MEMORIAE TRADERE. CRIMINI COMUNISTI. LE GIORNATE ANTICOMUNISTE A FIRENZE E LE PAVIDITA’ E AMBIGUITA’ DI UNA DESTRA CONFUSA E SENZA IDEALI – di Pucci Cipriani

MEMORIAE TRADERE. Rubrica del sabato, a cura di Pucci Cipriani

sabato 5 gennaio 2013


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CRIMINI COMUNISTI. LE GIORNATE ANTICOMUNISTE A FIRENZE E LE PAVIDITA’ E AMBIGUITA’ DI UNA DESTRA CONFUSA E SENZA IDEALI

di Pucci Cipriani

 

Siamo alla fine degli anni Novanta e, anche in Italia, dopo la caduta del Muro di Berlino e del Comunismo sovietico, con l’apertura degli archivi dell’ex Unione Sovietica , finalmente si inizia a scrivere una storia nuova e vengono fuori verità che prima neanche si potevano pensare: “Solo ora-scriverà Victor Zaslavsky-in Italia si affronta la storia comunista con un approccio più oggettivo”. Lo stesso senatore comunista Luciano Violante fa grandi passi avanti nella ricerca : “Quella italiana è una storia difficile-scriverà-che ritorna in continuazione e che cerca ogni volta di rimettere tutto in discussione”…davvero! Viene fuori il “Dossier Mitrokin” grazie all’azione del parlamentare Paolo Guzzanti e lo stesso Guzzanti parlerà a Firenze, di fronte a oltre duecento persone, nella Sede della Regione Toscana, invitato dal sottoscritto e dal Consigliere Provinciale Alessandro Corsinovi, facendo nomi e cognomi di coloro che erano(e sono) implicati nello spionaggio a favore dell’Urss e dei beneficiari del finanziamento dell’Unione sovietica al PCI-PDS. Da parte del Governo Prodi si cercherà di ridicolizzare il tutto, ma inevitabilmente i nomi della “Loggia rossa” vengono fuori e coloro che hanno lavorato al servizio del Comunismo facendo il doppio o il triplo gioco sono smascherati; si assiste allo spettacolo indecente di un Presidente del Consiglio (Prodi) e di un suo ministro (Andreatta) che si rinfacciano a vicenda la conoscenza (e la negligenza)nel fatidico elenco dei nomi. La storia si fa davvero interessante.

Esce nel 2000 un libro delle Edizioni “Controcorrente” di Napoli, a cura di Armando De Simone e Vincenzo Nardiello: “Appunti per un libro nero del Comunismo italiano”. L’editore mi invita a collaborare, con altri, e invio un mio contributo:” Il tiro al piccione, ovvero vent’anni di guerra civile in Italia “, ovverosia un diario degli Anni di Piombo che va dagli anni Settanta ai primi anni Novanta. Con me inviano un contributo anche Luciano Garibaldi: “Quando i comunisti uccidevano i compagni”, Nidia Cernecca sulle foibe e Guido Minzoni, figlio di una delle vittime del “Triangolo Rosso”, appunto su “Il Triangolo degli ignoti”. Ma nel libro molti sono i capitoli che faranno luce su episodi dimenticati della guerra civile italiana (La strage di Portula, la Volante Rossa, la “Cartiera” di Mignagola di Carbonera etc.), e su alcuni “misteri” come la Gladio Rossa e, appunto, il dossier Mitrokin…molti i collaboratori: Enzo Fragalà, Enrico La Loggia, Piero Melograni, Linus Dragu Poppian, Edgardo Sogno, Giulio Maceratini, Alfredo Mantica, Ruggero Puletti, Alfredo Biondi, Giulio Ramponi, Valerio Riva.

E proprio Valerio Riva pubblicherà un libro (con la collaborazione di Francesco Bigazzi): “Oro Da Mosca-I finanziamenti sovietici al PCI dalla Rivoluzione d’Ottobre al Crollo dell’Urss”(Ed. Mondadori)…novecento pagine, con 240 documenti inediti dagli archivi moscoviti. Contemporaneamente uscirà il libro che tutti aspettavano: “Il Libro Nero del Comunismo”  a cura di Courtois, Werth, Panné, Paczkowski, Bartosek, Margolin. Certamente il muro di silenzio verrà infranto e grazie a documenti reperiti in archivi fino a poco tempo fa inaccessibili e a una paziente raccolta di testimonianze, si mette in luce un’atroce verità: i paesi comunisti si sono dimostrati molto più efficienti nella produzione di Gulag e cadaveri (ma anche la società dell’Occidente “libero” non ha scherzato con i crimini dell’aborto e dell’eutanasia!)che in quella di grano e di beni di consumo. E in quelle pagine sembrano parlare i circa ottantacinque milioni di vittime del Comunismo, assassinati, deportati in massa nei campi di sterminio.

