Memorie di un’epoca – Le grandi crociere di Italo Balbo – di Luciano Garibaldi

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 Memorie di un’epoca – rubrica mensile a cura di Luciano Garibaldi

biografie, eventi, grandi fatti, di quel periodo in cui storia e cronaca si toccano

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13 – mercoledì 1° aprile 2015

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Le grandi crociere di Italo Balbo

di Luciano Garibaldi

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zzzitalo blbA chi spetta il primato dell’attraversamento aereo dell’Atlantico? All’americano Lindbergh o all’italiano Italo Balbo?In un certo senso, a tutti e due. Perché, se è vero che Charles Lindbergh fu, in assoluto, il primo aviatore a superare la sfida, non c’è dubbio che la vera conquista dello spazio aereo che divide l’America dall’Europa va accreditata a Italo Balbo e ai suoi straordinari aviatori. Ma andiamo con ordine. Lindbergh, un giovanissimo appassionato di volo, portò a termine la sua impresa il 20 maggio 1927, all’età di soli 25 anni, pilotando il monoplano «Spirit of Saint Louis» da New York a Parigi per ben 33 ore e 30 minuti. Tre anni dopo questa audace impresa, toccò agli italiani realizzare quella che passerà alla storia dell’aviazione come la prima «Crociera aerea transatlantica». Protagonista e leader dell’evento, l’altrettanto giovane Italo Balbo, trentaquattrenne ferrarese, che poi racconterà in dettaglio la trasvolata in un libro dal titolo «Stormi in volo sull’Oceano», tradotto in tutto il mondo.

Dopo essere stato «quadrumviro» della «marcia su Roma» del 28 ottobre 1922 (assieme a Emilio De Bono, Cesare Maria De Vecchi e Michele Bianchi), il giovane rivoluzionario fascista, già valoroso combattente tra gli Alpini durante la guerra mondiale, si dedicò alla sua vera passione: l’aeronautica nazionale. Che aiutò in modo determinante a svilupparsi tecnicamente fino a farla diventare una delle industrie del settore più moderne del mondo.

Il 12 settembre 1929, per ripagarlo di quanto fatto fino a quel momento, Mussolini lo nominò ministro dell’Aviazione. Era perfettamente a conoscenza dell’ambizioso progetto del suo ex quadrumviro e, al tempo stesso, sicuro del successo dell’iniziativa, che, così, avrebbe giovato all’intero governo italiano sul piano internazionale. Da giugno, Balbo aveva dato vita, ad Orbetello, ad un nucleo tecnico-addestrativo per la preparazione dell’impresa. La laguna si prestava ottimamente alle prove di decollo ed ammaraggio degli idrovolanti, tutti di produzione nazionale, dalle eliche ai timoni: progettati da Marchetti, apparato elettrico Magneti Marelli, motori Fiat. Materiali essenziali, oltre al metallo e all’acciaio: tela e legno.

zzzblb2Poco dopo la mezzanotte del 15 dicembre 1930, dodici idrovolanti Savoia-Marchetti «S.55.A» si levano in volo dalla baia di Orbetello. La velocità media prevista è di 165 km/h, l’autonomia è di 3.500 km, la destinazione Rio de Janeiro, capitale del Brasile. Numerose le tappe previste lungo le coste africane, prima di affrontare la traversata dell’Atlantico, che ha inizio a Bolama (Guinea), dopo che ciascun idrovolante ha fatto rifornimento di carburante, trasportato sul posto via nave. Da Bolama a Porto Natal (Brasile), luogo d’arrivo, vi sono esattamente tremila km: giusto nei limiti dell’autonomia. In caso di guasti a bordo con necessità di ammaraggio, sono state inviate nell’Oceano Atlantico alcune navi-appoggio. La “tenuta” dei Savoia-Marchetti è perfetta, anche se la flottiglia deve battersi – durante praticamente tutte le 18 ore della traversata – con le difficoltà rappresentate da un forte vento da Sud e da piovaschi tropicali che mettono a dura prova le eliche di legno e la tela delle ali. In effetti, due idrovolanti sono costretti ad ammarare e i piloti vengono recuperati dalla nave-appoggio «Da Recco».  Nel tardo pomeriggio di quel 15 dicembre 1930, finalmente, la mèta è raggiunta. Delirio di folla e eco mondiale.

Tre anni dopo, Balbo fece il bis organizzando la seconda crociera atlantica, ribattezzata «Crociera del Decennale» per ricordare la creazione, nel 1923, della Regia Aeronautica. In quell’occasione, con varie partenze, tra luglio e agosto 1933, furono ben 25 gli idrovolanti partiti da Orbetello con destinazione Chicago. Gli americani riservarono agli intrepidi aviatori italiani una accoglienza trionfale, e la seconda città degli Stati Uniti dedicò al comandante la Balbo Avenue, tuttora una delle vie più centrali della metropoli.

In patria, Balbo ricevette la nomina a «Maresciallo dell’Aria», ma, appena un anno dopo la spettacolare impresa, dovette traslocare da Roma, perché nominato governatore della Libia. Per alcuni, un incarico-premio; per altri, un modo per emarginarlo dalle grandi decisioni strategiche e politiche del regime. Da tempo, ormai, si era infatti verificata una sotterranea rivalità tra Mussolini e il l’impavido aviatore. Rivalità che diventerà palese conflitto in occasione del varo delle leggi razziali del 1938, nei confronti delle quali Balbo manifesterà aperta contrarietà, ma soprattutto al tempo della stipula del «patto d’acciaio» tra l’Italia fascista e la Germania nazista. Balbo, infatti, non aveva mai fatto mistero della sua ostilità nei confronti di Hitler e dell’ideologia razzista.

In Libia, Balbo realizzò imponenti opere come la celebre «via Balbia» (la litoranea dall’Algeria all’Egitto, lunga 4000 chilometri). Poi, il 28 giugno 1940, appena due settimane dopo l’entrata in guerra dell’Italia, il suo trimotore Savoia-Marchetti «S.79», da lui pilotato e sul quale viaggiavano il suo fedelissimo Nello Quilici (giornalista e direttore del «Corriere Padano» di Ferrara) e altri sette suoi collaboratori, fu abbattuto dalla nostra contraerea. Tutti morti. Tragico errore (era stato scambiato per un aereo nemico) o ordine segreto partito da Roma? Se ne discute ancora.

5 commenti su “Memorie di un’epoca – Le grandi crociere di Italo Balbo – di Luciano Garibaldi”

  1. Come sempre, gentile Garibaldi, lei mi mette dinanzi alla mia abissale ignoranza.
    Quindi le sono molto grata per i suoi istruttivi articoli.
    Quanto scrive concludendo l’articolo:

    “In Libia, Balbo realizzò imponenti opere come la celebre …lunga
    4000 km.” !!!!!!!!

    mi fa venire in mente tutte le maxi opere moderne italiane non finite, oppure terminate
    dopo anni…
    Ma forse Balbo aveva mezzi tecnici e operai molto più specializzati dei tempi attuali?

    1. difficile. con la pseudo democrazia dove una pescivendola entra in senato . dove ex leaders fanno la guerra ai nuovi per invidia di non aver saputo fare e quindi non lasciano fare(dalem ?? ) e sfasciaino tutto per invidia personale. …con cavaliere pigliatutto ma per se .. con nullita’ come di MAI ??? con illusi o razzisti o kase pound del kaiser ma dove andiamo ?? e’ finita. rassegnamoci. qui c’e’ il grillo parlante e tutti a fare cri cri .. adios

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