Ultimamente ho preso l’abitudine di ascoltare audio libri in lingua inglese. Così, oltre a ottimizzare il tempo, sempre scarso, ne approfitto per fare qualche buona lettura in più. A dire il vero, anche per sopire una lieve nostalgia d’Inghilterra, quel benedetto paese un tempo cattolico. Sebbene, là mi capitasse spesso di vedere qualcuno fare il rosario in luoghi pubblici, sia in metropolitana che sugli autobus. Mentre qua, in Italia, non mi è mai successo di poter osservare così tante persone, sia giovani che meno giovani, pregare il rosario con raccoglimento in luoghi rumorosi. Addirittura, una volta – ricordo ancora il giorno – era la mattina del 20 febbraio 2019: appena scesa dall’autobus sentii una voce, qualcuno mi stava chiamando. Mi voltai e vidi un uomo sulla settantina, con in mano un rosario. Dall’aspetto mi parve una persona meticcia, arabica e indiana. Quell’uomo mi disse di avermi visto fare il rosario e che aveva pregato per le mie intenzioni; ci tenne a sottolineare il fatto di essere cattolico e di chiamarsi Moses. Certamente, non è un caso che ci trovassimo solo a tre fermate dal Santuario Mariano di Nostra Signora di Willesden.

Ovunque adesso tu sia, Moses, caro amico “straniero” in Cristo, che il Signore ti benedica!

Un altro fatto, alquanto sorprendente, mi capitò qualche mese dopo: quel giorno entrai in un autobus della city e mi misi a sedere vicino a una signora distinta, abbigliata in classico stile britannico. Ricordo che, durante il tragitto, ci fu più traffico del solito e riuscii a fare tutta la corona del rosario. Quando finii di pregare, mi voltai e, non potevo credere ai miei occhi, anche la signora stava pregando il rosario. La Divina Provvidenza ci volle far incontrare: su otto milioni di persone che si trovano a Londra, mi son seduta proprio vicino a lei. Mi disse di chiamarsi Josie e di avere l’abitudine di pregare sui mezzi pubblici.

E dopo aver rispolverato qualche ricordo, mi sono ricreata scrivendo un qualcosa in inglese – una lingua a me cara. Poi, in un secondo momento, l’ho tradotto in italiano per voi, buona lettura!

*** *** ***

Proprio in questi tempi di social media, ci troviamo al punto in cui tutto è stato detto e visto; niente pare scandalizzare le persone di oggi, eccetto per un qualcosa suggerito dagli Influencer: se loro si sentono disturbati da qualcuno, tu ti devi sentire indignato con quello stesso qualcuno; se loro si rallegrano un po’, tu devi essere enormemente felice; e se loro si scaldano, sotto il collare, per qualcosa che sia stato segnalato esser sbagliato nella società, tu ti devi infuriare… ecco tutto! Questa è decisamente un’attitudine comune, sia nel cosiddetto mondo dei mass media convenzionali che nei social media: intraprendere la stessa direzione di controllo in una, sospetta, coincidenza di opinioni. Viviamo, in un tempo, contornati da un manipolo di, cosiddetti individui, Influencer e influenzati. Gli ultimi fanno, leggono e pensano, quanto loro suggerito da qualcuno considerato “cool” dai giovani, importante dagli adulti, e famoso, innanzitutto. Puoi scrivere, esprimerti liberamente, ma quasi nessuno ti ascolterebbe senza la tua moltitudine di devoti social. Persino un piccolo imprenditore di sé stesso, per riuscire a ottenere un discreto successo, deve essere social! E se, a essere drammatici, fosse un po’ timido, sarebbe fregato!

Il bisogno di seguaci, i cosiddetti follower, connota qualcosa di imprescindibile; aprendo la strada a un genere unicum di social fantasy: l’inseguimento illusorio della visibilità, data ai pochi scelti dall’onni-possente Algoritmo che, guarda caso, privilegia sempre l’esimio individuo e l’oggi-detta individua. Inutile dirlo, già possessori di centinaia di migliaia di follower.

Adesso, dopo tutti questi anni di socialità, stiamo sperimentando un virus peculiare, che pare aver forzato le “oneste e amorose” persone in comando, dei diversi stati mondiali, a scegliere di adottare un approccio strategico, in apparenza, piuttosto contraddittorio: il distanziamento sociale!

“Cosa diavolo state cercando di fare – my dears?” qualcuno potrebbe obbiettare.

Per lasciare tutto com’è, ogni cosa deve cambiare; ci ha suggerito Tommasi di Lampedusa nel suo libro, il gattopardo, sempre attuale.

Quindi, possiamo facilmente dedurre come, i social media, siano stati macchinati per “incoraggiare” gli individui in un modo piuttosto sofisticato. Infatti, oramai, gli storici onesti non sono gli unici a esser consci del fatto che questo sia, esattamente, il primo prodromo per “facilitare” l’ascesa di un unico governo mondiale dittatoriale.

Il distanziamento sociale, chiaramente, spingerà le persone a seguire, sempre più, i prescelti nei “social” network.

E se ci trovassimo in una società distopica? Magari in 1984… senz’altro, i cosiddetti Influencer – spudorati seduttori social – chiameranno hater tutti quelli che non si manifestano come degli smemorati ardenti seguaci.

Indubbiamente, i cattolici tradizionali (n.d.r. un tempo si poteva omettere quest’aggettivo) sono i primi a esser percepiti, soprattutto oggi, come i maggiori odiatori di sempre. Oltretutto, un onore per i devoti cattolici: strane creature che spesso vivono in solitudine.

2 commenti su “Perdere tempo sentendosi social”

  1. Forse era pensabile un uso “sano” – puramente informativo – dei social. Di fatto (e il discorso vale per tutta la tecnologia digitale) essi sono divenuti un potente strumento, come un “turbo”, di accelerazione della tendenza disumanizzante delle società occidentali. Nello stesso senso aveva agito, nei decenni precedenti, la televisione.

  2. Rosa Maria Bellarmino

    Complimenti per la riflessione, Linda.
    In poche righe hai centrato le caratteristiche della dissoluzione rivoluzionaria.
    E – nel medesimo tempo – hai anche individuato la “soluzione contro-rivoluzionaria”: il Rosario.
    Qua in Italia….non troverai mai nessuno pregare in giro per strada, in luoghi pubblici o in treno, sui tram, o sugli autobus.
    Il popolo italiano, investito dall’elezione divina dopo il rifiuto degli israeliti, si è macchiato della stessa colpa.
    Siamo in piena apostasia.

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