Per i liberal (come per i comunisti) l’uomo libero è un malato psichiatrico

Il 27 ottobre 2019 moriva a Cambridge Vladimir Bukovskij, uno dei più illustri dissidenti sovietici. Perseguitato politico, imprigionato per anni per la sua opposizione al regime comunista, Bukovskij divenne noto per essere riuscito a diffondere in Occidente un corposo dossier sull’uso della psichiatria, e degli ospedali psichiatrici, in URSS per la repressione del pensiero anticomunista. Lui stesso venne imprigionato in un psikhushka (diminutivo ironico per ospedale psichiatrico). Il trattamento in questi “ospedali” comprendeva varie forme di contenzione, farmaci narcotici e tranquillanti, percosse, scosse elettriche. La psichiatria “ufficiale” sovietica riconduceva a una forma di schizofrenia su una struttura di personalità paranoica ogni forma di opposizione al regime: la spiegazione ufficiale è che nessuna persona sana di mente si opporrebbe al socialismo.

Sia pure sporadici, anche in Occidente non sono mancati casi di uso politico degli ospedali psichiatrici: il più noto è certamente quello che coinvolse Ezra Pound, probabilmente il più grande poeta americano di tutti i tempi, autore di una grandiosa opera, i Cantos, che ha il respiro di una Divina Commedia.

Ostile al sistema finanziario e politico statunitense dell’epoca, che considerava fondato sull’usura, Ezra Pound durante la guerra, rimasto in Italia, sostenne il Fascismo con una serie di articoli e conversazioni alla radio della Repubblica Sociale, pur senza mai “affermare alcunché di incompatibile con i suoi doveri di cittadino degli Stati Uniti”, come recitava l’accordo con Radio Roma, anzi, difendendo la Costituzione degli USA contro quelli che considerava abusi di potere di Roosevelt e spiegando i motivi della sua contrarietà alla partecipazione statunitense al conflitto, che riteneva contraria agli interessi del suo Paese.

Caduto il Fascismo, venne arrestato dai partigiani e consegnato all’OSS, i servizi segreti statunitensi, che lo rinchiusero nel Disciplinary Training Center, vicino a Pisa, un terribile campo di concentramento destinato a disertori, stupratori e altri criminali. Venne rinchiuso in una gabbia, senza alcuna protezione, esposto agli elementi, per giorni e giorni. Trascinato per tradimento davanti a un tribunale, questo non ebbe il coraggio di condannare uno dei più grandi poeti viventi. Per uscire dall’impasse, il tribunale lo dichiarò incapace di intendere e volere. Come infatti non considerare tale chi aveva rifiutato la democrazia e criticato la nazione eletta del “Destino manifesto”? Venne rinchiuso nel carcere psichiatrico criminale di St. Elisabeth, vicino a Washington.

Ci rimarrà fino al 1958, nonostante continui appelli per la sua liberazione di grandi poeti e letterati, come T.S. Eliot. Finalmente rilasciato, si trasferisce in Italia, prima a Merano, poi a Venezia dove morirà il 1° novembre del 1972. Resterà sempre in silenzio, non parlerà mai più in pubblico, pur presenziando a convegni del M.S.I. e scrivendo almeno un articolo per Il Secolo d’Italia. Provato dalla lunga prigionia, si rinchiuse nel suo mondo di ricordi e poesia. “Tempus est tacendi”, dichiarò.

Quello che vide come vittima Ezra Pound non fu tuttavia l’unico caso di uso dell’internamento dei vinti in ospedale psichiatrico da parte dei vincitori. Meno noto, ma non meno terribile, fu quello di Knut Hamsun, poeta norvegese cantore della natura, delle foreste, del mondo contadino. Durante la guerra, si schierò con la Germania e partecipò attivamente a diversi convegni di intellettuali europei, come quello che si tenne a Vienna nel giugno del 1943, a sostegno dell’Asse.

