MA CHE MUSICA MAESTRO – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan

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Da un’estate al mare al Carmelo

 

“Dimmi anima mia, dimmi dove si nasconde, dov’è l’acqua che disseterà me”

 

Giuni Russo (1951-2004), pseudonimo di Giuseppa Romeo, è stata una delle più dotate cantanti ed interpreti del panorama musicale italiano. Assieme a Maria Antonietta Sisini, musicista e scrittrice, nonché produttrice discografica, ha intessuto una proficua collaborazione ed amicizia che è durata per ben 36 anni. Proveniente da una famiglia siciliana, la cui madre era soprano, Giuni Russo ha interpretato diversi generi musicali, dal rock progressive con il Balletto di bronzo nel 1972, al primo album (Love is woman) con il trombettista jazz Enrico Rava, dal canto-cabaret di Petrolini (a lui ha dedicato nel 1994: “Se fossi più simpatica sarei meno antipatica”) alle canzoni napoletane, come ad esempio nel 1997 Maruzzella di Renato Carosone. La versatilità dell’artista palermitana l’ha portata persino a rielaborare classici di Bellini, Donizetti e Verdi nell’album del 1988: “A casa di Ida Rubinstein”, dedicati alla danzatrice di origine russa e personaggio di voga della belle époque francese. Ha avuto anche delle parentesi molto leggere, come la canzone di successo: “Un’estate al mare” del 1982. Per questo, come riportato in grassetto, la celebre autrice di romanzi per ragazzi, Bianca Pitzorno, ha voluto dedicare a lei un libro dal titolo: “Da un’estate al mare al Carmelo” per rimarcare, in compagnia dell’amica e co-autrice dei testi, Maria Antonietta Sisini, il punto d’arrivo di un lungo percorso di conversione. Soprattutto durante gli ultimi anni della sua giovane vita, Giuni Russo si era avvicinata alla spiritualità di S.Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù, ed ai suoi divinamente ispirati  Esercizi spirituali. Giuni Russo aveva toccato con mano, nella sua sofferenza, lungo la sua malattia, la grazia di quegli esercizi ignaziani tanto cercati e desiderati. Si era accostata pure alla spiritualità carmelitana, come riportato nella frase iniziale (“Dimmi anima mia, dimmi dove si nasconde, dov’è l’acqua che disseterà me”) tratta dalla: “La sposa”, brano che Giuni Russo ha interpretato con le Carmelitane Scalze del monastero di Milano, dove è sepolta. Potremmo dire, parafrasando una sua canzone del 1975: “In trappola”, che ella è caduta nella dolce trappola intessutale dalla grazia di Dio. Una delle sue ultime canzoni: “Moro perché non moro” , ispirata ad un poema di Santa Teresa d’Avila, tratteggia questo suo cammino di sofferta ricerca di senso. Alla stessa Santa mistica spagnola ha dedicato: “La settima stanza” , tratta dal Castello interiore: “Apritevi porte antiche, sollevate i vostri frontali. Entra il Re della gloria, festa fino al cielo ci sarà”. Con Giuni Russo si è potuto così manifestare il travaglio fisico e interiore che l’ha portata a celebrare la provvidenza salvifica del progetto divino, come si evince dall’interpretazione ispirata a un cantico (Dove mai ti celasti?) di San Giovanni della Croce: “Mettimi come segno nel tuo cuore, ho bisogno di te. Sai che la sofferenza d’amore non si cura se non con la presenza della Sua figura…Come un bambino stanco ora voglio riposare e lascio la mia vita a te”. Attraverso la figura di Giuni Russo si è potuto intravedere così la mano del Signore nelle pieghe spesso controverse della storia, che possono portate da una parte alla constatazione dell’angoscia, come nella Crisi metropolitana del 1981: “E’ strano, dissociazione totale e un desiderio di andare nel sud prima che mi spazzi via questo strano delirio” e, dall’altra, possono condurre ad assaporare il profumo di maggio in un campo di concentramento, come ella volle ricordare Santa Edith Stein nel brano: “Il Carmelo di Echt”. Giuni Russo può essere giustamente considerata la testimone di una vita da rigettare, come ha descritto nel pezzo: “Ragazzi al luna park” del 1987: “Noi cerchiamo nuove mete, ma un deserto è tutto intorno a noi. Di notte al luna park ragazzi senza ieri uccidono la noia con insoliti pensieri…”. Può pure essere ricordata per la profonda e accorata testimonianza di conversione: “Come nascere dal niente se non ho che te. Resta con me, dimmi anima mia, il segreto dell’amore…”.

1 commento su “MA CHE MUSICA MAESTRO – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”

  1. Senti nominare Giuni Russo e subito ti viene in mente “Un’estate al mare”. Peccato. E soprattutto peccato aver saputo solo adesso del suo cammino spirituale e della sua esemplare accettazione della volontà di Dio.
    Nel mondo dello spettacolo, ma in tutto il mondo attuale, purtroppo, vite di questo genere restano (volutamente) nascoste. Roba troppo antiquata: da gettare nel dimenticatoio.

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