Mitologie intorno al delitto umanitario – di Piero Vassallo

Crepuscolo del moderno. Olocausti buoni e olocausti censurati

di Piero Vassallo

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rivfrancIl delitto umanitario era il motore etico della macchina avanzante dal mondo moderno verso la deliziosa Terra, che era promessa dalla parodia ideologica del Vangelo.

 Aleksandr Solgenitsin, infatti, rammenta che, nella nostra età, i rivoluzionari non uccidono in accessi di furore ma in obbedienza a quel freddo calcolo e a quello spirito organizzativo, che costituiscono il risultato della civiltà sedicente umanistica [1].

 Un mondo nuovo e senza ombra d’ingiustizia occupava l’orizzonte visionario del mondo moderno. Che splendido ideale, la società del futuro! La purificazione, che vasta, religiosa missione! La rivoluzione, infine, che giorno radioso! Avanti popolo, dunque: Qu’un sang impure abreuve nos sillons!.

Il frizzante verso dell’inno marsigliese non esorta a punire i colpevoli di un delitto, ma a sopprimere i presunti impuri. Tale esortazione riassume felicemente il fondamentale principio, che l’ateismo degli utopisti ha formulato rovesciando la sapienza cristiana [Mt., XIII, 40: soltanto alla fine del mondo la zizzania sarà separata dal buon grano e consegnata al fuoco della giustizia] nell’ideologia contemplante la felicità vittoriosa e incendiaria in questo mondo.

 A proposito di principii capovolti, Solgenitsin cita l’illustre poeta Alexandr Galic, autore del “Poema su Stalin”, dove è esaltato il trasloco della giustizia del Dio tardo all’ira nei lesti e irosi tribunali dei purificatori (annaffiatori) di scuola marsigliese: è spregevole fino al midollo l’esistenza che obbedisce al comandamento non giudicate, infatti, è compito dell’uomo separare il grano dalla zizzania, siamo noi i giudici! [2]. 

 stlnL’idea di versare il sangue della zizzania nei solchi del futuro ha avviato l’umanità sui violenti sentieri della purificazione, dove il Macellaio è misura di tutte le cose, giudice supremo, esecutore finale, direttore d’orchestra, maestro di ballo e ballerino protagonista.

 Solgenitsin nomina un altro, magnifico fautore della giustizia purificatrice e sacrificale, il poeta Elia Erenburg: rapito dallo splendore del programma comunista esortò i miliziani della felicità a sopprimere tutti gli impuri, anche quelli che non erano ancora nati [3].

 Nelle macellerie rivoluzionarie, una musica martellante comandava il perpetuo ballo. Danza progressiva, da destra a sinistra e da sinistra a destra. Minuetto salottiero, discreto come il fruscio della ghigliottina. Tango a scoppio festoso, popolare come il bang della pistola puntata alla nuca del kulako. Valzer della razza pura, con musica leggiadra, come il soffio del gas erogato dai nazisti nella gloriosa camera costruita su brevetto sovietico [4].

 Risalita dal fondo in cui l’aveva fatta scendere l’ateologia rivoluzionaria, oggi l’umanità si illude che sia prossima la fine dell’incubo sanguinario. L’universale condanna della violenza e la grondante condivisione del pensiero buonista sembrano passi avanti sulla via della libertà dall’incubo. Purtroppo l’uscita dal tunnel umanitario è ancora impedita dai guardiani di un inganno duro a morire. Lo storico fallimento dei sovietici ha destituito i profeti della modernità. Marx, ad esempio, è sprofondato nella battuta di Woody Allen che ne dichiara il malessere. Ma il potere narcotico, che la canzone rivoluzionaria esercitava sui popoli della sinistra, non è per niente diminuito.

 Il mondo normale è vivo dietro l’angolo del mondo ideologico, ma la giustizia dei sognatori irriducibili ritarda la svolta finale.

