Povero matrimonio, dopo AL – di Marco Manfredini

Sul misericordismo e i danni che continua a mietere

di Marco Manfredini

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zdstrVorrei commentare alcuni passaggi significativi di un articolo comparso su Noi famiglia & vita, supplemento di Avvenire del 30 ottobre (1), per capire dove sta andando la CEI.

Si inizia con una minaccia:

Amoris Lætitia non è un punto d’arrivo ma è un punto di partenza. Il testo, pur ampio e articolato, non intende mettere la parola fine dopo l’intenso lavoro sinodale.

Ampio è ampio, non c’è che dire: duecentosessantaquattro interminabili pagine. Che non intenda mettere la parola fine sull’argomento è un po’ riduttivo però; ci si aspettava una sintesi che mettesse chiarezza ed un minimo di ordine al caos sinodale, invece ne è uscito un documento che ha elevato la confusione e l’indeterminatezza a metodo, con l’aggravante di essere atto di magistero.

La prima novità che affascina e destabilizza è il linguaggio usato da papa Francesco; un linguaggio curvato sulla realtà, realistico e creativo, de-idealizzante e de-ideologizzante.

“Linguaggio creativo” in un documento di magistero? “De-idealizzante” e “de-ideologizzante”? Se utilizzare a profusione termini-chiave in modo appositamente ambiguo perché si prestino alle più svariate interpretazioni, aprendo la porta ad una prassi eterodossa ma lasciando l’illusione di una continuità col magistero precedente, se tutto questo si può definire “linguaggio creativo”, va bene.

Sul “de-idealizzante” la partita è aperta, visto che nella AL si afferma sia una cosa che il suo contrario, secondo il più classico schema di bipensiero (2):

Altre volte abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. [AL, 36]

E successivamente:

 […] in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza. [AL, 307]

Il risultato, tradotto fuori dalle paludi semantiche dell’ecclesialmente corretto, è che il progetto di Dio è troppo astratto per le famiglie moderne; meglio aggiornarlo, anziché combattere contro, sottolineo contro, il nefasto progetto di famiglia che la modernità prepotentemente ci presenta.

Il fatto poi che vengano utilizzate una serie di parole svuotandole del loro significato più pieno, per fare scivolare la meravigliosa proposta cristiana sulla famiglia verso la triste e autodistruttiva deriva che propone, e ultimamente impone, il mondo, appare come un’operazione tipicamente ideologica. Altro che de-ideologizzante.

Le parole incriminate, strumento di questo “trasbordo ideologico inavvertito”(3) sono quelle già più volte denunciate: accogliere, accompagnare, discernere, sfide, fragilità, la stessa misericordia, e via dicendo(4).

L’intento di fondo di Amoris Lætitia è quello di attivare una ricerca teologica nuova, realistica e creativa, che eviti soprattutto il rischio del massimalismo morale, che ha caratterizzato una parte significativa della riflessione teologica.

A parte l’annotazione che dovremo aggiungere all’elenco dei termini pericolosi anche creativo, tradotto in “capace di trovare vie alternative per demolire l’insegnamento di Cristo senza dare troppo nell’occhio”, se c’è una cosa che non si è vista in questi ultimi decenni all’interno della Chiesa è stato proprio il massimalismo morale. Anzi, a dire il vero se ne inizia a sentire un po’ la mancanza, visto che ormai il popolo cristiano non sa più effettivamente cosa sia bene e male, e quali riferimenti prendere per districarsi in questo relativismo tanto caro ai nemici della vera fede, relativismo che ha conquistato annebbiandole anche molte intelligenze all’interno del clero.

L’Amoris Lætitia non è un capriccio passeggero di un Papa illuminato, ma nasce dall’aver accolto una riflessione di una Chiesa viva, sollecitata da una doppia consultazione di popolo.

Illuminato? Per aver dato alle stampe un’esortazione che ha gettato nel panico quel poco di autentica cristianità che rimane? Un documento che era atteso perché facesse la carità di chiarire, e che al contrario ha definitivamente confuso il già confuso e disorientato mondo moderno?

Inoltre: una doppia consultazione di popolo? Cos’è diventata la Chiesa, un’istituzione referendaria? Se di questo si tratta, di certo col Sinodo ha vinto il Sì al modernismo(5).

