Ora di religione a rischio in Spagna, i Vescovi contro il Partito Popolare

zzespNon è durata molto, in Spagna, l’ora di religione obbligatoria: cancellata con furore giacobino dal governo Zapatero, è stata ripristinata in tutte le scuole, statali e paritarie, come ordinaria – ovvero parificata a tutte le altre materie – il 17 maggio del 2013 dal suo successore Rajoy grazie al Lomce, ovvero il progetto di legge organica per il miglioramento della qualità educativa.

Che, dopo poco più di un anno, già si è ritenuto necessario modificare. Ma qui c’è stato il colpo di scena: il Pp-Partito Popolare non ha presentato in Senato alcun emendamento al testo della riforma in atto, testo già approvato dal Congresso. E, se tutto resta invariato, l’ora di religione non sarebbe più obbligatoria nelle scuole superiori, licei compresi. Il che rischia di privare le famiglie di un diritto peraltro garantito dalla Costituzione iberica, che all’art. 27.3 riconosce ai genitori «il diritto di educare i propri figli secondo le proprie convinzioni morali». Principio, ribadito anche da precisi accordi internazionali, assunti con la Chiesa Cattolica così come con altri gruppi religiosi.

I Popolari spagnoli, insomma, sembrano affetti da un fenomeno di democristianizzazione: come con la Dc in Italia passarono le tragiche leggi sul divorzio e sull’aborto, così in Spagna col Pp rischia di sparire con un colpo di spugna la religione dalle scuole. Lasciando inascoltati l’appello giunto dalla Commissione Permanente della Conferenza Episcopale iberica, che, nel corso della sua 232ma seduta, svoltasi a Madrid dal 25 al 26 giugno scorsi, ha parlato espressamente di una «violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni».

Dura la reazione pubblicamente manifestata dell’Arcivescovo di Oviedo, mons. Jesús Sanz Montes, francescano, che – secondo quanto riportato dall’agenzia infoCatólica – ha accusato il governo Rajoy d’aver così contraddetto nei fatti «quanto chiesto da quel popolo, che a parole dice di servire». Basti pensare come oltre il 70% delle famiglie abbia scelto per i propri figli l’insegnamento della religione cattolica.

Un messaggio chiaro… Il prelato ha ricordato alle autorità civili come il Paese appartenga «ad una storia che, pur con i suoi chiaroscuri, è essenzialmente cristiana». Benché oggi siano proprio «questa storia e questa cultura, a venir censurate» tramite un «lento, ma sistematico lavoro, che punta a minare ed a ridurre all’estinzione tutto quanto implichi un’educazione religiosa nel curriculum scolastico degli allievi». «Molti i professori di religione rimasti senza lavoro – ha denunciato mons. Sanz Montes –, i genitori si sentono ingannati, i loro figli disarmati e più facilmente preda di un’ignoranza, manipolabile da quanti intendano riscrivere la storia», secondo criteri che, di oggettivo, han davvero poco, «censurandone interi secoli. Ciò che sta accadendo in Spagna non ha nulla di casuale. Né di innocente». Da qui l’invito, rivolto a chiare lettere a tutti i fedeli, a ribellarsi con buon senso, ma anche con eroismo all’attacco dissennato, condotto contro l’insegnamento della Chiesa.

Secondo il portavoce del Ministero della Pubblica Istruzione, Luis Peral, si cercherà di metter una pezza su questo pasticciaccio brutto, tentando di reintrodurre dalla finestra quanto estromesso dalla porta. Ma non è detto che ciò avvenga ed, in ogni caso, fatto ora, significa giocare di rimessa.

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fonte: Corrispondenza Romana

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