 L’odio di classe è teoricamente chiuso tra le colonne della tollerante bontà a parole. Purtroppo l’esperienza dell’orrore non ha dissolto le illusioni suscitate dal progetto di attuare in questo mondo la perfetta, definitiva, inappellabile giustizia.

 L’apparizione del vero non ha abbattuto l’illusione accecante, l’ha rovesciata nella melassa e nella rugiada. La macelleria si trasferisce nella fabbrica dei pasticcini.

 Esito coerente della furia purificatrice dell’Ottantanove, il comunismo sopravvive lasciandosi trasportare da un popolo di atei buoni, pii, burrosi e permissivi.

hitlIl conto dell’utopia con la storia non è saldato: protetti dalla dolce finzione buonista, gli eredi liberali del disastro sovietico sono ancora all’onor del mondo occidentale che sogna. Metamorfosi dell’ideologia omicida, la commedia dei liberali buoni in tutte le direzioni, la direzione della sodomia, la direzione dell’aborto, la direzione dell’eutanasia, la direzione dell’usura bancaria, impedisce il cammino della storia verso il vero superamento dell’alienazione umanitaria, in altre parole vieta il desiderato accesso all’età postmoderna. Se il giudizio della storia non ammette l’appello alla misericordia di Dio e all’umiltà del pensiero cristiano, la falsa giustizia conserva il comando nel tribunale del risentimento e della memoria accorciata dal Grande Fratello.

 Poiché i massacratori russi hanno combattuto contro i massacratori tedeschi, i rottami delle perdenti ideologie moderne – paradisi artificiali, matrimoni pederastici, furori ecologici ed eutanasie – sono assolti e promossi dall’invisibile ma imperioso tribunale della storia. La sentenza è infine consegnata all’arsenale polemico della sinistra mutante, orfana, sgangherata e vuota.

 Purtroppo a sostegno della censura post-comunista insorgono i buonisti, ad esempio lo scodinzolante Andrea Riccardi, il quale sostiene che parlare degli olocausti rossi sarebbe fomite di confusione.

  Il fatto che la guerra contro la Germania nazista fu combattuta dopo la consumazione degli enormi delitti sovietici – lo sterminio degli zaristi, degli oppositori trotziski e l’Olocausto di sei milioni di innocenti kulaki, l’atroce deportazione degli italiani di Crimea – non frena il perdonismo dei sognatori a trazione politicamente corretta.

 La seconda, artificiale vita dell’ideologia è assicurata. La galoppante folla degli opinionisti irriducibili, può ripetere senza tregua che nazista è un insulto, comunista no.

 Lo spudorato loden Mario Monti parla addirittura di una gloriosa storia del partito comunista.

 L’orrore nazista è diventato l’alibi e lo schermo dell’orrore sovietico e delle trasgressioni postmoderne. L’inganno buonista ha scavato l’ultima trincea della agonizzante rivoluzione illuminata.

 Ora Solgenitsin obiettava che il regime di Stalin non era migliore di quello di Hitler, e perciò stabiliva l’eguaglianza dei due leviathan, generati nel torrido meriggio del pensiero moderno [5].

 In consonanza con Hanna Arendt, Sonja Margolina, V. V. Chulghin. Dan Levin, Mikhail Kheifets e con gli altri autori ebrei, che hanno rifiutato la complicità con il comunismo, Solgenitsin dichiarava che non è possibile uscire dal mondo moderno, inteso come catastrofe antropologica, e spegnere la delittuosa allucinazione marsigliese se prima non si rompe l’incantesimo dialettico, che attribuisce agli stalinisti il titolo di gloriosi e innocenti nemici degli unici colpevoli, i massacratori nazisti.

 “Come mai, si chiedeva Solgenitsin, per trenta quarant’anni gli occhi di una moltitudine di ebrei sono rimasti chiusi sulla vera natura del regime sovietico?” [6].