Sono verità sconvolgenti che, subito dopo, verranno confermate da un altro libro sui crimini del Comunismo europeo (a cura dello stesso Courtois ed altri) e da un altro volume clamoroso: “Il PCI la storia dimenticata”(Mondadori), del giornalista Francesco Bigazzi (già collaboratore di Valerio Riva in “L’Oro da Mosca”) e del Docente Universitario fiorentino Francesco Bertelli…sono verità davvero sconvolgenti: dal caso Gramsci, all’espulsione di Silone, dalla guerra di Spagna ai rapporti con l’Unione sovietica. Chi, mai, avrebbe potuto immaginare che un giorno certe cose potessero venire “a galla”?

E poi ci saranno gli studi di altri “revisionisti” come Luciano Garibaldi che con il suo libro sul Commissario Calabresi farà luce sull’ambiente comunista di Lotta Continua e dei gruppuscoli della sinistra extraparlamentare che si daranno alla guerriglia, come Pierangelo Maurizio. Roberto Beretta, qualche anno dopo, pubblicherà una “Storia dei preti uccisi dai partigiani”(Piemme), etc.

Ma quello che si noterà sarà non solo una certa indifferenza di fronte a rivelazioni simili, ma una ostilità da parte dei così detti ambienti di destra come AN di Fini che addirittura boicottò “Il Libro Nero sul Comunismo”,  iniziando il contenzioso con Berlusconi quando questi, al termine di un Convegno di AN, fece omaggio ai partecipanti della copia del volume.

Quella che sarà dopo la svolta di Fini, che passerà al radicalismo, era già allora in fieri, in quanto, l’ambiente di AN era ampiamente inquinato dai rigurgiti del GRECE di Alain de Benoist che, in Italia, era stato fatto conoscere da Armando Plebe, il filosofo gnostico, al quale, stupidamente, venne affidato, il settore culturale della Destra. Lo denunziava già negli anni Settanta il grande filosofo Elias de Tejada durante un Convegno, dopo il discorso di de Benoist: “Quello ha detto tutto il contrario di ciò che dovrebbe essere la cultura della Tradizione, il pensiero della Destra”. Fini ha alle spalle, pur non avendolo mai letto, Alain De Benoist e tutta la sua variopinta armata Brancaleone che si opporrà a una vera storia del Comunismo, in quanto tenderà ad omologare tutto verso il materialismo: “Non esiste più una destra e una sinistra, è inutile continuare a dividere, una vale l’altra”…

Io racconterò la mia marginale esperienza fiorentina e toscana, valendomi di un’ottima documentazione.


 

GALLERIA DI IMMAGINI

(archivio Pucci Cipriani – clicca sulle immagini per ingrandirle)

 

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La dimostrazione di come l’anticomunismo fosse(allora) e sia (oggi) trasversale. Il Consigliere provinciale Pallanti, già vice sindaco di Firenze, esponente della sinistra sociale della DC , discepolo di Giorgio La Pira, denunzia con parole di fuoco, un patto scellerato per l’elezione del Presidente della Provincia di Firenze: “Patto perverso -afferma l’esponente del cattolicesimo democratico fiorentino- che è stato accettato anche da alcuni esponenti della Chiesa fiorentina”. Erano i tempi del Cardinal Piovanelli e dell’emergente vescovo Claudio Maniago che sarà, poi, travolto dallo scandalo della Madonna della pace della setta neo-gnostica di don Lelio Cantini. Anche oggi a Pallanti, tutti, riconoscono il suo anticonformismo…non a caso, è uno dei pochi democristiani a cui nulla si poté imputare nella stagione di “Mani Pulite” e a cui nessuno ha offerto una carica nonostante la competenza della persona. Nonostante la lontananza di Pallanti dalla Destra, l’esponente cattolico è stato il primo a interessarsi degli “archivi di Mosca”. Nel 2001 ebbi il piacere e l’onore, insieme a Valerio Riva, Alessandro Corsinovi e lo stesso Pallanti, di presentare alla Regione Toscana “Oro da Mosca” (Mondadori).