Un rischio teologico è quello di attendersi nuove norme, o puntuali applicazioni normative, mentre l’esortazione è già sufficiente per avviare un profondo rinnovamento della prassi pastorale.

Infatti abbiamo visto: nella prassi ognuno può fare ciò che crede, senza più alcun riferimento alla norma, ritenuta ormai apertamente ideale troppo astratto.

[…] la dottrina va sempre interpretata nelle situazioni concrete confermando il primato della persona sulla legge, il primato del soggetto sull’oggettività della norma e non sulla norma, il primato dell’unità sul conflitto contro la cultura della separazione, perché grano e zizzania convivono insieme.

“Il primato del soggetto sull’oggettività della norma”, somiglia molto alla definizione di soggettivismo, ovvero di relativismo, e non ha nulla a che vedere con l’insegnamento cristiano, dove la norma non è una regola fine a se stessa posta allo scopo di limitare la libertà dell’uomo, ma è parte integrante della Verità rivelata, e il “soggetto” è veramente libero solo quando sceglie di aderire alla norma, che non per niente è oggettiva, cioè che si attiene ad una realtà data.

In questo senso sancire la superiorità del soggetto equivale ad alzare bandiera bianca al nemico, e nessuno si scandalizzi di questa parola(6).

“Il primato dell’unità sul conflitto” e l’avversità per “la cultura della separazione” sono altre espressioni che non appartengono all’insegnamento della Chiesa, ma piuttosto a quell’umanitarismo che sarebbe da annoverare sempre tra i nemici, forse il peggiore, come ci ha mostrato Benson(7).

Quanto al grano e alla zizzania, c’è bisogno di ricordare che quest’ultima viene sì lasciata crescere, ma solo per raccoglierla e bruciarla al momento opportuno, per non arrecare danno al grano(8)?

Oggi alla Chiesa è chiesto un grande impegno di accoglienza e di accompagnamento delle coppie ferite, ma al tempo stesso una rivoluzione del linguaggio che superi gli angusti schemi del lessico precettistico e sia capace di dialogare con la cultura postmoderna, rendendo ragione in modo efficace e fondato della bellezza del matrimonio cristiano.

Accoglienza e accompagnamento sono due di quelle parole-trappola su cui non vale la pena di soffermarsi oltre.

La rivoluzione del linguaggio è necessaria perché col vecchio linguaggio di sempre non c’era spazio per le ambiguità, il che rendeva impossibile divincolarsi dall’oggettività della norma in modo strisciante, senza cadere in manifesta eresia. Cosa che si può fare col nuovo linguaggio rivoluzionato, un linguaggio che pare quanto mai azzeccato definire come biforcuto. O bipensiero, come abbiamo già visto.

Per farne un altro esempio, ecco il primo pensiero:

Si tratta di sfide di grande portata non solo per il rinnovamento della pastorale familiare, ma anche della teologia morale, che si trova di fronte all’affermazione del papa per cui non esiste più una norma fissa rigidamente applicabile a tutti i casi. Il che significa discernimento indispensabile per valutare “caso per caso” che misura la maturità di tante coppie ferite, fino a capire se e quando dopo un percorso di penitenza, di preghiera, di conversione, sono pronte ad accogliere quella straordinaria medicina per i malati che è l’Eucarestia.

Ed ecco il secondo, attaccato al primo:

 Il “caso per caso” non coincide in modo relativistico con un’etica della situazione; piuttosto richiede la saggia capacità di incarnazione e discernimento.

Questo è ciò che si chiama anche truccare le carte, perché il valutare “caso per caso” è innegabilmente, indiscutibilmente, inconfutabilmente uguale all’etica della situazione. Cioè al relativismo.

Degna di nota in tal senso è anche la seguente affermazione:

L’esortazione Amoris Lætitia è un testo lungo scritto con linguaggio semplice e creativo, non rinuncia a nulla della tradizione ma tutto viene reinterpretato.

Attenzione, di nuovo il linguaggio creativo: guardatevi le spalle. Infatti, traducendo: AL non rinuncia a nulla, ma tutto viene sterilizzato, viene reso innocuo.

Purtroppo la norma che è insita nella nostra fede non è mai innocua. E’ dolorosa, a volte molto, come solo la Verità sa essere(9). Ma lo è per la nostra salvezza. La Chiesa del 2016 vuole essere più buona di Gesù, e si inventa che l’uomo può salvarsi anche senza di Lui, senza aderire ai suoi insegnamenti. Ma questa non è misericordia, è l’inganno del misericordismo, pericolo mortale per le anime, di cui i pastori e gli intellettuali “aggiornati” di questi tempi dovranno rendere conto un giorno.

