Memorie di un’epoca – Il mitico volo su Vienna di Gabriele d’Annunzio. Senza armi, senza odio, senza sangue – di Luciano Garibaldi

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 Memorie di un’epoca – rubrica mensile a cura di Luciano Garibaldi

biografie, eventi, grandi fatti, di quel periodo in cui storia e cronaca si toccano

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12 – venerdì 27 febbraio 2015

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Il mitico volo su Vienna di Gabriele d’Annunzio – Senza armi, senza odio, senza sangue.

di Luciano Garibaldi

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zzvsvSiamo nel centesimo anniversario della Grande Guerra e, per ricordarla, si consumano litri di inchiostro (ovviamente informatico). Vale dunque ricordare uno degli episodi più esaltanti (per noi italiani ma anche per tutti coloro che detestano le guerre come fabbriche di lutto e di morte) di quel conflitto: il mitico volo su Vienna, realizzato da Gabriele D’Annunzio con la sua decisione di gettare volantini, anziché bombe: nobile risposta a tutta una serie di incursioni aeree austriache sulle nostre città, che avevano causato migliaia di vittime.

In effetti, pochi sanno che il «vezzo» di distruggere la capacità di resistenza di una nazione massacrandone la popolazione inerme (vecchi, donne, bambini) non è una caratteristica della seconda, bensì della prima guerra mondiale. E a dare inizio a questa feroce e immorale tecnica fu proprio l’impero austro-ungarico, con tutta una serie di incursioni aeree che ebbero inizio già nel 1815 e furono contrastate da un drappello di eroi dell’aria, tra i quali, in primo piano, Francesco Baracca e Silvio Scaroni. I velivoli austriaci continuarono a rovesciare bombe sull’Italia durante tutti i quattro anni del conflitto mondiale, colpendo sia obiettivi militari, sia città indifese, tra le quali Venezia, Gorizia, Verona, Udine, Brescia, Vicenza, Mestre e soprattutto Milano, dove ancora oggi un celebre monumento in via Tiraboschi ricorda l’incursione aerea austriaca sul quartiere di Porta Romana, che costò, il 14 febbraio 1916, 18 morti e 96 feriti. Ma persino città come Bari, Barletta e Ancona divennero obiettivi dei velivoli austriaci che attraversavano l’Adriatico per raggiungere i loro obiettivi civili, mentre un dirigibile austriaco riuscì a sganciare una serie di bombe persino su Napoli, facendo 16 vittime e 40 feriti.

La nostra risposta non ebbe mai luogo. I documenti parlano infatti di bombardamenti italiani su territorio austriaco sì, ma mai su agglomerati cittadini, bensì sempre su postazioni militari, alcune delle quali situate in prossimità di centri abitati destinati a tornare all’Italia (Riva del Garda, Trento, Trieste).

Dati questi precedenti, l’impresa di D’Annunzio assume uno speciale significato umano oltreché storico. Essa fu portata termine il 9 agosto 1918, allorché dieci aerei SVA monoposto e uno biposto decollarono dall’aeroporto militare di Padova allo scopo di portare a termine un’azione – come la definì D’Annunzio parlando ai componenti della squadra prima del decollo – «senza armi, senza odio, senza sangue».

Il poeta, che ha il grado di maggiore, comanda la pattuglia e viaggia sullo SVA biposto pilotato dal capitano Natale Palli. Gli altri dieci velivoli sono pilotati dai tenenti Antonio Locatelli, Piero Massoni, Aldo Finzi (che sarà destinato ad un primario ruolo politico durante il fascismo, e verrà fucilato alle Fosse Ardeatine), Lodovico Cenci, Giordano Granzarolo, Giuseppe Sarti, Francesco Ferrarin, e dai sottotenenti Masprone, Contatti e Allegri. Tre di essi sono costretti ad atterrare in Italia, poco dopo il decollo, per guasti al motore mentre il tenente Sarti deve rinunciare a sua volta e consegnarsi prigioniero agli austriaci a Wiener Neustadt.

Così, nella tarda mattinata del 9 agosto, sono sette i velivoli col tricolore che calano su Vienna, dopo aver percorso oltre mille chilometri, di cui 800 in territorio austriaco. La pattuglia si abbassa fino a 800 metri, sorvolando la Reggia degli Asburgo, il Ring, la cattedrale di Santo Stefano, le strade e le piazze dove la folla accorre per vedere chi ha osato violare i cieli della patria. E’ a questo punto che, dai sette velivoli, parte una autentica pioggia di volantini tricolori (centinaia di migliaia) su ognuno dei quali è stampata la «lettera aperta» che D’Annunzio ha steso, destinata ai sudditi dell’imperatore: Vi si può leggere:

«Viennesi! Imparate a conoscere gli italiani. Noi voliamo su Vienna. Potremmo lanciare bombe a tonnellate. Non vi lanciamo che un saluto a tre colori: i tre colori della libertà. Noi italiani non facciamo la guerra ai bambini, ai vecchi, alle donne. Noi facciamo la guerra al vostro governo nemico delle libertà nazionali, al vostro cieco, testardo, crudele governo che non sa darvi né pace né pane, e vi nutre di odio e di illusioni.

«In questo mattino d’agosto, mentre si compie il quarto anno della vostra convulsione disperata, e luminosamente inizia l’anno della nostra piena potenza, l’ala tricolore vi appare all’improvviso come inizio del destino che si volge. Il destino si volge verso di noi con una certezza di ferro. E’ passata per sempre l’ora di quella Germania che vi trascina, vi umilia e vi infetta. La vostra ora è passata. Come la nostra fede fu la più forte, ecco che la nostra volontà predomina. E predominerà fino alla fine.

«Viennesi! Voi avete fama di essere intelligenti. Ma perché vi siete messa l’uniforme prussiana? Ormai, lo vedete, tutto il mondo si è volto contro di voi. Volete continuare la guerra? Continuatela. E’ il vostro suicidio. Che sperate? La vittoria decisiva promessavi dai generali prussiani? La loro vittoria decisiva è come il pane dell’Ucraina. si muore aspettandola. Popolo di Vienna! Sveglia! Viva l’Italia! Viva la libertà!».

4 commenti su “Memorie di un’epoca – Il mitico volo su Vienna di Gabriele d’Annunzio. Senza armi, senza odio, senza sangue – di Luciano Garibaldi”

  1. Nessuno può discutere il coraggio di Gabriele D’Annunzio. Come personaggio è sicuramente controverso e discutibile, nessuno ha niente da ridire sul suo coraggio e sull’amore per la Patria

    1. 1934: il Cancelliere austriaco Dollfuss viene assassinato da Nazisti. L’Italia agisce direttamente per impedire la presa del potere da parte dei congiurati, e invia quattro divisioni al confine del Brennero.

      1938: l’annessione (Anschluss) venne consumata col beneplacito dell’Italia che, divenuta oggetto d’isolamento da parte della Francia e dell’Inghilterra a seguito della guerra d’Abissinia, aveva notevolmente migliorato i rapporti con la Germania. (da Wikipedia)

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