 

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Nel 1998 si svolge a Firenze la Seconda Giornata Anticomunista organizzata dal FUAN (Fronte Universitario Anticomunista Nazionale). In programma è la presentazione del libro di Pierangelo Maurizio: “Il Caso Calabresi: morte di un eroe cristiano”. Dopo il libro di Luciano Garibaldi,  ecco quello dell’ex capocronaca de “La Repubblica” Pierangelo Maurizio che, intollerante della linea del giornale di De Benedetti, se ne viene via coraggiosamente. Nel libro parla del Commissario Luigi Calabresi ucciso a Milano nel 72 da un commando di “lotta Continua” . Ma sulla sua morte molti erano e sono gli interrogativi: perché è stato ucciso dopo la scoperta del primo covo Br, mentre indagava sulla morte dell’editore guerrigliero Giangiacomo Feltrinelli? Perché con la sua morte le indagini sul terrorismo di sinistra si fermarono? Perché l’inchiesta sul delitto fu “depistata”?

A Firenze l’ultra sinistra scatenerà l’inferno: “Questo libro non s’ha da presentare” dichiarerà la Sinistra come, vent’anni dopo , ha fatto la stessa cosa il radicale Taradasch (nominato consigliere regionale del PdL)con il libro di Danilo Quinto:” Da Servo di Pannella a libero figlio di Dio” ( Fede e Cultura) .La cultura di certi “libertari” è sempre più simile quella nazista: bruciare i libri, non farli leggere. Ma ci fu anche chi, a Destra, si oppose a questa Giornata. Il Segretario Provinciale finiano Marco Cellai (il cui consigliere culturale-come raccontano Donzelli e Totaro fu trovato nascosto nei cessi per paura dei “compagni” ) avrebbe voluto espellere Achille Totaro( ora senatore) e Giovanni Donzelli (ora consigliere regionale)rei di “creare confusione”…il consigliere comunale Gabriele Toccafondi (oggi deputato) che allora entrò, sconosciuto , in Consiglio Comunale con la  lista Scaramuzzi, l’ex Rettore Universitario, candidatosi a sindaco. Anche per lui Totaro e Donzelli erano due pericolosi “sovvertitori dell’ordine”.. Oggi Toccafondi, amico di Mario Mauro e Maurizio Lupi è parlamentare del PdL da più legislature. Non è dato a sapere se abbia chiesto scusa ai due esponenti di AN oggi in “fratelli d’Italia”.

Come ben potrete vedere dal testo del programma il Fuan, per confondere i contestatori, annunziava la conferenza in un’aula nella facoltà di scienze politiche, di lettere o, addirittura, alla mensa universitaria. Quei luoghi, naturalmente, furono picchettati dai “compagni” per impedire l’ingresso agli  studenti di Destra.

Arrivai il pomeriggio , a Firenze , una città in assetto di guerra, blindata, con Pierangelo Maurizio, e, insieme, ci recammo davanti alla sede del Fuan dove, ci fu detto, che la conferenza si sarebbe tenuta nella facoltà di architettura e che avremmo dovuto aspettare lì. Infatti aspettammo lì dove gli studenti di Destra occuparono simbolicamente la facoltà di architettura per rivendicare il loro diritto di poter parlare, come tutti gli altri. Vista la situazione anche noi ci associammo alla protesta e decidemmo di rimandare la presentazione del libro di Pierangelo, che infatti verrà presentato un mese dopo al Convitto della Querce dallo stesso autore, dal sottoscritto, dal Direttore de “Il Giornale della Toscana” Riccardo Berti e dal Prof. Domenico Del Nero. Lo stesso libro sarà presentato poi anche all’Hotel Londra da Maurizio, da me e da Totaro e Donzelli.