La si potrebbe definire un’ermeneutica della teologia della famiglia nella postmodernità.

Effetto scatole cinesi: ermeneutica dell’ermeneutica dell’ermeneutica… e nessuno ci capisce più niente in questo caos interpretativo.

 Accogliere, accompagnare-discernere-integrare l’amore fragile è il file rouge di questo documento, che rinuncia all’elencazione delle norma e delle eventuali sanzioni. La realtà postmoderna non si lascia sistemare; ecco perché era necessario un documento di teologia incompiuta e in ginocchio.

A parte che fil rouge si scrive senza la “e”, qua troviamo il sunto di tutto il programma. Si parte con un concentrato mai visto di parole-trappola, che ad orecchio accorto da sole basterebbero per andarsi a dedicare a qualcosa di più utile:

– Accogliere

– Accompagnare

– Discernere

– Integrare

– Amore fragile

Se questo è il fil rouge del documento, è come se fosse un’autodenuncia: “alziamo le mani e ci consegnamo alle autorità del mondo. Siamo colpevoli di inutilità, arrestateci. Anzi, integrateci, che facciamo prima”.

Sensazione che si conferma proseguendo con la “rinuncia all’elencazione della norma”, fatto di grave colpevolezza per un pastore; si rafforza ulteriormente con “La realtà moderna non si lascia sistemare”, quindi è da accettare così com’è, in tutta la sua dissoluzione, con buona pace del sale della terra.

E infine le ultime parole, che lette nel contesto tolgono qualsiasi dubbio anche al più incallito ottimista. Se fossimo rivolti a Dio, sarebbe abbastanza normale dire che la teologia è per forza incompiuta e da farsi in ginocchio. Ma qua, anche se sembra incredibile, si parla di teologia incompiuta ed in ginocchio nei confronti della realtà postmoderna; si piega lo studio e la conoscenza di Dio al capriccio umano, che mai come nella postmodernità ha raggiunto  abissi così profondi di depravazione e pericolosità.

Viene in mente Paolo VI al Concilio:

La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio.

[…] anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo(10).

Tornando al nostro articolo:

Ma, ed è il nucleo centrale della teologia incompiuta e in ginocchio, al n. 304 dell’esortazione, si afferma che «le norme generali non possono abbracciare tutte le situazioni particolari». È qui che si sviluppa la teologia incompiuta e in ginocchio di Bergoglio, quando mette al centro il tema della misericordia. Il paradigma della misericordia richiede di integrare tutti perché “nessuno può dire il mio matrimonio va bene”.

Questa non è misericordia. E’ massimalismo buonista: come si fa a mettere sullo stesso piano uno che ha litigato la sera prima con la moglie, ed uno che ha divorziato perché voleva sposarsi con un’altra (o un altro), ed usare questo come giustificazione alla morale situazionista del “caso per caso”? Se è a causa di una teologia incompiuta, sarà bene recuperare un po’ di sano magistero preconciliare e portarla a compimento. Se la teologia è inginocchiata verso l’uomo, sarà bene girarsi ed inginocchiarsi dall’altra parte, cioè verso Dio. Molte cose si potrebbero aggiustare.

È invece chiaro l’intento dell’esortazione: aiutare la persona perché possa tornare alla vita piena di Gesù. […] Dobbiamo infatti accompagnare la città dell’uomo come è realmente.

Non è affatto chiaro che l’intento sia questo. Dopo quanto letto ed analizzato sembra più che l’intento sia di far compiere un salto di paradigma alla Chiesa, ponendola al servizio dell’uomo più che al servizio di Dio. Ma di chiese come questa, pronte a benedire qualsiasi orripilante conquista della modernità, il mondo ne è già pieno, e non sa cosa farsene.

Per far questo occorre abbandonare le rigidità dottrinali pur senza abbandonare la norma, per riconoscere il primato della persona e la centralità della coscienza che deve essere coinvolta nella prassi della Chiesa (Cfr. AL 303). Quindi, ne va incoraggiata la maturazione, accompagnandola ad un discernimento sempre più responsabile (Cfr. AL 303), con misericordia e pazienza lungo le possibili tappe di crescita verso il bene possibile (Cfr. AL 308). Non dunque l’idea, ma la persona al centro.

