L’Occidente dopo la modernità  –  di Piero Vassallo

La scheggia europea impropriamente detta unione, tra serietà russa e commedia americana

di Piero Vassallo

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La dimezzata unione europea fu concepita e suggerita dai registi di Washington quale baluardo, muro e trincea della democrazia cinematografica, in allora ritenuta minacciata dallo schiaffo del dittatore sovietico Giuseppe Stalin.

Il tramonto dell’ideologia sovietica e la restituzione del popolo russo alla fede cristiana hanno fatto cadere le ragioni dello storico muro occidentale.

L’immagine dei cosacchi che abbeverano i loro cavalli alle fontane di piazza San Pietro è discesa nel libro dell’umorismo oggettivo, anche perché intorno alle acque del Vaticano ragliano – applauditi dagli atei – i somari teologizzanti.

L’ostinata animosità nutrita dai potenti americani e dai piccoli statisti europei nei confronti della Russia del geniale Vladimir Putin, pertanto, è giudicabile quale risultato di una mutilazione mentale, causata dal bisturi americano. Attrezzo politico che è impugnato da un anacronismo generato dalla rinomata stupidità dei teologi democratici.

Il miracolato popolo dell’economia europea, intanto, abita città costituite dalla ristretta minoranza di benestanti politicanti e da una silenziosa, malinconica, infelice, maggioranza di modesti stipendiati, precari, sotto occupati e disoccupati, nativi e marginali (border line) importati (incautamente) dal terzo mondo.

Nella prima pagina del quotidiano Il Foglio, Giuliano Ferrara, il più acuto degli scrittori attivi nell’avanguardia italiana, svela l’inganno in circolazione nell’ideologia liberale e scrive “viviamo in un protettivo mezzo benessere diffuso, che ha la sregolatezza programmata del capitalismo, minaccia fin dentro la vita quotidiana di grandi masse”.

zputinSopra le patetiche contraddizioni e le piccole miserie del vecchio continente incombe la grottesca sfida dei due candidati alla presidenza degli Stati Uniti, la cupa abortista Hilary Clinton e il ridicolo miliardario Donald Trump.

La Clinton rappresenta la classe dei raffinati che dichiarano l’apertura a tutte le esperienze contemplate dal catalogo bostoniano. Trump incarna l’urlo della plutocrazia selvaggia. Due vizi di pensiero, una sola America.

Il destino della dipendenza europea dall’America liberatrice ed educatrice adesso dipende dall’esito di un triste, umiliante duello tra desolazione democratica e avanspettacolo repubblicano, ovvero tra femminismo urlante in lingua progressiva e maschio delirio in dialetto conservativo.

A ben vedere, l’ispirazione protestante della politica americana ha capovolto e rovesciato l’indirizzo del cammino (magistralmente ricostruito da Augusto Del Noce) della rivoluzione germanica da Martin Lutero a Karl Marx.

Scriveva, infatti, Del Noce: “Marx sembra rovesciare il De servo arbitrio di Lutero, che riprende il punto di vista della teologia nominalista. Se non che l’apparente antitesi nasconde la connessione di fondo tra il marxismo e la teologia luterana”. Il marxismo ha origine da una filosofia alterata dalla nevrotica teologia di Lutero.

Del Noce ha dimostrato inoltre l’ascendenza gnostica dell’ideologia comunista e per tale via ha stabilito la profonda connessione esistente tra il marxismo e il pensiero attivo nel cuore malato di quella riforma protestante, che tuttora disorienta il pensiero occidentale e turba il lavoro dei teologi cattolici & progressisti.

Occorre ammettere pertanto che la precipitosa rovina del comunismo sovietico ha risparmiato la radice dell’ateismo, quella filosofia tedesca che ha avvelenato la tradizione cristiana e disgregato l’Europa.

Ora alla radice della immaginaria e simulata unità europea sta una insanabile/insostenibile doppiezza di pensiero, ossia nell’unione onirica di Cristianesimo e laicismo illuminato.

Di qui l’attendibilità dei segnali inglesi nei quali si contempla l’incombente elevazione dell’edificio a struttura schizofrenica, che è impropriamente e bugiardamente definito unione delle nazioni d’Europa.

La conclamata debolezza del pensiero europeo accresce l’autorità e l’esemplarità della Russia di Putin, la nazione che, dopo aver chiuso la tragica parentesi utopiana, ha intrapreso un cammino coraggiosamente indirizzato al superamento delle ideologie, che hanno causato la disgregazione tuttora vivente e agente in Europa sotto la fragile messinscena unitaria.

L’esclusione della Russia dall’orizzonte europeo è il sintomo della malattia ideologica vivente nel cuore di una unità parziale (fratta e malata) e perciò incapace di uscire dal paralizzante cerchio della anacronistica egemonia americana.

Senza la associazione con la Russia cristiana, l’Europa occidentale è una scheggia destinata ad incrementare la decadenza spirituale e l’asfissia politica già in atto nelle nazioni associate. In fondo al tunnel appare l’associazione europea alla decadenza dell’impero americano.

1 commento su “L’Occidente dopo la modernità  –  di Piero Vassallo”

  1. Certamente la “filosofia tedesca” è tenebrosa e distruttiva, caro professore.
    Non dimentichiamo però che la Germania era ed è divisa, ancora ai giorni nostri, dal Limes dell’ Impero Romano: a Sud-Ovest la civiltà “realistica” di Roma, a Nord-Est (e specialmente in Prussia) l’odio al reale e il trasporto tanatofilo.

    Inoltre vorrei sottolineare che la Cristianità è aggredita e pugnalata -nella pratica- assai più dall’odio “occidentale” (Illuminati incappucciati delle due sponde dell’Atlantico) che dalla predicazione luterana o affine.
    In Italia, siamo stati e siamo “occupati” dai Valdesi, non dai Lanzichenecchi – anche nel senso che siamo occupati da un Clero “ginevrino” e succube dei Vincitori della guerra, non da un Clero “berlinese”

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