 

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Il volantino del FUAN che spiega le ragioni della Giornata Anticomunista. Il Prof. Vinicio Catturelli ha scritto che “In Argentina, come in Italia,- come ho potuto appurare da documenti riservatissimi – c’era l’ordine, da parte dei partiti governativi, di boicottare ogni studio “revisionista” in primis quelli sul Comunismo “

 

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Il giorno dopo la Giornata Anticomunista: “Università, pomeriggio ad alta tensione” titola a tutta pagina il quotidiano “La Nazione”. Nelle foto vediamo Achille Totaro impegnato in un corpo a corpo con i compagni ad Architettura per prendersi quegli spazi che gli vengono proditoriamente negati. A fianco il corteo degli studenti di sinistra che bloccano la città di Firenze. Davanti alle facoltà universitarie viene distribuito un canagliesco volantino firmato da un collettivo studentesco con l’immagine del commissario calabresi ucciso da Lotta Continua e, sotto, la scritta : “Il Commissario Calabresi che partecipa ai suoi funerali”…Quando il Comune di Firenze invierà Adriano Sofri a parlare, il FUAN farà una contromanifestazione con gl’interventi di Leonardo Marino autore del libro: “Così uccidemmo il Commissario Calabresi” (Ares Ed.), Pucci Cipriani, Guido Sensi e lo stesso Totaro. Tutta la stampa darà ampio spazio a quella iniziativa.

 

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“Giornata anticomunista : caos, botte e feriti” . Nella foto la protesta dei giovane del FUAN: si riconoscono Achille Totaro in primo piano e, di spalle, con i capelli lunghi, Giovanni Donzelli.

 

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La lettera di Pierangelo Maurizio a “Il Giornale della Toscana”, allora diretto da Riccardo Berti, che dette voce agli studenti anticomunisti. Riportiamo l’intervento di Maurizio.

“Giovedì ero stato invitato dal Fuan e dalla rivista ‘La Tradizione Cattolica’ a presentare il mio libro: ‘Morte di un eroe cristiano’. Il caso Calabresi nell’ambito delle iniziative per la Giornata Anticomunista. Non ho avuto nessuna difficoltà ad accettare l’invito. Così mi è capitata questa cosa curiosa: in nome dell’anticomunismo mi è stato chiesto di parlare di un libro, di discutere, di confrontarci; in nome dell’antifascismo invece mi è stato impedito di parlare. Sceso dal treno ho trovato una città blindata. Merito, ho appreso dai giornali, del giovane diessino Claudio Mattolini (ma quanti Mattolini, vedi Taradasch, anche in una sedicente ‘Destra’ n.p.c.) che, sorretto dai vertici tutti dei DS, ha invitato il questore a ‘isolare ed emarginare simili attività, prevenendo alla radice la possibilità di scontri fra fazioni’. Ha ragione.  Meglio non scrivere libri e soprattutto non leggerli: al rogo. Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Mi chiedo quale linguaggio Claudio Mattolini avrebbe usato nel 77, quando per il PCI tutti i ragazzi del movimento erano delinquenti da sbattere in galera e a Bologna, ‘la città più libera del mondo”, c’era un carro armato a ogni angolo di strada. O forse nella Roma del 44 avrebbe condiviso l’epiteto di ‘strumenti di Goebbels’ con cui ‘L’Unità’ clandestina era solita chiamare i compagni eretici di ‘Bandiera Rossa’, tutti invariabilmente consegnati  ai nazisti da delazioni anonime e fucilati alle Fosse Ardeatine, insieme ai comandanti e ai gregari delle altre formazioni partigiane anti comuniste: a proposito di Resistenza. Ma incredibile, assolutamente stupefacente è la motivazione che Mattolini con benevola superiorità ha lasciato scivolare sui fogli del giornale. ‘E’ superfluo ricordare-ha spiegato-che la lotta contro il comunismo è presente solo nella sensibilità di un’esigua minoranza della popolazione’. Ragionamento un po’ sgangherato e che mi sembra del tutto infondato. Se c’è una cosa che  questo Paese ha fatto tenacemente , testardamente e disperatamente in cinquant’anni di democrazia-vera o presunta-è stata proprio di votare anticomunista, e se ora i DS sono al governo, lo sono con il ventidue per cento dei voti. E se anche così non fosse, Mattolini farebbe bene a leggere o a (ri)leggere  Rosa Luxembourg, la quale scriveva: ‘La libertà ai soli partigiani del governo, ai soli membri del partito per quanto siano numerosi, non è mai libertà. La libertà è sempre la libertà di colui che  la pensa in modo diverso’.