L’insegnamento di Gesù, in particolare quello chiarissimo sul matrimonio(11), sarebbe dunque l’idea che si può mettere da parte in favore della persona, come se queste due cose fossero in contrasto? L’insegnamento di Gesù, la sua legge, è in favore della persona, più di qualsiasi altra cosa.

Inoltre di tutto si è visto in questi ultimi decenni, fuorché atteggiamenti di “rigidità dottrinale” da parte del clero. Si insiste nel voler abbandonare cose già abbandonate, con esiti nefasti, cinquanta anni orsono; che invece non sia ora di recuperarle?

Una svolta nel linguaggio e nell’approccio personalistico più che di contenuti, che potrebbe scontentare tutti: sia i progressisti sul tema del gender o sull’omosessualità o sull’utero in affitto, sia i conservatori che non mancheranno di tirare la giacchetta a loro favore affermando che nulla è cambiato, dimostrando di non essere in grado di comprendere fino in fondo o di non voler vedere, la profonda novità del processo d’inculturazione che l’esortazione ha aperto, senza più possibilità di ritorno.

Per il famoso principio di eterogenesi dei fini, accade che quando si cerca di accontentare tutti, tutti vengono scontentati: sia i progressisti, che come dice il nome vogliono progredire sempre di più (verso l’abisso), sia i conservatori, che non si sa come facciano ad affermare che nulla è cambiato.

Mancano all’appello i reazionari, che invece si sono accorti che sta cambiando molto, e forti di una tradizione consolidata, di una robusta teologia di stampo tomista, di una fede piccola, semplice ma inscalfibile, dei sacramenti e della Santa Messa di sempre, sembrano essere rimasti gli unici a denunciare che il re è nudo. Cioè il Santo Padre è in ginocchio, ma dalla parte sbagliata.

Per tornare al discorso iniziale, chiudendo il cerchio, abbiamo il timore che l’AL non sia né un punto d’arrivo né un punto di partenza, ma piuttosto un punto di non ritorno: verso lo scioglimento e l’incorporamento nella città dell’uomo. Verso l’inutilità totale dovuta alla perdita di sapore. Verso la protestantizzazione e dunque l’annullamento.

La Chiesa è sempre stata ferma nella dottrina e misericordiosa nella prassi pastorale. Questa Chiesa misericordista invece è diventata confusa nella dottrina perciò inconcludente nella prassi.

Nella Chiesa misericordista, nell’anno della misericordia, la vera misericordia, che comporta annuncio di Verità, è scomparsa.

Il minimo che può succedere, è che sorga qualche dubia.

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NOTE

(1) “L’indissolubilità va difesa senza farne una prigione” di Laura Viscardi e Claudio Gentili.

(2) “Lo chiamavano “controllo della realtà”. La parola in neolingua era: “bipensiero””.

 “Il bipensiero implica la capacità di accogliere simultaneamente nella propria mente due opinioni tra loro contrastanti, accettandole entrambe”.

 Da 1984, George Orwell.

(3) http://www.pliniocorreadeoliveira.it/docs/trasbordo-i-deologico.pdf

 (4) http://www.riscossacristiana.it/le-parole-che-ti-fregano-mini-dizionario-semiserio-del-pensiero-ecclesialmente-corretto-ai-tempi-di-francesco-di-marco-manfredini/

(5) “Sintesi di tutte le eresie” secondo S. Pio X.

 (6) Gesù ha detto: “Amate i vostri nemici”, non ha mai detto “non abbiate nemici”, come va predicando la nuova chiesa.

 (7) “Ma è certo che, in Europa e in America, la lotta aperta è quella tra il cattolicesimo e l’umanitarismo”.

“Occorre però tenere presente che l’umanitarismo è anch’esso una religione o, meglio, lo sta diventando; è una religione priva del soprannaturale, è un’altra forma di panteismo. Subisce l’influenza della massoneria e, passo passo, si sta formando un proprio rituale e un proprio credo: l’uomo è Dio, eccetera, eccetera”.

“Percy si accorgeva, per esempio, che l’umanitarismo tentava d’eliminare il dolore, mentre la fede divina chiedeva d’abbracciarlo, per cui anche le cieche sofferenze di creature pazze rientravano nel piano stabilito dalla volontà del creatore”.

