Abbiamo il piacere di pubblicare questo articolo, che costituisce una chiarissima introduzione al Convegno dal titolo “L’Europa tra dittatura del relativismo e poteri forti”, in programma per giovedì 22 marzo a Fiirenze, a cura di Comunione Tradizionale. In calce all’articolo trovate il programma dettagliato del convegno.
PD
L’UNIONE EUROPEA: UNA “BANDA DI BRIGANTI”?
di Roberto de Mattei
editoriale del numero di marzo 2012 della rivista Radici Cristiane
Quante volte abbiamo sentito dire che la democrazia è il valore supremo e che non esistono princìpi assoluti al di sopra della costituzione e delle leggi dello Stato? Lo si è ripetuto in occasione della morte dell’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, canonizzato come l’uomo politico che sempre affermò il primato del “vangelo” costituzionale. Intervistato da Vittorio Messori, Scalfaro difese la firma apposta nel 1978 alla legge abortista dall’allora Capo dello Stato Giovanni Leone, dal presidente del Consiglio Giulio Andreotti e dai ministri competenti, tutti democristiani, sostenendo che essi “non potevano far altro che firmare” perché, in democrazia, il rispetto della legge era “un atto dovuto” (Inchiesta sul cristianesimo, SEI, Torino, 1987, p. 218).
Questa concezione del diritto, che nel XX secolo ha avuto il suo massimo teorico nelgiurista austriaco Hans Kelsen (1881-1973), fonda la validità dell’ordinamento giuridico sulla pura “efficacia giuridica” della norma, ossia sul suo potere di fatto, negando l’esistenza di un ordine metafisico di valori che trascenda la legge positiva voluta dagli uomini. Ma Benedetto XVI, nel suo discorso al Parlamento tedesco del 22 settembre 2011, ha criticato esplicitamente il positivismo giuridico di Kelsen, mostrando come proprio da questa impostazione siano discese le aberrazioni del nazionalsocialismo. Prima del potere della legge umana, esiste il vero diritto, che è la legge naturale scritta secondo le parole di san Paolo (Rm. 2, 14) nel cuore e nella coscienza di ogni uomo. “Dove vige il dominio esclusivo della ragione positivista – e ciò è in gran parte il caso nella nostra coscienza pubblica – ha affermato il Papa – le fonti classiche di conoscenza dell’ethos e del diritto sono messe fuori gioco. Questa è una situazione drammatica che interessa tutti e su cui è necessaria una discussione pubblica”. Benedetto XVI ha quindi ricordato una frase di sant’Agostino: “Togli il diritto e allora che cosa distingue lo Stato da una grossa banda di briganti?” Ciò avviene, ed è tragicamente avvenuto nel XX secolo, quando si separa, e poi si contrappone, il potere della norma alla legge naturale e divina. In questo caso lo Stato diviene lo strumento per la distruzione del diritto.
Per l’Unione Europea, come per le principali istituzioni internazionali, la fonte suprema del diritto è la norma prodotta dal legislatore. Nel corso degli ultimi decenni, in base a questo principio, i legislatori vanno sostituendo “nuovi diritti” soggettivi, dall’aborto al “matrimonio” omosessuale, ai tradizionali diritti dell’uomo, radicati su di una legge naturale oggettiva e immutabile. Ma cosa accade quando un popolo sovrano, attraverso i suoi legislatori, produce una norma difforme non dalla legge naturale, ma dalla volontà di altri produttori di norma? Il caso si è posto quando, il 1 gennaio 2012, è entrata in vigore la nuova costituzione ungherese, approvata con la maggioranza dei due terzi dall’Assemblea Nazionale il 18 aprile 2011 e firmata il 25 dello stesso mese dal presidente della Repubblica Pal Schmitt. Coerenza vorrebbe che l’Unione Europea si inchinasse con reverenza di fronte alla produzione normativa voluta dalla stragrande maggioranza del popolo ungherese. E’ accaduto invece che l’UE ha annunciato l’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti di Budapest per la svolta autoritaria che il governo di Viktor Orban avrebbe imposto con l’entrata in vigore della nuova Costituzione. “Non vogliamo – ha affermato il presidente della Commissione Europea José Manuel Durao Barroso – che l’ombra del dubbio infici il rispetto dei valori e principi democratici in nessun Paese Ue”.
