Dopo la pubblicazione dell’articolo “Marcia Nazionale per la Vita. Diffidare dalle imitazioni”, Carlo Casini (Presidente del Movimento per la Vita) ha scritto una lettera a Mario Palmaro (Presidente del Comitato Verità e Vita), che gli ha risposto. Pubblichiamo qui di seguito le due lettere, riprese dal sito del Comitato Verità e Vita.
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La lettera di Carlo Casini a Mario Palmaro
Roma, 8 maggio 2013
A Mario Palmaro
e p.c. agli organizzatori della marcia del 12 maggio 2013 e ai membri del direttivo nazionale del Movimento per la vita italiano
Caro Mario,
vengo sollecitato da alcuni operatori dei Cav e volontari dei Mpv a reagire al tuo recente scritto “III marcia nazionale per la vita: diffidare dalle imitazioni”. Essi si sentono dolorosamente offesi da ciò che Tu scrivi al punto 5 e 6. Da decenni essi quotidianamente sacrificano, tempo, denaro, energie per salvare bambini dall’aborto. Tu sai quanto numerosi sono i bambini aiutati a nascere e quanta fatica, anche psicologica, comporta la condivisione delle difficoltà della madre. Se poi vai a rileggere l’appendice del libro intervista di Renzo Agasso “Sì alla vita” (Ed. Paoline) puoi controllare il numero enorme di iniziative poste in essere dal MPV per contestare la Legge 194, difendere gli obiettori di coscienza, educare i giovani al rispetto della vita, sollecitare i politici, promuovere la cultura della vita, intervenire dinanzi a Tribunali civili, organi internazionali, organi amministrativi per arginare le attuali continue aggressioni contro la vita. Tutto questo ha comportato una fatica inenarrabile alleviata molto dalla gratitudine dimostrataci più volte pubblicamente da Giovanni Paolo II, da Benedetto XVI e dalla Conferenza Episcopale Italiana. Tanto poco il Movimento per la vita è divenuto – come tu dici – “sonnolento, remissivo, dedito al compromesso politico, afono, clericale e dunque non cattolico, impegnato da anni in estenuanti e spesso includenti raccolte di firme”, che il Card. Bagnasco, in apertura dell’Assemblea Generale della CEI, il 23 maggio 2011, indicò come “grande merito del Movimento per la vita l’aver impedito in Italia l’acquiescienza alla scelta sempre tragica dell’aborto”. Io non voglio rispondere al tuo scritto in modo duro, come qualcuno mi chiede. Ho, però, il dovere di proteggere i volontari del Movimento per la vita dalle denigrazioni che essi sentono come brucianti offese. Scelgo di offrirti il mio abbraccio, come già ho fatto recentemente a Giussano e prima ancora cercandoti a Roma (ma non venisti) e a Milano. L’ “abbraccio” non è soltanto la risposta all’invito evangelico (Se ti trovi all’altare e ti ricordi che qualcuno ha qualcosa contro di te, lascia l’altare e vai a riconciliarti con lui) ma è anche sforzo di ragionare insieme. Ho cercato di farlo tante volte (vedi in particolare il già citato libro “Sì alla vita”).
Ma veniamo alla “marcia” del prossimo 12 maggio. Io ci sarò. Ci sarà anche la giunta esecutiva del Movimento per la vita per essere segno di unità, nonostante tutto. Ho pubblicamente augurato successo alla marcia. Ma, vi sono in questa iniziativa alcuni difetti resi evidenti anche dal tuo scritto, che è giusto evidenziare per eliminarli in futuro.
1. Il primo errore è quello di assolutizzare una cosa buona. La marcia è certamente una cosa buona, ma non è l’unico strumento per costruire una nuova cultura della vita e non è detto che sia il più efficace. È una cosa buona, tant’è vero che anche il Movimento per la vita tutti gli anni, dal 1979 in poi, ogni anno a maggio ha organizzato manifestazioni pubbliche, marce comprese a livello nazionale e locale. Ma, non mi risulta che le marce da sole, in America come in Europa, siano riuscite a cambiare qualcosa. In Italia, invece, qualcosa il Movimento per la vita ha cambiato. Non è stata la legge 194 a ridurre il numero degli aborti, come dicono mentendo, i suoi sostenitori, ma – se riduzione vi è stata – la causa va ricercata anche nell’azione quotidiana del Movimento per la vita, che ha contrastato la Legge 194. In Italia il Family Day ha impedito (speriamo, non solo provvisoriamente), l’equiparazione al matrimonio delle unioni di fatto, ma ciò è stato l’effetto di una grande unità dell’associazionismo cattolico e soprattutto del coinvolgimento a livello politico. La marcia è cosa buona, ma da sola serve soltanto a dare entusiasmo ai militanti. Essa va incastonata in un lavoro più vasto, quotidiano e durevole. In certo modo essa deve essere finalizzata a questo lavoro. Come non vedere – ad esempio – gli effetti durevoli della grande manifestazione fiorentina del 17 maggio del 1986 (con Madre Teresa e Chiara Lubich) che ha dato origine a quell’annuale concorso europeo che ha coinvolto un milione di giovani? Se si cerca l’effetto mediatico, come non considerare le parole pronunciate dal Santo Padre che hanno avuto eco nei media in occasione dei nostri numerosi incontri di maggio con Lui (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI)?
