la decidono i Giudici; e ora: fate pure gli aborti, ma lasciateci la libertà di non farli?

Oppure l’obiezione di coscienza deve essere vista come una previsione doverosa da parte di uno Stato che, nel 1978, aveva compiuto la scelta più abietta: permettere l’uccisione dei bambini innocenti?
Si può combattere per l’obiezione di coscienza dei sanitari senza ribadire che la legge che ha consentito di sterminare cinque milioni e mezzo di bambini è integralmente iniqua, è una “non legge” dal punto di vista del diritto naturale?

Ecco che quella frase lasciata cadere dalla Morresi nell’intervista all’UCCR non è per niente casuale. La frase è una presa di posizione implicita, ma “pesante”: la legge 194 non si tocca, non si deve modificare: e ciò viene affermato chiaramente contro chi, nel mondo cattolico e prolife, non si stanca di ribadire la iniquità di questa legge, tanto da immaginare un’iniziativa referendaria.
Come è noto, questo è la posizione pregiudiziale per essere ammessi al tavolo del potere in Italia. Se parli di abolire la 194, sei fuori; se premetti che non intendi modificarla … vieni, possiamo parlare e vedere cosa fare insieme.

Ecco perché, nel prossimo post, vedremo come, al contrario, sì: la legge 194 considera l’aborto volontario – cioè la volontaria soppressione di un essere umano – un diritto; anzi, un diritto pieno e potestativo, il cui esercizio è rimesso alla semplice volontà della donna.

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