Dunque giovedì avrei voluto parlare del Commissario Calabresi ucciso da Lotta Continua. Avrei voluto parlare della campagna stampa, fondata su accuse del tutto false, che lo massacrò da vivo, nella quale Lotta Continua arrivò buon’ultima e che era stata avviata dall’Avanti e dall’Unità. Avrei dovuto spiegare perché non credo che Calabresi sia stato ucciso per ‘vendicare il compagno Pinelli’ (morto tre anni prima). Credo invece che i motivi dell’eliminazione vadano cercati nel lavoro che stava svolgendo. Le indagini che Calabresi e i suoi colleghi stavano facendo, a partire dalla strage di piazza Fontana e con una brusca accelerazione dopo la morte dell’editore guerrigliero Giangiacomo Feltrinelli , stavano arrivando dritte dritte non solo alle ‘deviazioni’, alle ‘coperture’ dello Stato democristiano, ma anche al coinvolgimento dell’apparato parallelo spionistico-terroristico del PCI nella strategia della tensione. Io credo che Calabresi sia stato ucciso per questo. Ed è per questo che penso sia sacrosanto riaprire il processo Sofri . Non se n’è fatto niente.

Per garantire anche il mio diritto di parola, i ragazzi del FUAN gabbando le ‘sentinelle della democrazia’ hanno per qualche minuto occupato simbolicamente l’atrio della facoltà di architettura. Li ho ringraziati e approfitto per ringraziarli di nuovo, ma ho declinato l’invito. Mi rifiuto di parlare in un Paese dove per presentare un libro bisogna alzare le barricate. Fuori per tutto il tempo i giovani di sinistra, forse non sapendo bene che fare, hanno continuato a scandire :”Pinochet, Pinochet”. Se non è successo il peggio, lo si deve solo al comportamento ineccepibile della polizia e carabinieri, e al senso di responsabilità del Fuan. Sul treno ho avuto modo di leggere le prese di posizione  di autorevoli esponenti fiorentini della Destra (volutamente P. Maurizio non entrerà in polemica, per ‘l ‘irrilevanza dei personaggi ‘-mi disse- con Cellai e Toccafondi che avevano fatto dichiarazioni contrarie alla giornata anticomunista n.p,c.). Così ho appreso che secondo Marco Tarchi quelli del Fuan sono dei ritardati mentali e che l’anticomunismo è ormai superato. A me pare invece che la storia del più grande partito comunista dell’Occidente, vale a dire il PCI, che ha condiviso metodi e obbiettivi dello stalinismo, la cui dirigenza si è fermata a Mosca negli anni delle purghe, sia ancora tutta da scrivere. E, con franchezza, mi sembra che questi appelli,  che sempre più spesso provengono da AN (era in fieri la ‘svolta’ radicalcomunista di Fini n.p.c.) ‘a guardare avanti’ , nascondano la solita, colossale, coda di paglia di chi non osa chiedere con forza che venga accertata la verità  storica di quanto è successo in questo secolo, non in Vietnam o in Unione Sovietica, ma in questo Paese, perché teme di essere ricacciato dal salotto buono della politica al grido di ” Fascista! “. Ho letto poi che  Giovanni Calabrese , direttore dell’Officina Terzo Millennio, invita creare ‘un’autentica società liberaldemocratica’. A me sembra che in Italia debba essere ancora affermato in principio di libertà e basta, d’opinione e d’espressione prima di tutto. Giovedì sera a difendere anche il mio diritto di parola c’erano i ragazzi del Fuan. Lei, Signor Giovanni Calabresi, dov’era ?”

(Cfr. Pierangelo Maurizio in “Il Giornale della Toscana” del 15 novembre 1998)

 

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La lettera del 21 novembre di Pucci Cipriani a “Il Giornale della Toscana” e che verrà pubblicata nell’edizione del 23 novembre.

 

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Anche nel 2000 fu organizzata una Giornata Anticomunista. Solita gazzarra, solito copione. Stavolta gli esponenti della  falsa “Destra” saranno più accorti nel criticare l’iniziativa del Fuan. Achille Totaro nel 2001 verrà premiato all’Aquila da don Bruno Lima per la sua “perspicace iniziativa di denunzia del Comunismo” che ha paura di un “processo della Storia”.