 La risposta si trova in una pagina dell’ardimentosa Hanna Arendt, la quale riconosceva che gli ebrei, nel XX secolo, sono stati attori del gioco storico alla pari con gli altri popoli e perciò concludeva che La catastrofe abbattutasi su di loro non era solo la conseguenza di macchinazione di nemici del genere umano, ma anche di enormi e fatali errori dello stesso ebraismo. Dei suoi leader e militanti[7].

 Dan Levin, dal suo canto, non ha avuto difficoltà ad ammettere che “In Russia, l’antisemitismo popolare deriva per molti dal fatto che il popolo russo vede negli ebrei la causa di tutto ciò che la rivoluzione ha fatto soffrire. Gli scrittori americani, in compenso, ebrei ed ex comunisti non vogliono resuscitare le ombre del passato. Orbene, l’oblio del passato è una cosa spaventosa[8].

 Forte di tali inconfutabili testimonianze, Solgenitsin affidava a Mikhail Kheifets la soluzione del problema costituito dall’uso strumentale che i postcomunisti fanno della difettosa memoria ebraica: “Il popolo tedesco non si è distolto dal suo spaventoso passato criminale, non ha cercato di far  cadere la colpa dell’hitlerismo sugli altri, su degli stranieri ecc.; purificandosi continuamente nel fuoco del pentimento nazionale, è riuscito a creare uno Stato che, per la prima volta, ha suscitato nei suoi confronti l’ammirazione e la stima dell’umanità. Questa esperienza deve, a mio parere, diventare un modello per i popoli che hanno partecipato ai crimini del bolscevismo. Tra gli altri gli ebrei[9].

 Il re ideologico è nudo, e gli intrepidi scrittori anticonformisti ne affrettano la deposizione dimostrando che la dialettica storicista del chiodo di sinistra che schiaccia il chiodo di destra – il male comunista è buono, poiché ha combattuto il male nazista – è inaccettabile – anche perché può capovolgersi nel suo esatto contrario, il male nazista è buono perché ha combattuto il male comunista.

 Il pensiero moderno stenta ad uscire dal solco dialettico dei macellai marsigliesi in quanto l’autorità morale, che la tragedia dell’Olocausto ha conferito agli ebrei, è usata dagli ebrei apostati per giustificare il comunismo e/o l’empietà di marca francofortese.

 Il fantasma della modernità continua ad aggirarsi fra noi perché il pensiero antagonista è calunniato o censurato sistematicamente e ridotto, infine, alla figura del papa di Hitler, mentre l’atrocità dello stalinismo è liquefatta e miracolosamente calata nell’ossimoro Stalin liberatore e vindice degli ebrei.

 Per uscire dalla grande impostura non esiste altra via che separare la tradizione ebraica dalle ragioni dell’unione sovietica. Solgenitsin questa via – la via della vera e legittima revisione – l’ha percorsa fino in fondo.

 In primo luogo Solgenitsin smentì le leggende intorno al “complotto ebraico”, dimostrando che “la rivoluzione russa è stata fatta da mani russe a causa di una mancanza di discernimento russo”. (op. cit., pag. 47).

 Di seguito ha confutato la tesi sull’inclinazione dell’idealismo ebraico al bolscevismo. A Juda Magnès, secondo il quale è logico che ebrei credano alle promesse del bolscevismo, Solgenitsin rispose “Il giudaismo non è anzitutto riconoscimento dell’unico Dio? Orbene, questo in sé basta a renderlo incompatibile con il bolscevismo, negatore di Dio!” (op. cit., pag. 123).

 Dopo aver dimostrato che la partecipazione di ebrei ai crimini della rivoluzione comunista riguardò solamente gli apostati, Solgenitsin sferrò il colpo decisivo dimostrando che Stalin, sotto vari pretesti, attuò una sanguinosa persecuzione degli ebrei.

 A conferma di quest’affermazione citò la testimonianza di St. Ivanovic: “Gli ebrei, sotto l’autocrazia [zarista] avevano molto meno che sotto i bolscevichi il diritto di soggiorno, ma molto di più il diritto alla vita…. Le forme di radicamento del socialismo in Russia, applicate dagli estremi confini di Pachekhonia fino a Taskent, sono state particolarmente dure per gli ebrei. Su nessun popolo gli scorpioni del bolscevismo si sono accaniti con più violenza che sugli ebrei” (op. cit., pag. 364-365). 