Proprio per inserire la marcia da voi organizzata in un contesto più ampio vi ho chiesto senza successo, di unirmi a voi come relatore nel convegno dell’11 maggio e illustrare così l’iniziativa europea “Uno di noi”. Vi avevo chiesto anche, ancora senza successo, di organizzare la marcia insieme a noi e a tutti i movimenti cattolici, per celebrare l’Evangelium vitae, il 16 giugno, nell’Anno della Fede, su invito del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. Spero che voi parteciperete anche a questo evento. La decisione di effettuare una speciale raccolta di firme in tutte le parrocchie d’Italia il 12 maggio offre alla marcia l’opportunità di inserirsi in un disegno molto più ampio e durevole. Se la promozione di “Uno di noi” diverrà ulteriore obiettivo della marcia vi sarà una sua valorizzazione, non una sua mortificazione. È davvero frutto di un doloroso pregiudizio immaginare – come scrivi – che la raccolta di adesioni a “Uno di noi” il 12 maggio sia un maldestro tentativo per offuscare la marcia.
2. Ma il difetto principale è che la marcia è nata sotto il segno di una volontà di contestazione di chi lavora già per la vita. Lo dice chiaramente il tuo scritto. La marcia sarebbe il primo evento importante dopo trent’anni (Sic!); non vi sarebbe mai stato un coinvolgimento del mondo cattolico; vi sarebbe stato tradimento della ortodossia per la vita e abbandono dell’azione culturale e giuridica (Sic!); i pro-life sarebbero vittima di un “pensiero debole”, “liquido che amalgama identità pro-life e pro-choice”; in definitiva il Movimento per la vita sarebbe divenuto “sonnolento e remissivo, dedito al compromesso politico, afono, clericale e quindi non cattolico”.
La marcia sarebbe il rimedio e l’alternativa a tutto questo. La volontà di separazione è evidente. Il Movimento per la vita ha cercato in tutti i modi l’ “abbraccio” della ragione. Ha chiesto pubblicamente, senza esito, di costituire un comitato unitario per la marcia. Ai nostri soci abbiamo detto che attualmente ci sono tre importanti iniziative in corso che chiedono l’impegno di tutti ma che esigono una visione gerarchicizzata della loro importanza: 1. L’iniziativa dei cittadini europei “Uno di noi”; 2. La celebrazione dell’Evangelium vitae il 16 giugno 3. La marcia del 12 maggio. Noi saremo presenti il 12 maggio nelle parrocchie e alla marcia. Saremo presenti anche alla marcia e tuttavia moltiplicheremo le energie per garantire una grande partecipazione anche all’evento del 16 giugno. Speriamo che anche voi facciate la stessa cosa. In ogni caso a Te e agli altri organizzatori propongo di nuovo formalmente la costituzione di un comitato unitario per la preparazione e l’attuazione dell’evento di maggio 2014.
Cordialmente
Carlo Casini
La risposta di Mario Palmaro
Bologna, 15 maggio 2013
A Carlo Casini
e.p.c. agli organizzatori della III edizione della Marcia per la Vita
ai membri del direttivo nazionale del Comitato Verità e Vita
ai membri del direttivo nazionale del Movimento per la vita italiano
Caro Carlo,
ho letto la tua lettera. Penso sia doveroso ringraziarti, e risponderti con la stessa attenzione che tu hai dedicato al mio articolo. Mi scuso per la lunghezza.
- Confermo tutto ciò che ho scritto
- Sarebbe davvero strano che il Presidente del Comitato Verità e Vita redigesse un documento per “offendere dolorosamente gli operatori dei Cav e i volontari dei Mpv”. Chi può onestamente negare il lavoro fatto in tutti questi anni dai Centri di Aiuto alla Vita? Certamente non Verità e Vita, che fra i suoi aderenti e simpatizzanti annovera moltissimi volontari dei Centri di Aiuto alla Vita e addirittura alcuni MpV e Cav interi. Di più: uno dei “padri fondatori” di Verità e Vita è niente meno che Giuseppe Garrone, che nella sua vita ha incarnato l’archetipo del volontario di Cav e Mpv. La figura di Garrone giganteggia nel panorama pro life italiano. Eppure lui stesso condivideva le critiche e le valutazioni che io ho riassunto nel mio articolo. Garrone contro i volontari dei Cav e dei MpV? Suvvia, non scherziamo.