Nato nel 1859, divenne famoso con il romanzo Fame del 1890 e soprattutto con Il risveglio della terra del 1917, che gli valse il Nobel. Dopo il ritiro delle truppe tedesche dalla Norvegia, nel 1945, Hamsun venne arrestato con la moglie e i due figli, richiuso in un manicomio criminale e tutti i suoi beni vennero sequestrati. Nonostante avesse ormai ottantotto anni, fosse gravemente ammalato anche per le conseguenze della detenzione e avesse completamente perso l’udito, venne processato nel 1947 e poi posto in libertà considerate le sue condizioni di salute. Anche in questo caso, le autorità “vincitrici” non ebbero il coraggio di mantenere in detenzione in un manicomio criminale un premio Nobel famoso in tutto il mondo. Però condannarono la moglie a tre anni di durissimi lavori forzati. Pur nella completa povertà, Hamsun sopravvisse fino al 1952.

Karl Marx scrisse che la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Ai nostri giorni, non è certo venuta meno la repressione contro le idee “non conformi”: leggi liberticide, licenziamenti dai posti di lavoro, censure di libri e della stampa, boicottaggi economici, condanne dei tribunali: avete presente quel cristiano dell’Iowa che è stato condannato a 16 anni di galera (sedici anni!) per aver bruciato la bandiera arcobaleno degli omosessuali?

E non è certo cambiata la ferma convinzione di molti esponenti delle sinistre (tutte le sinistre: liberal, antifasciste, antirazziste, radical chic, comuniste, post-comuniste, genericamente progressiste, catto-moderniste e via elencando) che chiunque professi idee e opinioni sgradite allo “spirito del tempo” e creda in valori quali la religione, la famiglia, la patria, l’identità etnica, civile, culturale, storica di un popolo, sia sostanzialmente un malato di mente, un pazzo, un deviato psicologicamente. Le verità delle sinistre sono così immediatamente auto-evidenti, così innegabili e soprattutto così “buone”, anche nel senso etico dell’aggettivo, che chi le rifiuta non merita altro che di essere “trattato” psichiatricamente, curato e rieducato.

Ecco quindi sorgere personaggi che senza timore di cadere nel ridicolo, nella farsa (ma in realtà è una tragicommedia), sostengono la necessità di “curare” con una specie di Trattamento Sanitario Obbligatorio i “razzisti”, i sovranisti, i nazionalisti, le cui idee non sono altro che una forma di follia.

Prendiamo ad esempio Massimo Recalcati, psicanalista lacaniano, docente presso le Università di Milano, Padova, Urbino, Bergamo, Verona, Losanna, Pavia e in numerosi corsi di specializzazione dell’area psicanalitica, consulente scientifico per importanti case editrici, autore di una lunga serie di testi e di articoli per riviste specializzate, autore teatrale direttore scientifico del Festival della Psicologia di Torino, “tenutario” di rubriche di psicanalisi su RAI 3 e altri canali televisivi e, dulcis in fundo, tanto per chiarire come la pensa, promotore a Milano della “Scuola di partito Pier Paolo Pasolini” del PD.

Recentemente costui ha minacciato di querelare La Verità e Il Giornale perché i due quotidiani, sostiene, gli avrebbero attribuito frasi quali “I sovranisti sono malati di mente” e “ci sono alcuni che hanno l’inconscio fascista”, che non avrebbe pronunciato. Peccato che sia stato facile per La Verità dimostrare come queste espressioni siano una fedele sintesi del suo pensiero: in un suo testo Recalcati parla esplicitamente di “inconscio fascista” e una sua intervista a Radio Capital veniva fedelmente rendicontata da Repubblica.it che così titolava: “Il sovranismo è una nuova malattia, un fatto psichico”. Ora, proviamo a ribaltare il tutto: immaginiamo che un docente universitario sostenga che l’ideologia liberal, con tutti i suoi derivati, sia una malattia mentale e, conseguentemente, i suoi sostenitori siano malati di mente. Questi verrebbe immediatamente cacciato dall’Università e destinato al pubblico ludibrio.

