Protagonisti della sfida al nichilismo
di Piero Vassallo
Il visitatore elettronico dell’intrepido e vasto catalogo di Solfanelli, editore carsico in Chieti, può contare l’alto numero dei creativi, che scelgono la scomoda collocazione nell’area dei refrattari all’eversione nichilista e subiscono senza piagnucolare la canonica esclusione dai vantaggi elargiti dalla folla dei clienti medi, uditori degli squilli alzati dagli impellenti e obbediti persuasori.
Nel solo anno in corso, Solfanelli si avvia, intanto, a realizzare la stampa e la diffusione di ben cento testi di eccellente qualità: saggi, che rivelano l’esuberanza del pensiero proibito dai superiori incogniti, e romanzi, che attestano la presenza di una vivace comunità di scrittori irriducibili alla corrente porno-thanatofila.
La vitalità di Solfanelli e degli altri qualificati editori d’area, rappresenta lo scisma in atto fra la cultura della chiacchiera al bar dell’ex progresso – decomposizione del non pensiero, trionfante fra gli eterodiretti – e la cultura che interpreta la sfida lanciata della tradizionale normalità in faccia agli anormali poteri del caos pansessualista e suicidario.
Frutto di una scelta meditata è la speciale attenzione che Marco Solfanelli e i suoi collaboratori dedicano alla narrativa, concepita dagli autori selezionati e pubblicati come elezione della virtù e del buon gusto in guerra contro i prodotti del decadentismo osceno e sgrammaticato, che inondano i banchi delle librerie “in” e gli scaffali del lettori obbedienti ai suggerimenti dei maestri.
Fra i narratori proposti da Solfanelli merita una speciale attenzione Piero Nicola, testimone delle verità di ragione e di fede e colto difensore delle virtù aggredite dall’onda limacciosa, che è sollevata dai liberali ultimamente associati agli orfani della rivoluzione comunista.
Nicola, oltre a scrivere avvincenti romanzi, lavora in solitudine al restauro della memoria intorno alla letteratura del Novecento cattolico, un patrimonio avviato all’oblio dal furore iconoclastico dei vu’ inizià e dei neomodernisti.
Una vandalica passione, purtroppo, ha cancellato le tracce delle riviste (“Humanitas”, “Renovatio”, “La fiera letteraria”, “Letture”, “Rivista cattolica del cinema” ecc.) che, nei primi decenni del secondo dopoguerra affermavano i valori dell’estetica tradizionale e propagandavano le opere dei numerosi autori ispirati dal sentimento religioso e dalla fede cattolica.
In questi giorni Nicola ha pubblicato per i tipi di Tabula fati, collana gestita da Solfanelli, un romanzo, “Il bacio”, in cui la testimonianza dei princìpi della morale cristiana è formulata attraverso una vicenda narrata con stile elegante/intrigante.
L’avvincente scrittura di Nicola è il gradevole risultato della assidua frequentazione, meditazione e reinterpretazione dello stile sfoggiato dagli autori, che hanno segnato il migliore Novecento italiano e francese.
Argomento de “Il bacio” è l’insostenibile storia d’amore vissuta da un credente, in difficoltà a causa del vissuto e contemplato contrasto tra la vita oggi normale e le virtù predicate negli scritti del venerato Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Comprimaria è l’incantevole Alessandra, appartenente a una famiglia benestante e, quasi per dovere di stato, sequestrata e forse docilmente abbandonata ai pensieri emanati dalle agenzie della disinibizione banalizzante e agitata dai tic dal cinismo spicciolo e spiritoso.
Sullo sfondo della contrastata vicenda amorosa si consuma il dramma dei marginali assistiti dalla comunità cattolica, in cui milita il protagonista, il quale si occupa di loro generosamente, tentando, non senza correre rischi, di sottrarre i più piccoli alla corruzione e al degrado promossi dalle suggestioni in caduta dalle alte sfere della mondanità.
Il racconto si può interpretare come allegoria dell’insanabile conflitto che, malgrado gli ecumenici sforzi dei teologi della liberazione & della mano tesa all’errore, oppone la cristianità allo squallido, residuale universo dell’ideologia, la massa dei liberali e dei radicali.
Simbolo della sapienza oggi trionfante è un borghese estenuato, che si è convertito al buddismo, abbandonandosi a quella parodia della religione, che Nicola definisce puntualmente calunnia della nascita, disprezzo delle opere di misericordia corporale e stravagante distacco dalla vita.
Infine la vicenda amorosa si estingue affondando nelle sabbie mobili dell’irriducibilità della fede del protagonista al volatile pensiero della giovane inutilmente amata.
Senza cedere mai alla tentazione della pagina edificante, Nicola racconta la disperata/disprezzata opposizione del fedele alla pressante/esangue sicumera degli apostati e dei trans-fedeli. Un conflitto che può esser sciolto solo dalla rinuncia al saltarello tra la virtù tradizionale e l’estenuazione contemporanea.