Nikolajewka 75 e il Ponte degli Alpini per l’amicizia – di Giovanni Lugaresi

di Giovanni Lugaresi

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Settantacinque anni fa, la battaglia di Nikolajewka.

E noi siamo (ancora) qui a ricordare quel momento, quel sacrificio, quell’immane sforzo per la salvezza, per tornare a baita, dopo avere combattuto, subìto, sofferto, disperato e sperato. L’immagine di una massa scesa a valanga a quell’incitamento del generale Luigi Reverberi: il braccio levato a indicare, quasi, una direzione (là, c’è l’Italia!), un grido sentito probabilmente da pochi, da quelli che gli erano vicini, ma bastevole a suscitare un impeto, un assalto: “Tridentina, avanti! Tridentina, avanti!”, e a rompere l’accerchiamento, a uscire dalla sacca.

Là c’è l’Italia, appunto. Là c’è il paese, là c’è la casa, là c’è la famiglia.

Questi devono essere stati i pensieri suscitati da quel gesto, da quel grido: pensieri della mente, cresciuti nel cuore di quegli alpini, di quei soldati provati da tutto e da tutti: ambiente, gelo, fame, ferite, fuoco nemico.

E oggi, 75 anni dopo, appunto, siamo ancora qui a rievocare, con mente e con sentimento, quel sacrificio, a rendere omaggio a quei Caduti, a quei sopravvissuti, ai prigionieri che tornarono disfatti magari nel corpo, ma non nello spirito, dai gulag (tre nomi per tutti: il sottotenente medico Enrico Reginato di Treviso, il cappellano Giovanni Brevi bergamasco, il capitano Franco Magnani di Mede, medaglie d’oro)… e chi non tornò, anche qui un nome per tutti: la medaglia d’argento Aldo Desidera, come Reginato della terra trevigiana: soldati mandati allo sbaraglio in una sconsiderata (quanto meno) operazione bellica di un visionario, cinico dittatore, certamente fuori dalla realtà.

Ma alla rievocazione e all’omaggio per le vittime, morti e sopravvissuti, si uniscono oggi altri elementi, altri eventi. Perché alla memoria delle Penne Nere, che è poi anche storia d’Italia, è legata una massima eloquente: “Onoriamo i morti aiutando i vivi”. E se nel 50esimo della battaglia di Nikolajewka l’aiuto agli ex nemici fu l’Operazione Sorriso, con la progettazione, il finanziamento, la costruzione di un asilo-scuola materna donato alla popolazione di Rossosch, oggi, ricorrendo il 75esimo anniversario dell’evento, ecco un’altra azione di solidarietà, di generosità arrivata a compimento.

Il Ponte degli Alpini per l’amicizia, richiesto a suo tempo dal Sindaco di Livenka, per sostituire il vecchio e sgangherato manufatto sul fiume Valuy, è pronto. Realizzato dalla Cimolai di Pordenone, l’estate prossima verrà trasportato in Russia, i vari pezzi verranno montati da dieci alpini esperti e il 14 settembre a Livenka (la vecchia Nikolajewka, appunto) ci saranno la donazione e l’inaugurazione.

Anche per questa impresa di pace, attraverso le sue sezioni e i gruppi, l’Ana aveva lanciato un appello a chiunque avesse voluto dare una mano. Il costo dell’operazione è di 200mila euro: una spesa certamente contenuta, perché…

Perché l’ottantanovenne ingegner Armando Cimolai aveva deciso di costruire la struttura metallica gratuitamente in ricordo del fratello Giovanni, alpino della Julia (12^ Compagnia – Battaglione Tolmezzo), reduce dalle campagne greco-albanese e di Russia, morto nel 2016 all’età di 95 anni.

Ecco, allora, che (anche) in virtù di questo gesto, l’azione materiale si ricollega a quel senso della memoria caratterizzante gli Alpini. In questo 2018, all’anniversario della battaglia di Nikolajewka sarà collegato infatti il 25esimo della donazione dell’Asilo Sorriso.  Rossosch, sede del comando del Corpo d’Armata Alpino nella campagna di Russia, con la struttura per i bambini, Livenka-Nikolajewka, teatro di una memorabile battaglia per la salvezza, con il nuovo ponte, dunque, unite all’Italia attraverso il grande cuore, la generosità, l’operosità degli Alpini, e di Cimolai…

Con sullo sfondo, per così dire, l’immagine di un generale Reverberi, col braccio alzato e quel grido-comando per la salvezza…

L’iter di questa nuova, straordinaria ed emblematica impresa dell’Ana è stata seguita oltre che dal presidente Sebastiano Favero, dall’apposita “Commissione Russia Albania Grecia”, composta da Luciano Zanelli della sezione di Salò (responsabile), Lorenzo Cordiglia (Luino), Renato Romano (Udine), Roberto Migli (Piacenza), Giuseppe Gazzano (Mondovì), con la collaborazione di altri alpini, in primis Lino Chies (Conegliano) e Cesare Poncato (Belluno), veterani dell’Operazione Sorriso (insieme a Favero) e dell’interprete di allora (e anche di oggi) Gianna Valsecchi di Bergamo.

Onore, quindi, anche a loro… ricordando Nikolajewka!

3 commenti su “Nikolajewka 75 e il Ponte degli Alpini per l’amicizia – di Giovanni Lugaresi”

  1. A questo proposito raccomando di approfondire la conoscenza del Beato Fratel Luigi della Consolata (al secolo Andrea Bordino). Non ricordo se anche Lui fosse a Nikolajewka. Ma la Sua odissea nella campagna di Russia, che Lo condusse a scoprire la chiamata del Signore Gesù a farsi frate al Cottolengo, a santificarsi nella preghiera e nel servizio ai malati come infermiere ed infine ad offrire la Sua malattia, è una di quelle storie che a noi Cattolici riempiono il cuore di commozione e fierezza. Credo che il libro “Dalla Siberia al Cottolengo” sia reperibile presso le Paoline (sempre che stampino ancora qualcosa di Cattolico….)

  2. Non Metuens Verbum

    Se ci fosse oggi un generale che volesse indicare Là c’è l’Italia ! a un pugno di eroi, non saprebbe proprio da che parte levare il braccio.

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