Ma l’illustre psicanalista non è purtroppo per noi, potenziali “malati di mente”, un caso singolo. Un altro illustre cattedratico, Gilberto Corbellini, storico della medicina, a lungo (non poteva mancare) copresidente dell’eutanasica associazione Luca Coscioni, docente all’Università la Sapienza di Roma, direttore del dipartimento di scienze umane e sociali del CNR (e molto altro ancora), non si è fermato alla diagnosi, ma è passato direttamente alla proposta della cura, del trattamento farmacologico (non si sa se obbligatorio o no) della patologia “sovranismo”.

Per costui Matteo Salvini e Giorgia Meloni “parlano all’uomo basico, cioè alle persone che non hanno sviluppato sufficienti strumenti cognitivi e morali per tenete sotto controllo le proprie pulsioni più innate”. Sei contro l’invasione? Credi che l’identità nazionale sia un valore? Sei un povero debole di mente. Peggio: un “uomo basico”. Ed ecco che il Nostro, in un articolo su Wired e riprendendo lo studio di alcuni ricercatori tedeschi, propone una soluzione: la somministrazione di un ormone chiamato “ossitocina” che, in combinazione con una certa dose di “condizionamento sociale”, può fare in modo che “le persone diventino più favorevoli all’accettazione e all’integrazione dei migranti”.

Commenta il giornalista Francesco Borgonovo su La Verità: “in un solo articolo questo dirigente di una struttura pubblica è riuscito a insultare gli italiani che votano a destra e suggerire un metodo orwelliano per rieducare i cretini che si ostinano a opporsi all’invasione”. Da notare che, purtroppo, la notizia dello studio di “scienziati tedeschi” non è una battuta da cabaret: la ricerca è stata condotta presso l’Ospedale universitario di Bonn e la relativa relazione è stata pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences.

Tuttavia, consoliamoci e sorridiamo: la ricerca ha dimostrato che nei confronti di chi è già sottomesso all’ideologia immigrazionista l’ossitocina acuisce questa pericolosa inclinazione, mentre sembra non funzionare con chi si oppone all’invasione. Insomma, i sovranisti e gli identitari sono così cocciuti e tetragoni da essere immuni a questi generosi tentativi di farli uscire chimicamente dall’abisso “cognitivo e morale” in cui giacciono. E questa è una buona notizia.

Ma la fantasia di questi piccoli dottor Frankenstein dell’antirazzismo è senza limiti. Riferisce, tra gli altri organi di stampa, Il Primato Nazionale, in un documentato articolo a firma di Cristina Gauri, dell’esistenza di tale Maddalena Marini, ricercatrice presso l’Istituto Italiano di Tecnologia di Ferrara (un altro ente pubblico) che, dopo aver sperimentato, per ridurre “il pregiudizio etno-razziale” dei “pazienti”, la presentazione di scene in cui un bianco aggredisce un uomo di colore avendo registrato l’inefficacia di questa “terapia”, è passata decisamente a proposte più aggressive quali l’utilizzo di “strumenti che inducono nel cervello piccole correnti elettriche” da indirizzare, mediante elettrodi, in particolari aree del cervello. Un elettrochoc, quindi? Ma no, le correnti sono “piccole”, precisa la brava ricercatrice, e “non sono tecniche invasive”. E poi aggiunge: “lo scopo di questo approccio è quello di creare una società migliore”. Lo stesso scopo dei gulag e degli ospedali psichiatrici in URSS.

Inutile aggiungere che, come nel caso di Recalcati, anche in quello di Corbellini e della Marini non vi è stata nessuna reazione istituzionale, nessuna condanna per le stupefacenti dichiarazioni, neppure un’innocua interrogazione parlamentare, che non si nega a nessuno, al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca. Tutti costoro siedono ancora sulle loro pubbliche poltrone, pagati anche da coloro che vorrebbero “curare”.