 Del mondo moderno, a questo punto, non rimane che un castello di menzogne in aria. Aria estenuata. Aria di vizio.

 Ispirata dai principii della tradizione cristiana l’opera revisionista di Solgenitsin ha svelato l’inutilità dell’accanimento terapeutico sulla modernità.

 Prolungare l’agonia del pensiero ideologico incensandola coi fumi del buonismo teologizzante non ha più senso.

 La cultura tradizionale ha vinto la battaglia delle idee. Miracolata dalla Madonna a Fatima la Russia cammina per aliam viam.

 La verità è tenuta al margine perché il potere vuole nascondere il suo devastante smacco. Ma la rivoluzione è condannata alla vita artificiale e provvisoria del buonismo, in uno scenario da catastrofe antropologica incensata da teologi esangui.

 La politica conforme alla modernità, lo rammenta Costantino Marco, ha la consistenza e la realtà di un cartone animato. La mela avvelenata dalla regina cattiva è sotto i denti di un popolo di nani senza futuro.


[1]              Cfr.: “Due secoli insieme Ebrei e russi durante il periodo sovietico”, traduzione di Giuseppe Giaccio, Controcorrente, Napoli 2007, pag. 453.

[2]              Op. cit. pag. 538.

[3]              Op. cit. pag. 418.

[4]              Op. cit., pag. 354.

[5]              “Due secoli insieme Ebrei e russi durante il periodo sovietico”, op. cit. pag. 440.

[6]                Op. cit., pag. 529.

[7]              Op. cit., pag. 469.

[8]              Op. cit., pag. 530.

[9]              Op. cit., pag. 563.

3 commenti su “Mitologie intorno al delitto umanitario – di Piero Vassallo”

  1. Di seguito ha confutato la tesi sull’inclinazione dell’idealismo ebraico al bolscevismo. A Juda Magnès, secondo il quale è logico che ebrei credano alle promesse del bolscevismo, Solgenitsin rispose “Il giudaismo non è anzitutto riconoscimento dell’unico Dio? Orbene, questo in sé basta a renderlo incompatibile con il bolscevismo, negatore di Dio!” (op. cit., pag. 123).

    ***
    Però è vero anche che la religione ebraica è imprescindibile dal talmud….. all’interno del talmud, una miriadi di precetti che possono trovare mille interpretazioni e questo per ogni rabbino. L”apostasia (se così si può chiamare) descritta da Solgenitsin ne è una diretta e quanto mai naturale conseguenza.

    Il dio degli ebrei non è lo stesso che dei cattolici e il bolscevismo nega solo il Dio Cattolico, con ciò Juda Magnès non ha sbagliato la sua analisi.

    Ecco perchè l’ecumenismo è ciò che di più vischioso e pericoloso possa esistere all’interno della Chiesa Cattolica. Il Riccardi così come i focolarini e i carismatici siano un strenui difensori dell’ecumenismo.

    Ecumenismo, massoneria, bolscevismo =comunismo e protestantesimo e liberalismo sfrenato, sono facce della stessa medaglia….. non è un caso che queste, siano concordi con il buonismo mascherato ad assistenzialismo e a censurare la storia, quella che li smaschera definitivamente.

    Sto scoprendo poco a poco, come l’ecumenismo praticato all’interno della chiesa post conciliare abbia ferito mortalmente (come fossero stati infetti da un virus) la capacità di discernere di quanti cerchino magari di aderire alla Tradizione ….. certi equilibrismi fatti di mezze verità storiche e censure su presunte polemiche e/o confusioni, ne sono una dimostrazione.

    A parte questo appunto, mi trovo completamente d’accordo con i sempre ottimi articoli del prof. Vassallo.

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