- Il Comitato Verità e Vita è un movimento pro life, e come tale appoggia le attività per la vita e contro l’aborto dei Cav e dei Mpv. Ciò non significa che sia vietato porre alcuni problemi di contenuto, di “cultura per la vita”. Faccio solo qualche esempio. Un Cav deve promuovere la contraccezione o disincentivarla? Un Cav deve contestare la legge 194, o ritenere che è giusto lasciare alla donna la scelta di abortire? Esiste o non esiste un problema di “silenziamento” della critica serrata alla legge 194, a tutto vantaggio di un attivismo filantropico disposto a tacere o addirittura a rinnegare la “ortodossia” sulla vita? E più in generale: il Movimento per la Vita italiano, su questi temi, sa ripetere con forza e pubblicamente una parola di condanna verso la legge 194, oppure preferisce una posizione di profilo più soft per non scontrarsi con il pensiero dominante? La lettera di Carlo Casini non fornisce a queste domande alcuna risposta.
- Esiste un problema di “clericalismo” del Movimento per la vita italiano? Io penso di sì.Basti dire che l’MpV figura ormai stabilmente all’interno delle associazioni formalmente cattoliche, quando tutti sanno che l’MpV nacque senza connotazioni confessionali non certo in opposizione alla Chiesa, ma per affermare la ragionevolezza universale della contrarietà all’aborto. Esistono inoltre altri tipi di “legami” fra Conferenza episcopale italiana e Movimento per la vita, legami che limitano in maniera significativa autonomia e indipendenza del più importante movimento pro life italiano. E non aggiungo altro.
- Apprezzo il tono amichevole della lettera di Carlo Casini. Per quanto mi riguarda, è fuori discussione il riconoscimento dei molti meriti che egli ha accumulato nell’impegno pro life. Personalmente gli auguro di continuare a guidare il Movimento per la Vita ancora per molti anni. Tuttavia, il bene fatto non ci rende esenti da errori o da sbagli. Invocare l’unità dei movimenti pro life in Italia è cosa buona e giusta. Però l’unità si costruisce nella verità e nella carità. Il Movimento per la vita italiano ha compiuto atti di grave ostilità che pesano come macigni sul dialogo. E’ stato l’Mpv a intimare ai suoi associati di non intrattenere rapporti con Verità e Vita. E’ stato l’MpV ad assumere iniziative punitive nei confronti di movimenti e Cav che abbiano aderito o anche solo simpatizzato per Verità e Vita. E’ stato l’MpV di Carlo Casini a costruire in Piemonte una struttura regionale parallela alla già esistente Federvita Piemonte, quella Federvita che in modo democratico aveva scelto candidati e orientamenti che non piacevano al presidente nazionale. Ed é sempre il Movimento per la Vita italiano a operare in modo che sia impedito un dibattito aperto e costruttivo sui mezzi di comunicazione di area cattolica, i quali da anni censurano completamente il Comitato Verità e Vita.
- Non vedo alcuna difficoltà a praticare gli “abbracci” proposti da Carlo Casini, anzi ben vengano. Ma i gesti distensivi di natura personale non possono far dimenticare i problemi di sostanza che ho appena ricordato. Se il contrasto nascesse da questioni personali, sarebbe semplice risolverlo con una stretta di mano. Ma ciò che ci divide attiene ai contenuti: il Movimento per la vita ha attenuato il suo antiabortismo; l’MpV ha scelto di appoggiare la legge 40/2004, difendendola a spada tratta e omettendo di criticare duramente le tecniche che quella stessa legge permette; sempre l’ MpV ha deciso di sostenere la proposta di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento, abbandonando repentinamente la sua storica ostilità al testamento biologico. Ora, lo stesso MpV sta per imboccare senza tentennamenti la strada dell’adozione degli embrioni congelati, ignorando le controindicazioni morali, giuridiche e pratiche che una simile pratica comporta. Su tutti questi punti, Verità e Vita dissente radicalmente, e non intende tacere questo dissenso.
- La Marcia per la vita è oggettivamente il fenomeno più importante – mediaticamente parlando – che i pro life italiani abbiano organizzato in questi 35 anni. Ed è una marcia apertamente antiabortista e anti 194, non una generica manifestazione “per la vita”, nella quale si ha paura di nominare la parola “aborto”. Noi di Verità e Vita non abbiamo meriti in tutto ciò, se non nell’aver aderito alla Marcia. Cosa che l’MpV non ha fatto.