Da Il padrone del mondo, Robert H. Benson.

(8) “Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avver-rà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti”. (Mt 13,37-42)

(9) “Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”. (Mt 5,11)

 “Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome”. (Lc 21,12)

 “Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome”. (Lc 21,16-17)

 (10) Allocuzione del Santo Padre Paolo VI durante l’ultima sessione pubblica del Concilio Ecumenico Vaticano II, Martedì, 7 dicembre 1965

(11) “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”. (Mc 10, 11)

12 commenti su “Povero matrimonio, dopo AL – di Marco Manfredini”

  1. “Angusti schemi del linguaggio precettistico”. A parte lo sfregio alla lingua italiana apportato da un simile giro di parole, se si spreme il succo delle medesime otteniamo un risultato semplice. La Chiesa, nel post-Concilio, nel post-68, non vuole più proclamare la Verità. Vuoi per adeguamento alla modernità (che notoriamente detesta qualsiasi limite alla libera affermazione dell’Io), vuoi per lassismo, vuoi per relativismo (convinto ed ostinato), predicare la verità, ed accettare qualsiasi sacrificio essa comporti, non è più possibile ne’ doveroso. Dalla Cattedra petrina e’ stato spodestato S.Pio X, ed al suo posto e’ stato intronizzato il prof. Marcuse.

  2. Egregio Manfredini, il suo commento così attento e particolareggiato mi ha colpito molto e lo approvo in toto, ma questa sofferenza che ci attanaglia per questa condizione in cui la chiesa è precipitata, quando ci verrà alleggerita? Solo la virtù della speranza dobbiamo coltivare in attesa del Bene e solo la fiducia nella Madonna Santissima ci può sostenere, ché di giorno in giorno, di esortazione in esortazione, di lettera in lettera e di discorso in discorso, la nostra Santa religione è stritolata e fatta a pezzi sempre di più. E ciò che impensierisce è la devotissima sequela di pastoroni e pastorelli, tutti proni e obbedientissimi al minimo bergogliano richiamo. Che il Signore apra gli occhi di tutti.

  3. “[…] la dottrina va sempre interpretata nelle situazioni concrete confermando il primato della persona sulla legge, il primato del soggetto sull’oggettività della norma e non sulla norma, il primato dell’unità sul conflitto contro la cultura della separazione, perché grano e zizzania convivono insieme.”………….
    ………………… Questa frase sintetizza tutto quanto è stato compiuto, E’ di un violento , e di un ambiguo che riccorda : Quel servo che visto che il padrone tardava , cominciò a mangiare bere ubriacarsi e perquottere gli altri servi.

    1. sono perfettamente d’accordo con Lei.. l’odierno soggettivismo ipertrofico è l’illusoria “presa di potere” del servo che mangia, beve e si ubriaca e percuote gli altri servi, ma in quanto ipertrofico, aggiungo io, sarà inevitabile la sua implosione, una volta raggiunto l’apice della propria ingordigia: la percezione immediata e lacerante dell’assenza di senso in tutto ciò che si era perseguito fino al momento prima, il vuoto. Poi l’abisso inevitabile di una caduta senza fine. Che lo Spirito Santo doni a ciascuno di noi, con l’intercessione della Vergine Maria e tutti i Santi, la chiara percezione della Nostra infinita Libertà…e che di ciò si sappia sempre rendere grazie lode eterna alla Santissima Trinità.

  4. Bei tempi (si fa per dire) quando sembrava che papa Bergoglio e i suoi leccacalze (copyright Bergoglio stesso) avessero inaugurato unicamente il genere ‘fantateologia’ e ‘fantamagistero’.
    Ora che sempre più, malauguratamente, l’orizzonte si schiarisce, ci si accorge che in realtà hanno inaugurato e perseguono accanitamente il genere ‘PORNOTEOLOGIA’ e ‘PORNOMAGISTERO’.

    Superfluo aggiungere che sono tutti COMPLICI e che di questo risponderanno (fatti salvi coloro che, senza escludere ovviamente l’infestazione satanica, sono affetti da PAZZIA AL GALOPPO – inutile fare nomi – e perciò stesso non potranno essere imputati di colpa alcuna grazie a motivazioni psichiatriche conclamate).