 

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Grande interesse susciterà in Italia e, specialmente in Toscana, l’uscita del libro: “PCI La storia dimenticata” (ed. Mondadori) del Docente Universitario Sergio Bertelli e del giornalista Francesco Bigazzi. Finalmente verrà fatta luce sulla doppiezza di un partito ufficialmente democratico e parlamentare, ma in realtà sino a ieri attento a ‘oliare le armi’ della sua organizzazione segreta, la Gladio Rossa la cui leadership, nemmeno dopo la cacciata del muro di Berlino, ha avuto l’esigenza di avviare un effettivo ripensamento critico delle proprie origini.

 

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A Firenze il libro “Oro da Mosca”  di Valerio Riva fu presentato nel 2002 in un grande Convegno alla “Querce” con la partecipazione dello stesso Valerio Riva, di Luciano Garibaldi, Guido Minzoni, Giovanni Pallanti e Alessandro Corsinovi, Pucci Cipriani, Ivo Butini, Pierangelo Maurizio. Il Convegno fu organizzato dalla rivista “Controrivoluzione”. Per la prima volta si parlò con Lidia Cernecca delle foibe. Il libro di Valerio Riva, di circa novecento pagine, con duecentocinquanta documenti dagli archivi di Mosca, dimostra come quasi per un secolo un vero e proprio fiume di denaro ha attraversato l’Europa e il mondo. Si tratta dei due miliardi circa di euro attuali spesi dall’URSS per finanziare i partiti comunisti dei cinque continenti, di cui un quarto destinati all’Italia. Una vicenda tanto colossale quanto completamente ignota fino al giorno in cui, nel 1992, un gruppo di magistrati russi ha iniziato a indagare sulla contabilità segreta del PCUS.

 

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Piazza Fontana rimane ancor oggi uno dei grandi “misteri” di questa Repubblica. Perché nei primi tre giorni dopo la strage furono bloccate le indagini della pista anarchica? Come mai il settimanale ‘The Observer’  sapeva con anticipo degli attentati del 12 dicembre 1969? A queste domande cerca di rispondere il libro di Pierangelo Maurizio  che rovista tra i segreti di piazza Fontana. Per quasi tre quarti di secolo a Milano ha agito indisturbata una centrale terroristica, ben mimetizzata nei salotti culturali. Per questa ‘intelligenza criminale’ i gruppi anarchici hanno fatto più volte da manovali. Maurizio attribuisce la responsabilità di aver rallentato o impedito le indagini a una certa sinistra che ha rifiutato di guardarsi allo specchio. Lasciando il campo aperto a quelle forze straniere, non sempre e non solo dell’Est comunista, che hanno giocato a destabilizzare l’Italia.

 

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“Morte di un eroe cristiano”, la copertina del libro di Maurizio sull’eroico Commissario e sui molti misteri che avvolgono quel ‘caso’.  Anche i deputati del Pdl Onorevoli Riccardo Mazzoni e Riccardo Migliori hanno sempre mostrato coraggio nella loro meritoria attività parlamentare sul caso Calabresi, e sui problemi di una revisione della storia del comunismo, così come si sono distinti per la loro battaglia contro l’invasione islamica(e dedicherò a questo un’altra puntata di “Memoriae tradere”). Battaglia tanto più meritoria in quanto quasi tutti gli altri si sono disinteressati della cosa. Sarà bene ricordare che il consigliere (fautore dell’aborto, dell’eutanasia e della droga libera per tutti) Marco Taradasch, incredibilmente nominato consigliere regionale, in mezzo al generale silenzio, nel Pdl in Toscana, ha proseguito l’opera dei vecchi comunisti impedendo la presentazione in Regione del libro : “Da servo di Pannella a libero figlio di Dio” (Fede e Cultura Ed.)dell’ex tesoriere radicale Danilo Quinto. Si capisce il perché dal titolo stesso del libro. Quello che stupisce o ha stupito è stato il silenzio raggelante degli altri consiglieri regionali del Pdl, in primis quelli che alle elezioni si dichiararono cattolici. Come si vede la battaglia contro il Comunismo che vorrebbe che non si scrivessero i libri continua.

 

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Il giornalista di ‘Avvenire’ Roberto Beretta , autore nel 2005 del libro: ‘Storia dei preti uccisi dai partigiani’ (Piemme Ed.) solleva i veli del Sessantotto col libro: “Noi cantavamo Dio è morto.”

 

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Abbiamo parlato abbondantemente de “Il Libro Nero sul Comunismo” (Mondadori ed.), che svela molti misteri sui Gulag, sulla dittatura comunista e sui lacchè del Comunismo.

 


 


 


 


 


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