di Luigi Gagliardi
Nella corrente primavera ed in prima serata gli italiani potevano assistere ad un colloquio-intervista tra un noto divulgatore televisivo ed un autorevole esponente del governo e il tema era il rinvio dei nostri marò che pure ci erano stati rimessi in mano più volte con varie giustificazioni.
L’esposizione avveniva in maniera faceta e l’argomento era la condizione dei nostri marò detenuti in India. Non si citava la scarsa plausibilità delle accuse ma ci si soffermava sul possibile destino cui essi potevano andare incontro e dicevano l’un l’altro con infantile ottimismo: “Ma no, cosa lei dice, pensa davvero che rischino proprio la pena di morte? No! Tutto al più si potrebbe trattare dell’ergastolo”, diceva quella coppia di espositori. Ad essi sfuggiva la sofferenza che ora colpiva i nostri due militari e le loro famiglie e la vergognosa figura dell’Italia di fronte al consesso internazionale (caso Cermis, caso Calipari ecc.)
Si chiosava sul vanto del rispettato onore militare ma si dimenticava bellamente che questo non era in discussione perché la trattativa della temporanea e ripetuta licenza variamente motivata, era avvenuta in ambito diplomatico ed amministrativo senza interferenza alcuna delle stellette.
Oggi in verità il governo può forse vantare trattative condotte tra ambasciate e questo non può che farci piacere, ma non può sottrarre certi comportamenti al paragone con altro nefasto precedente storico, quello del governo Badoglio che abbandonò militari italiani alle rappresaglie tedesche.