D’altronde, persino la gloriosa Treccani, fondata da Giovanni Gentile, nella sua edizione on line, ha ripreso l’espressione “sovranismo psichico”, riportata in un discutibile (e discusso) rapporto del Censis dell’immarcescibile sociologo di sinistra Giuseppe De Rita.

Quale lezione da questi casi che, inanellati assieme, non possono più essere ritenuti casuali? Certamente, almeno, una riflessione sul livello di odio antropologico dei liberal e delle sinistre antirazziste nei confronti di coloro che si oppongono all’invasione, alla dissoluzione della nostra civiltà, alla “Grande sostituzione” già in corso in Europa. Un odio che si accompagna a un arrogante senso di superiorità, culturale, umana e morale delle élite progressiste nei confronti di un popolo rozzo, ignorante, stupido che non ha idee e ideali ma solo criminali pregiudizi e patologie psichiatriche e che quindi va rieducato, espropriato del diritto di voto e di rappresentanza e, appunto, curato per estirpare ogni valore di identità etnica, storica, civile e di dignità nazionale. Se non bastano le leggi liberticide, le censure, le repressioni, i divieti, l’indottrinamento coatto delle agenzie educative, la prosa manipolatoria dei media mainstream, ci proveranno con l’ossitocina e gli elettrochoc.

6 commenti su “Per i liberal (come per i comunisti) l’uomo libero è un malato psichiatrico”

  1. ….confronti di un popolo rozzo, ignorante, stupido che non ha idee e ideali ma solo criminali pregiudizi e patologie psichiatriche e che quindi va rieducato, espropriato del diritto di voto e di rappresentanza e, appunto, curato per estirpare ogni valore di identità etnica, storica, civile e di dignità nazionale. Se non bastano le leggi liberticide, le censure, le repressioni, i divieti, l’indottrinamento coatto delle agenzie educative, la prosa manipolatoria dei media mainstream, ci proveranno con l’ossitocina e gli elettrochoc…..
    ——–
    Condivido qui perché purtroppo devo confessare che io appartengo con tutta me stessa a questo “popolo rozzo, ignorante, stupido, ma però devo confessare anche che ne sono ORGOGLIOSISSIMA!!!!!!!!!!!!!!

  2. Quanta grandezza in un Dio che dispensa da sempre e per tutti bellezze insensate e nascoste, un universo di modi e situazioni e colori, e quanta piccolezza in quegli uomini che credono di stare alla sua altezza giudicando, nel loro grigiore uniforme, chi si muove poco sopra o sotto il loro PensieroUnico.
    Del resto qualcuno che ne uccidesse il Figlio (così fuori dagli schemi, anch’Egli) allora, ora e per sempre ci volle e ci vorrà . E purtroppo noi peccatori stiamo sempre con la pietra in mano.

  3. Antonio Cardinale

    Minchia che sei acculturato.
    Ormai i disturbati mentali sono così tanti che si dovrebbero riaprire dei centri di salute mentale.
    E cmq, per essere anti comunista devi essere pazzo davvero o fascista, quindi pazxo e pure debosciato.
    Con rispetto per la tua notevolissima capacità di scrittura.

    1. Questo commento lo pubblichiamo comunque, coì come è arrivato, perché, a suop modo conferma quanto sostenuto nell’articolo. E, bisogna riconoscerlo, suscita persino un po’ di di simpatia nel suo riconoscere un valore al modo di trattare l’argomento da parte del nostro de Felip.
      Per, Cardinale, non esagerare

  4. La Dittatura dem si sta realizzando, nei consueti modi delle dittature seppur rivisti alla luce del “politically correct” e buonismo imperanti. Per questo ancora piu’ pericolosi…
    I segni ci sono, per chi li sappia leggere.
    Mancano quelli di una ribellione delle persone libere, e questo e’ davvero drammatico….

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