    Della serie: “Si consiglia per il paziente XY un TSO (***) ad immediata decorrenza e a tempo indeterminato”

    (***) https://it.wikipedia.org/wiki/Trattamento_Sanitario_Obbligatorio

  5. accompagnare divorziati,risposati,omosessuali,accompagnarli dove ?? ….tra le braccia del demonio? …….senza la decisione di uscire da una vita di peccato e’ meglio lasciare queste povere anime da sole, senno’ rischiamo di essere complici della dannazione eterna di questi sventurati!!! …ovviamente e’ il Signore che giudica!

  6. C’è da diventare matti!
    Cosa vuol dire occorre “abbandonare le rigidità dottrinali pur senza abbandonare la norma?”
    Non è forse negarla e contemporaneamente affermarla?
    E bravi! Annullate così il principio di non contraddizione per poter negare il compito che ha la Chiesa di richiamare con forza verità etiche fondamentali della legge morale data dall’amore Dio
    a tutti noi.
    Così si disubbidisce alla parola di Cristo.
    La presenza di mali nell’umanità in gran parte è proprio dovuta all’ignoranza della verità.
    Ignoranza dovuta al silenzio di coloro che conoscono la verità e dovrebbero insegnarla.
    La nuova misericordia non vuole fare del peccatore un santo e salvarlo per l’eternità, ma vuole lasciarlo nel peccato e accompagnarlo a continuare a peccare.
    Non sia mai dire qualcosa di morale, di spiritualità…no.. altrimenti si è autoreferenziali.
    Ossia quello che tu hai dentro per grazia, tu non lo devi dire. Devi stare zitto.. accompagnare.. ascoltare i bisogni… specialmente quelli sessuali, senza giudicare.. sorridendo!

  7. Non Metuens Verbum

    Codesto continuo ossessivo appello alla “pancia” del sentimentalismo vacuo, dell’ideologismo a-teoretico, del movimentismo sessantottardo (e sì che io nel Sessantotto c’ero) contro tutte le certezze bollate a priori con gli epiteti più infamanti, del misericordismo spietato, ha l’aspetto di farsa ed è tragedia. Se l’insegnamento apostolico tramandato per duemila anni diventa adesso vecchiume sclerotico, se l’inchino alla maestà della legge di Dio diventa legalismo, se la divina Liturgia viene manipolata con la “creatività” del lancio pubblicitario di una saponetta, se i Santi sono stati una manica di cretini, allora tutti i posti della “ragione” sono già occupati e a noi non resta che sederci dalla parte del “torto”.

    Si straparla oggi del Sì oppure No al prossimo referdum politico. Ma stiamo aspettando il ben più importante Sì o No d’El Papa alle domande dei 4 cardinali (una banda revisionista alla cinese?) . Ebbene la risposta non arriva, coerentemente con la linea costante d’El Papa di non dare nessuna certezza; ma è Papa a far che ? “CONFERMA I TUOI FRATELLI…

  8. Quando ero studente universitario, facevo la fame, ma non ho mai rubato, né spacciato droga. Ho sposato una donna davanti a Dio senza “bollino di scadenza”. Era per sempre. Quando è nato il mio primo bambino, gravemente ammalato, l’ho curato e amato, con mia moglie, fino all’ultimo dei suoi giorni. Quando abbiamo saputo che ne arrivavano altri, non abbiamo fatto nessun test sulla “salute fetale”. Comunque fossero nati li avemmo amati ed accolti. Con mia moglie ho litigato tante volte, di crisi ce ne sono state tante, ma non siamo mai andati in cerca di altre “persone” in grado di consolarci. Siamo rimasti insieme e abbiamo ricostruito la nostra famiglia. Fossi nato omosessuale, avrei scelto la castità, posso dirlo perché ho fatto esperienze ben più difficili. Ho commesso peccati gravi, ma li ho confessati chiedendo perdono, e consapevole dei miei errori, e proponendomi di cambiare vita. Nei limiti del possibile ho cercato a riconciliazione con coloro a cui ho fatto torti, e anche con chi i torti, li aveva fatti a me. NON SO PERCHE’, MA QUESTA A.L. MI STA UN PO’ ANTIPATICA…

  9. Bravo caro Gigi!
    La tua umiltà, il riconoscersi peccatori e desiderosi di salvezza per il Signore ha salvato te stesso, tua moglie e i tuoi figli.
    Nulla ci deve spaventare se stiamo con Lui e se nel buio della fede aderiamo con tutto noi stessi alla Verità.
    Grazie della tua testimonianza.

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