PER ESSERE BUONI CRISTIANI NON OCCORRE ANDARE A MESSA LA DOMENICA. L’HA DETTO UN PRETE – di Giovanni Lugaresi

di Giovanni Lugaresi

 

 

cvQualche mese fa si è letto (e sentito) di tutto, e di più, sulla liberalizzazione, come è stata chiamata, degli orari dei supermercati e in qualche caso dei negozi. Chiunque lo volesse poteva tenere aperti gli esercizi commerciali di domenica e nei giorni festivi.

Apriti cielo! Sindacati, e a ruota esponenti del mondo clericale, a protestare, per motivi diversi, ovviamente, ma guai a togliere, per i preti e per certi vescovi, la sacralità della domenica, il “giorno del Signore”, all’insegna del… santificare la festa. Laddove, quel santificare la festa, ci era stato insegnato da bambini quando andavamo a dottrina (così si diceva allora), significava e continua a significare andare alla Messa, il momento centrale della vita del cristiano.

Ora, quella tal liberalizzazione poteva essere di ostacolo per il personale che lavora nei suddetti esercizi commerciali a santificare la festa, ad andare cioè a Messa, appunto. E a gridare con voce alta erano soprattutto preti e vescovi (cosiddetti) progressisti.

Obiettammo, ragionandoci sopra, che se un cristiano è convinto dell’importanza dell’andare a Messa la domenica e nei giorni di precetto, il modo lo troverà. Non ci sono alibi di lavoro festivo, dal momento che esistono anche le Messe vespertine al sabato… e chi vuole un orario secondo le sue esigenze lo può sempre trovare.

Sopita quella polemica, che cosa ti salta fuori adesso in una parrocchia di una diocesi dell’Italia settentrionale? Che un prete – così ci è stato riferito da fonte attendibile – ha detto chiaramente ai suoi fedeli: per essere buoni cristiani non occorre andare a Messa la domenica. Capito?

Non sappiamo da quali testi sacri, da quali catechismi, da quali lettere pastorali di un vescovo abbia tratto argomento per questa dichiarazione.

Si resta allibiti, se non scandalizzati, che un sacerdote se ne esca con queste dichiarazioni. Ma si rende conto di quel che dice? Sa che valore ha la Messa? A questo punto, perché non eliminare anche i sacramenti ed esortare i fedeli a disertare il confessionale!!! Perché, se la Chiesa è una onlus e i preti degli assistenti sociali, beh, ci stanno anche parroci come quello citato.

Eppure… Siamo i primi a far nostra la parola di Gesù “non chi dice Signore Signore entrerà nel regno dei cieli…”, con quel che segue, e non escludiamo affatto che la salvezza ci possa essere anche per chi a Messa non ci va. Ma da qui a quella dichiarazione “in materia” di un parroco, ne corre!…

Tempi e luoghi (romagnoli) della nostra infanzia. Gente che diceva: io in Dio ci credo, ma non credo nei preti!

Avevano ragione, perlomeno in riferimenti a questi preti qui, a questi “nuovi preti”.

Per concludere, non possiamo non ricorrere a una riflessione: che formazione si dà ai giovani che entrano in seminario, se poi, una volta ordinati sacerdoti dimostrano di non avere capito nulla della loro missione?

Urge un esame di coscienza da parte di presuli di diocesi e di rettori di seminari. Urgono, del pari, provvedimenti: se l’Autorità (ecclesiastica) è veramente tale.

P. S. Parliamo, sia detto a scanso di equivoci, di Autorità, e non di autoritarismo!


 

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La Voce di Romagna, 5 luglio 2013

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