Ufficialmente i punti incriminati del nuovo testo ungherese sono tre: i limiti posti all’autonomia della Banca centrale, la riduzione dell’età pensionabile dei giudici e le restrizioni all’indipendenza dell’Autorità per la privacy. In realtà altre sono le vere accuse. Intervistato il 14 gennaio da Radio Vaticana, mons. János Székely, vescovo ausiliare di Esztergom-Budapest, ha dichiarato che gli attacchi di Bruxelles e di gran parte dell’opinione pubblica europea sono dovuti alla difesa della vita, del matrimonio e della famiglia affermati dalla nuova legge fondamentale del Paese.
La nuova Costituzione considera infatti la famiglia come “la base della sopravvivenza della nazione”, affermando che “l‘Ungheria proteggerà l‘istituzione del matrimonio inteso come l‘unione coniugale di un uomo e di una donna”, e proclama che “la vita del feto sarà protetta dal momento del concepimento” . Una disposizione quest’ultima che, pur non andando ad incidere direttamente sulla normativa sull’aborto, apre la possibilità di restringere la disciplina in materia, ricorrendo ad un giudizio di costituzionalità. Inoltre la costituzione si apre nel nome di Dio e lo stemma nazionale è centrato sulla Santa Corona e su Santo Stefano, simboli storici dell’eredità dell’Ungheria cristiana.
I mezzi utilizzati per colpire l’Ungheria sono di vario genere. In primo luogo lo strangolamento economico, esercitato attraverso i diktat della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale e la pressione delle agenzie di rating. In Ungheria il debito pubblico è rimasto al livello del 75% del PIL e il tasso di disoccupazione non supera l’11 per cento. Ma la BCE e il FMI rifiutano i prestiti e le agenzie Fitch, Standard & Poor’s e Moody’s Investors Service hanno declassato i titoli di Stato ungheresi dallo status “investment grade” a quello “junk”, ovvero di spazzatura. In conseguenza, nel mese di gennaio, lo spread rispetto al Bund tedesco è arrivato a 850 punti, il fiorino ungherese è crollato, i tentativi del governo di immettere sul mercato europeo nuovi titoli di Stato sono falliti.
Al ricatto economico si aggiungono le minacce giuridiche. Il Parlamento europeo, attualmente presieduto dal socialista Martin Schulz, famoso per le sue intemperanze, è deciso a chiedere alla Commissione di impugnare davanti alla Corte europea la Costituzione e le leggi del governo Orbán, considerate in contrasto con i Trattati europei, fino ad attivare la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato di Lisbona che toglie il diritto di voto ai governi che non rispettano i principi fondamentali dell’UE. Il tutto accompagnato da una violenta campagna di stampa denigratoria sul piano internazionale e da manifestazioni di protesta, promosse dai partiti di sinistra e appoggiate dalle ONG transnazionali e dall’ Istituto Eötvös, dello speculatore finanziario di origine ungherese George Soros.
Per parafrasare sant’Agostino e Benedetto XVI: una volta rimossa la legge naturale, che cosa distingue l’Unione Europea da una grossa banda di briganti?
PROGRAMMA DEL CONVEGNO DEL 22 MARZO 2012, A FIRENZE
Cari amici,
è con piacere che vi informo che giovedì 22 marzo 2012, per iniziativa del Gruppo Misto della Regione Toscana, si terrà un dibattito sul tema “L’Europa tra dittatura del relativismo e poteri forti”.
Il dibattito si terrà presso la Regione Toscana, Palazzo Bastogi, in Via Cavour 18, alle ore 17.00.
Nell’occasione verrà presentato il libro di Roberto de Mattei “L’Euro contro l’Europa. Vent’anni dopo il Trattato di Maastricht” (Solfanelli Editore – Chieti, 2012).
Interverranno, oltre all’autore Roberto de Mattei, Docente di Storia Moderna e Storia del Cristianesimo all’Università Europea di Roma e Preside della Facoltà di Scienze Storiche, l’Avv. Dario Locci, Consigliere Regionale, l’Editore Marco Solfanelli e il Direttore di “Controrivoluzione” Pucci Cipriani.
Approfitto dell’occasione per inviare a tutti voi tanti cordiali saluti.
Comunione Tradizionale – Avv. Ascanio Ruschi