- Mi fa piacere leggere che Carlo Casini oggi definisce la Marcia “certamente una cosa buona”. Però chi ci legge deve sapere che, se fosse dipeso dallo stesso Casini, la Marcia per la vita del 2013 non avrebbe dovuto svolgersi. E’ stato proprio lui, infatti, nel febbraio di quest’anno, a chiedermi di annullare la Marcia, in vista dell’iniziativa che Monsignor Fisichella ha organizzato il 15 e il 16 giugno per celebrare l’Evangelium Vitae. Gli ho risposto che la Marcia non è cosa mia, ma di chi la organizza. In ogni caso, personalmente ho fatto notare che la Marcia per la vita non è un’iniziativa ecclesiale – benché vi partecipino numerosissimi cattolici – e che la sua organizzazione era cominciata da molti mesi, per cui non capivo per quale motivo dovesse essere “assorbita” nell’evento promosso dalla Chiesa cattolica in giugno.
- Casini scrive di aver chiesto di poter parlare al convegno dell’11 maggio. Non ho alcun ruolo organizzativo in quel convegno. Però una cosa voglio dirla: è ben singolare che si voglia ottenere diritto di parola come relatore nell’ambito di un convegno che è legato a una Manifestazione – la Marcia per la vita – alla quale si è scelto apertamente di non aderire. E che anzi si è cercato di far annullare.
- Considero un fatto gravissimo che il Comitato Uno di Noi abbia deciso di organizzare una giornata di mobilitazione proprio il 12 maggio. In un anno ci sono 365 giorni: possibile che si dovesse fare quella giornata proprio nel giorno della Marcia? Sono iscritto all’ordine dei giornalisti da 20 anni, e ho praticato a sufficienza il mestiere per capire come funziona la comunicazione di massa: quella sovrapposizione serviva – ed è servita – per “avvolgere” quei 30 mila che hanno sfilato contro l’aborto dentro la carta morbida e politicamente corretta della petizione di firme “Uno di noi”. Basta leggersi Avvenire, Zenit, Sir di queste settimane per notare quanto sia stata lampante questa operazione. Non parliamo poi della distribuzione di pettorine gialle di “Uno di Noi” attuata da esponenti dell’MpV proprio alla Marcia per la Vita, in modo che la confusione potesse essere ancora più fitta. So che dicendo queste cose violo l’etichetta zuccherosa del mondo cattolico attuale, ma ritengo doveroso farlo, e pubblicamente.
- Carlo Casini chiede la “costituzione di un comitato unitario per la marcia”. Il Comitato organizzatore esiste già, in questi tre anni ha lavorato bene e al suo interno è ben affiatato. Per quanto mi riguarda, il problema non sono le persone, ma le idee e i contenuti. La Marcia nazionale per la vita non appartiene a chi la organizza, ma a quelle decine di migliaia di persone che la rendono possibile. E’ dovere del Comitato conservare lo spirito, l’obiettivo, lo stile, i contenuti che queste persone buone e generose hanno deciso di sposare e di sostenere. A nessuno dovrà essere permesso di snaturare l’identità della Marcia, trasformandola ad esempio in un evento ecclesiale, o ridefinendola per decidere quali slogan o cartelli sono ammessi, o per espellere quelle realtà che creano imbarazzo perché non sono abbastanza moderate. Il moderatismo è la malattia mortale di ogni vera cultura pro life.
- Concludo. Andando a Roma per la Marcia ho potuto visitare la Galleria Borghese. Fra le molte cose meravigliose, ho ammirato da vicino “La Verità svelata dal Tempo”, opera scolpita da Gian Lorenzo Bernini. Vedere quella statua mi ha commosso: ho pensato che dovremmo eleggerla a simbolo del nostro Comitato Verità e Vita. Una piccola compagnia di gente che non si prefigge di cambiare il mondo a colpi di “male minore” e di compromessi, ma affermando qui e ora tutta la verità, pur sapendo che è messa in minoranza dall’opinione pubblica. Nella speranza che il tempo la vedrà trionfare. Il fatto interessante è che Bernini, quell’opera non ha mai potuto terminarla. Proprio come accade spesso a ciascuno di noi, quando ci accorgiamo che non avremo abbastanza tempo per adempiere al nostro compito, perché il termine di questa vita si avvicina a grandi passi. Altri, però, continueranno il lavoro iniziato. E non taceranno.
Cordialmente
Mario Palmaro