di Giuseppe Brienza
fonte: Formiche.net
Da quando l’Ungheria di Viktor Orbán, dal 2010 ha un governo di centro-destra e, dal 2012, una nuova Costituzione che esordisce chiedendo la benedizione divina (“Dio protegga gli ungheresi…”) e riconosce le radici cristiane del popolo magiaro, la campagna dei grandi media contro di lui non ha smesso un attimo. Ora il premier conservatore è di nuovo impallinato perché ha introdotto una serie di emendamenti alla Costituzione, approvati a larghissima maggioranza – 265 favorevoli, 11 contrari e 33 astensioni – che, in sintesi, stabiliscono che gli aiuti dello Stato debbano essere dati solo alle coppie sposate con figli, con esclusione quindi sia di quelle conviventi sia di quelle omosessuali, pone fuori legge il Partito Comunista magiaro, rendendo possibili processi politici da molto attesi e, infine, pone rimedio al “governo dei giudici” tentato fin dal 2010 dalla Corte costituzionale.
Andrea Affinati su “Panorama” ha evidentemente letto un altro testo perché riassume così le modifiche appena approvate: “limitazioni dei poteri della Corte costituzionale, ostracismo verso i nomadi, limitazioni alla libertà religiosa e di espressione, obbligo per i laureati con borsa di studio statale di restare a lavorare in Ungheria almeno per 10 anni” (E’ o non è l’uomo nero d’Europa, n. 14, 27 marzo 2013, p. 42). Al di là della censura “ideologica” che porta a non informare sulla stretta anti-comunista e pro-familiare di Orbán, la “damnatio” verso di lui si evince soprattutto nell’innalzamento acritico della Corte costituzionale magiara sul piedistallo perché, sulla base della riforma, la stessa d’ora in avanti non sarà azzerata ma, avendo fatto politica nel passato, si è vista potrà limitare il suo sindacato solo sulle questioni procedurali e non più su quelle di merito. Il premier, il cui partito “Fidesz” è da anni federato al Partito Popolare Europeo ed ha raccolto alle elezioni del 2010 una maggioranza di oltre il 52% (ciò che gli ha permesso di ottenere i due terzi del parlamento necessari a modificare la costituzione), negli scorsi anni ha visto infatti bloccare diverse leggi dalla Corte che, come in Italia, tende non di rado a sostituirsi agli organi democraticamente legittimati dalle elezioni popolari. Ma siamo sicuri che Orbán sia davvero l’uomo nero d’Europa?