PARTITI, FAME E INSORGENZA – di Massimo Viglione

di Massimo Viglione

 

 

Leggendo con attenzione i principali quotidiani, sentendo le esternazioni – gettate qua e là – dai maggiori esperti europei di finanza (e quindi di mondialismo e tecnocrazia), vedendo poi ciò che sta concretamente accadendo giorno dopo giorno sotto i nostri occhi e nei nostri conti in banca, appare sempre più evidente ciò che era da sempre evidente: vale a dire che questa crisi è pienamente pilotata verso scopi di distruzione e di miseria generalizzata e, soprattutto, che stiamo ancora agli inizi, e che il peggio deve ancora arrivare, e sarà terribile.

Solo per fare un esempio, un ministro francese ha dichiarato che nei prossimi due anni la disoccupazione in Francia potrebbe arrivare al 47%. Cioè uno sì e uno no in Francia! E cosa accadrà allora in Italia?

Pochi si sono accorti che in Grecia la situazione sta diventando simile alla Romania comunista: la gente fa la fila nelle piazze pubbliche per usufruire di minestre offerte dallo Stato, perché non ha più soldi per comprare il cibo.

Pochi si sono accorti che le forze armate spagnole hanno apertamente minacciato l’attuale governo, dicendo che la loro pazienza ha un limite. Tradotto: attenti al colpo di Stato.

pz esNel frattempo, il popolo è sceso nelle piazze. E non pacificamente. 100.000 persone sono scese nelle strade in 80 città. Cassonetti bruciati, barricate improvvisate. Poliziotti che sparano proiettili di gomma. Chi sono i ribelli? I soliti no global imbecilli di casa nostra? Niente affatto: dipendenti statali, professori, medici, e anche pompieri che si sono presentati nudi e hanno inondato di schiuma antincendio una fontana della Puerta del Sol. Perfino poliziotti si sono uniti alla rivolta.

Pongo a riguardo due domande:

1) Chi ha governato la Spagna negli ultimi 8 anni? Per caso il mito della sinistra italiana e mondiale, tale Zapatero? Dove sono ora i suoi fans? Perché nessuno lo nomina più? Perfino in alcuni ambienti conservatori si diceva che occorreva avere pazienza con le sue follie dissolutorie (aborto, eutanasia, omosessualismo estremo, animalismo, ecc.), perché stava attuando una grande politica economica… Dove sono adesso i suoi fans?

2) La Spagna si ribella. E l’Italia? L’Italia che ha raggiunto il 55% (dicono loro) della pressione fiscale, il tetto più alto del mondo di tassazione, che fa? Noi abbiamo messo al governo un uomo di quei poteri che hanno causato tutto questo, e che, come soluzione geniale, offre solo tasse, tasse, tasse, cioè la “soluzione” che chiunque, anche uno scolaro, sarebbe capace di pensare.

Solo in Italia l’alternativa al governo Monti appare essere l’ennesimo ritorno di Berlusconi, che appoggia fin dal primo giorno il governo Monti e che ha subito dichiarato che non andrà mai contro Monti. Vale a dire, l’alternativa a Monti è Monti, con l’appoggio di chi oggi l’appoggia.

Non solo. Pur senza cedere alla tentazione qualunquista, non è possibile non accorgersi di come i politici odierni vivano ormai veramente in un mondo parallelo, avulso, a parte le chiacchiere di rito, dai reali bisogni delle persone che loro rappresentano: basta guardarli in tv, seguire sui giornali i loro pensieri, le loro preoccupazioni, e veramente ti accorgi che qualcosa li acceca. Credono che tutto sia come prima, e la loro preoccupazione rimane unicamente la loro sopravvivenza in Parlamento. E così ogni giorno, a noi che, vivendo a Roma, lambiamo i confini di questo mondo astratto, giungono voci dei loro piani e contropiani per fondare partiti, correnti, ecc.: questo si candida, quell’altro si sposta con quell’altro partito, quell’altro no, poi invece il primo non si candida più… Vivono in una fibrillazione da “si salvi chi può”, dimentichi totalmente dell’equipaggio a bordo.

E così aumenta fra le persone vere che vivono la vita vera il bisogno di interessarsi, l’esigenza di agire, la voglia di politica. Ma senza reali possibilità. Lo si vede perfino su Facebook, divenuto ormai uno vero strumento di lotta delle idee (il che non è affatto un male).

Si percepisce sempre più che le persone iniziano a capire, sono ogni giorno più arrabbiate (o sconsolate, a seconda dei caratteri), comunque profondamente preoccupate. Tutti, o almeno molti, vorrebbero avere una soluzione da perseguire, e non solo di natura economica.

Così, in questo clima da fine Impero, in attesa della calata dei barbari, non solo fra i politici di professione, ma anche fra la gente comune, nascono ovunque nuovi partiti, o almeno si tenta l’avventura in qualche maniera. Io personalmente, a Roma, ne ho sentiti o visti nascere almeno 4-5… Che dicono di tutto e di più. O fanno scena senza dire assolutamente nulla.

mn povCiò ovviamente non è utile, ma è il sintomo di un bisogno di reale cambiamento. È il sintomo del fatto che le persone, come dicevo, iniziano a capire. Iniziano a capire che il mondo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, non esiste più, senza che sia scoppiata la terza, o, forse, intuendo che in qualche maniera la Terza Guerra Mondiale, non potendosi fare ancora con le armi di distruzione totale, è in corso con altri sistemi (e c’è sempre la Germania al centro). E anche chi mastica poco di Storia intuisce, in qualche maniera, che siamo dinanzi a un cambiamento epocale, che, se non viene guidato dalle giuste persone al servizio della giusta causa, può portarci alla rovina generale.

Ma per evitare la rovina generale, occorre reagire. Sono questi i giorni dell’azione civile, quella vera, quella che in Italia non si vede da tempo immemorabile.

  • Gli spagnoli sono in piazza. Dove sono gli italiani? A fondare partitini e partitucci senza futuro. Non basta. A quale tasso di pressione fiscale occorre giungere perché ci svegliamo? Chi altro occorre mettere al governo per farci capire la trappola mortale in cui siamo caduti? Fino a quando sopporteremo?
  • Fino al giorno in cui mancherà il cibo, o i soldi per il cibo.
  • Allora, verranno fuori gli italiani. E forse una nuova insorgenza generale, come quella di due secoli or sono contro il giacobinismo politico, verrà attuata contro il giacobinismo finanziario.
  • Quasi quasi, ci sarebbe da augurarsi che arrivi la fame…

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